
Sarebbe un errore considerare l'umiltà una virtù di dettaglio, come se fosse un ornamento prezioso, ma non necessario. Eppure, nonostante sia una caratteristica fondamentale del Figlio di Dio, essa non gode la fama di altre virtù ritenute più eccellenti. In realtà è il terreno sul quale crescono tutte le altre, tanto da poter dire che l'umiltà è la misura della santità. Infatti, se è vero che la carità è la regina di tutte le virtù, è per la presenza dell'umiltà che essa "non si gonfia", rischiando di corrompere se stessa. Il direttore di Radio Maria rileva la messa ai margini di questa virtù da un contesto sociale che esalta l'arroganza e l'arrivismo, ma mette in guardia anche dalla "falsa umiltà", quella di coloro che fanno finta di sminuirsi per fare carriera, per compiacere il potente di turno, per piegarsi servilmente agli interessi altrui e ottenere guadagni personali. Le riflessioni che si snodano nei vari capitoli hanno come scopo quello di portare il lettore nel santuario della propria interiorità, per conoscerne miseria e grandezza, per giungere a uno sguardo di verità su se stessi. L'uomo non è mai così grande come quando riconosce di essere un peccatore, guardando se stesso e gli altri con lo sguardo della compassione. Ma non è mai così in pericolo come quando si crede superiore ai suoi simili e si indurisce nell'incapacità di chiedere perdono. Solo la virtù dell'umiltà è la medicina che consente all'uomo di liberarsi dalla tirannia dell'"io" e di gustare la pace del cuore.
È stato nella rosa dei "papabili" degli ultimi due conclavi. Honduregno, salesiano, arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinal Oscar Rodriguez Maradiaga è uno degli uomini più vicini a Bergoglio, suo amico fraterno fin dai tempi della collaborazione nella Conferenza episcopale latino-americana. Il 13 aprile 2013 il Papa argentino lo ha messo a capo del primo "consiglio dei ministri" della storia della Chiesa: il gruppo dei nove cardinali da tutto il mondo che ha il compito di consigliarlo nel governo della cattolicità e di coadiuvarlo nella riforma della Curia romana. Nella lunga conversazione con Antonio Carriero racconta le sfide che il "Consiglio dei nove" ha dovuto affrontare in questi tre anni: la questione della trasparenza nella gestione del denaro in Vaticano, la riforma dello IOR, l'accorpamento dei dicasteri, l'obiettivo di una sinodalità concreta e non teorica, l'organizzazione di una Chiesa sempre meno romano-centrica e sempre più universale. Il racconto svela come si sta progressivamente attuando dall'interno il processo di riforma e le molteplici resistenze al cambiamento di coloro che, secondo Maradiaga, «non sono misericordiosi con Francesco». Inediti e avvincenti sono alcuni particolari sugli ultimi due conclavi, sulla rinuncia di Benedetto XVI, sull'elezione di Francesco e sul giorno in cui il Papa gli disse: «Oscar, ho bisogno del tuo aiuto». Nelle parole del cardinal Maradiaga si intravedono i passi lenti e faticosi di una Chiesa che vuole rinnovarsi nei gesti e nello stile, senza snaturare ih-suo messaggio: una "Chiesa in uscita", una "Chiesa povera per i poveri", una "Chiesa inquieta".
Da vescovo ausiliare ad arcivescovo di Milano. Chi è Mario Delpini? Papa Francesco lo ha scelto per essere il pastore della diocesi ambrosiana dopo i cardinali Martini, Tettamanzi e Scola, di cui è stato stretto collaboratore. Una nomina che ha colto molti di sorpresa, ma in linea con le ultime scelte del pontefice: figura non ascrivibile a nessuna cordata, sacerdote dedito alle famiglie e agli ultimi, vescovo mite e lontano dall'identikit del manager. Classe 1951, uomo dal temperamento cordiale, ottimo rapporto con i fedeli, Delpini è stato segretario della Conferenza episcopale lombarda e si è occupato a lungo di formazione del clero, ma negli anni si è rivelato anche un acuto osservatore del mondo che gravita attorno al campanile parrocchiale, alla canonica, all'oratorio con tutti i suoi attori e comprimari: giovani, anziani, poveri, volontari, catechiste, devoti zelanti e critici, suore e seminaristi... Un'umanità variegata, a tratti ferita, bisognosa di attenzione e cure. In un racconto denso di curiosità e particolari, il vaticanista Paolo Rodari ricostruisce il percorso umano e spirituale di quello che si preannuncia un "grande vescovo": affettuoso, informale, che non dimentica gli amici e i collaboratori che gli sono stati vicini. Lanciando uno sguardo sul futuro, il nuovo pastore di Milano pone i capisaldi della missione che lo attende: le sue idee sull'accoglienza agli immigrati, sul rapporto con le altre religioni e le altre confessioni cristiane, sulle prospettive della civiltà italiana e della Chiesa nei prossimi anni.
