
I saggi di questo piccolo volume trattano il tema della teologia come intelligenza del mistero di Cristo, sia nella sua prospettiva generale – si potrebbe dire il metodo –, sia nei suoi singoli e articolati contenuti.
Nella varietà dei temi trattati in questo libro l’idea di fondo è unica: la Rivelazione e quindi l’intera realtà è stata divinamente concepita in Cristo, così che non esiste spazio o tempo alternativo a lui.
Tutto il discorso riguarda quello che la Lettera a Diogneto definisce come il «disegno grande e ineffabile concepito nel cuore del Padre».
Una elaborazione compiuta e articolata richiederebbe una specie di nuova Summa Theologiae. Qui viene proposto solo un abbozzo o uno schema, tuttavia sufficiente ad alluderne i temi e gli orientamenti. E soprattutto ad indicare la radicale e avvincente reimpostazione che tutta la teologia dovrebbe avere per essere compiutamente cristiana, ossia per essere semplicemente l’unica concreta e possibile teologia.
Questo libro è un invito ad un itinerario che consente di pensare l'unicità del Cristo nel contesto di un mondo segnato da una pluralità di tradizioni culturali e religiose. La globalizzazione può condurre, per certi versi, a relativizzare radicalmente ogni pretesa all'assoluto e a colpire quindi il concetto di "unicità" che sembra impedire l'espressione di un vero pluralismo. In questa situazione il cristianesimo, per la tradizionale affermazione dell'unica mediazione di Cristo, è talvolta sospettato di assumere un atteggiamento di intolleranza nei confronti delle altre religioni. La sfida principale di questo libro consiste nel comprendere che l'unicità della mediazione di Cristo non sia esclusiva di altre forme di mediazione, cioè di religiosità, sebbene sveli origine e direzione. L'impegno nel dialogo interreligioso diventa, in questa luce, centrale nella missione della Chiesa, nel suo essere sacramento universale di salvezza.
Lettura dei saggi di Giacomo Biffi In dialogo sul cristocentrismo è la raccolta delle varie introduzioni di Inos Biffi ai saggi teologici di Giacomo Biffi che, nel volgersi di non pochi anni e per diverse vie, hanno percorso il tema del cristocentrismo, sul quale fin dalle prime ricerche si erano intrattenuti il suo gusto e la sua compiacenza. Una riflessione ampia e puntuale, a introduzione della raccolta, precisa il senso di questa originaria progettazione di tutta la realtà nel Cristo crocifisso e risuscitato, e ne illustra le risorse per un rinnovamento della teologia e della vita medesima della Chiesa, in questi tempi di diffuso smarrimento della fede cattolica. Inos Biffi come nessun altro aveva le carte in regola per cimentarsi fruttuosamente nella rilettura dell’itinerario teologico di Giacomo Biffi; è questi stesso ad affermarlo: «Il mio itinerario teologico si è svolto, per così dire, passo passo sotto i suoi occhi, favorito e lievitato dalle molte ore di una periodica conversazione che reciprocamente ci arricchiva e ci illuminava. Sicché ambedue trovavamo naturale che il più delle volte le mie pubblicazioni fossero supportate e impreziosite da una sua puntuale, oggettiva, benevola introduzione»; «È bastato radunare questi interventi, aggiungendovi un nuovo prologo ampiamente orientativo, perché fosse felicemente raggiunto lo scopo di accreditare con l’autorevolezza incontestabile del teologo acuto, invidiabilmente informato e teoreticamente robusto la mia modesta ma appassionata proposta cristocentrica».
Giuseppe Ruggieri è uno dei massimi teologi italiani: formatosi alla gregoriana dove ha insegnato, ha proseguito i suoi studi con J.B.Metz. Professore alla gregoriana e poi in Sicilia è stato una presenza ricca ed esigente in tutte le esperienze che ha attraversato. Questo volume, ideato dai suoi amici e dai colleghi in omaggio ai suoi settanta anni, ha come sezioni i titoli dei suoi principali libri e i filoni della sua attenzione di studioso e di credente.
