
Nel 2018 sono passati trent'anni dal rapimento di Aldo Moro. Il 16 marzo 1978 venne rapito dalle Br in via Fani, a Roma. Nei 55 giorni di prigionia scrisse numerosissime lettere, alcune delle quali furono secretate dal Parlamento dopo il primo processo. I politici italiani, nonché i giornalisti, si affannarono a dichiarare che le lettere erano prive di valore perché risultanti da una costrizione. Erano certo lettere criptiche, allusive, scritte da un uomo che vedeva progressivamente chiudersi gli spazi di ascolto. Miguel Gotor riordina cronologicamente l'intero carteggio, con alcune lettere mai prima d'ora pubblicate, e ne offre un'edizione critica cui applica il rigore interpretativo della filologia storiografica. Il risultato è un quadro impressionante dell'Italia di quegli anni, con un uomo prigioniero al culmine della sua carriera politica che giudica la nazione e i colleghi politici; senza ipotesi immaginifiche ma con una serie di informazioni suggestive e inquietanti.
La corrispondenza fu parte non piccola dell'attività di Gobetti fra il 1918 e il 1926. Il paziente recupero del suo carteggio condotto dal Centro Studi di Torino a lui intitolato arriva oggi a una integrale definizione. Si sono contati circa 500 fra telegrammi, cartoline e missive di Gobetti e più di 3500 scritti dei suoi corrispondenti. Questa enorme mole di documenti meritava un'edizione accurata che vede oggi la luce e sceglie un criterio diacronico e sincronico per presentarsi al lettore. Infatti, nel volume le lettere di e per Gobetti si susseguono giorno per giorno, restituendo con particolare forza la trama della sua intensissima attività culturale e politica.
"È dawero bella e viva", commenta Oscar Luigi Scalfaro nell'introduzione al volume, questa lettera sulla Costituzione che Mattia Stella, presidente dell'associazione "Giovani per la Costituzione" scrive con amore al nonno. "Viene - prosegue Scalfaro - questa grande Carta, proprio dalla generazione del nonno che soffrì la dittatura, si ribellò e proclamò la libertà e la democrazia. I padri scrissero la Carta, sta alle generazioni di oggi viverla e aiutare altri a conoscerla e viverla". Mattia Stella, con una prosa scorrevole che si legge tutta d'un fiato, in un colloquio serrato con il nonno, ci fa conoscere la Costituzione italiana, con le sue affermazioni illuminanti e rassicuranti, e propone un confronto con la realtà attuale che disattende molti dei dettati costituzionali. Svolgendo un tema dopo l'altro con rapidità e con un linguaggio semplice e chiaro "Lettera al nonno sulla Costituzione" è un invito ad acquisire la consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadino e a lavorare tutti perché la democrazia sia viva e vera.
John Stuart Mill: «Le obiezioni che vengono giustamente mosse all’educazione di Stato, non si applicano alla proposta che lo Stato renda obbligatoria l’istruzione, ma che si prenda carico di dirigerla; che è una questione del tutto diversa».
Antonio Rosmini: «I padri di famiglia hanno dalla natura e non dalla legge civile il diritto di scegliere per maestri ed educatori della loro prole quelle persone, nelle quali ripongono un maggior confidenza».
Gaetano Salvemini: «Io non credo che la scuola pubblica avrebbe molto da guadagnare dalla scomparsa della scuola privata. Questa può essere un utile campo di esperimenti pedagogici, rappresentare sempre un pungiglione ai fianchi della scuola pubblica, e obbligarla a perfezionarsi, senza tregua, se non vuole essere vinta e sopraffatta».
Antonio Gramsci: «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato».
Don Luigi Sturzo: «Si parla tanto di libertà e di difesa della libertà; ma si è addirittura soffocati dallo spirito vincolistico di ogni attività associata dove mette mano lo Stato; dalla economia che precipita nel dirigi¬smo, alla politica che marcia verso la partitocrazia, alla scuola che è monopolizzata dallo Stato e di conseguenza burocratizzata».
