
L'autore ripercorre l'itinerario spirituale di Etty Hillesum, come omaggio, a settanta anni dalla sua morte nel campo di sterminio di Auschwitz. La giovane ebrea, inizialmente, lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e con l'aiuto di un'assidua preghiera. Il libro di Fratel MichaelDavide si pone come modello per un percorso spirituale proponibile anche alle nuove generazioni con il pressante invito a cercare Dio nella propria vita, partendo dall'incontro vero e profondo con la propria realtà di persona umana.
Per Mike la boxe non è mai stata uno sport, o un divertimento. È stata questione di vita o di morte, in cui l'allenamento duro, spietato, e la rabbia segnavano la differenza tra un'esistenza misera, da sbandato, e l'esistenza punto e basta. Cresciuto praticamente senza padre, in un ambiente in cui gente che diceva di amarsi si spaccava la faccia a vicenda, terrorizzato in casa e fuori, era un bambino grassoccio, timidissimo, bersaglio degli scherni dei ragazzi più grandi, che lo chiamavano "Fatina". Si è definito spesso la pecora nera della famiglia, ma per tutta l'infanzia è stato docilissimo, sempre in cerca di riconoscimento e di calore. Il candidato ideale alla delinquenza di strada, e al carcere minorile, dove infatti finisce. Proprio il carcere, e non sarà l'unica volta della sua vita, lo salva. Bastava qualcuno che gli instillasse un grammo di speranza in corpo e sarebbe arrivato sulla luna. A vent'anni diventa il più giovane campione del mondo dei pesi massimi, una furia nera che incute paura sia dentro che fuori dal ring. Ma il successo è un cavallo imbizzarrito, che bisogna saper domare, altrimenti ti disarciona. E non sempre è facile se le sirene del passato ti chiamano, e l'uomo che ti ha insegnato tutto ti lascia solo troppo presto a cavalcare la belva che lui stesso ha alimentato. La stessa che ti rende imbattibile sul ring, e ingestibile fuori. Vittorie, soldi, fallimenti, donne, alcol, violenza, prigione, droga entrano ed escono dalla sua vita come un vortice.
Il libro
Questo libro, tra ricordi, testimonianze, immagini e cronache giornalistiche, briciole d’archivio raccolte qua e là, come in un puzzle, tenta di ricostruire la vita del giovane Pietro Mennea, negli anni vissuti a Barletta, la sua dimensione umana, il suo percorso sportivo-agonistico, il suo ostinato talento, la sua tenace voglia di arrivare ad ogni costo. Si racconta la vita di Pietro Mennea negli anni in cui, nella sua città, maturò la sua personalità, la sua ragione di vita, dai primi calci tirati al pallone sul campetto sterrato di piazzetta Pescheria e dai primi allenamenti sulla battigia della spiaggia di Ponente, ai Campionati studenteschi di Bari, e dai Campionati nazionali “allievi” dell’AICS, alle “Leve dello Sport di Termoli”, fino al Bronzo di Monaco ‘72.
L'autore
Renato Russo, laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bari, esplica da oltre vent’anni la sua attività di editore nella città di Barletta dove ha ricoperto anche incarichi politici di pubblico amministratore fra cui quello di sindaco della città. Promotore culturale, è anche giornalista (ha diretto numerose riviste fra cui Eco-Fin bollettino di informazione economica, Urbanistica e Territorio a diffusione regionale e Il Fieramosca periodico del comprensorio Nord Barese al suo 40° anno di vita) ma soprattutto è un ricercatore storico, autore di un gran numero di pubblicazioni sulla storia del suo territorio, non per nulla la casa editrice da lui fondata reca come slogan identificativo “Storia e Storie di Puglia”. Fra le sue numerose pubblicazioni:
• La Disfida di Barletta, l’epoca e i suoi protagonisti, introduzione di Pietro Petrarolo
• I Templari a Barletta, introduzione di Pasquale Corsi
• Storia della Puglia fra antico e futuro, introduzione di Michele Cristallo
• Federico II - Cronaca della vita di un imperatore, introduzione di Vito Fumagalli
• Federico II e la Puglia, introduzione di Ludovico Gatto
• Federico II album della vita • Giuseppe De Nittis, la vita e le opere,
introduzione di Raffaele Nigro • La battaglia di Canne, introduzione
di Vito Antonio Sirago • La cittadella di Canne, introduzione
di Cosimo D’Angela
• Isabella D’Aragona – duchessa di Bari • Valdemaro Vecchi, ricordo del grande editore, introduzione di Michele Cristallo
• Boemondo d’Altavilla, un pugliese alla prima Crociata, introduzione di Pasquale Corsi
"Ibsen, Shakespeare, Brecht..." Quando gli insegnanti del Centro universitario teatrale gli sottoposero una lista di autori da portare in scena, il giovane Luigi Proietti per poco non svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno. Come tanti ragazzi cresciuti nella periferia della capitale, all'ombra del boom economico, Proietti pensava soprattutto alla musica e guardava all'America. Per lui l'unico palco era quello dei night club, dove suonava e cantava insieme agli amici di sempre. Si era iscritto per gioco a quel corso di recitazione, spinto dalla voglia di qualcosa di diverso: non poteva immaginare che quel "gioco" gli avrebbe cambiato la vita. Il "cantante dalla voce ritmico-melodica-moderna" dimostra subito una versatilità senza precedenti, un potenziale che esprimerà al meglio in "A me gli occhi, please" e negli altri one-man show scritti con Roberto Lerici, dei tour de force nei quali salta dal dramma al varietà lasciando il pubblico a bocca aperta. E in cinquant'anni di carriera Proietti ha conquistato generazioni di spettatori, contaminando la cultura "alta" e quella "bassa" senza pregiudizi. In "Tutto sommato" ci restituisce quella voglia di mischiare le carte in tavola, intrecciando le gioie della vita a quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata.
