
In questo volume si affrontano la nozione, le origini e lo sviluppo della Teologia Fondamentale, la disciplina che si occupa dei fondamenti della ricerca teologica. In un percorso efficace e lineare si ripercorrono le tappe della Salvezza, della Rivelazione e della sua trasmissione per opera degli A-postoli e dei loro successori. «Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi»: le parole della Prima lettera di Pietro contengono il nucleo della Teologia Fondamentale. Il suo studio offre ai cristiani le «ragioni» della propria fede e un prezioso aiuto per testimoniarla e difenderla. La Teologia Fondamentale aiuta inoltre a comprendere il cristianesimo come una religione di dialogo e approfondisce il ruolo della Chiesa con i suoi interlocutori, siano questi membri di altre religioni, agnostici o atei (pp. 160).
In questo volume l'ottavo della collana «Manuali teologici di base», che si propone di spiegare le questioni fondamentali della scienza teologica al vasto pubblico attraverso una divulgazione di qualità , al servizio di una conoscenza più profonda della fede cattolica, l'autore conclude la trattazione della Teologia morale cattolica che aveva iniziato con quello dedicato alla Teologia morale fondamentale (sesto della collana): vengono qui esposti gli ambiti concreti in cui si sviluppa la vita morale secondo lo schema del Decalogo e delle virtù, come proposto dal Catechismo della Chiesa cattolica. Aurelio Fernàndez, sacerdote, insegna Teologia nelle università di Burgos e di Magonza (pp. 296).
L'«apologetica cristiana» è la «difesa delle buone ragioni della fede». Essa si muove nel rispetto della rivelazione di Dio sul senso della vita umana e del grande disegno della creazione, riconoscendo il primato della fede a seguito di un percorso logico e raziocinante fondato nei lumi dell'intelletto. L'esigenza di un'apologetica oggi si alimenta nella necessità di una risposta trascendente alle istanze meramente orizzontali del razionalismo ateo, figlio diretto dell'Illuminismo, con e dopo il quale, come bene spiega il teologo Piero Cantoni nel suo invito alla lettura, si è voluto dapprima emancipare la ragione dalla fede per poi ergerla a sua implacabile accusatrice.
Questo libro, scritto da due auotri cattolici di origine statunitense, organizza una valida difesa secondo il metodo indicato. In stile asciutto e con linguaggio chiaro, procedendo per domande, obiezioni e risposte sempre sintetiche, si affrontano gli argomenti fondamentali della rivelazione quali l'esistenza e la natura di Dio; il perché e il come della creazione e dell'evoluzione; il problema del Male e della vita dopo la morte; la storicità di Gesù e della Bibbia, in un contesto che affronta la questione della divinità e della risurrezione di Cristo, che è la radice stessa della fede (pp. 184).
Peter Kreeft è professore di Filosofia nel Boston College ed è autore di molteplici opere dedicate al tema della fede cristiana. Ronald K. Tacelli, sacerdote nell'Ordine dei Gesuiti, è professore associato di Filosofia nel Boston College.
La prima tappa dell'itinerario che conduce all'unione con Cristo coincide con l'anelito di viva fede espresso dal salmista: «Signore, cerco il tuo volto» (Sal 27/26, 8).
A tal fine è anzitutto necessaria la lettura assidua della Sacra Scrittura come pure la contemplazione di ogni atto e parola del Signore nell'intimità del nostro cuore. In questa cornice si colloca il presente testo, che rende accessibile a un ampio numero di persone la conoscenza della meravigliosa ricchezza e insondabile profondità del mistero di Cristo (cfr Fil, 38; Ef 3,8). Il manuale riprende il metodo e la struttura di un trattato teologico con la terminologia relativa. Per tale motivo, è ricco di riferimenti sia alla Sacra Scrittura come al Magistero della Chiesa e a san Tommaso d'Aquino. Ovviamente, è di frequente citato il Catechismo della Chiesa cattolica, che sintetizza con precisione e autorità i diversi temi (pp. 200).
Il peccato originale non rende l’uomo semplicemente egoista, incline alla comodità e al piacere: la conseguenza più radicale è la ricerca del consenso, del conseguire un’immagine davanti agli altri. è «l’inganno idolatrico» che conferisce una dimensione di assoluto a tutto ciò che è penultimo, trasformandolo in idolo: non solo gli onori e i denari, ma anche i figli, la casa, il coniuge, l’apostolato, la chiesa. La scoperta, nella rivelazione divina e nel dono sacramentale, di un amore divino soprannaturale, che rende figli di Dio e partecipi della comunione trinitaria, salva l’uomo proprio dall’intimo del cuore, e lo libera dalla schiavitù del consenso altrui. Non c’è altra causa per il cristiano che rendere visibile la carità; e non c’è altro compito nella storia oltre quello di imparare ad amare.