Luigi Einaudi: «Senza concorrenza fra istituti statali e istituti privati, non v’ha sicurezza che l’insegnamento sia l’ottimo […]. Il monopolio statale dell’istruzione, con danno palese per la cosa pubblica, non dissimile dal danno recato da ogni altra specie di monopolio».
Don Lorenzo Milani: «Né preti né laici potranno mai fare nulla di perfettamente puro e sarà dunque meglio lasciare che si perfezionino quanto possono gli uni e gli altri possibilmente senza difficoltà economiche in libera e realmente pari concorrenza».
Che cos'è Mani pulite e, soprattutto, qual è oggi la sua eredità? L'ex giudice e sostituto procuratore della Repubblica di Milano Gherardo Colombo racconta gli anni drammatici e carichi di speranza che lo hanno visto tra i protagonisti della più importante inchiesta giudiziaria della recente storia d'Italia. A partire dal 17 febbraio 1992, giorno dell'arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Mario Chiesa, Colombo racconta un'esperienza decisiva per la società italiana rivolgendosi per la prima volta a tutti quei ragazzi allora non ancora nati o ancora troppo giovani per comprendere quella stagione. "Lettera a un figlio su Mani pulite" diventa così l'opportunità di ripercorrere una vicenda che suscita tuttora slanci di consenso e sostegno; è il libro di un padre capace di trasmettere il senso ideale della giustizia e del rispetto delle regole; è l'occasione per ricostruire una stagione controversa consegnata ormai alla storia della nostra nazione, e da quello slancio urgente di giustizia ripartire per trovare soluzioni efficaci a problemi che sembrano ancora tragicamente attuali.
L'esperienza politica e di governo che ha avuto per protagonista Matteo Renzi può essere descritta come una parabola segnata da un'ascesa repentina e da una serie iniziale di successi, sfociata poi in una sonora sconfitta. Ma - è questa la domanda che tiene il campo - si tratta di una sconfitta irrimediabile? O può essere concepito un rilancio del riformismo italiano che veda ancora Matteo Renzi protagonista? Massimo Salvadori, storico e intellettuale, gene razionalmente alieno dalle smanie nuoviste del «rottamatore», decide inaspettatamente di prendere la penna per rivolgere a Renzi, in prima persona, una sorta di lettera pubblica, che interpella le prospettive del prossimo futuro. Alla lettera fa seguito un denso saggio che ricostruisce le premesse di scenario su cui l'esperienza del renzismo si è innestata, e ne ripercorre le tappe politiche, fino ad arrivare alla «madre» di tutte le riforme: la revisione del sistema costituzionale, approvata dal Parlamento, ma bocciata dal referendum.
I mutamenti del linguaggio della politica internazionale e l'affiorare di nuove sigle o di nuove definizioni rendono spesso molto complicata la comprensione dei problemi che, nell'età della globalizzazione, sono al centro dell'interesse di studiosi, studenti, giornalisti o comuni lettori. Questo lessico cerca di dare un contributo di semplificazione. Non pretende di chiarire il significato di tutte le parole possibili né vuole essere un piccolo manuale onnicomprensivo. Le espressioni elencate sono il frutto di una scelta che omette nozioni spiegate da qualsiasi buona enciclopedia. Invece l'attenzione è concentrata su termini che solo di recente sono entrati nel lessico comune della politica internazionale o a problemi oggi attuali. Anche se marginalmente e grazie al tentativo di usare meglio parole di consuetudine diversa, il volume si propone di contribuire a comprendere meglio ciò che ha acquistato un peso risolutivo nelle questioni che regolano i rapporti internazionali, oltre a chiarire espressioni del parlare comune tipiche del gergo usato dalla diplomazia.
