
La fede in Gesù risorto è all'"origine storica del cristianesimo e ne costituisce il fondamento. Nonostante questo, almeno in Occidente, la risurrezione è rimasta piuttosto marginale in ambito teologico e sole grazie agli studi storico-biblici del '900 ha ritrovato centralità. Il tema si è così liberato di alcune ipoteche del passato che, in modo riduttivo, appoggiavano tutto il peso salvifico sulla morte di Gesù, considerando la sua risurrezione solo come il lieto fine di un dramma.
Questo evento trans-storico che, pur avvenendo nella sfera divina, ha un impatto senza paragoni sull'uomo, la storia, il creato, il concetto di Dio e il suo agire, è al centro del volume di Rossé. Il teologo illustra la nascita della credenza nella risurrezione nel mondo biblico-giudaico, commenta il testo fondamentale di Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, prende in esame la risurrezione di Gesù e la inquadra anche dal punto di vista antropologico e storico.
Ricerca storica e analisi teologica sono i capisaldi dell'imponente lavoro interpretativo che l'autore sta conducendo da molti anni sul concilio Vaticano II. Un considerevole processo di apprendimento ecclesiale, che ha connotato la seconda metà del '900 e prosegue ancora oggi, ha contribuito a definire il profilo della Chiesa alle prese con la complessità del nostro tempo. In questo senso, per Theobald il Vaticano II non è l'ultimo di una cristianità euro-atlantica, ma il primo di una Chiesa diventata mondiale e interculturale. Nella differenza tra queste due prospettive il volume indica il percorso per entrare in una nuova fase di ricezione conciliare con l'intento di farne emergere le potenzialità. Un modo di procedere che tiene conto del contesto transculturale e del radicamento concreto delle nostre esistenze.
Quale importanza si può attribuire oggi al concilio Vaticano II? Che rilievo hanno assunto temi allora avvertiti come urgenti, quali l'espressione della dottrina in una forma pastorale, la riforma della Chiesa e l'unità dei cristiani? E che mutamenti sono intervenuti sul piano dell'annuncio della fede e sui compiti della teologia? Una vasta consultazione, che nell'arco di alcuni anni ha coinvolto circa duecento persone e si è svolta sotto il patrocinio della Federazione internazionale delle Università Cattoliche, che ha sede a Parigi e rappresenta una rete di 215 università nei cinque continenti, ha cercato una risposta a queste domande. Tra le varie cose è emerso chiaramente, per esempio, che per un numero non irrilevante di teologhe e teologi dell'emisfero sud, il Vaticano II appare come l'ultimo concilio euro-atlantico, il che implica un rapporto diverso e originale con il concilio stesso e il suo corpus testuale.
Che cosa significa essere umani in un'epoca di complessità e cambiamento? Come si può gestire lo sviluppo tecnologico? E quali sono i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica viene utilizzata per interventi non più solamente esterni, ma anche interni all'uomo?Il libro si propone di fornire una comprensione filosofica e teologica della tecnologia, mettendo in luce le dimensioni etiche e interrogandosi sulla possibilità di liberarsi dalle categorie tradizionali di «umano». «tecnologico» e «naturale» per abbracciare una nuova relazione con il mondo che si potrebbe definire «tecno-umana».
Le beatitudini non sono da intendere come esortazioni etiche o spirituali di un maestro, seppure eccelso. Sono piuttosto la traduzione in prassi di vita cristiana, personale e comunitaria, del mistero pasquale di Gesù. Ma sono e devono diventare sempre più anche prassi del popolo di Dio, che intende avere nella vicenda del Nazareno il suo paradigma e il suo significato. Siamo di fronte al rovesciamento di un'antropologia, non più basata sull'avere e l'approvazione sociale, ma sull'approvazione da parte di Dio, anche e soprattutto laddove gli uomini emarginano, rifiutano, eliminano, disprezzano. Le riflessioni proposte dall'autore cercano di tenere saldamente e sistemicamente ancorate la "sequela Christi" come cammino delle beatitudini e la realtà della Chiesa come popolo di Dio, categoria che viene indagata nella storia della teologia e soprattutto nella prospettiva del Vaticano II.
