
Due sono state le grandi rivoluzioni degli ultimi decenni: quella dei costumi sessuali e quella biologica o bioetica. La prima ha rimesso in discussione il rapporto tra i sessi, la struttura della famiglia e la sua stessa esistenza. La seconda ha offerto alla società umana nuovi modi per procreare, nascere e morire. Così come gli Stati europei cercano di adattare la loro legislazione a questi cambiamenti radicali, anche la Chiesa cattolica è direttamente impegnata in queste battaglie giuridiche e scientifiche perché vede in esse una minaccia alla sua funzione e alla sua missione. Il matrimonio fra omosessuali, la crisi del celibato sacerdotale, la contraccezione, l'aborto, la procreazione assistita, la clonazione, il trapianto di organi e il testamento biologico rimettono in discussione il suo insegnamento morale, le sue tradizioni e la sua funzione di "notaio" nelle tappe fondamentali della vita. Non sorprende quindi che in queste nuove sfide della modernità, che rischiano di ridurre la sua autorità e il suo ruolo, la Chiesa si ponga come una forza frenante e di opposizione di cui tutti gli Stati, anche se in misura diversa, dovranno e devono tenere conto. In questo libro, Sergio e Beda Romano, oltre a risalire la corrente del lungo fluire dei rapporti tra la Chiesa e gli Stati europei, ripercorrendone le tappe storiche fondamentali, ne esplorano anche la foce, individuando gli attuali argomenti di frizione.
Nei decenni finali dell'XI secolo e all'inizio del successivo le arti figurative conoscono a Roma un momento di grande fioritura, che è stato interpretato come uno straordinario fenomeno di propaganda da parte della Chiesa riformata e rinnovata. Le immagini, secondo la secolare e resistentissima tradizione della Chiesa romana, sono strumento di primaria importanza in questa accresciuta politica di comunicazione. Attraverso l'esame di episodi nodali - relativi alla liturgia, alla 'teoria dell'arte", all'epigrafia, alla scultura, e naturalmente alla pittura a mosaico e a fresco -, nel volume si delinea un ritratto della città papale negli anni ancora 'oscuri" attorno alla metà dell'XI secolo, al tempo delle aspre lotte tra papi e antipapi; in quelli del pontificato di Gregorio VII, che alla Riforma ha prestato il nome; e infine - iniziato il nuovo secolo - nel momento della 'Roma trionfante", quando il successo del partito papale genera un'ondata di linguaggio raffinatamente antiquario.
In seguito alla rovinosa caduta della Repubblica Napoletana del 1799, tra le vittime più illustri della prima Restaurazione borbonica vi fu, senza dubbio, l'anziano cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo (1711-1801), arcivescovo di Napoli dal 1782. Sulla base di una approfondita indagine archivistica e bibliografica, l'autore ricostruisce il periodo della fatale collaborazione con le autorità repubblicane e del successivo esilio di Capece Zurlo. Viene Inoltre evidenziato come le forzate - ma, di fatto, mai accettate - dimissioni di Capece Zurlo avessero contribuito a logorare non poco le relazioni tra il Regno di Napoli e la Santa Sede agli albori del XIX secolo.
Un conservatore o un riformatore? Un reazionario o un rivoluzionario? Attorno a Pio X (1903-1914), il papa che governò la Chiesa proprio all'esordio del secolo breve e morì pochi giorni dopo lo scoppio della Grande Guerra, continua a intrecciarsi un complesso nodo interpretativo, che dal passato si prolunga fino al presente, coinvolgendo storici, uomini di cultura ed ecclesiastici. Pio X fu infatti il pontefice che isolò il cattolicesimo dalla cultura moderna condannando il modernismo. Ma fu anche il papa che lo reinserì nel nostro tempo liberandolo dall'abbraccio mortale delle grandi potenze (con la soppressione del diritto di veto), che riformò radicalmente la Curia romana ridimensionando il ruolo della Segreteria di Stato, che blindò la Chiesa dentro un poderoso apparato giuridico (il Codex iuris canonici), preparandola al confronto con i regimi totalitari, che tenne il Vaticano lontano dalla politica internazionale e attenuò lo scontro con l'Italia originato dalla presa di Roma. E dunque: un nostalgico del passato o un anticipatore del futuro? Con questo lungo viaggio nella sua vita, dalle origini oscure nella campagna veneta fino ai fasti della corte romana, Gianpaolo Romanato risponde a tale domanda.
"Ogni grande biografia di un personaggio che ha avuto una così feconda posterità come san Vincenzo de' Paoli, da coinvolgere migliaia di persone nei secoli al servizio dei poveri, è uno strumento, per tutti, per conoscere la sua vita e il suo carisma e, per chi è stato contagiato dal suo modo di vivere il vangelo, riconoscersi nel carisma iniziato con lui. Padre José Maria Roman Fuentes C.M. ha scritto un'opera fondamentale per far conoscere e far amare san Vincenzo. Essa è ancora, dopo più di trent'anni dalla prima edizione, la più documentata e solida indagine storica sulla vita del Santo. Apparsa in occasione del IV centenario della sua nascita (1581-1981), ha avuto due edizioni in lingua spagnola e due edizioni italiane. È stata tradotta anche in inglese, in polacco e in francese. Ha conosciuto una grande diffusione nel mondo. Oggi viene riproposta nella celebrazione del IV centenario dell'inizio carismatico delle sue fondazioni: la Missione e le Carità (1617-2017). Da quell'ispirazione, infatti, sono nate 'