
Da sempre il perdono è stato visto come una sorta di rimedio per riparare un torto subito,quasi come una sorta di sanatoria a fronte di una situazione a cui non può essere posto rimedio con i criteri normali della giustizia. Di qui, appunto, la contrapposizione con la giustizia. Ed ecco, allora, la consapevolezza della difficoltà di perdonare per tutti e per ogni situazione. Insomma un tappabuchi quando vi siano le condizioni di una giustizia impossibile e una generosità "eroica" per chi riesce a perdonare. L'ipotesi di lavoro di questi studi è che, invece, il perdono sia una mentalità strettamente legata al bene che precede il porsi dell'uomo nei confronti dell'altro uomo e che comprende in sé le esigenze di giustizia. Il perdono è così inteso come un fatto originario, che dà luogo alla vita e permette lo sviluppo di un'antropologia veramente umana. Gli studi, che costituiscono questo libro, esplorano all'interno delle diverse discipline (filosofiche, teologiche, psicologiche, teologico-pratiche) la pertinenza dell'ipotesi di lavoro.
Profezia e politica sono stati sempre ritenuti due poli opposti e inconciliabili, ma in realtà costituiscono le polarità dialettiche di un'unica avventura umana, di progresso e di senso, laico e cristiano, in una storia strutturalmente aperta verso 'nuovi cieli e una nuova terra'. Nel saggio si approfondisce la centralità strategica del pensiero politico-utopico di Emmanuel Mounier e il suo impianto valoriale, circolare e dialettico di libertà, eguaglianza e fraternità attraverso l'analisi rigorosa del fondamento del civis nella persona umana e del nesso inscindibile tra individuo e comunità e tra profezia e politica su cui edificare la struttura civile della democrazia fraterna secondo Maritain e La Pira. Profezia e politica vanno riannodate perché, se si spegne la profezia, muore la persona umana e la politica da utopica diventa utopistica e da democratica diviene demagogica e totalitaria, come nelle disumane esperienze politiche del Novecento. Vengono così indicate le linee culturali e spirituali di un socialismo mounieriano 'compatibile', a livello antropologico e politico, e strutturalmente 'possibile', in termini di realismo della utopia umanistica, che si edifica nella libertà, dal basso, nella società civile, nei luoghi dell'abitare, nelle scuole della formazione e nelle esperienze coinvolgenti di un impegno politico generoso.
E' possibile vivere e pensare moralmente senza riconoscere esplicitamente l’esistenza di Dio? Esiste una specificità della morale cristiana ed eventualmente a quale livello di riflessione e di ricerca va collocata? E soprattutto: che disciplina è la teologia morale? Sono queste le domande che le analisi e le interpretazioni presenti in questo libro portano a formulare. L'obiettivo è quello di "ri-avviare" una riflessione sull'identità della teologia morale in modo da superare quel modo basculante, dilemmatico, di fare ricerca che impedisce di individuare un terreno comune di incontro, di dialogo, di confronto, a quanti indagano, sulla scia delle direttive conciliari, la "dimensione cristiana dell'esperienza morale" e a quanti, viceversa, in linea con la manualistica neoscolastica, puntano la loro attenzione sulla "dimensione morale dell'esperienza cristiana". Due itinerari, due modi di fare ricerca teologico-morale, che non si contrappongono, ma si implicano, si integrano, si illuminano a vicenda. A partire da una simile visione e impostazione, l'autore discute sui temi e i problemi più fondamentali e controversi attuali: bibbia e morale, teologalità e moralità della teologia morale, rapporto tra etica teologica ed etica filosofica, e altri ancora.
Dopo un'introduzione di carattere generale vengono richiamati quegli elementi dell'analisi conoscitivo-metafisica lonerganiana che portano Bernard J.F. Lonergan a delineare un realismo critico, elaborato a partire dall'auto-appropriazione da per del soggetto in quanto conoscente, fino a fondare la possibilità dell'etica, possibilità che costituisce la problematica centrale del presente lavoro
Il legame fra persona e Chiesa è uno dei temi oggi meno esplorati, ma potenzialmente tra i più fecondi del panorama teologico contemporaneo. Persona e Chiesa s’includono a vicenda: la Chiesa implica la persona come suo fondamento, la persona implica a sua volta la Chiesa quale destinataria dell’autocomunicazione definitiva di Dio in Gesù Cristo. In virtù di questo reciproco 'condizionamento' si comprende che la persona non è una realtà esterna alla Chiesa, ma un suo momento con-costitutivo. Le radici di tale correlazione affondano nell’humus biblico e si propagano, grazie a quei potenti mediatori culturali che furono i Padri della Chiesa, fino ad emergere in maniera potente nel dibattito filosofico-teologico del secolo breve. La presente ricerca si propone di svolgere un’analisi dei motivi e delle tematiche che hanno caratterizzato il cammino di formazione del concetto, talvolta, 'paradossale' di persona, mettendo in evidenza i suoi riflessi in ambito ecclesiologico, lungo un percorso analitico che tenterà di incrociare le tematiche maggiormente significative. La trama del volume si sviluppa nell’intento di porgere, a chiunque affronti questo sentiero, un’indicazione che collochi il percorso in un alveo ben definito, fino a suggerire, come esito naturale, tracce utili per una sua possibile rivisitazione sistematica.
