
In occasione del suo 70º genetliaco i professori dell’Istituto di Dogmatica vogliono esprimere la gratitudine, la riconoscenza, il rispetto e la stima per Sua Ecc. mons. Angelo Amato, già Decano della Facoltà di Teologia e Direttore dell’Istituto di Dogmatica, dove il suo apporto è stato decisivo per la ricerca scientifica e per la docenza universitaria nella formazione di tanti giovani teologi, avviati alla riflessione matura sulla fede, all’insegnamento e alla prassi pastorale. L’esperienza diretta del lavoro teologico di mons. Angelo Amato nell’ambito dell’Istituto di Dogmatica della Facoltà di Teologia nell’Università Salesiana, ha offerto ai colleghi e agli studenti la percezione che la passione per Cristo diventa anima del fare Teologia. Nei sei contributi del presente volume emerge l’attenzione al dato positivo, sul quale si applica un lavoro interpretativo che è sollecito nel rispettare la fonte, per esprimere la sua vitalità e il suo senso; si presenta così la relazionalità teologica che evita la chiusura in cerchi troppo ristretti e si preoccupa di trattare le questioni con la maggiore apertura possibile. Gli studi sono realizzati con quella sensibilità pedagogica, che offre percorsi concreti per far teologia, di modo che il lavoro compiuto non sia soltanto un punto di arrivo, ma significhi anche suggestione e proposta per ulteriori contributi.
Con l’inizio della Restaurazione la Chiesa mette in moto una intensa attività pastorale che, pur con modalità, fasi ed esiti diversi da paese a paese, si protrae per tutto l’Ottocento con alcune caratterizzazioni tipiche di quel periodo storico.
Accanto allo sterile rimpianto per l’ormai passata societas christiana, riprende vigore una intensa attività che ha di mira la ri-cristianizzazione non solo dei singoli ma delle società e degli stati secolarizzati e laicisti. Sia pure con fatica, la Chiesa arriva a sviluppare un’azione non più unicamente intra-ecclesiale ma anche extra-ecclesiale; un’azione in cui trova progressivamente spazio anche il laicato.
Di una realtà estremamente complessa come l’azione pastorale della Chiesa in tutto un secolo, questo libro intende offrire un semplice sondaggio sull’attività pastorale, in particolare catechistica, svolta nella Chiesa italiana dell’Ottocento, attraverso lo studio di tre personalità e di una istituzione, attivamente impegnate nel ministero pastorale.
L’analisi si apre con lo studio di una proposta catechistica indirizzata a giovani studenti dal p. Luigi Taparelli d’Azeglio SJ (1793-1862).
Il secondo sguardo è rivolto al ben più noto beato Antonio Rosmini (1797-1855). Con la lucidità propria di una mente superiore, egli analizza due àmbiti fondamentali di ogni prassi pastorale, la predicazione e la catechesi. Di entrambi denuncia chiaramente i limiti mostrati all’epoca e, in positivo, propone una riflessione omiletica e catechetica dai caratteri decisamente innovativi, avvalorando il quadro teorico con l’esemplarità dell’azione.
A partire dai primi anni Cinquanta si presenta attivo sotto il profilo pastorale san Leonardo Murialdo (1828-1900). Di lui è presa in considerazione l’intensa pratica catechistica, specialmente nei confronti del mondo giovanile.
L’ultimo studio tocca una istituzione, cioè la Congregazione Salesiana. L’analisi mira ad individuare come, nella Chiesa di fine Ottocento e inizi Novecento, i superiori di questa famiglia religiosa concepissero l’apostolato laicale e come facessero pervenire i loro convincimenti ai laici legati alla Congregazione come Cooperatori, attraverso il loro organo di collegamento ufficiale, il Bollettino Salesiano, e i loro Congressi internazionali.
Questo volume è dedicato ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. La riscoperta dell’intima unità del processo di iniziazione cristiana consiglia di non dividere in linea di principio, e in forma rigida, il trattato dei sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia, in modo particolare dei sacramenti che sono per così dire fondativi e costitutivi dell’essere cristiano: il battesimo e la confermazione. Di fatto, nel Nuovo Testamento e nel periodo patristico, i due primi sacramenti sono stati trattati sempre insieme. Perciò questa trattazione tiene conto sia della stretta unità che sul piano storico, liturgico e teologico intercorre tra il battesimo e la confermazione, sia anche della loro reciproca relazione con l’eucaristia.
La prima parte è dedicata alla storia comune del battesimo-confermazione in cui, a partire dal dato biblico, si illustrano i successivi sviluppi. La seconda parte, nell’affrontare la visione sistematica, si occupa separatamente del battesimo e della confermazione. L’ultimo capitolo tratta dell’eucaristia come punto di arrivo del processo di iniziazione cristiana.
