
Giubileo fa rima con indulgenze. O, meglio, faceva rima. Oggi comprendere le indulgenze non è affatto facile. Vuote apologie e semplificazioni riduttive sono all'ordine del giorno. L'oggetto stesso dell'indulgenza, ossia la "remissione della pena temporale", mette a dura prova la nostra intelligenza di cattolici, sicché spesso per toglierci d'impaccio ripieghiamo su qualche richiamo alla preghiera per i defunti o alla misericordia di un Dio che perdona senza misura. Di qui è nato il progetto di questo libro, che vuole parlare a tutti: ai dotti come ai curiosi. E lo fa mediante una struttura agile e diretta: i due curatori hanno rivolto domande a sei esperti, scelti sulla base delle loro diverse competenze. Le risposte, senza troppe citazioni in nota, aiutano a elaborare una comprensione critica della tradizione e soprattutto a rivedere oggi l'indulgenza, inserendoci nell'alveo di una riscoperta del "processo penitenziale". Un dibattito sereno e dialogato sulle indulgenze può e deve fare nuova luce: per evitare i tanti equivoci e per sciogliere i troppi enigmi.
Da secoli i cristiani ripetono: «Gesù, morendo sulla croce, si è sacrificato per noi, per espiare i nostri peccati». Il cristianesimo come religione dell’amore può davvero basarsi su un sacrificio e lì trovare tutto il proprio significato? Se la croce non fosse un atto richiesto da Dio per redimerci, ma l’esito di forze storiche, avrebbe ancor senso la nostra fede? Stando ai vangeli, in effetti, Gesù non è venuto per morire, ma per annunciare la buona notizia del Regno . Meinrad Limbeck - senza timore di toccare un nervo scoperto - dimostra in modo sorprendente, e su un solido fondamento biblico, che il significato del cristianesimo non può essere la morte sacrificale di Gesù voluta da Dio. Il teologo tedesco sviluppa le linee fondamentali di una fede cristiana che mette al centro non un piano divino "sadico" e implacabile, ma il messaggio di un Dio amorevole e liberatore. Riscoprire quel Kérygma ci apre a una vita di desiderio e di speranza, di impegno e di gratuità, capace di trasformare il mondo. Il libro ideale per chi desidera una fede cattolica libera da interpretazioni colpevolizzanti e punitive, per chi pensa e agisce in vista di una Chiesa proiettata verso il futuro del Regno.
La presente opera di Küng sulla giustificazione si colloca nella linea del dialogo tra teologie di diverse confessioni. La prima parte del volume mira a una lettura obiettiva di K. Barth; la seconda parte è lo sviluppo della dottrina cattolica sulla giustificazione fondato su una penetrante analisi delle definizioni e dichiarazioni infallibili del magistero.
L’opera, ormai collaudata in campo internazionale, è una organica trattazione ecclesiologica che si articola in cinque parti: 1. La Chiesa reale; - 2. Sotto il Regno-di-Dio che viene; - 3. La struttura fondamentale della Chiesa; - 4. Le dimensioni della Chiesa; - 5. Il servizio nella Chiesa.
La 'Teologia della speranza' offre una miniera di informazioni e di critiche: di ogni questione dibattuta l'Autore presenta un'ampia rassegna storica e, attraverso una analisi critica delle posizioni dei teologi che l'hanno preceduto, egli apre un varco alla teologia della speranza.
Dalla quarta di copertina:
Nel momento in cui si rendevano palesi le crepe e la crisi del mondo borghese dell'epoca moderna e si facevano avanti nuove idee rivoluzionarie, veniva riscoperta anche l'escatologia biblica. È stata l'opera di uomini come A. Schweitzer, J. Weiss e F. Overbeck. Ma ci volle del tempo prima che le nuove impostazioni esegetiche e storiche potessero affermarsi in teologia sistematica. Nei grandi progetti di Barth e Bultmann, ma anche di Rahner e di Balthasar, l'escatologia biblica è ancora irretita in categorie astoriche. Solo la teologia più recente ha operato il tentativo di affrontare di petto la struttura-di-speranza della fede cristiana.
Il documento più significativo di questa svolta della teologia contemporanea – svolta che le imprime un orientamento 'politico' – è Teologia della speranza di Jürgen Moltmann. Il recupero della dimensione escatologica e della struttura-di-speranza della fede cristiana avviene in costante dialogo con i grandi filosofi e tologi dell'epoca moderna e contemporanea: Hegel, Marx, Bloch, Barth, Bultmann, Pannenberg.
Ernst Käsermann ha scritto. «Il libro di Moltmann rappresenta la conquista di una posizione avanzata, attestata in un continente inesplorato e quasi inaccessibile, e il segno di una nuova problematica che va delineandosi e va investendo tutto l'impianto della teologia».
A vent’anni dalla prima pubblicazione, esce l’edizione del quinto centenario dell’America Latina, che si presenta come edizione rivista e corretta con una nuova stimolante introduzione dal titolo ‘Guardare lontano’.
Il volume si prefigge due obiettivi: offrire un contributo sia alla cristologia in generale che alla comprensione teologica della filosofia hegeliana in particolare.
I saggi moltmanniani qui riuniti documentano il sorgere della teologia della speranza e le applicazioni, soprattutto in campo prassistico ed etico, che Moltmann è andato svolgendo dal tema della sua opera maggiore ‘Teologia della speranza’.
Moltmann si è occupato della teologia della croce fin dagli inizi dei suoi studi teologici; egli ritiene che il filo conduttore del suo pensiero teologico sia appunto questa teologia della croce. Anche Teologia della speranza – apparsa nell'edizione originale nel 1964 – era prospettata in termini di una eschatologia crucis. Se in Teologia della speranza Moltmann dialogava con la filosofia della speranza di E. Bloch, ora gli interlocutori sono la «dialettica negativa» e la «teoria critica» di Th. W. Adorno e di M. Horkheimer, ma anche le esperienze e le prospettive della prima teologia dialettica e della filosofia esistenziale e della teologia ebraica dell'Olocausto; in una parola: le moderne tematizzazioni della sofferenza del mondo.
Il volume raccoglie quindici saggi, che Pannenberg è andato scrivendo dal 1959 al 1967: essi mirano a cogliere il significato che la coscienza storica assume per la comprensione delle testimonianze bibliche.
Il tema ‘fede e storia’ risulta essere una delle più grandi questioni della chiesa e della teologia nell’epoca moderna. Esso percorre come un filo rosso i saggi del teologo di Tübingen, raccolti in questo volume.
Un completo trattato di Cristologia, che viene riedito con una nuova Prefazione (1992) nella quale si sintetizzano gli sviluppi della discussione cristologica nel corso degli ultimi due decenni.
Dalla quarta di copertina:
Preparato da un lavoro decennale di studio e di magistero accademico la Cristologia di Walter Kasper è un'opera che si richiama alla scuola cattolica di Tubinga e in particolare agli schemi cristologici di Karl Adam e di Josef Ruprecht Geiselmann. Intento dell'opera non è quello di ripetere in modo sterile i vecchi discorsi, e nemmeno di ragguagliare, sfruttando l'enorme materiale a disposizione, sulle innumerevoli e nuove questioni di carattere esegetico, storico e sistematico. Qui si mira piuttosto ad evidenziare, con una riflessione approfondita e metodica, i motivi dominanti della tradizione e della ricerca contemporanea, per vagliarli e utilizzarli in vista di una nuova impostazione sistematica della cristologia, che riproponga in modo responsabile di fronte al pensiero moderno le ricchezze della tradizione e i risultati del dibattito contemporaneo.
Un completo trattato di Cristologia, che viene riedito con una nuova Prefazione (1992) nella quale si sintetizzano gli sviluppi della discussione cristologica nel corso degli ultimi due decenni.