Di Paolo Borsellino, del suo esempio e del suo lavoro di contrasto alla mafia, si è sempre parlato molto. Negli ultimi tempi, forse, si parla più della sua morte, dei misteri che la avvolgono, delle trame che si sono consumate prima e dopo di essa. Ma della famiglia Borsellino, dell'uomo anziché del giudice, dei figli e della moglie, non si sa molto. Fin dai primi, terribili giorni dopo l'attentato di via D'Amelio, infatti, la moglie Agnese e i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta - allora poco più che adolescenti - hanno mantenuto uno stretto riserbo e sono intervenuti solo raramente nel dibattito mediatico. Per questo la pubblicazione delle memorie di Agnese Borsellino rappresenta un vero e proprio caso editoriale. La signora, che proprio quest'anno si è dovuta arrendere a un male che l'ha perseguitata per anni, ha voluto utilizzare gli ultimi mesi della sua vita per lasciare dietro di sé - ai figli, ai nipoti, alle persone che mantengono vivo il ricordo di Paolo Borsellino e, in definitiva, a tutti gli italiani - i ricordi di una vita accanto a un eroe civile, che era un uomo normale, innamorato della moglie, giocoso con i figli, timido ma anche provocatorio, generoso e indimenticabile.
"Benché la prendessi due volte al giorno, la linea numero 2 non smetteva di rivelarmi la sua intensa poesia. Sentivo come di salire in cielo nel momento in cui il metrò usciva da terra, alla fermata Combat, per poi arrivare maestosamente alla stazione Jaurès." Evocando ricordi legati ai differenti anni e ai vari quartieri della capitale, da Saint-Germain-des-Prés a rue Soufflot, dal Marais a Montparnasse, Edgar Morin racconta la sua vita, iniziata l'8 luglio 1921 in rue Mayran, nel 9° arrondissement di Parigi, ai piedi della butte Montmartre. A ogni trasloco corrispondono tappe diverse della vita amorosa e intellettuale dell'inventore del "pensiero complesso": un itinerario nel cuore di Parigi, la città amata, dei caffè e dei bistrot frequentati dagli intellettuali, un racconto sfavillante di intelligenza e di ironia dal più anticonformista dei giovani novantenni, che ha vissuto da protagonista le vicende culturali e politiche dell'Europa degli ultimi sessantanni.
I racconti più belli e intensi della vita di una donna e di un'artista. Loretta Goggi - 62 anni (50 di carriera) - racconta la sua parabola esistenziale intrecciandola alle riflessioni sull'oggi e sul futuro, sul dolore e la gioia di vivere, sulla professione e su quella fede in Dio che l'accompagna da sempre.
Richard Phillips sapeva bene che il suo era un mestiere rischioso. L'aveva anche scritto in una email alla moglie. Ma l'8 aprile 2009 cominciò come un giorno qualunque per il capitano della Maersk Alabama, la nave americana che trasportava cibo e materiali agricoli per il World Food Programme. Un giorno qualunque fino al momento in cui, a duecento miglia dalla costa del Corno d'Africa, un manipolo di pirati somali armati di AK-47 attaccò la nave e salì a bordo. I pirati non si aspettavano che l'equipaggio reagisse. Non avevano idea che il capitano si sarebbe offerto come ostaggio al posto della ciurma. E non sapevano che cosa aspettarsi dall'ufficiale schietto e tenace che si ritrovarono come prigioniero: cinque giorni di pura tensione destinati a concludersi con una rischiosa operazione di salvataggio. La storia straordinaria del Capitano Phillips è quella di un uomo come tanti altri che ha fatto ciò che riteneva suo dovere, e nel farlo è diventato un eroe. Da questo libro è stato tratto il film "Captain Phillips".
