
«In cosa posso servirla?», chiese l’angelo.«Davvero vendete di tutto, come è scritto sull’insegna?», chiese incuriosito il giovane.«Certamente. Tutto quello che desidera!».«Allora vorrei che i bambini non soffrissero più, che la gente non dovesse soccombere sotto il peso delle schiavitù. Vorrei un po’ di pace, vorrei che gli uomini non fossero più gli uni contro gli altri. Vorrei più misericordia e meno giudizi, più dialogo e meno opposizioni. Vorrei che il mondo non fosse più diviso tra chi ha tutto e chi non ha niente, vorrei…».Ma l’angelo gli portò la mano alla bocca come per fermare le richieste e gli sussurrò all’orecchio: «Guardi, credo che lei abbia frainteso: noi non vendiamo frutti, qui si vendono solo semi!».
Ci sono cose che abbiamo sempre sotto gli occhi, ma il loro valore si rivela solo quando le perdiamo. Quando tocchiamo con mano l'evaporare progressivo del senso di comunità. Di fronte ai terremoti e alle catastrofi naturali ci interroghiamo su Dio, ma dovremmo chiederci dov'è l'uomo, in che modo si confronta con la sua fragilità e dove si è rifugiata la sua responsabilità. Anche Dio, del resto, è fragile, debole e indifeso. Perché ama. E l'amore rende vulnerabili. Il Dio debole è il Dio crocifisso che costituisce, insieme alla risurrezione, il cuore della rivelazione cristiana.
«Il divino, nella vulgata del pensiero religioso della cultura occidentale, è stato associato per secoli e secoli ai concetti grevi di onnipotenza, onniscienza e consimili. Questi concetti totalizzanti e totalitari hanno schiacciato la relazione fra l'umano e il divino nel vicolo cieco della fede senza dubbi, della sottomissione acritica, in fondo al quale è sempre in agguato la perversione del fanatismo».
Tre grandi modelli hanno espresso ed esprimono ancora oggi il rapporto dei cristiani con il mondo. Il primo è quello della «differenza profetica», che nasce nel contesto di una comunità perseguitata o trattata con ostilità. Il secondo è quello della «sistemazione nel mondo», che prende le mosse dalla condizione di pace religiosa. Il terzo, forgiato dal concilio Vaticano II, è quello della collaborazione leale e critica, che recupera dalle antiche fonti cristiane l’idea della relativa autonomia della sfera spirituale e di quella temporale. Recuperando le metafore evangeliche del sale e della luce, richiamate più volte dal magistero di papa Francesco, l’autore offre un’originale riflessione sul rapporto dei cristiani con la società e la politica.
Sommario
Introduzione. Tre modelli. I. La differenza profetica. II. La sistemazione nel mondo. III. La collaborazione leale e critica. IV. Il sale e la luce.
Note sull'autore
Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, ha insegnato Teologia sistematica alla Facoltà teologica dell'Emilia Romagna dal 1989 al 2010. Dal 2009 al 2015 è stato parroco a Forlì e si è occupato, in particolare, di animazione vocazionale e giovanile e di formazione dei diaconi.
Lo charme del Rabbì di Nazaret filtra da ogni pagina dei Vangeli, restando inafferrabile. Come accostarsi allora alla patina di luce che ovunque lo accompagna? Questa domanda dà l’avvio all’avventura di queste pagine: osare leggere il Vangelo «al rovescio», a partire cioè dalla prospettiva di coloro che lo hanno incontrato. Come sarà stato guardato Gesù da Giuseppe, Maria, il Battista, la peccatrice di Magdala, Giuda, Pietro, Caifa, Anna, Pilato ed Erode? Un racconto fra le righe dei Vangeli e sulla loro soglia, come un invito a entrare.
Sommario
Prefazione. Yosef, il sognatore. Miriam, la madre. Jochanan, il Battista. Miriam di Magdala, l’amante. Kèfa, la roccia. Yehûdāh, l’amico. Caipha, il religioso. Pilatus,
il diplomatico. Cleopha, l’entusiasta.
Note sull'autore
Gianluca De Candia insegna attualmente Teologia sistematica all’Università di Siegen ed è libero docente al Dipartimento di questioni filosofiche fondamentali della teologia della Westfälische Wilhelms-Universität di Münster.
