
"L'opera di Gregorio Palamas rappresenta lo splendido compimento della grande tradizione teologica d'Oriente. È una tradizione dove elementi filosofici, apologetici, spirituali e mistici si compenetrano indissolubilmente; dove le più audaci, 'paradossali' speculazioni dialettiche convivono con il senso vivissimo dell'impenetrabilità del Mistero: dove sophia neo-platonica e moria cristiana formano indisgiungibili polarità: dimensioni perfettamente distinte, eppure insieme indispensabili per comprendere l'intero." (dalla introduzione di Massimo Cacciari)
Indice: Introduzione (Massimo Cacciari) * Premessa * Vita e opere * La dottrina teologica * Appendice: omelia XVI.
Traduzione dall'originale russo di Maria Campatelli e Mariana Prokopovic.
Un'opera molto vicina ai grandi testi evangelici che si impegna a commentare. Spiega i tre atteggiamenti fondamentali che definiscono in maniera classica l'esistenza cristiana - la preghiera, l'elemosina, il digiuno - e il Prologo di Giovanni. Parla poi dello stato e della società secondo Cristo, dove il perfezionamento personale non può essere separato dal miglioramento dei rapporti sociali. Un'opera che nella sua purezza è una notevole sintesi teologica e spirituale di perenne attualità.
Presentazione di Olivier Clément.
Indice: La natura e la morte * Il peccato, la legge e la grazia * La preghiera * Il sacrificio e l'elemosina * Il digiuno * Il cristianesimo * La Chiesa * Lo stato e la società cristiani* L'immagine di Cristo come verifica della coscienza.
Traduzione dallo sloveno di L. Michieletto.
Quattro raccolte di poesie in traduzione italiana con testo originale a fronte di un gesuita sloveno, fondatore dell’Istituto di Spiritualità alla Pontificia Università Gregoriana, interlocutore tra i più accreditati della cultura a lui contemporanea, nelle quali egli esprime al meglio la sua visione di Dio, della vita, della vita con Dio. Un testo di Sebastian Brock su Efrem il Siro fa da introduzione a queste raccolte, facendo vedere come la reciproca interconnessione tra poesia e teologia, che ha segnato le esistenze sia di Efrem che di Truhlar, fa vedere come questa interconnessione sia stata vissuta nella tradizione attraverso uno dei suoi rappresentanti più significativi e come la poesia sia stata considerata in altre epoche uno strumento straordinariamente adatto ad esprimere i paradossi di cui abbonda il mistero cristiano, presentandosi dunque come un linguaggio teologico a tutti gli effetti.
Introduzione di S. P. Brock.
Testo a fronte dell'originale sloveno.
Indice: I. Nei giorni sussurra l'OCEANO * II. La luce dal limo nero * III. Sangue * IV. La voce rossotorbida * Nota biografica di L. Michieletto.
Questo libro scaturisce da anni di pratica pastorale in diversi luoghi d’Europa e altrettanti anni di studio e di insegnamento della teologia. L’esperienza diretta con le persone ha aumentato l’esigenza di accogliere l’ispirazione per operare delle scelte anche in teologia, soprattutto in ordine al metodo con cui farla, insieme alla necessità dell’incontro tra le tradizioni cristiane presenti nel continente europeo.
Oggi constatiamo l’urgente bisogno di un ripensamento globale del metodo della teologia. È necessaria una visione organica, dove il teologare non significhi chiudersi in un linguaggio ermetico, in metodologie improprie, producendo cosí una serie di teologie delle quali la piú popolare, la piú divulgativa, sarebbe quella pastorale. La frantumazione, caratteristica di tutto il sapere, qui diventa fatale.
Questo libro vorrebbe essere il tentativo di una ricerca teologica che assume responsabilmente la propria visione organica – che passa dalla Bibbia, alla liturgia, alla riflessione, al dogma, alla vita spirituale – e che per la sua stessa natura è missionaria e dialogica, dunque capace di creare i linguaggi per un incontro interculturale.