La rivelazione biblica del volto di Dio muove da un orizzonte apparentemente paradossale: il Signore è ineffabile e tuttavia si rende presente e si interessa alle sorti del suo popolo, esprimendo persino sentimenti umani come la collera e la gelosia. La trascendenza si coniuga con l'immanenza del suo amore misericordioso e della sua tenerezza, esprimendo un coinvolgimento nella condotta e nella sorte dell'uomo che raggiunge vertice e compimento nelle pagine del Nuovo Testamento. L'epoca moderna e post-moderna hanno privato il nostro tempo di una «filosofia del cuore», facendo prevalere il logos sul páthos, la ragione sul sentimento. E proprio l'assenza di una teologia della tenerezza è all'origine dello scenario odierno, dominato da un principio di necrofilia. Come vincere il principio di morte se non con la ricerca di una cultura centrata sul «vangelo della tenerezza», facendo prevalere la forza dell'umile amore sulla brutalità della forza? La nuova edizione del volume viene arricchita nella parte finale da un indice biblico e un indice degli autori.
«Venir su tra i segni, o perire, è l'alternativa imposta all'uomo», sosteneva, con un'espressione folgorante, Alessandro Manzoni. Se la capacità di decifrare i segni è essenziale alla vita, la sua rilevanza è massima riguardo ai testi ritenuti sacri dalle tradizioni religiose, come dimostra la pubblicazione nata nell'ambito del progetto «Ermeneutica dei testi sacri», proposto dalla Facoltà Teologica Pugliese.Il lettore ha la possibilità di avvicinare i fondamenti ermeneutici su cui si basa l'interpretazione dei testi sacri nell'Induismo, nel Buddhismo, nell'Ebraismo, nell'Islam e nel Cristianesimo cattolico, ortodosso e protestante.Di assoluta rilevanza per il dialogo ecumenico e interreligioso, la riflessione sull'interpretazione dei testi sacri può dare un contributo alla purificazione di ciascuna tradizione religiosa dalla tentazione integralista e alla necessità di tutelare e promuovere la libertà religiosa e l'amore fraterno. La questione ermeneutica permette, infatti, di toccare con mano il nesso inscindibile che unisce il testo e la vita, la parola scritta e la realtà.
La teologia cristiana riconosce alla «grazia» di Dio quasi esclusivamente il senso di «dono» e «perdono», trovandosi non di rado in seria difficoltà nell'articolare la generosità di Dio e l'effettivo contributo della libertà umana. Il libro segue un'altra corrente della teologia biblica della grazia, per nulla alternativa ma diversa e complementare a quella che confluisce nell'epistolario paolino. Essa passa per il Libro di Giosuè, l'Esodo, la Genesi, i libri storici, profetici e sapienziali, attraversa i quattro Vangeli, la Lettera agli Ebrei (e molti altri testi), per sfociare nell'ultima riga della Bibbia: «La grazia del Signore Gesù sia con tutti». Tale «corrente» del grande fiume biblico scorge nel «potere di muoversi» e nel «senso pratico», il primo dono dato da Dio all'uomo; la grazia non si compirebbe dunque nel dono poiché trattandosi del «dono di un potere» provoca ed esige l'effettivo esercizio. Solo se tale potere viene praticato in maniera congruente alla realtà uscita dalle mani del Creatore diviene savoir-faire, portamento e comportamento garbato, sapiente, giusto, ag-graziato, cioè grazia. Non per nulla l'ebraico biblico adotta le espressioni «goffo» e «maldestro» per definire l'empio, l'insipiente e l'ingiusto. Prefazione di Gianfranco Ravasi.