Nella tumultuosa storia delle sue interpretazioni e dei suoi effetti - soprattutto delle sue riprese letterarie e filmiche - Giuda Iscariota oscilla in un pendolo perenne. La sua figura è sospesa tra facili esecrazioni e improbabili riabilitazioni, spesso e volentieri ambedue condite in salsa deterministica, così da farne comunque un «predestinato al tradimento e alla dannazione», un dannato infame da maledire, piuttosto che da esaltare, fino ad attribuire al suo gesto un valore perfino ascetico, eroico, in quanto avrebbe reso possibile da parte di Gesù l'attuazione del piano di salvezza predisposto da Dio. Il mistero del traditore resta quello di un inspiegabile «peccato più grande» a confronto con quello di Pilato. E, tuttavia, in questa sua oscura enormità, è pur sempre un più piccolo frammento entro il mistero della sempre «più grande» rivelazione cristologica del Padre, culminante nel Figlio dell'uomo esaltato sulla croce, cui «volgeranno lo sguardo coloro che lo hanno trafitto».
«Mentre in Italia veniva dichiarato il confinamento a causa della pandemia di Covid-19, mi recavo dal mio convento parigino a Lussemburgo, dove insegno e faccio ricerca. In quel frangente tutte le frontiere d’Europa sono state chiuse e mi sono ritrovato nel Seminario Maggiore, in solitudine. La prospettiva spirituale che mi sono dato è stata di vivere questo tempo nella meditazione, nella preghiera, nel lavoro quotidiano, evitando l’isolamento intellettuale e spirituale. Non potendo predicare in una chiesa, l'ho fatto "in digitale", in forma telematica, e questo libro raccoglie alcune delle riflessioni di quei giorni».
Sommario
Introduzione. Negli ospedali una liturgia invisibile, con il fiato sospeso. Che niente sia più dato per scontato. Anche le stelle piangono con noi. La lezione dell’esilio. Persone dietro la maschera. Riscoprire con Lazzaro la dignità dovuta ai morti. Guarire dal virus, ripensare la malattia. Nell’attesa di un abbraccio. La libertà cresce nella disciplina. Quella piazza vuota. Il profumo della vicinanza. Un mondo senza cuciture. Risvegliàti dal silenzio, come Adamo ed Eva. Teniamoci pronti ad accogliere il dono. Oltre il velo delle illusioni. Il segno vivo della memoria. L’imprevedibile che porta alla salvezza. Il velo e la croce. Sia lode alla luce. Uniti nell’amore del Dio nascosto. Anche l’interiorità ha bisogno di segni. Il cielo in una cella. Oggi è lo streaming il nostro «lembo del mantello». Il contagio della disuguaglianza. E adesso torniamo a guardare la natura. Un tempo per ringraziare.
Note sull'autore
Alberto Fabio Ambrosio, domenicano, è professore di Teologia e Storia delle religioni alla Luxembourg School of Religion & Society e direttore di ricerca al Collège des Bernardins (Parigi). Dopo aver condotto ricerche per più di dieci anni nel centro domenicano Dosti di Instambul sul sufismo ottomano, si dedica oggi alle relazioni tra vestito, moda e religioni. Tra le sue pubblicazioni recenti: Lotta continua. Lo stupore del Vangelo (San Paolo 2015), Un Dio curioso (Castelvecchi 2018) e Dio tre volte sarto. Moda, Chiesa e teologia (Mimesis 2020).
Solo in sedici versetti dei Vangeli Maria parla in modo esplicito. Si tratta in tutto di 154 parole greche (compresi gli articoli, i pronomi, le particelle) delle quali ben 102 occupate dall'inno del Magnificat. Se stiamo al dettato testuale, le frasi che Maria pronuncia sono sei: due all'annunciazione dell'angelo Gabriele; una più vasta nella visita ad Elisabetta; una nel tempio di Gerusalemme davanti al figlio dodicenne in compagnia dei dottori della Legge; due, infine a Cana durante le nozze. Eppure un altro episodio si aggiunge a questo elenco. Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, la sua settima, estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.
Milioni di persone si muovono ogni giorno sulle strade per lavoro, turismo, divertimento, acquisti o motivi religiosi. Eppure la guida di automezzi e, più in generale, tutto ciò che ruota intorno al comportamento di automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni sembra costituire una zona franca dell'etica. Non si tiene nel debito conto che alcune condotte espongono a gravi rischi, coinvolgono la vita propria e altrui provocando vittime e feriti, hanno ripercussioni sull'inquinamento e la salute, oltre che conseguenze di natura legale e assicurativa. Perché la strada è, a tutti gli effetti, un luogo di convivenza e di relazioni. E il traffico un luogo insolito, ma fondamentale per osservare i comportamenti umani.