Rampollo di una delle famiglie più in vista della Vienna fin-de-siècle, ingegnere aeronautico, volontario nella prima guerra mondiale, maestro di scuola elementare, giardiniere in un monastero, architetto, professore a Cambridge... genio. Quante vite si nascondono dietro lo sguardo leggermente beffardo con cui Ludwig Wittgenstein ci osserva dalla copertina di questo libro? Per rispondere a quest'interrogativo, Michael Nedo, che a Wittgenstein ha dedicato la propria esistenza, ha raccolto in questo volume foto, lettere, citazioni, taccuini, appunti, memorie di parenti e amici del filosofo austriaco, nel tentativo di rivelare la complessa interazione tra la vita e l'opera, l'ambiente culturale e quello familiare, siglando così il suo tributo a una delle figure più originali ed enigmatiche del Novecento.
In Italia, dove il potere della Chiesa per lungo tempo non è stato controbilanciato da quello di uno Stato in grado di arginarlo, sembra che l'unico atteggiamento possibile nei confronti di tutto ciò che riguarda la religione sia l'alternativa adesione/rifiuto. Tuttavia, prima di accapigliarsi sulle vere o presunte "radici cristiane dell'Europa", non sarebbe opportuno acquisire maggiore consapevolezza del ruolo del cristianesimo nella storia del continente e, soprattutto, dei cambiamenti che ha attraversato dalle origini ai giorni nostri? La Riforma protestante, nata dal pensiero e dall'opera di Lutero, è senza dubbio uno dei più importanti. Con quell'atteggiamento teso a comprendere, più che a giudicare, che Marc Bloch sosteneva essere una delle principali caratteristiche del lavoro storico, l'autore presenta la vicenda biografica di Martin Lutero e offre a un pubblico di non specialisti gli strumenti per comprendere le implicazioni più profonde e durature della Riforma iniziata con le sue novantacinque tesi. Nell'ultimo capitolo vengono passate in rassegna le interpretazioni della figura di Lutero, con una particolare attenzione alla cultura italiana.
Livia Drusilla Claudia fu moglie dell'imperatore Augusto e visse negli anni della trasformazione di Roma da repubblica a impero, testimone sia dei trionfi di Augusto che dell'epoca d'instabilità politica aperta dalla lotta per la successione. Deificata postuma nel 41 d.C., in vita Livia rappresentò per le matrone romane un modello di austerità e dedizione ai valori tradizionali. Ciononostante, i posteri non sono stati teneri con lei: autorevoli commentatori come Tacito, infatti, ne hanno restituito un'immagine di donna maligna e prepotente, votata all'intrigo e pronta a uccidere subdolamente uno a uno i suoi stessi familiari pur di spianare la strada verso il trono al figlio Tiberio, così da assicurarsi il controllo su Roma attraverso di lui. Matthew Dennison supera lacune e faziosità delle fonti, e in questa attenta ricostruzione biografica prova finalmente a rendere giustizia a una grande figura storica, dipingendone un ritratto appassionante ed equilibrato. In una società conservatrice e maschilista, nella quale le donne potevano essere ricordate solo quali esempi di virtù o vizio estremo, Livia seppe affermarsi come personaggio pubblico, gestì il proprio circolo di clientes e mantenne negli anni una sua sfera d'influenza riconosciuta: l'unico vero «crimine» di Livia non fu l'assassinio, dunque, ma l'esercizio del potere.
"Sono una rompiballe, lo so. Sai che dicevano gli astronauti americani? Un modo sicuro di tornare dalla Luna è quello di portare con noi l'Oriana..." Il famoso cattivo carattere di Oriana Fallaci oscura troppo spesso il talento e la determinazione che l'hanno fatta diventare quello che era: la giornalista e scrittrice italiana più celebre del Novecento. Nata povera in una famiglia di antifascisti, cresciuta in fretta nella Resistenza, si è presentata in una redazione appena uscita dal liceo e in pochi anni si è imposta in un lavoro allora dominato dagli uomini. Ha scoperto l'America negli anni '50, diventando amica dei divi di Hollywood e degli astronauti della Nasa. Si è trasferita a New York negli anni '60, per essere al centro dell'impero della comunicazione globale. È andata in Vietnam nel 1967, unica giornalista italiana a farlo, per avere finalmente il diritto di scrivere di politica come voleva lei. Ha affrontato l'uomo più potente dell'epoca, Kissinger, conquistandosi la fama planetaria che sarà poi il trampolino per la stagione dei grandi romanzi della maturità. E nella vita privata ha rivendicato fino all'ultimo il diritto di vivere senza tabù, come un uomo, con "un ventre e dei desideri". Grazie alle carte inedite e alle testimonianze di chi l'ha conosciuta, Cristina De Stefano ricostruisce una figura di donna modernissima, coraggiosa e sempre libera in ogni sua scelta.