
La realizzazione del bene comune politico ha molte similitudini con l'esecuzione di una composizione sinfonica. La compiutezza del bene comune politico deriva dal rispetto-potenziamento dei fini delle singole persone, delle società intermedie e dalla loro consonanza con il bene generale, così come la perfezione della sinfonia proviene dalla qualità dell'esecuzione di ogni singolo orchestrale in armonia con quella degli altri musicisti e con le caratteristiche peculiari dell'opera. In questo senso, se non altro come accorgimento sul legame fra qualità di vita e rapporti sociopolitici, l'orchestra può richiamare anche il film di Fellini "Prova d'orchestra", che aveva un chiaro riferimento analogico tra musica e politica. Se nella sinfonia la qualità dell'esecuzione dipende tanto dalla prestazione di ogni musicista come dal valore dei comandi gestuali impartiti dal direttore d'orchestra, analogamente, il bene comune politico deriva sia dal lavoro dei cittadini nella loro individualità e in associazione con altri, sia dall'opera dello Stato che rispetta e promuove la loro autodeterminazione. Quando ciascun strumentista suona bene, non realizza solo la propria perfezione in quanto musicista, ma concorre ugualmente al bene comune complessivo di tutta l'orchestra, cioè all'eccellenza del risultato. Allo stesso modo, quando i soggetti sociali procedono secondo i principi etico-politici fondativi ed essenziali della vita politica raggiungono senz'altro il loro bene particolare, ma plasmano anche il bene comune a tutti, coltivano l'arte del possibile.
Il discorso ecclesiologico attuale è incentrato sulla dottrina del Vaticano II e sui suoi approfondimenti teologici successivi. L’obiettivo di questo libro, invece, è quello di inquadrare meglio il Concilio all’interno della storia del pensiero cristiano sulla Chiesa e, in particolare, leggere l’evento nell’orizzonte del secolo XX. Lo studio, da questa prospettiva, ripercorrerà tre grandi questioni dell’ecclesiologia: i diversi paradigmi della Chiesa, il rapporto tra lo Spirito Santo e la Chiesa e, infine, il rapporto tra Salvezza e Chiesa. L’intento è quello di contribuire alla formazione di una visione dei grandi argomenti discussi nell’assise conciliare più contestualizzata, all’interno di un arco di tempo che comprende tutto il secolo XX fino ai nostri giorni.
MIGUEL DE SALIS AMARAL è un sacerdote portoghese. Dal 2001 è professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal 2015 è vicedirettore del Centro di Formazione Sacerdotale della stessa Università. È laureato in Ingegneria Civile e dottore in Teologia dogmatica. Nel suo lavoro teologico si è dedicato principalmente all’ecclesiologia, al dialogo ecumenico, alla teologia orientale e al Concilio Vaticano II. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Dos visiones ortodoxas de la Iglesia: Bulgakov y Florovsky (Eunsa 2003), poi tradotto in romeno e pubblicato dalla casa editrice della Facoltà di Teologia Ortodossa dell’Università di Cluj-Napoca, e Concittadini dei santi e familiari di Dio. Studio storico-teologico sulla santità della Chiesa (pubblicato in questa stessa collana nel 2009), poi tradotto in portoghese (con la casa editrice San Paolo). Dal 2002 è consultore della Congregazione delle Cause dei Santi.
Milioni di persone ogni giorno si recano a lavoro. Alcun in malvolentieri, quasi obbligati a svolgere un’attività faticosa. Altri interessati solamente alla retribuzione. Altri ancora sembrano incarnare quell’animai laborans descritto dalla Arendt, ovvero colui che considera il lavoro, al quale la vita lo ha destinato, come un fine in se stesso. Al di sopra di questi si erge la figura dell’homo faber che svolge il suo lavoro con il desiderio di portare avanti un progetto, sia per affermazione personale, sia spesso con la nobile aspirazione di servire gli altri e di contribuire al progresso della società.
fil cristiano dovrebbe avere una prospettiva ancora più alta. Quella di un figlio di Dio chiamato a prolungare con il suo lavoro l’opera creatrice divina, facendosi guidare dalla saggezza e dall’amore nel compito di perfezionare la creazione, di crescere lui stesso in santità, e di aiutare gli altri a essere felici. Il lavoro è per lui una vocazione e una missione da compiere per amore e con amore. Gesù stesso ha lavorato molti anni a Nazareth, e “così ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione” (Papa Francesco, Laudato sì, n.98).
Questa opera potrebbe apparire, ad un primo sguardo, la semplice raccolta degli atti di un convegno. Infatti, i contributi che compongono questo volume sono stati presentati nell’VIII workshop della SISRI svoltosi a Roma dal 30 al 31 Maggio 2015 e dedicato al rapporto tra le visioni filosofiche del mondo e il lavoro scientifico. L’occasione era l’anniversario dei 400 anni dalla composizione della Lettera a Madama Cristina di Lorena da parte di Galilei. Lo scienziato pisano fu chiamato, in un drammatico momento della sua carriera, a rendere conto della conciliabilità tra il credo cristiano e la sua ricerca scientifica. In realtà, anche oggi ci poniamo con urgenza le stesse domande e cerchiamo risposte che riconosciamo come mai interamente conclusive e sempre aperte a maggiori approfondimenti. Questo carattere di “apertura” del domandare che, muovendo da settori disciplinari specifici, trascende i limiti imposti dai riduzionismi dei singoli metodi di ricerca, è l’aspetto fondamentale che illumina il senso di questa pubblicazione. Anche se potrebbe stupire l’eterogeneità dei contributi, dalla matematica alla biologia, dalla teologia alla storia della scienza, l’unità è visibile nella tensione ad una sintesi del sapere che concepisce i confini tra i campi delle scienze non come muri invalicabili, ma come interne distinzioni di un insieme organico.
Nei cinque capitoli che compongono l'opera, l'autore si attiene rigorosamente a quanto descritto nel titolo. Ruppi introduce il lettore nelle realtà sacramentali, che si compiono nel tempio, attraverso l'approccio dei concetti di storia della salvezza, di celebrazione dei misteri di Cristo, di riti sacramentali, di parole e gesti salvifici. In maniera sintetica, della mistagogia viene presentato il metodo, il fine, il ministero della Parola nelle principali e varie espressioni che garantiscono una trattazione, semplice nell'esposizione, rigorosa sotto il profilo teologico e liturgico, attenta alle istanze catechetiche e pastorali della presente stagione ecclesiale, rispondendo alle sollecitazioni di una vera e sapiente mistagogia. I destinatari dell'opera sono gli studenti delle Facoltà Teologiche e degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, i pastori e gli altri operatori pastorali, soprattutto catechisti e animatori della liturgia. Inclusi, naturalmente, i fedeli desiderosi di scoprire il significato e il valore dei Sacramenti. Per il suo stile piano potrà essere messa in mano anche ai fedeli desiderosi di riscoprire il significato e il valore di quei «capolavori di Dio» - come li definisce il Catechismo della Chiesa cattolica - quali sono appunto i Sacramenti di Cristo e della Chiesa.
Il testo Dostoevskij, abitare il mistero, raccoglie i contenuti e il vissuto del VII Convegno Internazionale di «Poetica & Cristianesimo», che ha costituito una riflessione e un approfondimento del rapporto tra il Cristianesimo del grande scrittore russo e il senso di vuoto dell’uomo contemporaneo. Si è voluto analizzare la sua opera in una prospettiva interdisciplinare (dalla teologia all’antropologia, alla cinematografia) onde mettere in risalto, nella poliedricità dei suoi scritti e del suo pensiero, il modo in cui ci fa entrare nel mistero di Dio e dell’uomo e che cosa ci dice oggi. Il Convegno si è chiesto se abitare la narrativa cristiana e anti-moralista di Dostoevskij possa contribuire a capovolgere la prospettiva dell’anti-moralismo post-moderno di matrice nichilista e rendere più vivibile il mondo del XXI secolo.
