
Uno studio sulla figura di Cristo che emerge come segno decisivo della verita del cristianesimo. All'inizio del terzo millennio si costata un processo di scristianizzazione in regioni tradizionalmente cristiane e una crisi della fede e della vita cristiana. Allo stesso tempo ci sono indizi di un rinnovato interesse per la questione di Dio. In questa situazione possiamo domandarci se il pensiero cristiano e all'altezza delle circostanze. Questo studio offre una proposta di fondamento razionale della fede. Gli elementi della proposta sono la filosofia della realta, il riconoscimento di una coerenza e di un senso nella scelta per un mondo senza Dio", il "senso del silenzio di Dio" e l'affermazione razionale di Dio. Da questa prospettiva si deve riconoscere che non sono le testimonianze su eventi straordinari che fanno credibile la fede cristiana. La figura di Cristo crocefisso emerge invece come il segno decisivo della verita del cristianesimo. "
L'obiettivo di questo libro e di mettere alla portata di tutti una parte (minima, ma essenziale) di cio che oggi e del tutto pacifico in Cristologia. Il libro vuole mettere alla portata di tutti una parte di cio che oggie del tutto pacifico in Cristologia. Si tratta, tra l'altro, di recuperare la piena umanita di Gesu per poter accedere alla sua piena divinita; per poter proclamare con cognizione di causa l'affermazione Gesu e il Cristo", che costituisce il cuore della fede cristiana. "
Il male nella vita presente, il dolore degli innocenti, il peccato originale, l'eternita' dell'inferno.
Quali sono le Grazie? Perchè è necessaria la preghiera? Cos'è la grazia santificante? Possiamo vivere come santi? A queste risposte, grazie alla forza della teologia, Blandino propone risposte chiare e dirette.
La necessità e l’urgenza di una sana direzione spirituale sono oggi messe in risalto da autorevoli interventi del Magistero, da numerose pubblicazioni e dalla persistente richiesta di illuminazione e di chiarificazione del tema da parte di varie componenti del Popolo di Dio. Il presente studio vuole offrire un contributo specifico alla riflessione in atto, prendendo le mosse da studi condotti per lezioni, conferenze e corsi, e, ancor più, dalla riflessione sull’esperienza di direzione spirituale fatta e ricevuta. Il lettore è condotto a rileggere la direzione spirituale soprattutto alla luce del discernimento spirituale, come «momento forte» per apprenderla ed esercitarla meglio. Questa quarta edizione si presenta arricchita per più di un quinto dell’opera: le novità riguardano non solo temi inediti, ma anche precisazioni e puntualizzazioni di contenuti già precedentemente trattati.
P. Maurizio Costa, nato a Genova nel 1937, è entrato nelle Compagnia di Gesù nel 1955; ha conseguito il dottorato in teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo l’Ordinazione (Chieri, 1965) ha esercitato il ministero prevalentemente nel campo della Pastorale (Esercizi Spirituali, Direzione Spirituale, animazione di gruppi, ecc…) e in quello dell’insegnamento. A Roma, all’Università Gregoriana, è stato direttore del Centro Interdisciplinare per la formazione dei Formatori nei Seminari (CIFS) e professore di spiritualità. Attualmente risiede a Milano presso il Collegio Leone XIII con compiti prevalentemente pastorali. Tra le principali pubblicazioni: Legge Religiosa e Discernimento Spirituale, Brescia 1973; Voce tra due silenzi: La preghiera cristiana, Bologna 1998; Tra identità e formazione: la spiritualità sacerdotale, Roma 2003 e vari articoli soprattutto sulla spiritualità degli Esercizi Spirituali e della Compagnia di Gesù, sul Discernimento spirituale, e su problemi del sacerdozio e della vita consacrata. Inoltre ha curato un Commento all’Autobiografia di S. Ignazio di Loyola, Roma 1994.
Il problema dei vizi, ben lungi dall’essere scomparso dal panorama culturale odierno, diviene oggetto di trattazione anche da parte della cultura “laica”, in particolare la riflessione filosofica, psicologica e sociologica, che giungono a conclusioni analoghe a quelle della morale classica: indulgere al vizio conduce alla scomparsa del piacere. Alla radice c’è la mancanza di una visione unificata in grado di dare significato alle azioni umane. Il vizio può essere riconosciuto dal soggetto soltanto alla luce di un bene più grande che lo abita.
Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. Insegna etica presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova ed è professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana.
