
Il Concilio Vaticano II è il momento in cui la coscienza storica diviene decisamente l'orizzonte della teologia e della vita della Chiesa. La difficile «conversione intellettuale» che ha segnato il post Concilio giunge con papa Bergoglio a un kairos. Per questo si rivela importante il confronto tra il pensiero di Francesco e quello del gesuita Bernard Lonergan, considerato uno dei maggiori teologi del Novecento. «Non dico che Francesco abbia letto Lonergan», osserva Whelan; «suggerisco che il loro pensiero sia convergente, tanto che Lonergan può risultare utile a comprendere Francesco quale "segno dei tempi" per la teologia e per la vita della Chiesa».
La sinodalità, che è tra i temi centrali del magistero di papa Francesco, viene indagata in questo libro a partire dalla prassi collegiale delle prime comunità cristiane nel Nuovo Testamento. Svolgere un Sinodo non significa tanto cedere alla prassi democratica, quanto dichiarare la fedeltà della Chiesa alla propria vocazione; in altri termini, il tema della Chiesa sinodale è correlato al sensus fidei del popolo di Dio e al suo valore sociale. La radice profonda della difficoltà di rapporto fra i diversi soggetti ecclesiali che oggi si vive nella comunità cristiana va ricercata innanzitutto nell'inefficace assimilazione e attuazione del principio di ministerialità, come realtà riguardante non solo i ministri ordinati, ma tutta la Chiesa. Solo così ogni credente, nel camminare e decidere insieme, potrà sentirsi «pietra viva» nell'edificazione dell'unico Corpo di Cristo, che è la Chiesa.
Il volume approfondisce la categoria della sinodalità nei suoi risvolti trinitari ed ecclesiologici e nelle sue implicazioni pastorali e canoniche.
La prima parte consente di sviluppare una riflessione teologica che, all’interno di un orizzonte trinitario, coinvolge tutti i membri della comunità ecclesiale chiamati a camminare insieme sotto la guida dello Spirito Santo. Grazie soprattutto al magistero di papa Francesco, la sinodalità rappresenta una categoria teologica di grande attualità e di capitale rilevanza all’interno del processo di comprensione e di azione ecclesiale che va esplicato in una realtà multiculturale, globalizzata, in continua evoluzione.
La seconda parte del volume tematizza ulteriormente la sinodalità in quanto categoria che non può prescindere dall’ambito teologico-pastorale e da quello giuridico-canonico; questi diversi livelli di comprensione consentono di tradurre le implicazioni storico-esistenziali di una riflessione sulla sinodalità quale cammino di maturazione del popolo di Dio.
Sommario
Il camminare insieme nella vita concreta della Chiesa (E. Cibelli). Sinodalità come principio ermeneutico della Chiesa italiana al tempo di papa Francesco. Contenuti e prospettive (G. Bassetti). I. SEZIONE ECCLESIOLOGICO TRINITARIA. La sinodalità come espressione della koinonia trinitaria (A. Clemenzia). L’ecclesiologia in una visione sinodale: una rilettura trinitaria (N. Salato). II. SEZIONE SPIRITUALE E MISTICA. I fondamenti spirituali per una Chiesa tutta sinodale (F. Asti). Sinodalità e «mistica» della fraternità (A. Ascione). III. SEZIONE PASTORALE. La sinodalità nell’insegnamento di papa Francesco e le dinamiche di rinnovamento della teologia pastorale (C. Matarazzo). Camminare insieme nella diversità (E. Cibelli). Esperienza di sinodalità nella Chiesa napoletana (C. Sepe). Verso una realizzazione della sinodalità (F. Asti). Gli autori.
Note sull'autore
Francesco Asti, sacerdote dell’Arcidiocesi di Napoli dal 1992, è laureato in Teologia e Scienze delle Comunicazioni. È docente ordinario e Decano presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino (Napoli) e Teologo Consultore presso la Congregazione per le Cause dei Santi. Tra le sue pubblicazioni per la Libreria Editrice Vaticana: Spiritualità e Mistica (2003); Dalla spiritualità alla mistica (2005); Dire Dio (2006); Teologia della vita mistica (2009); Centuria mistica con i Padri della Chiesa (2012); Maria Vergine nella vita mistica del credente (2017).
Edoardo Cibelli, presbitero di Napoli dal 2006, è laureato in Fisica, indirizzo cibernetico. Dottore in Teologia dogmatica, insegna Teologia fondamentale ed Escatologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino (Napoli). Tra le sue pubblicazioni: Volontà, libertà e autenticità in Bernard Lonergan (Il Pozzo di Giacobbe 2012); Per una teologia del fondamento (Aracne editrice 2019), La misericordia: forma relationis. Prospettive ermeneutiche (con F. Asti e N. Salato, Verbum Ferens 2019).
Contributi di:
Gualtiero Bassetti, Cardinale presbitero di Santa Cecilia e Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Alessandro Clemenzia, professore di Teologia dogmatica la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (Firenze) e l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano).