Siamo a Roma, nel 1946. Dopo le prime elezioni a suffragio universale, i deputati arrivano a Montecitorio. La maggior parte di loro stenta a trovare un alloggio e qualcuno è persino costretto a sedersi alle mense pubbliche. L'austerità dell'onorevole, però, dura un battito di ciglia. Tra consulenze fittizie, appalti truccati, scandali sessuali e finanziamenti statali, i tic e i vizi dei primi parlamentari italiani si rivelano molto presto simili, se non identici, a quelli di oggi. Persino le giustificazioni suonano incredibilmente familiari: "È accaduto a mia insaputa", "ho peccato di buonafede", "non ho visto una lira, ho girato tutti i soldi al partito". Lei non sa chi ero io! è l'implacabile resoconto degli sprechi dei primi vent'anni della Repubblica: una ricostruzione dettagliata della nascita della Casta, corredata da dati in parte inediti, che si concentra sui privilegi del sottobosco governativo, tra aiuti a industrie vicine alla politica, scandali finanziari tollerati dall'esecutivo, tangenti, finti monopoli, enti inutili e fondi neri. E poi ricatti incrociati, dossier segreti e tentativi di revisione della Costituzione a colpi di maggioranza. Un racconto ormai "storico", ma ancora così attuale da sembrare cronaca di questi giorni.
Il concetto di ‘legittimità’ ricorre spesso nel vocabolario dei professionisti delle relazioni internazionali. E la questione della legittimità, a lungo dibattuta dalle opinioni pubbliche di tutto il mondo, è oggi più che mai oggetto di controversie legate a episodi della storia recente, come le guerre in Kosovo e in Iraq o la lotta al terrorismo dopo i fatti dell’11 settembre. Eppure, nonostante la rilevanza del concetto, la disciplina delle relazioni internazionali se n’è interessata assai poco. Questo libro di Ian Clark, il secondo di una trilogia che l’autore dedica al tema della legittimità, si distingue proprio perché propone un approccio solido e sistematico al tema all’interno delle relazioni internazionali, tenendo come punto di riferimento l’idea che lo sviluppo dei principi di legittimità stia al cuore di ciò che si intende per società internazionale.
La prima parte del testo traccia l’evoluzione storica della pratica della legittimità in diversi contesti, dall’età delle scoperte geografiche, sul finire del XV secolo, ai grandi trattati di pace della storia moderna. La seconda parte propone invece un’incisiva analisi della legittimità nella società internazionale contemporanea.
La conclusione cui ci conduce Clark è che la legittimità è un concetto complesso, che difficilmente si fa ridurre alla semplice applicazione di altre norme, quali la legalità o la moralità. È piuttosto una condizione estrinsecamente politica, resa più o meno attuabile dalla situazione politica generale della società internazionale.
Ian Clark è professore di Politica internazionale presso l’Aberystwyth University nel Galles, che vanta la più antica cattedra di Relazioni internazionali, istituita dopo la fine della prima guerra mondiale. Membro della British Academy, rivolge i suoi interessi di ricerca ai temi della legittimità, dell’egemonia, della teoria delle relazioni internazionali. Ha pubblicato, tra l’altro, Globalization and Fragmentation: International Relations in Twentieth Century (1997; trad. it. Globalizzazione e frammentazione: le relazioni internazionali nel XX secolo, 2001), Globalization and International Relations Theory (1999), The Post-Cold War Order: The Spoils of Peace (2001), International Legitimacy and World Society (2007).
L'immagine più nota di Che Guevara è quella dell'eroico guerrigliero che ha combattuto contro l'imperialismo. In questa rappresentazione, però, si trascura spesso il rapporto viscerale che egli ebbe con la Rivoluzione cubana e la spessore della sua ricerca teorica. "Leggere Che Guevara" ripercorre, attraverso le parole stesse del Che, le vicende della guerriglia, i primi anni al governo e l'intensa azione diplomatica per stabilire una solidarietà, fra tutti i popoli sfruttati del Terzo mondo. Queste pagine mettono in luce i contributi del Che alla teoria marxista, il suo lavoro per risolvere i problemi economici di un paese ancora poco sviluppato e avversato dal colosso nordamericano, la strenue difesa degli interessi di tutti i popoli.