
Quando due grandi spiriti si incontrano, accade qualcosa di particolare; è come se si creasse una campo energetico percepibile fisicamente, persino nelle vibrazioni dell'aria. Anche a distanza di anni, coloro che erano presenti nell'Aula Magna dell'Istituto universitario di Architettura a Venezia il 9 marzo del 2004 ricordano con emozione l'atmosfera tutta particolare creatasi in occasione dell'incontro fra Raimon Panikkar ed Emanuele Severino. I due giganti del pensiero contemporaneo mettono a confronto Oriente e Occidente per capire se possono collaborare alla ricerca di una possibile realtà ultima. Dall'incontro emergono due elementi di convergenza: l'insoddisfazione radicale nei confronti della visione dominante del mondo e la convinzione che tutto sia eterno. Ma anche l'irriducibile differenza dei rispettivi punti di vista: per Severino la follia consiste nella fede del divenire altro del mondo, che trova la sua estrema realizzazione nella tecnica, mentre Panikkar pensa che il nostro compito non sia risolvere l'enigma del mondo bensì imparare a vivere in esso. Così Oriente e Occidente, pur faticando a comprendersi, non cessano di interrogarsi l'un l'altro.
La riflessione di san Tommaso si è più volte e a lungo soffermata sui misteri di Gesù. Non solo egli ha messo in luce rigorosamente le componenti "astratte" o "strutturali" della persona di Cristo, ma ha volto la sua attenzione analitica e appassionata - ciò che avverrà sempre meno in seguito - alle sue azioni, alla sua "storia", dalla concezione alla esaltazione, elaborandone una ricca e avvincente teologia. Ogni gesto del Signore è ricercato e accostato con l'esegesi letterale e con le risorse dell'esegesi "spirituale", così da poterne riscoprire il senso, la "logica", il valore, o come dice Tommaso stesso, la "convenienza". Questa trattazione dei misteri di Gesù riceve la sua forma più compiuta e matura nelle questioni 27-59 della Tertia Pars della Summa Theologiae, ma essa si ritrova anche in diverse altre opere dell'Angelico, che precedono o anche accompagnano la composizione della Summa. Oggi è sentita come urgente e indispensabile una cristologia "concreta": il Dottore Angelico ne ha offerto un metodo e un modello ancora esemplari. Del resto, la figura di Gesù ha rappresentato l'oggetto più appassionato di tutta la ricerca dell'Angelico, tanto da poter dire, al termine della sua vita, di non aver predicato e studiato altro che Gesù Cristo.
Quali sono i fondamenti dell'icona orientale? Quali affascinanti teologia e storia si celano dietro le immagini bizantine e ortodosse che da decenni seducono l'Occidente cattolico? L'autrice ricostruisce la complessa evoluzione della raffigurazione di Cristo e del sacro, motivando il passaggio da un cristianesimo inizialmente aniconico all'interpretazione dell'Oriente cristiano in cui addirittura le immagini religiose furono investite nel secondo concilio di Nicea da un'aura teologica e rivelativa che cambiò radicalmente il corso della storia dell'arte cristiana e allontanò definitivamente il mondo latino da quello bizantino. Nell'intreccio fra storia, teologia e arte, in un'indagine che si muove con attenzione tra la sponda bizantina e quella latina del cristianesimo, si mettono in luce le radici teologiche dell'arte sacra, esplorando un dibattito ingiustamente sottovalutato.
Fin dall'inizio del suo pontificato papa Francesco ha proposto all'attenzione di tutti il tema delle periferie. Nel cristianesimo, le periferie hanno una storia lunga e complessa, anzi sono un crocevia di storie e di esperienze differenti. Di fatto, però, il Pontefice ha rinnovato l'interesse della Chiesa attorno a questa tematica. "La Chiesa - aveva detto Bergoglio poco prima di essere eletto - è chiamata ad uscire da se stessa e andare nelle periferie, non solo geografiche, ma anche nelle periferie esistenziali: dove alberga il mistero del peccato, il dolore, l'ingiustizia, l'ignoranza, dove c'è il disprezzo dei religiosi, del pensiero e dove vi sono tutte le miserie". Questo libro muove dalle parole del Papa per andare alla ricerca delle periferie concrete e metaforiche che dai testi sacri giungono attraverso i millenni fino alle metropoli in cui viviamo, interrogandoci sul senso profondo della crisi che la Chiesa sta attraversando e sul cammino di speranza che è possibile percorrere per dare al messaggio cristiano una nuova centralità.