Nicola Salato, professore di Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - sez. san Luigi.
Antonio Ascione, professore di Filosofia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - sez. san Tommaso.
Carmine Matarazzo, professore di Teologia pastorale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - sez. san Tommaso.
Crescenzio Sepe, Cardinale presbitero di Dio Padre Misericordioso, Arcivescovo metropolita di Napoli, Gran cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Presidente della Conferenza Episcopale Campana.
Il 18 ottobre 1990 papa Giovanni Paolo II ha promulgato il Codex canonum Ecclesiarum orientalium, entrato in vigore il 1° ottobre dell'anno succesivo. Si tratta del Codice comune a tutte le Chiese orientali cattoliche, emanato per la prima volta nella storia della Chiesa dalla Sede Apostolica. Questo testo fa parte integrante dell'unico Corpus iuris canonici, costituito dai tre documenti: il Codice di diritto canonico della Chiesa latina, promulgato nel 1983; la costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 per il riordinamento della Curia Romana e, appunto, il Codice dei canoni delle Chiese orientali, articolato in 30 titoli, divisi in capitoli, suddivisi a loro volta in articoli, e comprendente 1546 canoni. La promulgazione di due Codici di diritto canonico è anzitutto l'attuazione dell'ecclesiologia del Concilio Vaticano II enunciata nei documenti conciliari Lumen gentium, Orientalium Ecclesiarum e Unitatis redintegratio, dai quali emerge il principio dell'unità della Chiesa universale nella legittima diversità: unica fede professata in diverse teologie; unica fede celebrata nelle diverse liturgie; unica fede testimoniata nelle diverse discipline. Il Codice dei canoni delle Chiese orientali esprime questa realtà con il termine Ritus, che consiste nel patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare delle Chiese che hanno origine dalle tradizioni alessandrina, antiochena, armena, caldea e costantinopolitana.
L'ampia scena che fa da sfondo a questo studio è quella dell'attuale riscoperta del sacro nel contesto pubblico e privato. L'interesse più specifico riguarda invece la ricerca di un nucleo antropologico di base, riconosciuto come principio condiviso del sentimento religioso del senso. A questo fine il volume si impegna, fin dall'apertura del sipario, ad intercettare il «cuore» - ma si potrebbe anche dire, il logos e l'ordo - di tale esperienza universale, concentrandola attorno alla figura della nominazione di Dio. Dopo aver illustrato il valore storico e la debolezza congenita dei modelli teorici alternatisi sul campo di una valutazione critica della prassi religiosa (naturalismo, positivismo, critica dell'ideologia, fenomenologia), il piano di lavoro assume le questioni giudicate per lo più fondamentali. Che cosa identifica e subito distingue l'esperienza religiosa della giustizia e della verità dell'esistere da altre figure intenzionali del senso? Dove si insedia il suo principio, eticamente inconfondibile? Come si accende quella forma dell'adesione emozionata e convinta alla vita di Dio, che coltiva la sua espressione soggettiva e comunitaria, affettiva e concettuale, simbolica e pratica, nelle espressioni del vissuto religioso e spirituale? E, infine, come si forgia con le parole che contano e i segni che valgono un rapporto autentico con la dismisura del sacro? Postfazione di Pierangelo Sequeri.
La ragione della speranza è un manuale, pensato sia per studenti delle facoltà teologiche e degli istituti di scienze religiose, sia per quanti sono interessati alla teologia. Il volume costruisce infatti un percorso che si sofferma su alcune tematiche fondamentali: a partire dal racconto originario della morte e risurrezione di Cristo e dalla sfida alla ragione umana che il mistero pasquale suscita, affronta la tematica di come sia possibile parlare adeguatamente di Dio e quale sia la singolarità cristiana nel parlare di Dio. Il testo riflette sulla tradizione e sulla recezione nella fede dell'annuncio cristiano, si sofferma sul carattere epistemologico, sui metodi e sullo sviluppo storico della teologia in quanto scienza e, infine, spiega come si rapporti la teologia con la vita personale e comunitaria e quale sia la sua funzione ecclesiale. Il testo inserisce i concetti fondamentali della teologia, utili ai principianti della disciplina, all'interno di una tesi secondo la quale essa è possibile solo a partire dalla novità dell'evento-Gesù e che la sua funzione è sostenere e nutrire la ragione, la speranza e l'amore di quanti, singoli e comunità, si soffermano ad ascoltare quest'annuncio.
