
Perché oggi la confessione fa tanto problema? Che relazione c’è tra senso di colpa e senso del peccato? Come restituire alla riconciliazione il suo volto di incontro festoso? Sono varie le scienze tra loro complementari che, sotto diversa angolatura, danno il proprio apporto per illuminare questo lato oscuro dell’esperienza personale e comunitaria: teologia, filosofia, psicologia, antropologia culturale, ecc. Il contributo dell’autore affronta la questione dalla prospettiva fenomenologica con un approccio di tipo psicologico e pedagogico-pastorale. L’itinerario inizia dall’individuazione dei problemi oggi posti alla riconciliazione e all’educazione della coscienza morale, indica la strada per facilitarne il superamento e approda infine alla riconciliazione – sacramento e atteggiamento –, vista principalmente attraverso le istanze antropologiche. Il testo è completato da esercizi di approfondimento e personalizzazione, efficacemente sperimentati con singoli e gruppi, nonché da 14 tavole esplicative.
Sommario. Parte I: la riconciliazione come invito pressante e come problema. 1. Potersi riconciliare: il laborioso cammino della riconciliazione. 2. La confessione, una necessità e un problema. 3. Formazione della coscienza morale. Parte II: riconciliazione, senso di colpa e senso del peccato. 4. Potersi riconciliare e senso di colpa. 5. Il senso di colpa psichico. 6. Il senso del peccato. Parte III: istanze per una riconciliazione fruttuosa. 7. Dal senso di colpa al senso del peccato. 8. La pratica della confessione. 9. Confessione e psicoterapia. Bibliografia.
Destinatari. Formatori, direttori spirituali, parroci, coloro che lavorano dell’animazione di comunità e nella pastorale; docenti e studenti di teologia morale e di psicologia; quanti sono interessati ad approfondire il tema della riconciliazione nelle sue implicazioni più profonde.
Autore. Giuseppe Sovernigo, sacerdote (1938), è laureato in lettere presso l’Università di Padova e ha conseguito la licenza in scienze dell’educazione presso la Pontificia università salesiana di Roma. È docente di psicologia generale e della religione presso lo Studio teologico interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto, di psicologia della religione presso l'Istituto liturgico-pastorale di Santa Giustina di Padova e di psicologia e azione pastorale presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale - sez. Padova. Collaboratore di varie riviste, tra cui "Note di pastorale giovanile", ha già pubblicato: Psicologia della vocazione (1974), Il problema educativo oggi (1977), Senso di colpa (1980), Divenire liberi (21985), Eccomi, manda me (1985), Progetto di vita e scelta cristiana (51988), Vivere la carità (1992), Religione e persona (31993), Come amare (71994), Progetto di vita alla ricerca della mia identità (51994), Poter amare (1994), Educare alla fede (21997).
Attraverso la comprensione dei vari livelli di manifestazione del proprio malessere (fisiologico, psicologico, morale) si può giungere a un'unità-integrazione dell'intera persona che renda sì accettabili i propri limiti, ma all'interno di una dimensione di fede, eludendo cioè quel narcisismo il cui risvolto è la paura del fallimento, ma anche quei sensi di colpa che negano la gioia del perdono di Dio. Rivolto a ogni "uomo normale, comune, costretto - spesso a malincuore - ad ammettere di non essere perfetto come vorrebbe, ma neppure così malridotto come a volte gli sembra d'essere".
Nel divenire autenticamente religiosi è determinante il grado e il tipo di integrazione che si riesce a maturare tra fede e vita, integrazione che a sua volta si misura dalla capacità di oblazione di sè, affettiva e concreta, al Radicalmente Altro dal proprio desiderio. Per il cristiano la fede è un dono che richiede la collaborazione personale soprattutto nell'elaborazione del proprio progetto di vita.
"È impossibile capire l'uomo solo come apparato fisico, chimico, emotivo o pensante". Questa convinzione, maturata in anni di attività nei campi della psicoterapia e della psicologia, induce l'autore a perseverare nella ricerca del problema di fondo della persona umana, quel "quid significativo dell'uomo" che le diverse scuole, pur nelle loro divergenze metodologiche, si sforzano di trovare. Il libro approfondisce l'analisi di questo quid, identificato con "il conflitto perenne e inevitabile fra desiderio e paura", attraverso la descrizione dei termini e della dinamica del problema. "Se la sua comprensione è compito della psicologia - spiega Manenti - la sua soluzione dipende dal misterioso intreccio fra la libertà dell'uomo e la grazia divina".