Federica Bergamino ha conseguito il dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma 2002), attualmente è professore associato di Antropologia e Letteratura nella Facoltà di Comunicazione Sociale della stessa Università; membro della Société Internationale pour l’Étude de la Philosophie Medievale (SIEPM), e del Seminario Interdisciplinare Poetica & Cristianesimo. È coach professionista ACC (Associate Certified Coach) in ICF (International Coach Federation) dal 2011. Nel 2017 è diventata professionista certificata di intelligenza emotiva con Six Seconds, una organizzazione non profit che nasce a partire da una metodologia ideata nel 1967 da insegnanti, pedagogisti e formatori di San Mateo in California che ha come obiettivo lo sviluppo emozionale della persona. Ha pubblicato principalmente su Tommaso d’Aquino, sul rapporto tra filosofia, letteratura e vita umana, le relazioni interpersonali, il perdono. Le sue attuali aree di ricerca riguardano il rapporto tra psicologia, antropologia e letteratura, le emozioni e il dramma come elementi essenziali intrinseci alla comunicazione, i fondamenti antropologici e psicologici del coaching e le neuroscienze.
Qui si offre una ricerca transdisciplinare che segue il metodo dell’expert meeting. Con “transdisciplinare” non intendiamo l’ambito comune a diverse discipline (l’inter di una ipotetica interdisciplinarietà) che potrebbe essere studiato con metodi e prospettive diverse tra loro; intendiamo invece la realtà al di là della sua formalizzazione nei diversi linguaggi, quella realtà alla quale ogni disciplina è chiamata ad aprirsi per entrare in sinergia con le altre, un’eccedenza che supera ed è al contempo ciò su cui le diverse prospettive si basano. L’esperienza di due anni di lavoro ci permette di affermare che questa realtà previa a qualsiasi tipo di formalizzazione è la relazione. Nel corso di questo lavoro, abbiamo comprovato che il “paradigma relazionale” proposto da Donati, serve da interfaccia ontologico, epistemologico e metodologico meglio di altri paradigmi, permettendo un dialogo fruttifero fra le discipline e consentendo di illuminare aspetti essenziali della realtà spesso trascurati. I risultati del lavoro che il lettore ha tra le mani sono senz’altro parziali e a volte vengono offerti più sotto forma di riflessioni e di domande che di soluzioni vere e proprie. Ciononostante, pensiamo che siano già delle buone indicazioni per una migliore comprensione della differenza uomo-donna in quanto relazione originaria, e per affrontare una serie di fenomeni socio-culturali in cui si osserva la perdita di questa differenza, e la sostituzione di tale relazione con altri tipi di relazione.
Il lavoro è un elemento costante nella vita umana, fonte di soddisfazione e di gioia, ma anche di fatica. È sorgente di sviluppo personale e di miglioramento della società, ma può essere ridotto a mero strumento per soddisfare desideri egoistici. Per i cristiani il lavoro è un mezzo di santità e di apostolato, in quanto lo stesso Figlio di Dio fatto uomo ha lavorato per lunghi anni a Nazareth, «ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione » (papa Francesco, Laudato si', 98). Alla luce di questa realtà, la santificazione del lavoro costituisce una delle grandi novità del pensiero cristiano contemporaneo, che si traduce in esperienza pratica nella vita di molti fedeli. "Lavoro e santità" è un breve volume che potrà essere utile a chi vorrà riflettere sul significato del lavoro. Fulcro del libro è il colloquio di numerosi professori e studiosi con mons. Fernando Ocáriz sul messaggio di san Josemaría Escrivá, uno dei grandi maestri di spiritualità laicale e secolare, che ha insegnato a santificare il lavoro, a santificarsi nel lavoro e a santificare gli altri con il lavoro. Presentazione di Navarro Luis.