Nell'ambito dell'attuale riflessione teologica cristiana sul popolo ebraico è ormai dato per scontato che l'alleanza tra Dio e Israele non sia stata revocata. Da ciò consegue il fermo ripudio della teologia della sostituzione, secondo la quale la Chiesa definisce se stessa come il vero e nuovo Israele che subentra all'antico. Queste affermazioni, orientate a sviluppare un nuovo corso nei rapporti cristiano-ebraici, risultano però ancora incerte nel prospettare quale nuova immagine di Chiesa emerga da questo radicale mutamento. Poiché molte difficoltà dipendono da un'inadeguata impostazione del problema, il volume prospetta un cambio di approccio basandosi su un'approfondita ermeneutica di alcuni testi del Nuovo Testamento. L'indagine si incentra sulle conseguenze ecclesiologiche legate al fatto che l'elezione d'Israele avviene nei confronti degli altri popoli ed è quindi costitutiva della polarità Israele-Genti. Discorso analogo comporta il confronto con l'ebraismo definito in base a tre parametri fondamentali: Torah, popolo, terra. Da questa impostazione consegue la necessità di non presentare il cristianesimo come semplice universalizzazione dell'ebraismo. Definire la Chiesa come una comunità di chiamati da Israele e dalle Genti esige un ripensamento della categoria ecclesiologica di mistero, la riduzione del ricorso a parametri identitari per definire il cristianesimo e una nuova visione dell'inculturazione della fede.
Per quanto breve (117 versetti per un totale di 1250 parole ebraiche), il Cantico dei cantici riveste un valore lirico-poetico unico e un'attualità sorprendente. Secondo Carlo Rocchetta, che in questo volume adotta un'interpretazione esegetico-tipologica, il significato originario del Cantico - almeno nella sua ultima redazione - è quello di un testo da collocare nel tempo che intercorreva tra le promesse sponsali e la celebrazione delle nozze.Il matrimonio biblico comportava, infatti, due fasi essenziali. La prima consisteva in un patto stretto dal futuro sposo e dalla sua famiglia con la sposa e la sua famiglia; un patto che implicava già un impegno ufficiale di fedeltà e una qualche sorvegliata frequentazione, pur mancando la coabitazione.La seconda fase comportava invece l'uscita della ragazza dalla casa del padre, accompagnata dal coro delle amiche, la marcia e l'ingresso trionfale nella casa dello sposo, con la partecipazione a un banchetto festoso, accompagnato da canti, danze e suoni.
A trent'anni dalla prima edizione, avvenuta tra il 1982 e il 1986, viene riproposta la trilogia cristologica di Marcello Bordoni. Quest'opera poderosa, ormai da tempo introvabile, è stata definita una «summa sul mistero di Cristo» e considerata una delle pubblicazioni più significative nel panorama della teologia del Novecento. Essa non si presenta soltanto come una dottrina sulla persona e l'opera di Gesù Cristo, ma come un'imponente trattazione della teologia trinitaria, dell'escatologia, della pneumatologia, dell'antropologia teologica e dell'ecclesiologia. Ecco il piano dell'opera: Volume 1. Problemi di metodo; Volume 2. Gesù al fondamento della cristologia; Volume 3. Gesù annunziato dalla Chiesa. Tomo 1; Volume 4. Gesù annunziato dalla Chiesa. Tomo 2. In questo primo volume, Bordoni intende offrire un approccio metodologico all'indagine del rapporto tra storia e fede e, nella fusione di orizzonti tra teologia fondamentale e dogmatica, si propone di elaborare una cristologia sistematica fondamentale.
L’aggettivo «postsecolare» circoscrive un panorama storico e culturale che negli ultimi anni sembra aver sconfessato le diverse teorie della secolarizzazione. Il ritorno del religioso si profila e si configura sotto forme molteplici e richiede di essere analizzato da diverse discipline come la filosofia, la sociologia, la teologia e le scienze politico-giuridiche.
Il dibattito Habermas-Ratzinger sugli esiti della secolarizzazione, le analisi sociologiche di José Casanova sulle trasformazioni pubbliche delle religioni mondiali, le indagini di Hans Joas sul ruolo della contingenza nella postmodernità rappresentano solo alcuni degli snodi teorici di un dibattito sempre più animato e fiorente a livello internazionale.
Parlare di «rivincita di Dio» o di «reincantamento del mondo» significa, oggi più che mai, possedere bussole interpretative e validi contributi teorici per orientarsi nel cosmo del pluralismo delle fedi o per analizzare le derive dell’integralismo e del fondamentalismo religioso su scala nazionale e internazionale.
Questo volume si propone di fornire un quadro critico-ricostruttivo delle teorie e dei dibattiti che hanno elevato la categoria di postsecolare a chiave interpretativa imprescindibile per la comprensione dei mutamenti del religioso e delle religioni all’interno del complesso panorama sociale e politico globale.