Questa tesi, illustrata con una originalissima sintesi di apporti sociologici, psicologici, filosofici, teologici e di esegesi biblica, conduce il lettore a prendere coscienza del proprio nome (unità, responsabilità personale, libertà) e del proprio cognome (vincolo comunitario, anche in dimensione ecclesiale), per renderlo libero di amare. «Riconoscere nell’idolatria il male radicale che paralizza la crescita della persona», scrive mons. Bruno Forte nella Presentazione, «esige l’onestà di far cadere la maschera difensiva che tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo potuto costruirci. Un libro “controcorrente”, che proprio per questo è quanto mai attuale e urgente: una sorta di sveglia o di allarme delle coscienze, che senza moralismi o scorciatoie ideologiche guarda in faccia la verità del cuore e accompagna l’emergere cosciente dell’angoscia verso il suo unico possibile superamento».
Molti uomini, molti cristiani, chiamano pace la tranquillità, gioia la risata fragorosa, felicità il piacere o il successo effimero: sono prigionieri di un orizzonte povero; sono "tiepidi". La tiepidezza è quella malattia dell'anima che ha per sintomi la svalutazione della preghiera e del sacrificio quotidiani, il pensare soltanto a sé stessi, il capriccio, la comodità... Perdendo la prontezza e la gioia della donazione la fede si assopisce, proprio perché si è raffreddato l'amore, e mette radici la tristezza. Il libro insegna, nella pratica della vita ascetica, come prevenire ed eventualmente curare questo stato di mediocrità, ricollocando Dio al centro della vita del cristiano.
Questo libro, che giunge alla terza edizione, è una sfida e un dono. Una sfida ai lettori abituali di poesie, chiamati a confrontarsi con il tema sublime e terribile della Passione del Signore; una sfida per chi non è lettore abituale di poesie, invitato a scoprire in proprio le vertiginose possibilità del linguaggio contemplativo. Per gli uni e per gli altri questo libro è anche un dono, perchè dalla lettura di questo drammatico e compatto poema si esce con una nuova prospettiva sugli eventi culminanti della vita di Gesù. Al volume è allegato in omaggio il CD "Quadri della Passione", con brani letti da Cesare Cavalleri, accompagnati dal suggestivo commento musicale composto ed eseguito dal pianista Gianmario Liuni.
La fede cristiana e la cultura attuale hanno tante cose da spartire, tra le quali la stessa teologia, che è atto e frutto di mediazione tra fede e cultura: si tratta di un ruolo che oggi è particolarmente importante approfondire, in quanto aiuta a comprendere perché sia necessaria una formazione teologica per ogni cristiano consapevole della sua missione nella Chiesa e nel mondo.
È facile constatare che la parola amore, pur essendo la parola chiave, è anche la più confusa, non solo nel mondo secolarizzato, ma anche tra i cristiani. Ciò che più danneggia la convivenza umana è il fatto che tutti credono di sapere che cosa sia l’amore. Ma chi entra nei sentieri autentici dell’amore fa sempre nuove scoperte e impara a non attribuire agli altri i propri errori. C’è una sola arte da imparare: quella di amare.
L’amore ha tanti aspetti che non si imparano, non solo nel sentimento, ma anche nella ricchezza emotiva che governa il cuore nel profondo. Eppure l’amore vero è molto di più rispetto al sentimento e all’emotività, e oggi esige molto «studio». Amare è un verbo e occorre saperlo coniugare in molti modi.
Ugo Borghello affronta qui in maniera radicale le prospettive del vero amore cristiano, ma anche le sue malattie. Ci insegna a distinguere tra fede – l’adesione profonda a Cristo – e religione – l’insieme di pratiche e preghiere. A distinguere tra carità – amore incondizionato alla persona, a tutte le persone – e opere di carità – i tanti gesti di servizio che si possono compiere anche senza un corrispettivo di amore vero. Ci insegna che ognuno appartiene a un gruppo primario per il quale è disposto a dare tutto, e che pertanto è auspicabile che tale gruppo sia la comunità cristiana. La Nuova evangelizzazione dipende in gran parte dal far sorgere innumerevoli comunità primarie, come fu per i primi cristiani. Avanti così nell’analisi, si resta convinti che tutti abbiamo bisogno di ritornare continuamete alla fonte gratuita della fede e dell’amore, con una lotta ascetica che renda efficaci anche le nostre miserie.