L’Autore, ordinario presso il Claretianum, professore al Pontificio Istituto Liturgico e presso la Pontificia Università Lateranense e l’Università Pontificia Salesiana, offre una teologia dei sacramenti dell’iniziazione cristiana che sia consona a nutrire non solo l’intelligenza ma anche la vita spirituale del credente nonché atta ad illuminare l’azione pastorale, in questo settore che è da considerarsi di somma importanza per la vita della Chiesa.
Il volume offre una panoramica delle scelte operate dall’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a livello del governo centrale, nel campo dell’animazione della Pastorale giovanile, intesa come il servizio che la comunità ecclesiale realizza sotto la guida dello Spirito di Gesù, per dare pienezza di vita e di speranza alle nuove generazioni e per aiutarle nelle loro concrete situazioni esistenziali a incontrare Cristo e a rispondere al dono gratuito della salvezza.
Nell’attuale contesto attraversato dalla ricerca di significato, da nuovi orizzonti antropologici, invocante giustizia ed equità nelle relazioni tra i popoli, la scommessa sul futuro si radica nella riscoperta continua del passato perché la proposta educativa del carisma salesiano possa esprimersi in tutta la sua ricchezza.
La ricerca condotta da Mara Borsi per l’Ambito per la Pastorale giovanile si rivolge alle/agli operatori di pastorale e a quanti hanno a cuore la loro formazione.
La Pastorale giovanile delle Figlie di Maria Ausiliatrice si presenta come realizzazione concreta della missione educativa che, radicata nel dono carismatico, trova in Cristo Signore, e in Maria sua Madre, i riferimenti fondamentali per la maturazione della personalità, la scoperta del progetto di vita e la costruzione di un mondo più umano, solidale e rispettoso del creato. Una pastorale fortemente radicata nell’esperienza ecclesiale, in cui si riconosce il primato dell’evangelizzazione che impegna a favorire l’incontro esplicito e cosciente delle/dei giovani con Cristo. Il rinnovato riconoscimento dell’importanza dell’educazione ribadisce l’originalità della Pastorale giovanile salesiana chiamata oggi, in un clima di crisi di significato e di speranza, a costruire reti educative, valorizzando una pluralità di figure e di istituzioni.
Si può “dimostrare”, attraverso un’argomentazione filosofica, che Dio esiste? Che valore hanno le “cinque vie” di san Tommaso d’Aquino?
Questo studio, facendo ricorso a numerosi testi finora inediti presenti in manoscritti di varie biblioteche europee, ed a fonti di autori spagnoli del XVI e XVII secolo, esamina come i tre articoli (“Se sia di per sé evidente che Dio esiste”; “Se sia dimostrabile”; “Se Dio esista”) della questione 2 della I Pars della Summa Theologiae del Dottore Angelico sono stati commentati – nelle lezioni universitarie e nelle prime opere pubblicate – dai teologi domenicani che per più di un secolo si sono avvicendati sulle principali cattedre della prestigiosa sede accademica salmantina, luogo che – come noto – ha visto nel “Siglo de Oro español” il sorgere e lo svilupparsi, all’interno della “Seconda Scolastica”, di una tradizione di pensiero particolarmente originale e significativa.
Il saggio consta di due parti: la prima – dal titolo Studio sugli autori: ricerca, testo, considerazioni – è suddivisa in sei capitoli, che trattano rispettivamente di Pedro de Sotomayor, Mancio de Corpus Christi, Bartolomé de Medina, Juan Vicente de Astorga, Domingo Báñez e Pedro de Godoy; la seconda – dal titolo Testi – riporta la trascrizione di tutte le fonti non confluite nei capitoli, compresi i ff. 49v-57r del Ms 1042 della Biblioteca Angelica di Roma. Di ciascuno degli autori si ripercorre brevemente la carriera accademica, in vista di collocare cronologicamente e contestualmente il commento alla questione 2, e si descrivono tutte le fonti a disposizione, fornendone la trascrizione insieme con alcune note di apparato. Nel caso di Domingo Báñez e di Pedro de Godoy si utilizzano per lo studio anche i testi pubblicati negli Scholastica Commentaria e nelle Disputationes Theologicae. Ogni capitolo si chiude con alcune fondamentali considerazioni storico-teoretiche che permettono di confrontare i commenti dei teologi domenicani qui esaminati con quelli dei maestri che li precedettero (a partire da Francisco de Vitoria, Domingo de Soto, Melchor Cano e Ambrosio de Salazar), e di segnalarne le caratteristiche peculiari e più significative. Si potranno così evidenziare – almeno su questo specifico argomento – le particolarità del “tomismo” salmantino, e comprendere le influenze immediate dei nostri autori rispetto ai commenti posteriori sia dei maestri domenicani sia dei teologi appartenenti ad altre “scuole” ed ordini religiosi, tra i quali gli agostiniani, i carmelitani e soprattutto i gesuiti.
La discussione sul tema del valore “apodittico” delle quinque viae e sulla validità intrinseca ed oggettiva della dimostrazione risulta essere particolarmente interessante non solo nel preciso contesto che viene trattato in questo volume, segnato soprattutto dal confronto con l’interpretazione fornita a proposito dal cardinale Gaetano, ma anche nell’attuale contesto culturale, come si mette in evidenza nella Conclusione. La “questione Dio” permane infatti come “domanda radicale” che appartiene all’integralità della stessa esistenza della persona umana, e al senso più profondo della sua vita.
Ogni espressione religiosa ha sempre una dinamica tra immanente e trascendente, tra umano e divino. Il rapporto con il soprannaturale si manifesta attraverso espressioni cultuali che di solito contemplano mediazioni affidate a persone che nel tempo sono state identificate con il termine sacerdos.
La lezione che promana dall’orizzonte religioso e culturale del bacino mediterraneo
ha permesso di comprendere una certa linea che, al di là di comuni terminologie,
permette di verificare come anche la rivelazione cristiana si sia avvalsa di elementi culturali tipici delle religioni pagane.
I contenuti offerti dal volume, dopo la prolusione del card. Zenon Grocholewski, si muovono dalla condivisione delle denominazioni del “sacerdote” nelle principali
lingue indoeuropee (R. Bracchi). Dall’orizzonte semantico si sviluppa il linguaggio sacerdotale nel contesto giudaico-cristiano (M. Cimosa – G. Bonney).
Una comprensione più piena si attua qualora si contestualizzi la riflessione attorno al tema della santità e sacralità del sacerdote in Omero (O.A. Bologna).
Dall’Asia Minore alla Grecia l’attenzione si sposta sugli Eumolpidi di Eleusi (M.
Marin). Se dalla Grecia l’attenzione si concentra su Roma, si scoprono ulteriori
aspetti della funzione sacerdotale (C. Calvano). Dal percorso culturale in ambito pagano ci si muove successivamente a quello cristiano, evidenziando la specificità del sacerdozio cristiano nel ministero della riconciliazione presso i Padri della Chiesa, (M. Maritano), per cogliere come lo svolgimento del ministero sacerdotale richieda attenta formazione (E. dal Covolo).
Il contesto culturale cristiano trova uno specchio anche in pagine particolari come quelle relative all’iconografia (P. Filacchione). Lo sviluppo del pensiero nella
letteratura conduce all’evidenziazione del rapporto tra la figura del sacerdote pagano e l’inizio del cristianesimo nel Fanum
Apollinis di Giovanni Pascoli (M. Pisini).
La riflessione sul linguaggio cultuale odierno porta, infine, al confronto con i due termini presbyter e sacerdos considerati alla luce del Lectionarium, del Pontificale
e del Missale Romanum (M. Sodi).
La provocazione posta nel titolo: sacerdozio pagano “e” sacerdozio cristiano è finalizzata ad evidenziare una radicale diversità tra i due sacerdozi. Si tratta di una diversità ontologica in ragione dell’essenza del sacramento dell’Ordine; ma anche di una diversità teleologica, in quanto finalizzata al servizio del sacerdozio comune.
Al pari di altre discipline teologiche, la teologia pratica è di sua natura ancorata alla storia intesa non semplicemente come successione temporale di avvenimenti, ma piuttosto come evolvere di eventi individuali e col­lettivi, frutto di scelte umane nei confronti di un’eredità del passato, di una problematica emergente nel presente e del­le possibilità offerte da un futuro che viene da Dio.
Come è ampiamente documentato nel primo volume, questo settore del sapere teologico è sorto e si è configurato in modi differenti in rapporto al­l’evolvere, in generale, del contesto sociale, culturale, religioso ed ecclesiale, e col mutare, in particolare, del­la realtà oggetto del­la sua riflessione e dei tipi di conoscenza mediante i quali si è autocompreso e definito.
Il fatto di essere ancorata alla storia l’ha stimolata a superare e abbandonare visioni e concezioni rivelatesi di volta in volta erronee, inadeguate o comunque non più rispondenti a mutate condizioni; l’ha guidata nel recuperare sempre di nuovo un’imprescindibile patrimonio del pas­­sato ricco di irrinunciabili valori umani e cristiani, ma riattualizzandolo nel presente; soprattutto l’ha sollecitata ad affrontare nuovi problemi e a rispondere alle nuove esigenze rilevabili nel­l’oggi del­la religione, del­la Chiesa e del­la società a livel­lo di azione o di prassi e di riflessione o di teoria.
A seguito dei notevoli progressi registrati nei decenni del dopo Vaticano II, è maturata tra i cultori più accreditati nei vari continenti di questa disciplina teologica un’ampia convergenza di vedute circa un’attuale configurazione di teologia pratica. Ponendosi come cerniera tra scienze umane e discipline teologiche, questa disciplina teologica si avvale di un confronto dialogico con esse al fine di individuare le vie che il Dio trinitario rivelato da Gesù di Nazaret, da grande operatore nella storia, non solo di ieri ma di oggi, continua a indicare alla sua Chiesa. Non solo, ma con la propria strumentazione scientifica intende offrire indicazioni progettuali o di lunga durata e strategiche di breve e di medio termine, che possono favorire le comunità cristiane nel seguire effettivamente tali vie di Dio. Vie dirette, su un versante, a contrastare tendenze che ne eclissano la benefica presenza, rendendo disumana l’esistenza di immense masse di persone, e su un altro versante, a suscitare legittime e umanizzanti attese e iniziative in vista di una vita degna per uomini e donne aventi un unico Padre, un unico Maestro e Signore, un unico Spirito Santo, e chiamati tutti, in tanti modi, alcuni noti solo a Dio, a condividerne in eterno l’ineffabile comunione d’amore.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma dal 3 al 5 dicembre 2010, organizzato dalla Facoltà di Filosofia dell’UPS in collaborazione con il Movimento FAC (Fraterno Aiuto Cristiano), l’Associazione “Nuova Costruttività” e il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), con il supporto di SRI Group. Nell’occasione, grazie alla partecipazione di eminenti e qualificati rappresentanti del mondo ecclesiale ed istituzionale, culturale, accademico ed imprenditoriale, sia nazionale che internazionale, si è inteso approfondire – anche nei suoi aspetti metafisici, antropologici ed etici – il tema dei modelli di sviluppo economico, in vista dell’individuazione di elementi utili per affrontare il persistente momento di “crisi”, di cui gli elementi di carattere specificamente finanziario non sono che una delle manifestazioni. I contenuti della Lettera enciclica di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, hanno ispirato esplicitamente vari interventi, volti a raccogliere l’auspicio ad «un nuovo slancio del pensiero per comprendere meglio le implicazioni del nostro essere una famiglia; l’interazione tra i popoli del pianeta ci sollecita a questo slancio, affinché l’integrazione avvenga nel segno della solidarietà piuttosto che della marginalizzazione».
La teologia e la filosofia hanno qualcosa da dire e da dare, e magari anche qualcosa da imparare o su cui riflettere, dal mondo dell’economia e della finanza? La “crisi” in corso non è nel contempo rivelatrice di un’esigenza più profonda, di un’opportunità nuova per una svolta verso una direzione più solidale e fraterna, e per questo più profondamente umana, e più sostenibile per e da tutti, segnata anche da un vero cambiamento di atteggiamenti e di stili di vita? Come “costruire” verso questa direzione?
Il volume, specie nella sua terza parte, si confronta con le prospettive del pensiero realistico-dinamico del teologo e filosofo salesiano Tommaso Demaria (Vezza d’Alba 1908 - Torino 1996), che a partire dalla tradizione filosofica realista, ed in dichiarata fedeltà ad essa, ha inteso offrire un significativo contributo di pensiero, in parte ancora inesplorato, a proposito della “metafisica della realtà storica”, interessandosi delle realtà sociali complesse e dinamiche – iniziando dall’impresa industriale –, della relazione tra individuo e gruppo di appartenenza, del rapporto tra natura e storia, della soggettività personale ed ecclesiale. Una proposta che, a quindici anni dalla morte dell’autore, presenta degli spunti preziosi ed attuali per l’elaborazione di una prospettiva di pensiero “sapienziale” che nel contesto dell’odierna società secolarizzata e globalizzata si impegni per quell’“allargamento degli orizzonti della razionalità” così caro al magistero di Papa Benedetto XVI.
Contributi di: Marcello Allasia, Donato Bagnardi, Tarcisio Bertone, Diego Bona, Danilo Broggi, Luigino Bruni, Massimo Caputi, Carola Carazzone, Pascual Chávez Villanueva, Luca Cipriani, Ivo Coelho, Stefano Curci, Piero Damosso, Antonio Fazio, Stefano Fontana, Giulio Gallazzi, Joshtrom Kureethadam, Lorenzo Leuzzi, Enrico Luciani, Mauro Mantovani, Nicola Mele, Carlo Nanni, Daniele Pace, Giovanni Palmerio, Sabino Palumbieri, Oliviero Riggi, Piergiorgio Roggero, Roberto Roggero, Alessandra Smerilli, Giuseppe Tacconi, Mario Toso, Mario Vargas Saénz, Stefano Zamagni, Massimo Zortea.
Furono molti i missionari che, nel loro zelo per la diffusione del Vangelo e nel loro amore per la Cina, ne diventarono studiosi, cioè sinologi. L’Autore ne ha scelti cinquanta, una rappresentanza che spazia tra i secoli, tra le congregazioni cattoliche e tra i protestanti. Gli Italiani hanno numericamente un posto di riguardo, che oggettivamente meritano. Molti sono gesuiti, perché il Papa Gregorio XIII aveva inizialmente affidato ai gesuiti l’evangelizzazione della Cina.
La loro storia è raccontata per mezzo di lettere, inventate, ma verosimili, che permettono di sentirli parlare, di condividere brevemente le loro vite e i loro sentimenti, per guardare la Cina come la videro loro.
Il periodo d’oro della sinologia missionaria è tra il 1600 e il 1800, ma, come il lettore scoprirà, ci furono sinologi missionari anche nel Medioevo e nel XX secolo.
La loro visione della Cina è più spirituale che accademica e per questo inimitabilmente affascinante.
Il servizio di evangelizzazione con i giovani di oggi è un impegno serio, quando ci si rende conto con esattezza del suo significato.
Pensare, studiare, approfondire diventa così la risposta consapevole e matura di chiunque crede alla pastorale giovanile e vuole aiutare i giovani che ama ad incontrare il Signore Gesù per affidare a lui, in modo consapevole e maturo, la propria voglia di vita e la personale ricerca di speranza.
Le difficoltà non riguardano solo il «come» evangelizzare. Non coinvolgono solo i due interlocutori, quasi fosse sufficiente cambiare qualcosa in chi lancia la comunicazione e in chi la riceve, per risolvere le interferenze che la disturbano. Esse vanno maggiormente verso il centro del processo: riguardano il «che cosa» comunicare. È in gioco, infatti, da una parte, la vita, il suo senso, le ragioni che ci spingono a fidarci di essa, oltre la disperazione della morte e, dall’altra, l’annuncio del Vangelo di Gesù, il Signore.
La sfida cui la pastorale giovanile è chiamata a dare risposta, assume perciò il tono inquietante dell’interrogativo che sta alla radice della crisi attuale dell’esperienza religiosa: si può amare questa vita e sognare felicità in compagnia di tutti gli uomini, confessando contemporaneamente che Gesù è il Signore, nella comunità dei credenti?
Il libro tenta di offrire una risposta positiva all’interrogativo. Per farlo, gli autori hanno dato voce alle tante persone che in questi anni, felici e impegnativi per la pastorale giovanile italiana, hanno condiviso la stessa preoccupazione e lo stesso entusiasmo.
Un tema sempre e di nuovo attuale, atteso il forte incremento – soprattutto qualitativo – delle scienze empiriche, che interpellano in modo nuovo la teologia morale. Un tema a cui non solo non nuoce ma si addice la modalità seminariale, che si manifesta sempre più consona ad affrontare lo stato interdisciplinare e plurale delle questioni moderne, nelle loro interconnessioni e nelle loro stratificazioni dimensionali. Il volume, che raccoglie gli atti del Seminario di studio svoltosi ad Assisi nel luglio 2011, appuntamento biennale dell’intensa attività dell’ATISM, presenta una istruzione aggiornata ed una seria articolazione degli snodi, al momento inaggirabili, del dialogo tra le ‘scienze empiriche’ e una ‘scienza interpretativa pratica’, quale è la teologia morale. L’avvertenza critica della portata e del limite della competenza di ogni scienza, senza invadenze e resistenze improprie e nocive, è la premessa per ogni proficuo dialogo interdisciplinare, un obiettivo sempre di nuovo in gioco, l’obiettivo promozionale di questo volume.
Paolo Carlotti è ordinario di teologia morale presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana e docente invitato presso le Pontificie Università Gregoriana, Urbaniana e altre Istituzioni accademiche.
Paolo Benanti è dottorando in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e docente presso l’Istituto Teologico di Assisi (Perugia) e il Pontificio Seminario regionale di Anagni (Frosinone).