Indice: La lettura spirituale della realtà * L'uomo, persona agapica * Risvolti per la teologia e l'azione pastorale.
Premessa e traduzione dal russo di Maria Campatelli.
La prima parte del libro è un'esegesi dogmatica di Gv 19,34, il fianco trafitto di Cristo da cui scaturiscono sangue ed acqua. La seconda parte costituisce uno dei più importanti contributi alla teologia eucaristica di un teologo ortodosso.
Indice: Il santo Graal * L'eucaristia * Una interpretazione sofiologica del dogma eucaristico.
Il Battesimo ci ha dato la vita nuova in Cristo, ma non ci ha tolto la libertà. Possiamo tornare a vivere per noi stessi e la mentalità dell’uomo vecchio può riaffiorare e imporsi nuovamente.
Il Signore Gesù ha dato alla sua Chiesa non solo le acque del Battesimo che lavano il peccato, ma anche due occhi che possono piangere le lacrime della penitenza. È il sacramento della riconciliazione, che gli antichi chiamano anche «sorella del Battesimo» e «Battesimo laborioso». Dopo ogni peccato, la Trinità santa continua ad immergerci nel suo perdono per farci tornare come nuovi.
Il libro ci introduce al mistero trinitario della riconciliazione: il Padre ricco di misericordia ci salva in Gesù, il medico delle anime e dei corpi, che nella Pasqua effonde sulla Chiesa lo Spirito Santo, che è la remissione dei peccati, e fa di noi un corpo di figli perdonati e di fratelli che si perdonano.
La Chiesa realizza la sua santità non prendendo le distanze dai peccatori, ma sedendo alla loro mensa e offrendo la compassione e l’amore redentore di Cristo. Nella sua millenaria tradizione, ha celebrato il perdono del Signore con diversi riti e pratiche ascetiche. Nella memoria della sapienza penitenziale dei Padri d’Oriente e d’Occidente e nell’attenzione alle esigenze spirituali dell’uomo moderno, si suggeriscono alcuni spunti su come il cuore diventa penitente e guarisce dalle ferite del peccato, e su come il cristiano di oggi può celebrare, con stile rinnovato, la confessione personale e la riconciliazione comunitaria.
Traduzione dal russo e dal francese di Maria Campatelli
Il prossimo anno è stato proclamato da Benedetto XVI l’Anno della Fede. La fede va al cuore dell’essenza stessa della Chiesa, ma è una delle realtà più difficili da spiegare e, soprattutto, da comunicare. Ma che cos’è questo credere?
Nel cristianesimo, fin dai tempi antichi, ha sempre avuto un posto speciale quello che è conosciuto come "Simbolo di fede", una breve confessione di ciò che crede la Chiesa. Nel suo significato originario, la parola “simbolo” può essere tradotta come “quello che tiene insieme, unisce, contiene”. Il Simbolo di fede è allora precisamente ciò che “con-tiene”, che tiene insieme tutte le verità che la Chiesa crede siano indispensabili all’uomo per raggiungere la pienezza della sua vita e per la sua salvezza dal peccato e dalla morte spirituale.
Storicamente il Simbolo di fede fece la sua prima comparsa nei riti battesimali. Come una persona che ama appassionatamente la musica deve, per poterla interpretare, seguire un insegnamento arduo, allo stesso modo colui che ha creduto in Cristo, che l’ha amato, deve ora prendere conoscenza del contenuto della sua fede e di ciò a cui essa lo impegna.
Da quel tempo, questo Simbolo universale della fede è cantato o letto nelle chiese ad ogni liturgia. E’ per tutti l’espressione comune e imperativa della fede. Chi desidera sapere qual è il credo della Chiesa, in che cosa consiste questa verità che il cristianesimo apporta al mondo, trova qui la risposta.
Indice: Introduzione * La fede * La rivelazione * Il Simbolo di fede * O. Clément: Per avvicinarci al Credo * V. Lossky: Il “Credo” della Messa.