Nascere, vivere, morire sono tre verbi che esprimono altrettanti aspetti fondamentali dell'esistenza, divenuti assai problematici in seguito allo sviluppo della scienza e della tecnica. Il progresso della pratica medica, la maggiore durata della vita, la complessità delle decisioni che possono intervenire sulla prosecuzione o sulla fine anticipata dell'esistenza suscitano una riflessione per definire i criteri e i limiti (se possono essercene) del progresso e quali criteri adottare per rispettare la dignità di ogni essere umano nelle situazioni problematiche della malattia. Nel dibattito scientifico si sono inseriti i filosofi, i teologi, gli umanisti, dando vita a confronti complessi, a dispute culturali, ideologiche, scientifiche, religiose. Questo libro si propone di presentare in modo non specialistico i contenuti di una riflessione sulle nuove responsabilità dell'era tecnologica condotta dalla Pontificia Accademia per la Vita, di cui fanno parte 158 esperti nei vari settori delle scienze e delle scienze umane.
Le tecnologie dell'informazione hanno smesso di essere semplici mezzi di comunicazione e si sono trasformate nel nostro contesto esistenziale. L'ambiente digitale, affascinante e per molti aspetti ancora inesplorato, segnato da confini sempre più incerti tra reale e virtuale, è una vera e propria rivoluzione culturale. Essa condiziona l'esperienza individuale e sociale e deve essere compresa a fondo, se si vuole che le persone riescano ad attribuire un nuovo significato al silenzio e a riappropriarsi di uno sguardo più contemplativo sulla realtà. Con l'obiettivo di equilibrare l'ecosistema della comunicazione, donando profondità alla parola, spessore all'ascolto e autenticità al dialogo tra le persone.
Descrizione dell'opera
Nella nostra società la presenza e la testimonianza cristiane sono messe a dura prova: si vive ormai come se Dio non esistesse. Per questo è quanto mai difficile e arduo per l'uomo di oggi non solo credere, ma anche vivere da cristiano.
In tale contesto, «il servizio migliore, il regalo più grande, più bello che si possa fare a una persona sia proprio aiutarla a ritrovare la fede, quell'unica vera, quella in Gesù Cristo. Un servizio che le permetta, poco a poco, di alzare il capo e dire: "Credo Signore! Aumenta la mia fede!"» (dalla prefazione di Flavio Roberto Carraro, vescovo emerito di Verona).
L'autore prende per mano il lettore e lo conduce passo passo nelle verità del Credo, illustrandole attraverso le Scritture. Nell'Anno della fede, uno strumento prezioso, dal linguaggio semplice e dallo stile gradevole, dedicato a ogni credente e a chi desidera ritrovare il dono della fede, per professarla «con rinnovata convinzione».
Sommario
Prefazione (F.R. Carraro). Introduzione. I. IO CREDO IN UN SOLO DIO. 1. Io credo. 2. Credo in un solo Dio, Padre onnipotente. 3. Creatore di tutte le cose visibili. 4. Creatore di tutte le cose invisibili. II. CREDO IN GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO. 5. Gesù si è dichiarato Figlio di Dio. 6. Le profezie accreditano che Gesù è inviato da Dio. 7. I miracoli attestano che Gesù è Figlio di Dio. 8. La sua risurrezione ne dà garanzia assoluta. III. CREDO CHE IL FIGLIO DI DIO SI È FATTO UOMO. 9. Gesù uomo. 10. Gesù modello. 11. Gesù maestro. 12. Gesù figlio di Maria. IV. CREDO NELLO SPIRITO SANTO. 13. Credo nello Spirito Santo. 14. Lo Spirito Santo nei Vangeli. 15. Lo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli. 16. Lo Spirito Santo nelle Lettere di san Paolo. V. CREDO LA CHIESA. 17. Credo la Chiesa: una-santa-cattolica-apostolica. 18. Professo un solo battesimo. 19. Aspetto la risurrezione dei morti. 20. E la vita del mondo che verrà.
Note sull'autore
SAMUELE DURANTI, grossetano, sacerdote cappuccino, è laureato in Lettere moderne all'Università di Firenze e insegna nei Seminari minori e al liceo scientifico Salutati di Montecatini (Pistoia), dove è vicario della parrocchia di san Francesco. Autore di numerose pubblicazioni di carattere agiografico, francescano ed evangelico, collabora ai periodici Toscana Oggi, Eco delle Missioni, Risveglio Francescano e alla collana «Franciscus» delle Edizioni Porziuncola.