Nel XXI secolo ha ancora senso parlare del Sacro Cuore? Molti, che sono alla ricerca del modo migliore di vivere e testimoniare il Vangelo, oggi si pongono questa domanda. Infatti, le sfide della secolarizzazione e le acquisizioni del Concilio Vaticano II hanno aperto prospettive nuove sia alla nuova evangelizzazione, sia alla presenza dei cristiani nel mondo. La devozione al Sacro Cuore, debitamente rinnovata, è destinata a divenire la spiritualità dei tempi nuovi, in quanto non è propriamente una "devozione", ma una "spiritualità", una strada privilegiata di fede e di carità che conduce alla "conoscenza sperimentale" del mistero stesso della rivelazione cristiana di Dio Amore. Il presente volume si divide in due parti. La prima raccoglie le relazioni tenute dall'autore al XVII Convegno Unitario dell'Apostolato della Preghiera (Sassone-Roma, 29 giugno-2 luglio 2011), in cui si parte dalla premessa che a dare forma e sostanza alla "devozione" al Sacro Cuore hanno contribuito, fin dall'inizio, non solo la spiritualità dell'amore, propria di san Francesco di Sales e della Visitazione, ma anche la spiritualità eucaristica e la spiritualità ignaziana e si conclude con una meditazione sulla parabola del figliol prodigo, a conferma che l'abbandono nella fede (o "consacrazione") all'amore misericordioso è il vertice a cui conduce la spiritualità del Sacro Cuore. La seconda parte del volume è un'antologia di scritti dell'autore.
L'accidia, "il male di vivere", sembra essere particolarmente diffuso nelle odierne società occidentali, nei paesi in cui l'ideale di una vita all'insegna della sicurezza e dell'abbondanza di beni è maggiormente praticato. Nel presente contributo si presentano le caratteristiche principali di questo "vizio capitale", rilevando come il malessere, anche psichico, che lo caratterizza, sia soprattutto la manifestazione di una mancanza di senso. Contrastare l'accidia significa perciò individuare un progetto sensato per la propria vita, mettendo a frutto il proprio potere di bene.
Ritenuti a torto un mero retaggio del passato, i vizi capitali costituiscono un’autentica enciclopedia delle passioni umane, una lettura geniale dell’agire umano nelle sue derive negative e nei beni cercati attraverso di essi. Chiunque consideri con attenzione questi vizi potrebbe trovarvi ogni possibile situazione di vita, di classe sociale, di attività proprie della giornata dell’uomo di sempre. Si potrebbe dire dei vizi capitali quello che il regista polacco Kiesloswski aveva osservato a proposito dei comandamenti: «Essi riassumono l’intera nostra esistenza, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere: tutti li disattendiamo eppure tutti ci riconosciamo in essi». Questa polarità di trasgressione e ideale evidenzia la perenne attualità del discorso sui vizi, mettendo in guardia da una suggestione mortale: la tentazione di eliminare gli ideali dalla vita, rassegnandosi ad accogliere passivamente ciò che capita, con indifferenza. L’importanza di studiare i vizi capitali si giustifica infine per la profonda saggezza di cui sono portatori. Non a caso sono stati lungo i secoli oggetto di indagine da parte di artisti e studiosi delle discipline più diverse: le loro analisi delineano un profilo dell’uomo di tutti i tempi. Questo libro, che esce in una nuova edizione, con una bibliografia aggiornata e alcune integrazioni nel testo, intende esplorare tale saggezza, avventurandosi in un percorso affascinante che coinvolge teologia, filosofia, psicologia, arte e letteratura.
Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. È professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana e presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova. Tra le sue pubblicazioni: Ricoeur oltre Freud. L’etica verso un’estetica, Cittadella, 2007; La forza dalla debolezza. Aspetti psicologici della vita spirituale, Adp, 20112; Esperienza religiosa e psicologia, Ldc-La Civiltà Cattolica, 2009; Il sapore della vita. La dimensione corporea dell’esperienza spirituale, Cittadella, 2009; (con H. Zollner) Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta, Àncora, 2010; (con A. Monda) L’arazzo rovesciato. L’enigma del male, Cittadella, 2010; La maturità dell’esperienza di fede, La Civiltà Cattolica, 2010; P come perdono, Cittadella, 2011; Benedetto Croce e il problema del male, Jaca Book, 2012.
Analizzando le modalità proprie della lussuria, il presente contributo intende contestare la sua apparente immagine di vizio meramente carnale, e dunque una visione puramente biologica della sessualità umana. La lussuria presenta infatti delle caratteristiche prettamente culturali e spirituali: come recita il titolo, si tratta di una ricerca simbolica, spesso angosciante, dell'Assoluto, in cui si mostra una sofferta nostalgia di pienezza, da ascoltare e interpretare.