Il lavoro è un aspetto costante nella vita di ogni uomo. Fonte di soddisfazione e di gioia per alcuni, di fatica per tutti. Milioni di persone ogni giorno sono affannosamente alla ricerca di lavoro. Molti, però, lo considerano soltanto uno strumento per ottenere altri beni. Spesso, il lavoro in sé non è percepito come un bene fondamentale per lo sviluppo della persona e della società.
In un discorso del 2008 al Collège des Bernardins, Benedetto XVI ha mostrato che nella tradizione cristiana si può trovare la chiave per comprendere il vero senso del lavoro. Uomini e donne sono chiamati a partecipare all’opera creatrice di Dio mediante il lavoro, assumendo il compito di perfezionare la creazione, guidati dalla sapienza e dall’amore. Lo stesso Figlio di Dio fatto uomo ha lavorato per lunghi anni a Nazareth. «Ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione» (Papa Francesco, Laudato si’, 98).
In occasione del 500º anniversario della Riforma protestante, il Convegno The Heart of Work (Roma, 19-20 ottobre 2017), organizzato dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal centro di ricerca Markets, Culture and Ethics, ha cercato di approfondire l’idea cristiana del lavoro professionale. La teologia cattolica recente, d’accordo con i riformatori del XVI secolo, riconosce il lavoro professionale come vocazione dell’uomo, ma lo considera anche come un cammino per la crescita della santità del cristiano (Gaudium et spes, 34) e lo propone ai laici come mezzo di santificazione (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2427).
Con gli scritti raccolti in questo III volume degli Atti del Convegno The Heart of Work si vuole offrire un contributo allo sviluppo di un’anima del lavoro professionale: una spiritualità del lavoro inteso come attività che perfeziona l’uomo, cooperando alla sua felicità e al progresso della società, e che diventa per il cristiano luogo e materia di santificazione e di compimento della missione della Chiesa nel mondo.
Nei vari contributi di questo volume emerge spesso la figura di san Josemaría Escrivá (1902-1975) come il maestro di vita cristiana che ha indicato nella santificazione del lavoro il cardine della santità nella vita quotidiana. Il lavoro di un figlio de Dio – egli scrive – «nasce dall'amore, manifesta l'amore, è ordinato all'amore» (È Gesù che passa, 48).
Il lavoro è un tema che appare sempre più attrarre gli studi filosofici. In particolare, emerge oggi la tendenza a non valutare il lavoro solo dal punto di vista del risultato e in termini di efficienza. Vi alludono già un insospettato F. Nietzsche (Così parlò Zaratustra), per il quale il lavoro può divenire un agire perfettivo (praxis teleia, in Aristotele) un bene e un fine, e non solo mezzo: «cercasi lavoro per un salario: in ciò tutti gli uomini sono uguali; per tutti il lavoro è mezzo e non fine in sé [...]. Esistono però uomini rari che preferiscono morire, piuttosto che mettersi a fare un lavoro senza piacere di lavorare: sono quegli uomini dai gusti difficili, di non facile contentatura, ai quali un buon guadagno non serve a nulla, se il lavoro stesso non è il guadagno dei guadagni». A Nietzsche si aggiunge Ch. Péguy (Il denaro): «un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice ad un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta [...]. Non occorreva fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone, ma essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura [...]. Un assoluto, un onore, esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva doveva essere lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano». È chiaro però che il fine in sé non è tanto il lavoro, in quanto ben fatto, ma il retto amore verso sé stessi, quando ci si mette in gioco, nel lavoro ben fatto al servizio degli altri. Il lavoro è formativo della persona. In occasione del 500º anniversario della Riforma protestante, il Convegno The Heart of Work (Roma, 19-20 ottobre 2017), organizzato dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal centro di ricerca Markets, Culture and Ethics, ha cercato di approfondire l'idea cristiana del lavoro professionale. Con gli scritti raccolti in questo secondo volume degli Atti del Convegno The Heart of Work si vuole offrire un contributo filosofico allo sviluppo di un'anima del lavoro professionale. In vari contributi del volume emerge la figura di san Josemaría Escrivá (1902-1975), che ha indicato nella santificazione del lavoro il cardine della santità nella vita quotidiana. Emerge la presenza della stessa theoria, nell'esercizio del lavoro, che già Aristotele preconizza, quando include la tekne tra le virtù intellettuali (dianoetiche): la possibilità di ideare e contemplare il progetto dell'opera, prima ancora della sua realizzazione. La "contemplazione" nel lavoro si può poi sviluppare ed estendere in diversi ambiti, ivi quello religioso.