L'esperienza che trapela dalle oltre cento lettere raccolte in questo libro e scritte da padre Aldo Trento dal Paraguay ai suoi amici in Italia trasmette la febbre di vita che arde in quest'uomo semplice e appassionato che, davanti al dolore di tanti fratelli e sorelle raccolti dalle miserie delle favelas di Asunción, non fugge via ma si pone con la faccia e le mani di un Altro. Il parroco della parrocchia San Rafael e il direttore della Clinica per malati terminali è Lui, Cristo, il Rio Sole, la luce divina che splende su questa terra ancestrale e benedetta dove il popolo guaraní aveva trovato la sua tierra sin mal nelle antiche reducciones dei gesuiti.Oggi quel popolo vive in condizioni di schiavitù morale e fisica e il sole che splende sul Chaco, un tempo il loro territorio di caccia, si trasforma nell'Altro Sole, l'ostia dell'Eucaristia che splende nell'ostensorio con cui padre Aldo benedice tre volte al giorno i suoi malati. Le cure mediche ad alto livello, le attenzioni umane, l'ordine e la pulizia fanno il resto; così la Clinica per malati terminali si trasforma per tanti nell'anticamera del Paradiso, mentre nel cortile gli oltre 300 bambini salvati dalla strada giocano, studiano, imparano un lavoro che darà speranza al loro futuro.
Questo libro è il capolavoro di Spaemann, certamente l'opera a cui si sente più legato. Come rileva il card. Ruini nella Prefazione, "è davvero difficile individuare, nel panorama attuale, uno studio della stessa densità e acutezza". Spaemann accompagna il lettore in uno straordinario cammino lungo la storia di una delle categorie fondamentali della filosofia occidentale, quella di finalismo e di teleologia, che è al centro di una nuova riconsiderazione a partire dai dibattiti sulla bioetica, sulla biopolitica, sull'ecologia. Il suo intento teoretico è di rimuovere il pregiudizio scientista per cui osservare i processi naturali sotto l'aspetto del loro orientamento a un fine sarebbe sterile. In realtà, senza il nesso tra fine e bene non possiamo nemmeno sapere quali mezzi siano utili alla nostra vita, dal momento che la vita stessa è sempre tensione verso un fine, è sempre «un mirare a qualcosa». L'"eclisse dei fini" e il dilagare della ragione strumentale, che caratterizzano la nostra epoca, producono alla lunga una perdita netta di libertà privandoci dei criteri oggettivi capaci di arginare quello scatenarsi illimitato di desideri soggettivi che distruggono le condizioni vitali della famiglia umana. Solo se esiste un fine naturale della vita degli uomini sussiste la possibilità che l'agire degli Stati, volto al mantenimento del genere umano, resti compatibile con gli scopi degli individui.
Aelredo di Rievaulx (1110-1167), monaco cisterciense inglese, è «uno degli umanisti più delicati del suo secolo» (H. De Lubac). La sua opera si colloca nell’alveo della «teologia monastica», che non mira a «conoscere» (scire) i misteri indagandoli razionalmente, bensì a «vivere» e «gustare» (sapere) l’esperienza dell’amore divino, anelando a congiungersi misticamente a Cristo, vera sapienza («l’amore stesso è conoscenza»). Nell’Autore essa diviene una «teologia della relazione», in cui prendono reciprocamente senso l’amore di Dio, di sé e del prossimo. «Il nostro Aelredo è quasi un altro Bernardo», suonava un detto dei cisterciensi del suo tempo, e ciò basta a darcene la statura.
L’amicizia spirituale è la sua opera più famosa, unica nel suo genere nel Medioevo monastico, scritta in forma di vivace dialogo. Emerge dall’esperienza vissuta, illuminata dagli studi, e rivela ancor oggi la sua attualità. Secondo l’Autore, è presente nell’uomo una naturale vocazione all’amore, di cui l’amicizia, non quella carnale e mondana, emotiva e utilitaristica, ma quella spirituale, fondata sulla virtù, rappresenta l’eccellenza: ponendo in Cristo la sua origine e il suo fine diviene un’esperienza dell’amore di Dio e «un’anticipazione della beatitudine celeste». Aelredo ha esaltato il valore dell’amicizia anche all’interno della vita claustrale, superando la diffidenza di tutta la tradizione monastica, che la considerava un elemento di disturbo perché capace di creare piccole isole all’interno della comunità.
Gesù a dodici anni è un breve trattato di meditazione «affettiva» sull’episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù a Gerusalemme dopo tre giorni (Lc 2, 42-52), di cui offre un’interessante interpretazione letterale, allegorica e morale: i luoghi dell’infanzia di Gesù corrispondono alle tappe di perfezionamento spirituale che l’anima del fedele deve percorrere per restaurare la propria immagine divina, secondo cui è stato creato. La sensibilità e la delicatezza con cui l’Autore tratta la materia ne fecero un’opera molto amata nel Medioevo, che circolò fino al Settecento sotto il nome di san Bernardo, indice dell’alta considerazione riscossa.