Si può ancora incontrare Dio nella "società liquida"? La secolarizzazione e la scristianizzazione dell'Occidente sono segno della fine dei tempi o soltanto della fine di un'epoca e dell'inizio di un'altra? La società plurale e relativista è il nemico da combattere innalzando barriere e muri oppure può diventare l'occasione per annunciare il Vangelo in modo nuovo? La fine della civiltà cristiana e la difficoltà a trovare un comune denominatore nei "valori" e nella morale "naturale" segnano l'impossibilità di un dialogo tra credenti e non credenti o richiedono che questo sia proposto in forme nuove? Di fronte a una situazione che per certi versi assomiglia a quella degli inizi del cristianesimo, chi crede in Gesù come è chiamato a vivere? Don Julián Carrón è da dodici anni alla guida del movimento di Comunione e Liberazione. Ha avuto il compito non facile di raccogliere il testimone da don Luigi Giussani, il quale, pur non avendo inteso «fondare niente», diede vita a un movimento che come tutte le realtà nuove ha fatto e fa discutere. In questo suo primo libro-intervista dialoga con il vaticanista Andrea Tornielli, non tanto con l'obiettivo di affrontare i temi più spinosi e interni alla vita di CL e della Chiesa, che pure non mancano in questo libro con domande e risposte scomode, ma anzitutto per raccontare qual è lo sguardo del movimento sul momento storico che stiamo vivendo, per riproporre - senza linguaggi autoreferenziali o per addetti ai lavori già "fidelizzati" - quale sia il nucleo essenziale della fede cristiana. Con particolare attenzione alla dinamica con cui il cristianesimo si è comunicato e si comunica. Il dialogo schietto che il lettore troverà in queste pagine non è una biografia di don Julián Carrón e neppure un saggio sulla realtà ciellina. Rappresenta piuttosto il tentativo di porre e suscitare domande, per scoprire o riscoprire i contenuti del cristianesimo, chiedendosi se e come possano essere interessanti e nuovamente testimoniati in una società non ancora post-cristiana, ma già ben avviata a diventarlo.
C'è oggi una sorta di «fatica a essere giovani»: è la difficoltà delle nuove generazioni a vivere in pienezza la propria età, in un tempo in cui tutti - a prescindere dal certificato di nascita - fanno di tutto per essere e restare giovani. Questo dilagante «amore per la giovinezza» rende semplicemente impossibile la vita di coloro che giovani lo sono davvero, gettando alle ortiche la generatività, ovvero quel tratto qualificante dell'età matura che si preoccupa di mettere al mondo, crescere, educare e poi lasciare spazio. Generatività significa soprattutto suscitare curiosità e domande cruciali: perché esisto? Per chi e per cosa vale la pena vivere? Il Bene, la Verità, Dio sono invenzioni dell'uomo pensante o realtà a cui affidarsi? Secondo la lucida analisi dell'autore, è anzitutto per questa ragione che «i giovani di oggi non solo non credono più nelle religioni, nei partiti, nel futuro, nella società, ma hanno proprio smesso di declinare il verbo "credere"», perché è chiaro che se non vengono provocate le grandi questioni nel cuore dei ragazzi, nessuno di loro mai si sognerà di andare a cercare le risposte nelle istituzioni civili o religiose. Il sempre più evidente dato del mancato riferimento al Vangelo da parte dei giovani - la loro incredulità - dipende da un vuoto di testimonianza o, meglio, dalla testimonianza di un vuoto da parte di quell'adulto postcristiano incarnato dalle loro mamme e dai loro papà. Non ci si può occupare del rapporto dei giovani con l'esperienza del credere, senza tenere presente che da esso dipende il destino delle società e delle chiese, un destino sempre più incerto.