Cinquanta anni fa si apriva il Concilio Vaticano II. Il travaglio storico e la riflessione pensosa che lo avevano preparato trovavano espressione nella voce di teologi che contribuirono al profondo rinnovamento della teologia morale cattolica. A cento anni dalla nascita di una delle più autorevoli figure di moralisti di quel tempo, Josef Fuchs s.j., questo studio si pone in continuità con la sua riflessione e le istanze conciliari in essa presenti. Il testo parte dalla domanda sul come essere discepoli di Cristo nella storia, con l’attenzione al rilievo della vita di fede per la capacità di moralità dei credenti, in funzione del necessario discernimento su tutto quanto impegna la responsabilità personale e sociale nel contesto odierno. Sono in questione il modo di capire la vita della città, l’attenzione alla complessità della storia e delle culture, la cura di interpretare correttamente la natura e il mondo umano, il compito di orientare, con criteri di senso eticamente riconoscibili, lo sviluppo tecnologico nelle sue componenti intenzionali mai neutre. Ne risulta, per la teologia morale, il primario compito di ricerca sui temi e problemi che si pongono oggi, con una fondamentale finalità di formazione delle coscienze.
Come già molte volte accaduto nella storia, le maggiori situazioni di lotta e di rivolta sulla scena mondiale si ammantano e si alimentano di legittimazione religiosa. Chi continua a non cogliere l'importanza che le escatologie religiose e le ideologie salvazioniste hanno sul comportamento degli attori politici, non è affatto in grado di intercettare alcune cause 'profonde' dei contrasti che scuotono la nostra epoca, né di intervenire efficacemente su di essi. Il libro mostra come per l'emersione delle più cruente e disumane forme di violenza politica risulti decisivo l'apporto di idee morali e di schemi di salvezza di matrice religiosa, e come il terrorismo e la sovversione siano spesso sollecitati da un preciso modello di liberazione umana, la concezione apocalittico-millenaristica della storia: per cui, in tanti sommovimenti storici antichi, moderni e contemporanei (comprese le Rivoluzioni ritenute 'secolari') la Weltanschauung antagonista propria di tale escatologia ha esercitato un puntuale influsso, innervando le dottrine sediziose e le prassi cruente della pletora di prophetae e duces che hanno sconvolto la storia occidentale.
Parlare della fede e soprattutto presentarla ai giovani non è mai facile e oggi deve fare i conti con i linguaggi del mondo giovanile che a prima vista appare distante dalle grandi domande del credere. Il volume, attraverso brevi flash che presentano aspetti della vita, delle emozioni e dei sentimenti, cerca di aprire una porta, di instaurare un dialogo con i giovani d'oggi, aprendo finestre sul loro mondo e sulle loro domande, provando a spalancare loro la porta della fede, la sola capace di far luce sulla realtà e dare un senso alla storia.
La storia raccontata nel c. 16 di Nm è il 'resoconto' della contestazione capeggiata da Core, Datan e Abiram contro l'autorità di Mosè e Aronne durante la traversata del deserto. I ribelli, con argomenti apparenti, mettono in dubbio la legittimità della loro guida e insinuano il sospetto che Mosè e suo fratello si siano attribuiti da sé, sin dall'inizio, l'autorità e il potere che ne deriva. La reazione divina non tarderà a manifestarsi nella punizione più drastica e impressionante del cammino esodale. Il presente studio riabilita il testo, affrancandolo dal giudizio di maldestra compilazione di fonti e incoerente intreccio di tradizioni, e, attraverso le tappe dell'analisi narrativa, fa emergere l'importanza teologica e la perenne attualità del racconto. La sua strategia, infatti, stabilisce ironicamente che chi aspira disonestamente al comando terreno 'scende' vivo sottoterra, e chi brama un potere spirituale che non gli compete 'sale' al cielo bruciato come un sacrificio. La ricostruzione del complesso processo editoriale del testo, poi, permette di situarlo nel contesto storico più ampio della formazione del Pentateuco. In particolare permette di percepire la contemporaneità del dibattito teologico sull'autorità, focalizzando gli elementi che caratterizzano la comunità in relazione alla mediazione umana dell'autorità divina.
Se l'abito dice qualcosa di chi lo indossa - perché ne esprime lo stile, le attitudini e i gusti - anche il cristiano è invitato a scegliere un abbigliamento spirituale che confermi e racconti la sua appartenenza a Cristo. La metafora del vestito intesse dunque questo percorso spirituale in sei tappe rivolto a quei giovani e quegli adulti desiderosi di un rinnovamento interiore. Sei sono infatti gli indumenti di Gesù offerti per rinnovare il proprio look spirituale. Ogni indumento presentato ci permetterà di conoscere meglio l'abito di Gesù, o meglio, il suo habitus: la vasta gamma di atteggiamenti, modi di pensare e sentimenti che sono di Cristo (cf. Fil 2,5). Scegliere di indossarli vorrà dire scegliere di far sempre più nostro lo stile di vita di Gesù. L'evangelista Matteo, stilista del regno di Dio, ci sarà guida e compagno alla ricerca di un rinnovato stile di vita cristiana, più consapevole e responsabile.