
Etty illesum, questa giovane donna ebrea alle prese con la violenza nazista, ci dice con la sua vita che in ogni situazione è possibile salvare l'umanità che ci abita e il divino che ci visita, e che in ogni storia personale si può costruire un frammento di vita buona.
Pubblicato per la prima volta nel 1984 e rivisto per i cinquant'anni della fondazione dei Rolling Stones questo è un libro-guida, un libro-culto non meno delle gesta dei suoi protagonisti. Stanley Booth agita fantasmi, strappa silenzi, si lascia coinvolgere e guadagna distanza critica, e così facendo evoca un'epoca rapida come un'alba tropicale, risveglia l'epica della gioventù, della ribellione, dell'anticonformismo, chiede all'ideale vinile di queste "vere avventure" il suono che è arrivato sino a ora intatto. Ma Booth ci racconta anche di qualcosa che intatto non è, che si è anzi rotto subito nella stagione in cui tutto sembrava chiedere ed essere futuro. Non è un caso che questo libro fa perno intorno a due anni crucialissimi, il 1968 e il 1969, che si concludono con la morte di Brian Jones in una piscina e il tragico concerto di Altamont Speedway in California dove gli Hell's Angels, chiamati a svolgere il servizio di sicurezza, finirono con lo scatenare l'inferno. Attraverso il taglio prospettico di quei due anni, Stanley Booth riesce a raccontare la vera storia dei Rolling Stones e a catturare lo spirito dei Sessanta, lasciandocene toccare con mano l'eccesso, la violenza e l'idealismo. Dice Booth: "Volevo scrivere un libro in cui i lettori potessero muoversi agilmente e sapere com'era vivere a Londra nel 1968 o in America nel 1969. Volevo trattare persone famose e non famose allo stesso modo - altrimenti avrei scritto pubblicità". E così ha fatto. Introduzione di Greil Markus.
Il libro racconta la storia di Federico Del Prete, commerciante ambulante ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 18 febbraio 2002. Per difendere la categoria dei venditori dei mercati, vessati e taglieggiati dalla camorra, Del Prete aveva fondato il Sindacato Nazionale Autonomo Ambulanti. Nonostante minacce e intimidazioni di ogni genere egli aveva denunciato estorsori e criminali e alla vigilia di un processo contro il feroce clan La Torre, il giorno prima della sua deposizione in tribunale, venne ammazzato. Del Prete fu un cittadino esemplare e coraggioso al quale lo Stato non seppe garantire protezione adeguata se non concedergli dopo morto la medaglia d'oro al valore civile. Questo libro, in una Italia di pavidi, di faccendieri, di corrotti e di collusi, restituisce per la prima volta la memoria di un uomo che seppe resistere e presenta l'azione di quanti, dopo la sua morte, si impegnarono efficacemente nella ricerca di esecutori e mandanti. Con una prefazione del magistrato Raffaele Cantone e una testimonianza di Gennaro Del Prete, figlio di Federico.
Abbandonato a tre anni, sulla strada, dalla madre, inchiodato per due anni a un letto di ospedale a causa delle botte ricevute dal padre: l'infanzia di Tim è un inferno di rabbia e di odio, in un alternarsi di riformatori, famiglie affidatarie e istituti. A 12 anni comincia a vivere sulla strada e lì è una lotta quotidiana contro la fame, il freddo, i cattivi incontri. Poi il pugilato, dove riesce a emergere e ad acquistare un po' di rispettabilità. Ma dentro di lui brucia l'odio e cresce il desiderio di vendetta contro il padre. Saranno l'incontro con un sacerdote e l'amore di una donna a cambiare radicalmente la sua vita. Un libro che contiene un grande messaggio di speranza e un forte richiamo alla forza dell'amore e del perdono.
Questa biografia di un poeta che, nelle parole di Wilkins, fu grande anche "per la consapevolezza con cui partecipò, sullo sfondo ampio di tutto un continente, al dramma della vita europea allora in atto" intreccia in modo appassionante il resoconto vivace e dettagliato dei viaggi e delle amicizie, delle attività e degli studi di Francesco Petrarca con il racconto della sua evoluzione spirituale. Dalla vastissima produzione petrarchesca emerge la formidabile statura intellettuale di uno dei massimi fondatori dell'identità culturale europea. Nel volume vengono proposti un saggio di Wilkins inedito in Italia, una nuova introduzione e l'aggiornamento dei testi petrarcheschi citati sulle più recenti edizioni critiche.
Per chiunque sia nato tra gli anni Cinquanta e i Settanta, è stato "il tennis": Super-Brat, il supermoccioso, genio (tantissimo) e sregolatezza (non di meno). Leggendari i suoi colpi personalissimi e micidiali, altrettanto la sua irascibilità, le sfuriate contro arbitri, avversari, spettatori. Come quando a Wimbledon urlò reiteratamente il suo "You cannot be serious!" (Non puoi dire sul serio!) in faccia all'arbitro. John McEnroe è l'icona anticonformista di un'epoca, oltre che di uno sport. Ha respirato l'aria rarefatta del vertice, quel punto in cui è difficilissimo arrivare e ancor più rimanere: lì sei solo, solo veramente, con una fila di gente che vuole buttarti giù. Oggi racconta tutto, il mondo del grande tennis tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta, le sfide con Borg, Gerulaitis, Connors, Lendl, Becker, Agassi, i matrimoni con Tatum O'Neal e Patty Smyth, i trionfi, i rovesci, gli schiaffi presi dalla vita. Racconta tutto John e dice proprio sul serio.
