
Editoriale: I. Bertoletti, "Paolo De Benedetti, un rabbino editore"; P. De Benedetti, "In morte di Miciotti, gatta diciottenne". Alleanze con Dio. Simboli, metafore e segni, a cura di Massimo Giuliani. M. Giuliani, "Presentazione"; G.I. Gargano, "Noè nella tradizione patristica"; E. Korn, "L'alleanza noachide nel pensiero rabbinico"; M. Cassuto Morselli, "Ma il noachismo è un'etica universale? Elia Benamozegh e Hans Küng"; M. Giuliani, "Brit milà: la circoncisione. Segno dell'alleanza tra Dio e Israele"; P. Stefani, "Radici, potature e innesti. La paradossale agricoltura spirituale di Paolo"; L. Maggi, "Alleanza "nuova ed eterna". Tra esegesi, liturgia e teologia"; A. Grillo, "Le alleanze mai revocate. Su un concetto biblico-teologico"; S. Adami, "Tra la bocca e il cuore. La nuova alleanza di Sabbetay ?evi"; R.M. Parrinello, "Alleanze con il divino nelle religioni antiche non monoteiste". Articoli: D. Antiseri, "Tommaso d'Aquino. La "mistica"di un "metafisico""; F. De Giorgi, "Le porpore e la sarda salata. Risposte di un laico coniugato a quattro cardinali che dubitano". Inediti: P. Prodi, "Quale Chiesa? Il paradigma tridentino".
«Più si teologizza, meglio si filosofa»: con queste parole Emmanuel Falque guida il lettore nel metaforico "passaggio del Rubicone", che conduce dalla riva della filosofia a quella della teologia sconvolgendo i canoni tradizionali del rapporto tra le due discipline. Mettere in dialogo questi versanti opposti - nel tentativo di innovare un'antica tradizione che affonda nel pensiero medievale e ha vari sviluppi nell'età contemporanea - significa predisporsi a una loro nuova comprensione, alla scoperta della potenza euristica di questi diversi e autonomi ambiti del sapere, dove l'uno arricchisce l'altro. Una prospettiva che conduce al superamento del ruolo ancillare della filosofia rispetto alla teologia e alla liberazione della teologia tramite la filosofia, con l'audacia che caratterizza la svolta teologica della fenomenologia francese nel suo aprirsi alle tematiche religiose. La proposta di Falque è una originale ermeneutica cattolica che si pone in dialogo con Husserl, Heidegger, Ricoeur, Lévinas, Merleau-Ponty, Derrida, Rahner, von Balthasar, Bultmann, de Lubac, e ruota attorno ai temi del "corpo", della "voce", del "Kerigma" e del "credere". La "decisione per la fede" è il timbro del suo pensiero: un sapere filosofico-teologico "trasformante".
L'identità e la teologia del padre domenicano Marie-Dominique Chenu è ricostruita attraverso le conversazioni e il fitto scambio epistolare - dal 1979 al 1988 - con Antonio Franco, il quale se ne ricorda l'itinerario e la formazione, dai primi studi agli anni di Le Saulchoir. Anni in cui prese forma la riflessione teologica sulla parola di Dio, sulla fede, sulla chiesa e sulla sua presenza nel mondo. Il teologo Francesco partecipò da "esterno" al Concilio Vaticano II ed ebbe un ruolo centrale nell'approvazione della costituzione pastorale Gaudium et Spes.
E’ qui presentata una tra le principali dispute del Novecento, la risposta di Karl Jaspers al manifesto di Rudolf Bultmann sul problema della demitizzazione. In gioco è il rapporto tra filosofia e teologia.
Il problema della sofferenza tocca il cuore della "teodicea": il rapporto fra il bene che è Dio e il male presente nel mondo. Per la teologia questa asimmetria è giustificata dal libero arbitrio, che rende l'uomo libero di scegliere: la sofferenza è una prova che offre la possibilità di approssimarsi a un bene più grande. Lewis, per l'approccio razionale a tali questioni - intelligibile ai più - e per lo stile accattivante, proprio di un grande romanziere, appare un pensatore moderno. Moderna è la sua apologia del cristianesimo: non tanto in contrapposizione alle altre fedi ma come difesa del senso stesso dell'essere umano, oggi quanto mai attuale, ad esempio, rispetto all'avanzare di prospettive naturalistiche, che negano la dimensione della libertà umana. L'esperienza del dolore rappresenta, appunto, l'argomento contrario. Premessa di Andrea Aguti.
Dai testi di Juan Luis Vives qui tradotti - "Introduzione alla Sapienza", "La scorta dell'anima", "Preghiera a Dio" - emerge il tratto specifico della sua spiritualità, frutto di una riflessione filosofica e religiosa coltivata per tutta la vita e che impedisce di separare formalmente questi due ambiti. Vives, contemporaneo di Erasmo e Tommaso Moro, distilla temi e interrogativi riguardanti verità e ragione, sapienza e rivelazione, tipici della feconda parabola culturale cinquecentesca che va sotto il nome di "umanesimo" europeo: il suo umanesimo cristiano ruota attorno al motivo della libertà interiore e di una relazione tra l'uomo e Dio che aspira al rinnovamento personale.
