
Le paure sono cattive consigliere. Anzi, cattive padrone. Esse sono anchge generate dalla non accettazione del cambiamento. Si rimane troppo legati algi schemi del passato e si confonde la nostalgia con il vagheggiamento del futuro. Così avviene anche per la Chiesa, che rischia di rimanere troppo legata agli schemi del passato per un maliteso senso della tradizione, inteso come mera ripetizione, e per non avere il coraggio di scrollarsi da un abbraccio troppo istituzionale con la società. Come se la mera esemplice dimensione istituzionale possa garantire il futuro della Chiesa e sostituirsi di fatto all'azione vivificante dello Spirito. Bisogna allora scrollarsi di dosso le pesantezze della cristianità del passato ed accettare le sfide della contemporaneità, accompagnate e sostenute da una solida e critica lettura biblico-teologica. Bisogna ancora accettare con gioia la logica della debolezza, evitando l'uso caricaturale della forza anche delle istituzioni.
Di magistero sociale della Chiesa cattolica parlano in molti, ma pochi fanno scelte coerenti con essa. È così in politica, nel mondo del lavoro, in economia e nelle politiche ambientali, in diverse istituzioni laiche e religiose. La Dottrina sociale è ancora un valido strumento di orientamento per la costruzione di una società a misura di persona umana? È la domanda di fondo di questo testo. Gli autori offrono alcune risposte con un confronto impegnativo e serrato. Il libro si propone come un agile strumento di conoscenza e di approfondimento per i cattolici che scommettono ancora nella testimonianza della fede cristiana nell'ambiente sociale e politico.
Credere in Gesù di Nazareth, Verbo di Dio incarnato, è l'opera che il Padre chiede di compiere a tutti gli uomini. La fede allora, sia nella sua valenza di affidamento al Signore, sia in quella di formalizzazione delle verità di fede, è il senso della vita del credente. L'opportunità di vivere e celebrare questo Anno della Fede 2012-13 permette così di maturare ulteriore autoconsapevolezza credente ed ecclesiale. L'Arcidiocesi di Palermo ha così pensato di chiedere a credenti e non credenti di incontrarsi insieme per riflettere sulle principali tematiche della fede cristiana. La preziosa occorrenza della beatificazione di don Pino Puglisi, durante l'Eucaristia del 25 maggio 2013, dona una particolare luce a questo cammino di riflessione e di conversione. La sua figura, il suo messaggio, il suo martirio in odium fidei per opera della mafia sono preciso orientamento di stile e di azione per tutta la Chiesa di Palermo. Ecco perché non si poteva pensare di tracciare questo itinerario di riflessione e di fede senza i segni della sua presenza.
Cosa è l’Europa? Dieci anni dopo la fine delle II guerra mondiale il teologo gesuita E. Przywara cerca di ricostruire una Idea di Europa attraverso una prospettiva unitaria con la quale interpreta una molteplicità di dati filosofici, storici e teologici. Una rilettura che propone uno studio della dimensione 'cristiana' dell’Europa, nella quale, partendo da una comprensione del cristianesimo basata sul Vangelo, da una analisi attenta del rapporto con il popolo ebraico e dallo svelamento di alcune radicate ambiguità teologico politiche, egli pone ogni progetto politico che si vuole cristiano in una salutare 'crisi' di ripensamento e di rinnovamento politico e – soprattutto – ecclesiale. Un libro ancora di drammatica attualità che offre al lettore non specialista una bussola per comprendere fenomeni di lunga durata che vanno ben oltre il nostro stesso presente.