Basandosi su materiale inedito tratto da interviste e documenti d'archivio, "John Bowlby. Dalla psicoanalisi all'etologia" racconta la vita e il percorso di ricerca del grande studioso, analizzando il processo di influenza reciproca fra la teoria dell'attaccamento e le scoperte in campo etologico, approfondendo in particolare il rapporto che legò Bowlby e l'etologo inglese Robert Hinde. Vengono inoltre documentati i numerosi scambi personali fra Bowlby e alcuni celebri colleghi (tra i quali lo psicoanalista James Robertson e l'esperto di psicologia animale Harry Harlow) e la collaborazione con Mary Ainsworth. Esplorando il significato di questi sodalizi, van der Horst getta luce sul graduale passaggio dalla psicoanalisi all'etologia, che avrà importanti ripercussioni non solo sul lavoro di Bowlby ma anche sull'intero campo della psicologia dello sviluppo.
Pasquale Marconi (Vetto d'Enza 1898 - Castelnovo ne' Monti 1972) fu una delle personalità più importanti della montagna reggiana. Questo libro ne ripercorre la vita: dal seminario alla prigionia in Germania dopo Caporetto, dalla facoltà di Medicina alla fondazione del primo ospedale a Castelnovo ne' Monti, dalle difficoltà per il suo manifesto antifascismo alla Resistenza, fino all'attività politica e alla Costituente. Con ampi cenni alla storia del Novecento italiano, che si intreccia con quella dell'Appennino reggiano. La vita di un uomo, un medico, che ai nostri occhi di contemporanei appare come un romanzo.
Un'accurata e accorata biografia di un autentico eroe civile. Non un poliziotto, non un militare, non un politico ma un imprenditore che osò sfidare la mafia e fu ucciso per questo, nel silenzio delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Un libro che racconta, con la passione della grande narrativa e il rigore del giornalismo d'inchiesta, la vita di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dalla mafia nel 1991 per il suo ostinato, pubblico rifiuto di pagare il pizzo. "Libero Grassi non è più l'industriale che ha negato il suo consenso alla mafia, ma l'emblema di una ribellione possibile. I quotidiani ripetono ossessivamente gli stessi termini. Su tutte spiccano due parole: simbolo ed eroe. Il 29 agosto del 1991, secondo l'Eurispes, è nata una figura imprevista, destabilizzante per la mafia e per lo stato che la combatte: la figura dell'eroe. Un eroe diverso da quelli belli, prepotenti e rampanti celebrati nei film, nelle riviste patinate e persino dai partiti politici degli anni ottanta. Un eroe, privo di particolari superiorità, che smaschera la pochezza dei finti coraggiosi, paladini del lusso, cultori dell'immagine ed esperti della comunicazione di massa. Uomini e donne normali il cui rigore morale individuale diviene, nella latitanza di personaggi pubblici carismatici, punto di riferimento sostanziale a cui affidare la difesa del bene comune." Postfazione di Davide Grassi.
È la storia di una principessa di casa reale: Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
A soli quindici anni è costretta, da ragioni di Stato, a sposare un uomo di circa quarant’anni, il principe Girolamo Bonaparte, nipote di Napoleone I.
Il motivo politico era, secondo i piani del ministro Cavour, di creare con queste nozze, una alleanza con la Francia in seguito al Patto di Plombières del 1858 in cui, tra l’altro, il Piemonte si impegnava a combattere accanto alla Francia contro l’Austria nella eventualità di una guerra che sembrava vicina.
Fu un matrimonio infelice che Clotilde visse con dedizione sofferta accanto ai figli e al marito che la trascurava e la tradiva.
Coinvolta in varie vicissitudini dolorose della famiglia reale, soprattutto della famiglia Bonaparte, la principessa finì la sua vita nel castello di Moncalieri, dove si era dedicata alla preghiera e a opere di carità.
Era molto amata dal popolo che la chiamava «la santa di Moncalieri».
Destinatari
Per chi è interessato a figure storiche.
Autori
Cristina Tessaro è nata a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove tuttora vive. È laureata in Lettere moderne ed è giornalista pubblicista. Ha lavorato nella redazione di giornali e televisioni locali e attualmente opera come libera professionista nel campo della comunicazione aziendale e dell’ufficio stampa. Appassionata di storie di santi, ama scrivere biografie di testimoni della fede antichi e contemporanei.
In questo libro, Sean Hepburn Ferrer ci accompagna per mano e con delicatezza nel mondo interiore dell'attrice più celebrata di Hollywood, raccontandoci la storia di sua madre, dall'infanzia trascorsa nell'Olanda devastata dalla guerra, all'apice della sua carriera cinematografica, fino ai giorni vissuti lontano dalla macchina da presa e dai paparazzi. Un modo di vedere Audrey certamente diverso da quello finora rivelato dall'obiettivo dai fotografi: attraverso lo sguardo di un figlio che l'adorava.