In questo manuale sono raccolte in maniera armonica e sistematica le norme canoniche che regolano l'esercizio della funzione di santificare della Chiesa nel diritto latino, in accordo con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, la legislazione contenuta nel Codice e le ulteriori disposizioni disciplinari della Santa Sede. Questa seconda edizione (a quattro anni dalla prima apparsa nel 2014) è aggiornata secondo i più recenti documenti del Magistero e le ultime disposizioni in materia. Nella prima parte sono analizzati i canoni del Codice che sono cardine e fondamento teologico-canonistico di tutta la disciplina che regola il culto divino. La seconda parte, dedicata ai sacramenti, parte da un'analisi degli elementi essenziali che formano la nozione di sacramento, e anche della sua dimensione ecclesiale e canonica. Ognuno dei sette sacramenti è studiato mettendone in luce sia gli aspetti disciplinari relativi alla valida, lecita e fruttuosa celebrazione liturgico-sacramentale, sia le relazioni di giustizia tra ministri e fedeli, portatori di doveri e diritti fondamentali. La terza parte studia le norme che regolano gli altri atti di culto, i luoghi sacri e i tempi sacri.
Il titolo di questo libro esprime l'essenziale del suo contenuto. Il Dio rivelatosi in Gesù Cristo è il Dio di ogni uomo. È così non solo perché la sua Rivelazione compie le attese dell'animo religioso e illumina le domande della ragione filosofica e scientifica, ma anche perché, nel suo farsi uomo, Cristo ha svelato il senso della vita di ogni persona, in ogni sua dimensione e in ogni sua fase storica, nella sua origine e nel suo compimento finale. Di più, nell'incarnazione l'Eterno ha fatto sua, in modo imprevedibile, la storia: si è fatto Egli stesso "storia". E ora - come Risorto - è vicino e fa sua la vita della Chiesa, di ogni cristiano e, in modo nascosto ma reale, di ogni uomo. Ecco in sintesi il mistero cristiano che in queste pagine viene tratteggiato, in un costante dialogo con le istanze dello spirito religioso e della ragione filosofica, tenendo presente il contesto culturale del nostro tempo, specie quello dell'Occidente secolarizzato. Nella Prima parte si presenta la specificità del cristianesimo in relazione alle religioni dell'umanità e alla ricerca filosofica su Dio così come si sono sviluppate nella storia. Nella Seconda parte si considerano, come interlocutori del kerygma cristiano, rispettivamente il pensiero filosofico agnostico e ateo, la visione scientifica del mondo e le istanze esistenziali e religiose emergenti nel contesto della società secolarizzata. Il libro è pensato come sussidio per un Corso di Introduzione al mistero cristiano. Ma si propone anche a chiunque desideri acquisire una consapevolezza più matura delle ragioni della propria fede e appropriarsi del suo contenuto essenziale: in Cristo, Dio si è rivelato facendosi - come autentico buon samaritano - prossimo di ogni uomo, di ognuno di noi.