Molto è già stato scritto sul lavoro in équipe, perché ritornare sul tema? La realtà ecclesiale, pur abituata a un linguaggio comunionale, partecipativo e sinodale, dimostra fragilità nell'uso dei metodi di azione. Questo non per malafede o superficialità ma per mancanza di una adeguata frequentazione dell'ambito pedagogico. L'elemento cognitivo continua ad avere preminenza nel modo di procedere in pastorale, sovente in prospettiva deduttiva e assertiva. Il presente contributo si offre come suggestione di tipo pedagogico-pastorale, con l'intento di sottolineare la necessità di una prospettiva pedagogica nella pastorale ordinaria di una comunità cristiana. La convinzione scaturisce anche dalla presenza di modifiche in atto nel panorama ecclesiale, sia nelle strutture (Unità Pastorali) che nei soggetti (équipes e gruppi ministeriali). Questo comporta una modifica nelle relazioni e nelle modalità di fare pastorale. La volontà di mettersi insieme non è necessariamente garanzia di riuscita né di raggiungimento degli obiettivi. Lavorare insieme è un'arte che va affinata e collaudata. Da qui la necessità di impostare e gestire la pastorale con strumenti che aiutano a mettere in luce l'importanza del legame tra contenuto e metodo, in particolare di segnalare opportunità, difficoltà e rischi del lavoro in gruppo.
Forse, ben pochi sanno che il termine greco "fraternità" è stato creato dalla Bibbia per esprimere sia un trattato di alleanza politica tra le nazioni sia l'essere della Chiesa. A partire dal temine concreto "fratello", quindi, si è sentito il bisogno di creare il termine astratto "fraternità" per indicare una situazione strutturale, che, pur prendendo le mosse da un "impossibile" rapporto fraterno naturale (Paul Ricoeur: "l'assassinio di Abele fa della fraternità stessa un progetto etico e non più un semplice dato della natura"), tuttavia non desiste dal continuare a credere nella bontà di una realtà umana segnata dai significati più profondi che si possono evincere dal rapporto fraterno. E così a tutt'oggi, la fraternità segna il passo - sia ecclesiale sia politico - d'innumerevoli sforzi di tanti uomini e tante donne che cercano di liberarla dalla sua pur possibile accezione settaria per immaginarla come il protocollo strutturale normale dei rapporti tra gli uomini. Nel suo primo discorso, pronunziato immediatamente dopo la usa elezione a Vescovo di Roma, Francesco ha sottolineato con forza questi due significati della fraternità, invocandoli come necessari per la Chiesa e per il mondo. Questo libro raccoglie gli interventi di diversi autori, che hanno voluto mettere a fuoco questo bello e complesso prisma della fraternità all'interno del IV convegno teologico-pastorale organizzato dalla Facoltà Teologica di Sicilia.
Parte cospicua del volume è uno studio sulla formazione morale nell'enciclica Veritatis splendor (D. Abignente). Nella prospettiva della formazione, sono ripresi alcuni punti nodali dell'enciclica stessa, unificati su tre temi: l'autonomia morale compresa alla luce della creazione e della rivelazione, il carattere storico e l'universalità della legge morale naturale, la retta formazione della coscienza. Questo studio è preceduto da due interventi sulla responsabilità della formazione morale e sul discernimento in rapporto ad essa (S. Bastianel), avendo attenzione alla dimensione di fede dell'esperienza morale cristiana, che la fa essere esperienza di conversione e di sequela del Signore.
La forza della fede è nella relazione; non si tratta né di sapere né di non sapere, ma di entrare in relazione e di conoscere per intimità. Non si intende relativizzare l'ambito della conoscenza razionale, bensì evidenziare la specificità del tipo di conoscenza che la fede richiede, che pone sullo stesso piano la ragione e il cuore, l'intelligenza e l'affettività; la fede apre ad una conoscenza che privilegia entrambi gli ambiti di cui l'uomo è costitutivamente fornito. Il testo, costituito da due parti complementari, espone nella prima parte la dinamicità della fede ecclesiale, facendo interagire la riflessione teologica, la liturgia e la teologia pastorale; nella seconda parte presenta in modo critico lo strumento di cui la Chiesa si è fornita per presentare in modo completo i contenuti della fede ecclesiale e che va sotto il nome di Catechismo della Chiesa Cattolica.