Il riferimento alla fecondità/sterilità del grembo femminile e alle gioie/dolori legate all'esperienza del generare e del dare alla luce attraversa trasversalmente la Scrittura, dal libro della Genesi a quello dell'Apocalisse, sia in quanto esperienza antropologica fondamentale, sia in quanto metafora utile a descrivere l'agire di Dio e degli esseri umani in rapporto a Lui. A partire da una analisi puntuale del ricorrere di questi riferimenti nell'Antico e nel Nuovo Testamento, lo studio intende esplicitare lo spessore ermeneutico di questo riferimento in ordine alla comprensione della rivelazione di Dio e dell'identità e missione dell'essere umano. Tre sono i nodi teorici che questo percorso permette di far emergere: il primo è l'analogia tra generazione e creazione, tema fortemente presente nelle religioni antiche, recepito dalla Scrittura ma censurato dalla teologia dopo il Concilio di Nicea; il secondo riguarda il legame intrinseco tra nascita e resurrezione, tema che ha favorito la comprensione e l'annuncio del kerigma pasquale e ha informato lo sviluppo della catechesi e della liturgia battesimale dei primi secoli, dimenticato progressivamente in seguito sia nella riflessione che nell'azione pastorale della Chiesa; il terzo riguarda la presenza e il ruolo di Maria nella storia della salvezza, tema ancora caldo e attuale della mariologia contemporanea. Prefazione di Giovanni Cesare Pagazzi.
In occasione del settantacinquesimo genetliaco dell'arcivescovo metropolita di Firenze il cardinal Giuseppe Betori, le due istituzioni accademiche che lo hanno avuto come loro gran cancelliere, la Facoltà Teologica dell'Italia Centrale di Firenze e l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, si sono fatte promotrici di questa miscellanea in suo onore. La frase che il cardinal Betori stesso ha scelto in vista della redazione di questo volume, e che rappresenta l'orizzonte ideale dei contributi in esso contenuti, è l'incipit della Dei Verbum, la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano Il sulla divina rivelazione: «Dei Verbum religiose audiens et fidenter proda-mons». In queste parole egli ha voluto infatti racchiudere e quasi sintetizzare lo spirito e l'impegno dell'intero suo itinerario di servizio alla comunità ecclesiale, che si può senz'altro articolare in tre grandi tappe: gli studi e l'insegnamento della Sacra Scrittura, il lavoro svolto in qualità di segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e, infine, il suo ministero come arcivescovo di Firenze. Il volume, frutto di un fervoroso e condiviso lavoro di progettazione, stesura e confezione, vuole esprimere il sincero ringraziamento che la Facoltà Teologica dell'Italia Centrale e l'Istituto Universitario Sophia rivolgono al loro comune gran cancelliere per il servizio attento, generoso e puntuale da lui reso in questi anni: nella viva comunione ecclesiale in Cristo, «qui mediator simul et plenitudo totius revelationis exsistit» (DV 2).
Che cosa significa essere umani in un'epoca di complessità e cambiamento? Come si può gestire lo sviluppo tecnologico? E quali sono i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica viene utilizzata per interventi non più solamente esterni, ma anche interni all'uomo? Paolo Benanti si propone di fornire una comprensione filosofica e teologica della tecnologia, mettendone in luce le dimensioni etiche e interrogandosi sulla possibilità di liberarsi dalle categorie tradizionali di «umano», «tecnologico» e «naturale», per abbracciare una nuova relazione con il mondo che si potrebbe definire «tecno-umana».
Si sente spesso ripetere che papa Francesco non è un teologo, soprattutto se lo si confronta con il suo predecessore. L'accusa è infondata, dal momento che tutto ciò che dice e fa il pontefice è teso in modo evidente ad attualizzare il concilio Vaticano II. Tuttavia, papa Bergoglio non ritiene che i passi necessari per rendere la Chiesa credibile si possano imporre dall'alto; serve, al contrario che i cristiani siano in grado di confrontarsi tra loro evitando le divisioni, l'isolamento e l'autoreferenzialità. Con Francesco è giunto il tempo di prendere posizione, sostiene Waldenfels, che in questo libro tenta di delineare i fondamenti teologici del suo pontificato senza trascurare il vivace dibattito in corso. Prefazione di Vincenzo di Pilato.
La «sinodalità» - antica e profetica parola che riguarda l'intero popolo di Dio e contrassegna il pontificato di Francesco - viene esaminata in questo libro dal punto di osservazione della sua giustificazione teologica. La «teologia della sinodalità» è infatti necessaria sia per aiutare la missione e la pastorale a fronteggiare le «croci dell'ora» (don Primo Mazzolari), sia per vivere in modo gioioso e fervido le «grazie dell'ora» che lo Spirito sta procurando a questo tempo di storia cristiana. Accettare e vivere la grazia sinodale significa dunque ritornare alle radici del concilio Vaticano II per assaporarne uno dei frutti migliori.
A partire dagli scritti del sociologo Luca Diotallevi e dello scrittore Erri De Luca, il volume propone un'originale riflessione a più voci sul futuro della fede in un tempo di crisi. I contributi sottolineano da diversi punti di vista (biblico, letterario, teologico, filosofico, sociologico-pastorale) la necessità di una nuova riflessione in riferimento alle condizioni mutate del tempo, soprattutto in un momento storico in cui andrebbe riscoperto anche dal punto di vista comunicativo il senso della rivelazione nella storia. Il tempo di crisi, come suggestivamente suggerisce il magistero di papa Francesco, è infatti un'occasione propizia per riflettere e testimoniare la fede in Cristo. Presentazione di Francesco Asti.