Questa terza edizione italiana di uno dei libri più famosi dello storico e studioso del cristianesimo antico Henri-Irénée Marrou (1904-1977) esce, dopo oltre trent'anni dalla seconda, intercettando una svolta epocale quanto mai opportuna. Se la teologia della storia trova il suo brodo di coltura nel cristianesimo occidentale a partire dal mondo tardoantico, Marrou va alle origini e usa Agostino per parlare al cristiano moderno e tardo moderno. In teologia della storia, sembra dire Marrou, si deve sempre presupporre, benché non impregiudicatamente, che vi sia una commistione tra la città che si edifica nel bene e l'altra che si sgretola, forse inavvertitamente, nel male. Ciò nonostante, le città terrene tendono e tentano di diventare la città di Dio, almeno nella misura in cui si concepiscono come un ideale che incarni dei valori, partecipanti a quelli eterni, negli uomini e nelle cose. Secondo il nostro Autore, in conclusione, la città di Dio non apparirà in essere tutto a un tratto, creata in un istante dalla volontà di Dio. Al contrario, egli vuole che si costruisca lentamente, strato per strato, pietra (viva) su pietra per tutta la durata della storia umana. La svolta epocale che la riedizione di questa opera intercetta riguarda il fatto che la storia, mito costituito dall'Occidente secondo Raimon Panikkar, nel momento in cui se ne mette in ipotesi la fine, ha però fatto il giro del mondo divenendo parte di un linguaggio traducibile in molti idiomi.
E’ una caratteristica di Jaca Book aver proposto a pensatori già suoi autori di disegnare e realizzare le loro Opere. Di fronte ad un pensatore "pastore" cioè ad una figura come Luigi Negri, attuale Vescovo di San Marino e Pennabilli, in occasione del suo settantesimo genetliaco è stato normale convenire di pubblicare una cernita importante di scritti che esprimessero un itinerario e costituissero un contributo culturale editorialmente organizzato.
Due parti scandiscono la presente raccolta. La prima raccoglie scritti filosofici e da questi, oltre alla amicale lontana influenza del metafisico Bontadini, non è certo assente una larga competenza teologica e una forte passione alla storia della cultura. Il tema della crisi, quella che oggi chiameremmo crisi antropologica radicale, percorre l’approccio di autori che da Campanella ad Hobbes giunge ai novecentisti Guardini e Guitton. La crisi inizia in quel Rinascimento, così ricco per l’Occidente di scienze, arti e sapere e così propenso all’autonomizzazione dell’uomo fino a renderlo più facilmente preda dell’ideologia e del potere, perché più povero di vita relazionata con il senso e la dimensione religiosa. La seconda parte è una conseguenza della prima. Il pensatore-pastore accompagna, nel suo messaggio pastorale e culturale, Giovanni Paolo II durante tutto il suo pontificato con scritti interpretativi che aiutano a cogliere nel Cristo la pienezza di umanità e la chiave culturale dello stesso uomo contemporaneo.
I brevi saggi qui pubblicati non intendono dire cose nuove sulla liturgia, i sacramenti e la Chiesa. Al contrario: mirano a dire cose antiche, quelle che la fede cristiana ha sempre predicato e insegnato. Esse appartengono al mistero, alla verità della fede, e la natura della verità è di risplendere e di essere affascinante.
C’è sempre la tentazione di rendere tali cose totalmente "normali", civilmente accettabili e politicamente corrette. È così che la liturgia diventa una rispettabile attività religiosa dell’uomo, l’Eucarestia una cena a cui partecipa il più degno dei commensali, Gesù Cristo, e la Chiesa, un’associazione dei cristiani.
Tale tentazione presente nella storia è oggi una frequente deviazione.
L’Autore intende riproporre la liturgia non come lodevole attività umana, ma come opera di Cristo crocifisso e resuscitato che prende con sé l’uomo per metterlo in comunione col cielo. Egualmente l’Eucarestia è vista come mistero centrale del cristianesimo, dove Cristo non benedice semplicemente una cena, ma ci offre il suo corpo di Salvatore. Infine la Chiesa è il "corpo di Cristo", l’umanità animata dal suo Spirito, alla cui costruzione ogni cristiano è chiamato a partecipare. E non solo ogni cristiano, ma ogni uomo mosso dal sincero desiderio della verità e dell’amore.
Troppe volte anche gli uomini di Chiesa sembrano più preoccupati del plauso a destra o a sinistra che non della loro peculiare missione di partecipare a tutti il mistero di Cristo, dell’Eucarestia e della Chiesa.
Il mistero cioè che ci permette di sentirci cristiani e di non cessare di stupirci personalmente perché ci è stato reso visibile l’"altro mondo".