In questo libro padre Rupnik condivide la sua ricca esperienza di artista, teologo e padre spirituale, concentrando le sue riflessioni sul legame tra arte, fede e vita. Perché l'arte si è spostata dal santuario nella galleria e quale è la via della sua riconciliazione con la fede? Quali criteri si possono tracciare per l'arte liturgica oggi e come è possibile formare gli artisti per un'arte sacra? Come creare per la Chiesa a partire dalla Chiesa e come attingere dalla visione escatologica per una vera creatività cristiana? Quale rapporto hanno l'artista e il credente con la materia del mondo e come accogliere la rivelazione del Volto del Signore? Oggi, infatti, più che mai diventa urgente il recupero di un nesso organico tra l'arte, la liturgia e il contenuto della fede. L'arte liturgica fa parte integrante dello spazio in cui si celebra la liturgia. Non può pertanto essere semplicemente decorazione, ma è elemento costitutivo della liturgia. La liturgia è un'articolazione della vita interiore e della santità della Chiesa. Per questo l'edificio ecclesiale non può mai essere pensato come qualcosa di statico, piuttosto come qualcosa di vivo. Le arti esprimono questo dinamismo spirituale divino-umano, orientando la Chiesa con tutte le energie verso il punto vivificante che è l'amore trinitario comunicatoci in Cristo. Queste e altre questioni si aprono in questa intervista, dove la riflessione teologica si intreccia con il racconto in prima persona.
Le questioni sollevate in questi saggi riguardano un ampio genere di argomenti: storia, teologia, liturgia, l’ordinamento canonico della vita ecclesiale, il movimento ecumenico e la missione. Un interrogativo di fondo, da cui nascono tali questioni, dà loro una interiore unità e coesione: qual è il destino della Chiesa ortodossa nell’epoca contemporanea, in un mondo e una cultura radicalmente diversi da quelli che hanno plasmato la mentalità ortodossa, le forme di pensiero e gli stili di vita del passato.
"In quanto mistero, l'essere umano non può mai essere 'definito'. Eppure c'è una via che ci permette di dire l'uomo, la via che Dio stesso ha preso per rivelarci chi siamo: il Figlio, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo libro ha dunque scelto la via migliore per parlarci dell'uomo: partire da Cristo, dalla risurrezione per parlare dell'uomo, del corpo risorto. C'è un'antropologia che non parte da Cristo, ma dal fenomeno umano, e che per questo, senza rendere conto della fede nella risurrezione, inciampa nella questione del corpo, e dunque non garantisce l'unità di tutto ciò che è l'uomo" (dalla Presentazione).
La vera secolarizzazione è avvenuta con una cultura centrata sull’individuo. L’individuo è lo scoglio contro il quale si è frantumata ogni impostazione teologica, pastorale, della vita spirituale, dell’ecclesiologia, di tutto. E ogni tentativo di aggiustare l’individuo, di sottolineare il mistero dell’uomo, di mettere al centro la solidarietà, la comunità, la condivisione – tutte queste realtà si sono dimostrate impotenti perché non sono in grado di superare ontologicamente l’individuo. Si sono semplicemente spostate a livello dei valori desiderabili. È come se avessimo paura di ripartire dalla teologia nel senso squisito e di ripensare il nostro approccio al mistero fondante che è la Trinità, dove l’amore, la solidarietà, la condivisione, la comunione non sono valori etico-morali da raggiungere, ma sono la realtà fondante di ciò che teologicamente viene chiamata persona. Kallistos di Diokleia ha colto dal didentro la crisi verso la quale la nostra cultura, la nostra storia ci portano sempre più decisamente ed ha avuto il coraggio esemplare di ripartire dal mistero centrale della nostra fede. Proprio per la sua capacità comunicativa, egli rende fruibile in modo gustoso le grandi aperture che fanno respirare una visione dell’uomo organica, unitaria, divino-umana, dove la comunione è veramente l’ontologia dell’antropologia.