Il Volume raccoglie gli atti del convegno della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale dal titolo "Oboeditio fidei. La fede tra ascolto e profezia" (18-19 aprile 2013) presso le due Sezioni della Facoltà Teologica di Napoli (San Luigi e San Tommaso). Si è inteso così raccogliere l'indicazione rivolta alla chiesa universale dal papa Benedetto XVI che nella lettera apostolica Porta fide i poneva in rilievo "l'esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo" (Porta fidei, 2). Diversi docenti, non solo teologi, si sono interrogati da differenti prospettive sui contenuti e i risvolti di quanto la Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II dichiarava a proposito della fede come ascolto: "A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede" (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. [...] Affinché poi l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni" (DV, 5).
La fede non è semplice affermazione di un'opinione sull'origine del mondo, né una superficiale affermazione di valori utili ad un ordinato convivere degli uomini tra loro; è, invece, il pieno essere coinvolti nella presenza di Dio, il seguire come chiamati a vita nuova il Cristo suo Figlio, il lasciarsi orientare dalla potenza dello Spirito della santità dell'amore. È la fede che rinnova il mondo, che ci permette di vivere ogni circostanza ed ogni opportunità della storia come un valore, come una ricchezza che è vera perché accolta e vissuta secondo il giudizio ed il cuore di Dio. La fede ci impegna a meglio scrutare la realtà, l'uomo, le ansie e le dinamiche societarie, nonché quelle ecclesiali dei nostri giorni. È questo ciò che ha impegnato i docenti dell'ISSR "San Paolo" di Aversa che, con questa pubblicazione, cercano di descrivere quanto l'apporto della fede possa offrire alla vita dell'uomo credente nei diversi ambiti esistenziali. Con questo piccolo contributo auspichiamo un'interazione sempre più intensa e fruttuosa tra il nostro istituto, quale luogo di formazione e ricerca, e le diverse realtà della Chiesa aversana in particolare, ma non solo.
Una trasformazione epocale segna oggi ogni rapporto umano, investendo in modo particolare la relazione genitori-figli. In un tempo che registra, con nostalgia e smarrimento, l'assenza del padre con il suo ruolo autorevole, capace di marcare, con la legge della parola, quel limite che apre il desiderio e spinge i figli a tendere responsabilmente verso il futuro della promessa, una lettura biblica dei rapporti genitoriali può essere luce a riconsiderare positivamente ciò che oggi si rivela una mancanza. Il percorso tra le pagine del libro biblico, in compagnia dei padri e delle madri di Israele, conduce alla scoperta dell'unica paternità rivelata da Gesù, dalla quale ogni altra paternità prende nome (Ef 3,15). Identificata dal dono di sé, la divina paternità è presenza e insieme assenza, che apre il desiderio alla speranza. La luce della paternità divina rivelata da Gesù riverbera anche sul nostro tempo una luce di speranza, che invita a vivere l'intervallo dell'attesa come fiducia nel compimento della promessa, in cui il vuoto aperto dell'assenza è condizione per diventare eredi.
La riflessione su alcuni testi biblici, dai quali si traggono suggestioni anche laddove non ci aspetteremmo di trovarle, e la concretezza di alcuni nodi problematici riguardanti la politica ed il diritto, finiscono per incontrarsi, e difficilmente distinguersi, nello sguardo "strabico" dell'autore. Il libro diventa così il tentativo di porsi lungo un confine stretto ma fecondo, tra l'irruzione nella storia di un modo differente di vivere, reso evidente dalla vicenda di Gesù di Nazareth e così pensato da Dio "all'inizio" della storia umana, e la necessità di continuare a servirsi, per costruire un mondo più giusto, di quelle "istituzioni della convivenza" (politica e diritto, appunto), destinate però a dissolversi nell'orizzonte del regno.