Nel 1895, un comitato di donne legate al movimento suffragista statunitense mise per la prima volta in discussione l'interpretazione tradizionale dei testi sacri, che sanciva la subordinazione della donna nei confronti dell'uomo. Dal loro impegno nacque The Woman's Bible , un'opera da cui prende spunto, oltre un secolo più tardi, il lavoro di un gruppo di teologhe, pastore e donne consacrate protestanti e cattoliche che si è posto l'obiettivo di una rilettura critica della Bibbia dal punto di vista femminile. Un commento alla luce degli studi più recenti che porti il fermento della discussione dentro le Chiese, nella teologia e nelle pratiche, ovunque persistano resistenze e chiusure nei confronti delle donne. Le studiose - di differenti provenienze geografiche e culturali - affrontano vari temi legati sia al corpo, con i suoi attributi di genere, sia ai ruoli: la bellezza, il pudore, la verginità, la sterilità da un lato; la sottomissione, la responsabilità, la spiritualità dall'altro. Le loro ricerche offrono uno sguardo nuovo su alcune delle figure di donne più significative: Marta e Maria, le sorelle messe in contrapposizione nel Vangelo di Luca; Maria Maddalena, la discepola presente sul Golgota, la prima testimone della resurrezione di Cristo; e ancora la samaritana, Rut, Sara, Abigàil, Rebecca e Betsabea. Attraverso le loro storie le autrici indagano i simboli femminili del divino e mostrano che la Bibbia contiene un immenso potenziale liberatorio per le donne, «un incoraggiamento per arrivare a un'umanità piena e condivisa, scopo della Rivelazione cristiana». Presentazione: Letizia Tomassone.
«Se Dio c'è ed è come ce lo racconta la Parola, non può che essere nascosto, celato, defilato. E, nel contempo, raggiungibile. Abbiamo in noi stessi tutti gli strumenti per diventare cercatori di Dio. Esploratori dell'Assoluto». Tutti abbiamo un'idea di Dio, un'idea costruita a partire dal nostro carattere, dalla nostra esperienza, dall'ambiente in cui siamo cresciuti. E tanti di noi tendono a proiettare su Dio i loro bisogni e le loro speranze, o a chiamarlo in causa per le ingiustizie e le sofferenze che subiscono o colpiscono gli innocenti. Chi è dunque il Dio in cui crediamo (o non crediamo)? È la domanda che Paolo Curtaz ci pone in queste pagine, invitandoci a mettere fra parentesi tutto ciò che crediamo di credere per cercare di conoscere il Dio che Gesù racconta nei Vangeli. In una sorta di introduzione al cristianesimo, amichevole e ricca di umorismo, il teologo ci mostra, ripercorrendo i testi biblici, come liberare la testa da vecchie e asfittiche convinzioni religiose, imparare ad ascoltare la testimonianza evangelica, cercare con costanza, nella nostra vita, quel tesoro nascosto che è la presenza di Dio. Chi accoglie la prospettiva di Gesù incontra un Padre che lo ama e lo rende capace di amare, lo fa partecipe di un grande progetto d'amore, gli apre le porte su una vita più autentica, gioiosa, intensa. Una riflessione rivolta ai credenti, ai dubbiosi e perfino agli atei che sfida a iniziare una propria, originale, ricerca spirituale.
«Pregate sempre per me perché io abbia il coraggio di rimanere in crisi»: è l'intenzione paradossale espressa da papa Francesco nel Natale 2020 ad aprire la riflessione di Erio Castellucci, che in queste pagine cerca di delineare una "spiritualità della crisi". Difficoltà, scompensi, sconvolgimenti non sono scherzi del destino, ma tappe obbligate di qualsiasi percorso personale e sociale. Sono eventi che scuotono, che fanno perdere l'equilibrio e piombare nell'incertezza, ma non sono solo negativi, non significano rovina e distruzione. Non soltanto la storia in generale, ma proprio la storia biblica è piena di personaggi inquieti, che attraversano fatiche e sofferenze dalle quali nascono strade di salvezza. Nel nostro tempo alle tante emergenze del mondo globalizzato - guerre, terrorismo, clima, migrazioni - si aggiungono per la Chiesa povertà morali e strutturali: calo della partecipazione, crollo delle vocazioni, secolarizzazione, scandali tra i religiosi, irrilevanza nella società. Un dissesto epocale, che potrebbe portare a un giudizio sconfortato sul valore della stessa fede. Ma sarebbe una conclusione frettolosa. Se osserviamo ciò che è avvenuto nei secoli, vediamo che i periodi più tormentati sono quelli in cui la santità della Chiesa è fiorita, perché la crisi non è solo un fatto, ma una dimensione dei corpi vivi e un sintomo di coraggio e progressione. Se i cristiani si sentono oggi una minoranza, se la fede non costituisce più un presupposto comune, anzi viene emarginata o negata, allora è il momento di riscoprirsi piccolo gregge e di lasciarsi mettere in crisi dal Vangelo. Un libro che motiva con lucidità e passione la scelta di un cattolicesimo più evangelico, più semplice, più fedele allo stile di Gesù.
