
Il libro ricostruisce i fondamenti filosofici e teologici dei cambiamenti che le prove dell'esistenza di Dio hanno subito a partire dall'argomento di Anselmo. La rivendicazione di una conoscenza chiara e distinta della natura di Dio, avanzata da Descartes, è all'origine della supremazia della prova che Kant chiamerà ontologica e che avrà una straordinaria fortuna nel pensiero moderno. Di questa fortuna si ripercorrono qui la nascita, lo splendore, le sorprendenti metamorfosi e il tramonto.
La teologia fondamentale osserva la realtà di Dio che si rivela all'uomo e la meraviglia che l'uomo gli risponda con fede. È, dunque, una disciplina aperta, dialogica, scientifica (Dei Verbum 5). Il volume dimostra il fatto che Dio è oltre l'essere, come la luce (Gv 1,9; DV 4), e che Gesù Cristo ha iniziato a rivelarlo in un linguaggio umano che oggi si ascolta nel respiro della Chiesa, per l'opera dello Spirito Santo nei credenti. Alla teologia fondamentale del XXI secolo vengono assegnati pertanto due compiti: custodire il fondamento (Dio c'è) e renderlo comunicabile e comprensibile agli uomini e alle donne di oggi (Dio c'è se lo si testimonia). Infine, il libro propone una teologia fondamentale «sotto la Croce», quella che nasce dal centurione pagano: il primo a confessare la divinità del Crocifisso osservandone il morire (Mc 15,39), preludio alla sua risurrezione. Prefazione di ?eljko Tanji?.
Fra il 1965 e il 1974, il divorzio ha rappresentato uno dei principali temi della discussione pubblica e del confronto politico italiano, sul quale si sono contrapposte differenti idee di famiglia, società, paese; laici contro clericali, "fanfascisti" contro "instancabili cornificatori". In occasione dei cinquant'anni dal referendum del 12 maggio 1974, il volume ripercorre la lunga e travagliata storia della legge che lo ha introdotto in Italia - dagli antefatti alla sua approvazione nel 1970, fino alla dura battaglia referendaria per la sua abrogazione combattuta quattro anni dopo - ricostruendo il clima di un'Italia in rapida trasformazione e dando voce ai protagonisti attraverso uno straordinario apparato documentario e iconografico. Agli scatti giornalistici e alle foto d'autore si affiancano, così, materiali realizzati da partiti e movimenti, articoli di quotidiani e rotocalchi, nonché fumetti, film, canzoni e fotoromanzi, anch'essi trascinati nello scontro che ha costituito uno spartiacque nella recente storia italiana.
Molti cristiani credono nell'aldilà e pensano che sia descritto nelle pagine della Bibbia. In realtà, nell'Antico Testamento, come pure negli insegnamenti di Gesù e dei suoi seguaci, non c'è alcuna traccia di ricompense e punizioni eterne, di diavoli inquietanti o di angeli dai riccioli biondi. In questo suo nuovo libro, Bart Ehrman ripercorre la lunga storia dell'aldilà, dall'epopea di Gilgamesh, attraverso la cultura giudaica e classica, fino agli scritti di Agostino, concentrandosi in particolare sui primi secoli cristiani. Scopriamo così che dell'aldilà non c'è mai stata un'unica concezione greca, ebraica o cristiana, bensì svariate, e per giunta in contrasto fra loro, ciascuna legata com'era all'ambiente sociale, culturale, storico che l'aveva prodotta. Soltanto nel corso dei primi secoli dopo Cristo si è invece venuta consolidando una nozione di inferno e di paradiso piuttosto univoca. Ovviamente, in quanto storico, Ehrman non può certo fornire una risposta sui nostri destini dopo la morte, ma invitandoci a riflettere sull'origine delle idee di aldilà ci svela i vari modi in cui l'uomo ha elaborato nel tempo questo tema.
La situazione dello spirito umano è oggi determinata da un pluralismo radicale delle culture, delle religioni e dei valori. Persino il grande ideale della tolleranza si dimostra inadeguato ad affrontare i nuovi problemi della convivenza umana. L'altro, infatti, non vuole soltanto essere tollerato nello spazio privato della sua esistenza, ma vuole esprimersi pubblicamente nella sua stessa diversità, vuole essere riconosciuto con il suo volto. La teologia cristiana è capace di affrontare creativamente questa nuova situazione dello spirito? La risposta che il libro propone è positiva, ma ad un patto: che la teologia si riappropri della tradizionale identificazione della verità con la vicenda umana di Gesù di Nazaret. Infatti, in quella vicenda la verità appare come consegna all'altro, come capacità di farsi carico dell'altro "lontano", senza condizioni. E allora essa svela la sua grammatica più profonda, quella dello "star-sotto" sostenendo l'altro. L'autore costruisce la sua riflessione partendo dalla determinazione dello statuto della verità, per chiarire quindi la dinamica della sua comunicazione attraverso i linguaggi dell'esistenza umana, personale e collettiva.