Ghirlanda, ossia una corona o un diadema di fiori. Solo che questi fiori non sono destinati ad appassire e a perdere il loro profumo. Oltrepassano lo sgarbo degli anni, conservando sull'onda del tempo la loro originaria freschezza. E non sorprende: essi sbocciano nel tempo di cui Cristo è il creatore - è di sant'Ambrogio l'affermazione che Gesù è "l'autore e il creatore del tempo" (De fide, V,1, 9) -. Inos Biffi, che alla scoperta e alla illustrazione di questa corona ha dedicato tanti anni di ricerca e di passione, ha colto e ha unito in un suggestivo fascio alcuni dei più rappresentativi di questi fiori, che ingemmano e dilettano il giardino della Chiesa. Vi troviamo, ad esempio, Ambrogio, pastore e raffinato poeta, dalla teologia originalissima; Agostino, il dottore che ha lasciato alla Chiesa una fonte inesauribile di pensiero e il gusto di pensare la Parola di Dio, per non parlare delle "Confessiones" - uno dei più acuti e preziosi libri dell'umanità, un modello unico di esperienza cristiana -. Vengono poi Anselmo, col suo gusto per "la fede in cerca di intelletto"; Bernardo, il dottore dell'esperienza cristiana o della "teologia mistica", dove sapere e poesia si fondono in armonica unità. Sono anche passati in rassegna gli abati di Cluny, ognuno con la sua "grazia"; e, più di tutti gli altri, Tommaso d'Aquino, l'esemplare incomparabile del teologo, che seppe elaborare una "scienza della fede", facendone l'ideale sul quale consumare la sua vita.
Il saggio raccoglie un gruppo di articoli, apparsi in vari tempi e in diverse contingenze. La loro lettura rivela l'evoluzione avvenuta nell'autore nell'arco di una quindicina d'anni. Egli aveva la convinzione che la questione liturgica si sarebbe risolta felicemente con l'avvento di nuovi riti, teologicamente più ricchi e liturgicamente più "veri". Pur permanendo la convinzione dell'importanza del rapporto tra liturgia e scienze umane, o, come si dice, tra riti liturgici e antropologia (linguaggio, segni, ecc.), l'autore è venuto maturando soprattutto la persuasione che la liturgia acquista in attualità e autentica assumibilità, quando, e nella misura in cui, si riprendano il contatto e la fedeltà nei confronti dell'"Originale", cioè con Gesù Cristo, Figlio di Dio, col mistero della sua morte e risurrezione in atto nell'azione sacra, e quindi con la tradizione liturgica specificamente cristiana della Chiesa, com'era e com'è del resto l'intenzione e la sostanza dei documenti conciliari e postconciliati. Del resto non manca la controprova: i giovani e persino i bambini stanno rivelando una intelligenza e una nuova prassi della liturgia, non per facili accomodamenti concessi loro, ma perché si ritrae dinanzi al loro sguardo ammirato e alla loro mente il mistero di santità e di bellezza che la liturgia e le feste che la compongono vanno esponendo e celebrando. Una santità, una bellezza antica ma sempre nuova.
"... se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli" (Mt 18, 3). Così ha vissuto Enrico Galbiati uomo, sacerdote, educatore. Il libro raccoglie sue omelie e meditazioni di contesto bizantino (e latino), lezioni e conferenze inedite. Il testo biblico fa da trama alle riflessioni e ai commenti: a essa si intrecciano esperienze e incontri personali con uomini e donne di lingua, religione, ceto, funzione sociale diversi. Ma Galbiati prediligeva i bambini e ha scritto: "I bambini hanno tanti difetti, ma non hanno l'ambizione di primeggiare, di essere ritenuti superiori agli altri né di dominare sulla gente comune. Il discepolo di Gesù ha superato la crisi dell'ambizione, si è convertito, è ridiventato bambino, cioè umile". Le sue parole semplici, autentiche, vive, argute, perché nate dallo studio appassionato de "la" Parola, possono essere lette e rimeditate da tutti, sacerdoti e laici dell'unica chiesa ecumenica alla cui edificazione egli ha tanto contribuito.
Il secondo tomo del volume III, "Una cristofania", riporta, sempre in ordine cronologico, altri scritti che vanno fino alla piena maturità dell'autore, esprimendone l'evolversi del cammino spirituale e la testimonianza di fede che trova la completa espressione in "La pienezza dell'uomo", un libro più volte pubblicato in diverse lingue. Il titolo, "Una cristofania", si riferisce per lo più a una forma di religiosità, la Cristiania, che è concentrata sull'esperienza diretta del mistero cristico. Come appendice al volume vengono riportati estratti di alcune lettere scritte al vescovo di Varanasi (India), rev. Patrick D'Souza, con cui l'autore fu in costante corrispondenza fin dal 1968. Essi testimoniano il suo impegno sacerdotale, nell'ambito del rapporto personale, sacramentale e istituzionale con il capo della diocesi in cui rimase incardinato fino alla fine della sua vita.