"Una lunghissima tradizione interpretativa propone di accostare i testi letterari da una prospettiva di tipo storico, declinata sulla base delle categorie hegeliane e successivamente rimodulata sui fenomeni della modernità novecentesca. La crisi della storia - come crisi del rapporto causa-effetto o come sfiducia nel concetto di evoluzione positivista - ha indebolito l'idea di progresso, a partire soprattutto dagli ultimi decenni del secolo scorso, quando gran parte delle strutture ideologiche, politiche, economiche e culturali hanno mostrato limiti e inadeguatezze. Ciò potrebbe aver favorito un cambio di sguardo nello studio dei testi - dalla verticalità della storia all'orizzontalità della geografia, dalla linearità del tempo alla circolarità dello spazio -, maturato sulla base della necessità di cercare e trovare nuovi parametri per decodificare un autore o un'opera."
È dalla crisi della preghiera che Hans Küng parte in questo aureo testo. Una crisi esita, insieme, della secolarizzazione e delle domande inevase di giustizia di fronte al male e al dolore innocente. Ma proprio il continuo riproporsi di questi interrogativi è per Küng la condizione per scoprire il senso universalmente umano della preghiera: «La preghiera può trasformare l'uomo, ma l'uomo dovrebbe trasformarsi anche nella sua preghiera. La preghiera è qualcosa di vivente, può crescere, maturare, diventare matura. [...] Anche la preghiera deve diventare adulta, deve essere lo specchio, l'espressione dell'intera personalità. Da come uno prega si capisci che uomo egli è».
Guerra in nome di Dio: un fenomeno antico e moderno, le cui radici affondano nella tradizione ebraico cristiana. Fina dall’antichità le diverse religioni si appellarono al divino per legittimare la violenza, giustificando l’omicidio in una realtà che trascendeva l’umano: una “sacralizzazione” che ha coinvolto tutto il Vicino Oriente antico, il giudaismo del secondo Tempio e la Tarda Antichità. Il volume mette in luce una costellazione di accezioni con cui i concetti di “guerra” e “pace” ricorrono nella Bibbia e in testi ad essa vicini.
L’escatologia, l’insieme di domande riguardanti le cose ultime, è un dilemma essenziale della Chiesa cristiana. La questione dell’aldilà è qui esplorata a partire dalla rilevanza di una festività oggi assente nel calendario cristiano: il “sabato santo”, nel quale morte e resurrezione di Cristo si affiancano, dove tutto è compiuto ma nulla è visibile. Un “giorno intermedio”, durante il quale si fondono le due realtà del venerdì di dolore e della domenica di Pasqua di gioia – un favorevole punto di osservazione per indagare il legame tra terra e cielo, presente e avvenire, fine e inizio –, che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita del Cristo. È lo shabbat che può fornire valide indicazioni sia per la fede personale sia per la presenza della Chiesa nel “sabato santo storico” del nuovo millennio.
FRÈRE JOHN DI TAIZÉ, membro della Comunità cristiana monastica ed ecumenica di Taizé fondata da Frère Roger negli anni della Seconda guerra mondiale, è autore di numerosi volumi tradotti in varie lingue.
Sono qui raccolti gli atti del convegno realizzato a Bologna il 2-3 dicembre 2014, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Storia della Teologia della FTER (Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna) e del GIROTA (Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina). Non si tratta di un bilancio della ricerca in corso, né di una sintesi a carattere manualistico, ma di una serie di approfondimenti su figure e momenti nodali di una possibile “storia dello Spirito santo”, che spaziano dalla letteratura biblica – sia in lingua ebraica che greca – alle testimonianze protocristiane canoniche ed extracanoniche, alla riflessione dei primi secoli in Oriente e Occidente, tenuto conto delle testimonianze iconografiche coeve. Due excursus indagano anche nell’ambito della tradizione islamica e della teologia cristiana contemporanea.
Contributi di M. Settembrini, F. Calabi, M. Marcheselli, M. Simonetti, F. Pieri, L. Perrone, G. Maspero, C. Gianotto, E. Norelli, F. Ruggiero, C. Burini De Lorenzi, G. Bendinelli, R. Zanotto, D. Righi, D. Gianotti.
Il libro ricostruisce come i Padri della Chiesa hanno pensato la Trinità (la relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo) e la Rivelazione cristiana in base ai concetti della metafisica greca. In gioco è il rapporto tra cristianesimo ed ellenismo: un tema quanto mai dibattuto, e qui analizzato con rigore e chiarezza. - Il libro è anche un'affascinante ricostruzione della storia del concetto di spirito (pneuma), dal suo significato filosofico (ragione, anima) a quello teologico cristiano, diventando nome della terza Persona divina. Da tale storia emerge anche una nuova prospettiva sullo spirito dell'uomo e sul suo rapporto con il corpo e il mondo. - Le controversie teologiche tra patristica greca e latina sono esposte e chiarificate in modo nuovo.