"Stili ecclesiastici" è il secondo volume di "Gloria. Una estetica teologica", prima parte dell'esposizione balthasariana della fede cattolica racchiusa nella trilogia Gloria, TeoDrammatica, Teologica. Qui l'autore prende in esame il pensiero di alcuni grandi teologi e Padri della Chiesa, scelti - a prescindere dall'elevatezza di rango - per la loro efficacia storica. Le immagini da loro evocate sono irradiazioni della gloria, ed in virtù di tale qualità hanno potuto gettare una luca chiarificatrice e formativa sui secoli della civiltà cristiana. Vi sono immagini più interiori, che non sono segretamente meno splendenti, né hanno minore forza teologica - immagini di preghiere e sacrifici mistici, nascosti, che non hanno conseguito alcuna efficacia storica esteriore ed accertabile. Nell'eone della morte e dell'occultezza questo è possibile, né contrasta con ciò che è reso evidente. D'altra parte non v'è, nel tempo della chiesa, alcuna teologia storicamente efficace che non sia essa stessa riflesso della gloria di Dio; soltanto una teologia bella, vale a dire soltanto una teologia che, afferrata dalla gloria Dei, riesce a sua volta a farla risplendere, ha la possibilità di incidere nella storia degli uomini imprimendovisi e trasformandola.
"Stili laicali" è il terzo volume di "Gloria. Una estetica teologia", prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica nella trilogia Gloria, TeoDrammatica, TeoLogica. L'autore sceglie in questa sezione di approcciare la dimensione religiosa dell'uomo muovendo dalla percezione della bellezza. Se, come sostiene l'antropologia religiosa, una delle prime percezioni di cui facciamo esperienza è la meraviglia di fronte al creato, la medesima meraviglia compare e approfondisce il nostro vissuto della dimensione estetica di fronte alle opere dell'ingegno umano e in specie, fra queste, i capolavori della letteratura. "Stili laicali" è un libro dedicato a un'analisi profonda di opere e autori cui è possibile avvicinarsi con animo laico, affascinanti in virtù della loro stessa forza letteraria. È proprio questo attento esame di testi e immagini letterarie a disvelare percorsi complessi, inattesi, conducendoci sino ai vertici della poesia, della musica, della profezia, dell'abbraccio amoroso, delle domande esistenziali e dell'apocalittica.
"'Gloria' è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda ( Teodrammatica) della libertà finita e infinita, e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Gli scribi e i farisei della nostra epoca, i quali trasformano la bibbia in fredde chiacchiere che uccidono lo spirito e 0 cuore, io non li voglio certo a testimoni della mia fede intima e viva. So bene come costoro sono arrivati a questo punto, e poiché Dio perdona loro di aver ucciso Cristo peggio dei giudei, perché riducono la sua parola a lettera morta e riducono lui, il vivente, a vuota immagine idolatrica, poiché Dio perdona loro, perdono loro anch'io. Solo vorrei esporre me e il mio cuore non là dove viene frainteso, e perciò sto zitto davanti ai teologi di professione... altrettanto volentieri quanto davanti a quelli che non vogliono più saperne di tutto questo per la ragione che, cresciuti fin dall'infanzia nella fede della morta lettera e del terrore, hanno perduto la voglia di ogni religione che pure è il primo e il supremo bisogno dell'uomo... Era necessario che tutto ciò si verificasse nel modo come ora è ovunque e in particolare nella religione, e quanto alla religione le cose stanno quasi al modo come stavano quando Cristo venne al mondo. Ma proprio come dopo l'inverno succede la primavera, è sempre venuta dopo la morte dello spirito nuova vita, e la realtà santa è sempre santa, anche se gli uomini non lo avvertono. E c'è pure qualcuno che nel suo cuore è più religioso di quanto egli voglia o possa dire, e forse anche qualche nostro predicatore dice di più di quanto altri suppongono, perché le parole da lui adoperate vengono comunemente e in mille maniere fraintese." (Hölderlin)
In questo quarto volume si tratta di un'«azione» lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o «teologia»). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. due) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. tre), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel «segno dell'Apocalisse». Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'«Agnello come immolato» e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: «Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato». Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
Óscar Arnulfo Romero (1917-1980) è senza dubbio il salvadoregno più famoso fuori dei confini del suo paese. Proveniente dal popolo, impegnato coraggiosamente nella trasformazione della storia, mons. Romero non cesserà mai di proclamare la propria appartenenza alle classi popolari che formano il popolo di Dio, pietra angolare della sua ispirazione profetica. Rivelando le cause fondamentali dell'ingiustizia e della repressione, smascherò la vastità e la natura del male di cui era vittima la società salvadoregna, e imparò a porsi in maniera cosciente e responsabile davanti alla realtà. Óscar Romero, in qualità di uomo di Chiesa impegnato anima e corpo nel servizio al suo popolo, appare come un faro della coscienza universale, un apostolo della nonviolenza e un profeta dei tempi moderni. Prefazione di François Houtart.