Il libro riporta l'incontro pubblico fra Raimon Panikkar e Angela Volpini che ebbe luogo nel 2000 presso Vivarium, a Tavertet, in Catalogna. Sei domande ciascuno su temi fondamentali della vita, rivolte da Marcel Capellades al filosofo e pensatore di fama internazionale e alla mistica che vide la Madonna per nove anni da bambina e dalla quale ricevette una visione della natura dell'uomo. Le loro risposte, brevi ed essenziali, ci offrono le loro visioni della realtà. Dice Panikkar in una lettera scritta ad Angela: "Mi trovo in sintonia totale con te. E significativo che malgrado le differenze culturali coincidiamo non soltanto sull'amore, ma anche nelle idee".
Questo libro, che tematizza lo sviluppo della riflessione teologica in uno dei secoli più ricchi di stimoli e fecondi della storia del cristianesimo, è da tutti gli studiosi ritenuto un classico e immancabile punto di riferimento della storiografia e del pensiero occidentale. L'opera ha inteso creare nuove prospettive di approccio, secondo ciò che l'autore stesso ama chiamare "metodo storico", sensibile non solo ai testi ma anche ai contesti sociali e religiosi in cui si espressero gli scrittori teologici. È un'opera viva, che ha avuto il merito di liberare la storia teologica dalle secche dell'erudizione. Una "storia" deve andare oltre le specializzazioni, deve essere in grado di raggiungere - secondo lo stesso Chenu - "i sottosuoli dei testi, delle controversie, dei sistemi, e anche delle personalità del genio". Infatti la conoscenza storica che l'autore persegue tende all'intelligenza interiore dei fatti e degli scritti, al di là di ciò che i loro autori ne hanno sul momento esplicitamente percepito ed espresso. Chenu mira a evidenziare le leggi interne che determinano il clima del secolo e la fede. Si arriva così a manifestare le zone di luce che compongono l'unità e le tensioni di tutto un travaglio generazionale. Introduzione di Inos Biffi.
Mentre il primo tomo del volume "Mistero ed ermeneutica" trattava di mito, simbolo e culto, tre forme attraverso le quali l'uomo si apre al mistero della Realtà, il secondo tomo è dedicato alla fede, all'ermeneutica e alla parola come espressione di questa apertura. La prima sezione si articola intorno alla fede, alla sua natura, e cerca di rompere la monopolizzazione della fede ad opera di una certa sua interpretazione ristretta. Solo il carattere simbolico delle parole e il loro uso in senso mitico può vincere la tendenza della nostra ragione ad arrogarsi il monopolio sul significato delle parole. La seconda sezione cerca di applicare l'ermeneutica ad alcuni dei problemi presenti nell'odierno incontro tra religioni e nel confronto tra le varie visioni del mondo. Lo sforzo qui è di integrare le interpretazioni, dettate dalla situazione contemporanea, della cosiddetta teologia fondamentale. Da questa prospettiva ermeneutica viene esaminato un esempio fornito principalmente dalla religione cristiana. L'ultimo capitolo analizza un aspetto importante di ogni religione, che sembra essere stato spesso indebitamente trascurato. La secolarizzazione e la religione trovano certamente un punto di incontro nel sottolineare l'importanza non solo della liberazione, ma della libertà. La terza sezione è composta da quattro testi che affrontano il tema del rapporto tra Uomo, Realtà e Parola, ciascuno da una particolare prospettiva.
Prosegue, col presente volume, la pubblicazione integrale delle "Opere" di Anselmo d'Aosta. Ecco pertanto, in attesa del "Tomo 1", apparire ora il "tomo 2" dei "Trattati" (come si è preferito chiamarli in virtù della loro ampiezza, nonché della loro importanza nell'economia generale della produzione anselmiana). Il 'pezzo forte' dell'intera raccolta può essere forse considerato, né solo in virtù della sua fama, il complesso e ardito trattato dal titolo "Cur Deus Homo". Preceduto dalla duplice redazione del'"Epistole de incarnazione Verbi", è seguito a sua volta da altri testi - ad esempio il "De conceptu virginei et de originali peccato" o il "De processione Spiritus Sancti" - ai quali si farebbe certamente torto se, trascurando un carattere essenziale della speculazione anselmiana, la sua compattezza e consequenzialità, li si volesse riguardare in quanto 'minori' rispetto ad altri più universalmente noti; ciò è tanto più vero anche in considerazione dei loro temi sempre fondamentali per la fede cristiana, ossia per la relazione dell'uomo con Dio e con sé stesso (è il caso del "De concordia praescientiae et praedestinationis et gratiae Dei cum libero arbitrio"), col mondo e colla difficile contingenza storica che la Chiesa attraversa nel rapporto coi poteri secolari, da un lato, nel dibattito con i cristiani d'Oriente dall'altro. Emerge, nell'insieme, la figura maiuscola d'un pensatore posto al crocevia d'uno snodo del periglioso itinerario intellettuale che, nel passaggio tra XI e XII secolo, porterà via via all'avvento e poi, nel prosieguo, alla piena maturazione della Scolastica vera e propria.