Lo spirito, come il corpo o la mente, è un elemento fondamentale di ciascuno di noi: è la nostra parte spirituale a renderci unici rispetto a ogni altra creatura sulla Terra. Eppure, se è vero che nutriamo il nostro fisico e ci sforziamo di prenderci cura della nostra psiche, quante volte ci mettiamo davvero in ascolto dei bisogni dello spirito? Questa mancanza di attenzione, soprattutto in questo tempo difficile in cui l'ansia, la paura, l'angoscia rischiano di imprigionare la nostra anima, è spesso la causa di un malessere profondo, un senso di vuoto al quale fatichiamo a dare una spiegazione. Ecco, quindi, che si fa più forte e condivisa la necessità di un percorso che possa placare l'inquietudine. Questo secondo volume della collana Spiritherapy inaugura Orizzonti di spiritualità, una proposta rivolta a chiunque cerchi la verità e sia disposto ad aprirsi alla dimensione spirituale. Attraverso una serie di riflessioni ed esercizi pratici, Chiara Amirante ci guida in un cammino alla scoperta della forza dello Spirito, di alcuni segreti preziosi per sperimentare la pienezza della Gioia, delle nostre zone d'ombra, dei nostri "inferi" per fare esperienza della "Risurrezione", dell'Amore di Dio che ha preso su di sé ogni dolore e l'ha trasfigurato. Un prezioso manuale pratico per diventare persone pienamente felici e far risplendere in tutta la sua bellezza quella scintilla divina presente in noi. Riuscirci non è facile, perché la vita ci infligge ferite profonde. Ma è proprio potenziando lo spirito che possiamo trovare la chiave per la guarigione delle nostre fragilità.
Quali sono gli obiettivi che desideri raggiungere? Quali i tuoi sogni? Per cosa desideri spendere la tua vita? Qual è la tua missione? Nei ritmi frenetici della quotidianità rischiamo di non trovare mai il tempo per fermarci e rispondere a queste domande fondamentali. Eppure, solo attraverso un'attenta analisi di noi stessi possiamo costruire la strada che ci porti alle vette più alte della vita, verso quegli obiettivi che sono dentro di noi ma che, a volte, ci sembrano così irrealizzabili da rinunciare ancor prima di intraprendere il cammino. Spesso ci accontentiamo di gratificazioni immediate, che ci danno però un appagamento effimero, lasciandoci poi più insoddisfatti e disorientati di prima. È invece necessario puntare in alto, alla meta finale, per quanto possa apparire impegnativo e faticoso. È ciò che ci dice Chiara Amirante in questo nuovo libro della collana Spiritherapy in cui, dopo il successo de La pace interiore, continua il percorso su L'arte di amare: tra dolorosi e illuminanti aneddoti personali, riflessioni sull'esistenza e sulle sfide quotidiane, l'autrice condivide con i lettori alcuni suggerimenti pratici per far sì che le scelte di ogni giorno siano in linea con le nostre aspirazioni più profonde. Prendere le decisioni giuste, quando si è sotto tante pressioni di ogni genere, è un'arte tutt'altro che facile. Dobbiamo, tuttavia, impegnarci ad apprenderla, perché ci permette di vivere al meglio quell'unica vita che ci è stata donata e farne qualcosa di immenso e meraviglioso.
La vita, a volte, ci riserva strane sorprese. Non tutte piacevoli, non tutte desiderabili. Eppure, anche dalle situazioni più oscure e misteriose può fiorire qualcosa di inatteso e straordinariamente bello. Sembrava una sera di aprile come tante quella in cui don Gianni si è ritrovato, da un momento all'altro, con la vita appesa a un filo. Non sapeva se si sarebbe salvato ma sapeva che, qualunque fosse stata la sua sorte, l'avrebbe accettata con serenità, senza paura. Quella notte ha segnato per lui un prima e un dopo: quando tutto sembrava sul punto di svanire, a tre centimetri dalla vita eterna, un miracolo ha fatto sì che qualcosa di nuovo nascesse. Certo, quella non era la prima volta che il destino lo coglieva di sorpresa: Gianni Castorani era un semplice impiegato di banca quando, folgorato dall'incontro con padre Daniel Ange, fondatore della scuola di evangelizzazione Jeunesse Lumière, aveva deciso di lasciare tutto per seguire una chiamata che non poteva più attendere. Da allora, dopo aver dato vita a Jeunesse Lumière Italia e aver preso gli ordini sacerdotali, non ha mai smesso di portare la Chiesa tra la gente e, soprattutto, tra i più giovani, attraverso un'instancabile opera di evangelizzazione nelle piazze, sulle spiagge e nelle discoteche. In questo libro, insieme alla penna di Gaia Corrao, don Gianni racconta la straordinaria bellezza di una vita segnata da tanti sì, intrisa di incontri decisivi, episodi sconvolgenti e coincidenze che hanno dell'incredibile, se non vengono lette con gli occhi della fede. Un racconto autentico che parla al cuore di tutti: di chi quella fede l'ha trovata e di chi, forse, la sta ancora cercando. Con uno scritto inedito di padre Daniel Ange, fondatore di Jeunesse Lumière.