Il XX secolo ha visto le chiese cristiane in un certo affanno per quanto riguarda il loro rapporto con la società: l’allontanamento delle grandi masse operaie dalla pratica religiosa, l’ateismo comunista al potere in ampie regioni del globo, la radicale secolarizzazione occidentale, l’emergere, anche in contesti tradizionalmente cristiani, del pluralismo religioso. Il pensiero teologico ha reagito a tali sfide con grande vivacità, facendo del Novecento uno dei secoli più ricchi dell’intera storia del pensiero cristiano. Il volume ripercorre i principali snodi della riflessione teologica recente, guidando il lettore, anche profano, in un’avventura intellettuale che proprio la nostra cultura, ampiamente scristianizzata, merita di conoscere.
Non c'è dubbio che Tommaso d'Aquino rappresenti uno dei pensatori più importanti e influenti dell'intera storia del pensiero occidentale, e non solo della tradizione cattolica. Tuttavia la grande fioritura di studi nel Novecento ha in generale privilegiato solo alcuni aspetti del suo pensiero, costruendo un'immagine piuttosto statica e dogmatica del maestro domenicano. Questo profilo cerca invece di restituire a Tommaso la sua dimensione storica, proponendo sia una ricostruzione complessiva, in ordine cronologico, della struttura e delle circostanze di composizione delle sue opere che la presentazione e discussione dei temi filosofici più significativi presenti in ciascuna di esse, anche in rapporto alle fonti con cui lo stesso Tommaso non ha mai smesso di dialogare nel corso della sua carriera - da Aristotele alla tradizione neoplatonica, da Agostino e Boezio ad Avicenna e Averroè.
I cristiani credono in un racconto quello evangelico e vivono di esso. Il volume parla della storia di questo racconto, dal principio fino a oggi. È un racconto strano. Nessuno può fornire la certezza che esso sia vero e accoglierlo equivale quindi a fare una scommessa sulla propria vita. Ma il racconto, senza essere fondato, pretende di dare un fondamento all'esistenza umana che ne viene illuminata. La certezza deriva dalla luce che promana da esso, non da quella che noi proiettiamo su di esso. La cultura contemporanea non conosce invece altra certezza che quella fondata sulla luce che l'uomo proietta sulle cose, usando della propria ragione senza la guida di un altro. Il racconto genera quindi una lotta che e questa è una stranezza ancora più grande non tende tuttavia a eliminare l'avversario, ma a caricarsi dei suoi dubbi, senza distruggerli, anzi cercandovi una benedizione nascosta.
Nel corso dei tempi il rapporto tra scienza e religione si è rivelato di norma conflittuale, assumendo talvolta, come nel caso del processo a Galilei, anche un carattere frontale e ad alta intensità. Secoli dopo, con la discesa in campo della biologia il conflitto si è acuito arrivando a coinvolgere anche questioni esistenziali ed eticamente sensibili come la natura dell’uomo, il libero arbitrio, la presenza e la giustificazione del dolore e del male nel mondo. La visione evoluzionistica della realtà vivente è materialista e naturalistica; non ha bisogno delle nozioni di creazione, di creatore e di peccato originale per rendere conto dell’origine ed evoluzione dell’uomo, dei fenomeni dell’adattamento e della crudeltà diffusa in natura nei rapporti tra le specie. Infine, la teoria dell’evoluzione introduce il caso, spauracchio dei teologi, come co-fattore di cambiamento. Questo libro si chiede se tra la teoria scientifica dell’evoluzione biologica e il nucleo teologico delle religioni vi sia o meno un’intrinseca, sostanziale incompatibilità. Alla domanda rispondono un indologo e studiosi delle tre religioni abramitiche che, estranei a propositi apologetici, riflettono in profondità su una questione complessa, chiarendone punti oscuri, e mettendone in risalto criticità. Pur trattando di una questione all’apparenza astratta, i saggi lasciano trasparire l’intricata venatura sociale e politica che percorre in concreto il rapporto tra evoluzione e religioni.
Con la bolla "Misericordiae Vultus", papa Francesco ha indetto un Giubileo Straordinario dedicato alla celebrazione della misericordia. Ma cos'è la misericordia? E che vuol dire essere misericordiosi? Esistono domande senza risposte, ma non risposte senza domande, ciò vale anche per la misericordia: essa rappresenta un tentativo di rispondere a situazioni negative che la precedono. Le due aree in cui sorge la domanda alla quale la misericordia cerca di rispondere sono quelle della sofferenza e della colpa (o del peccato, se ci si colloca in un ambito religioso). La misericordia è contraddistinta da una carenza connessa al fatto che le due parti non si pongono sul piano di parità: un conto è aiutare e perdonare, altro essere aiutati e perdonati. Perché non scompaia il senso dell'uguaglianza diviene allora indispensabile appellarsi alla dignità umana.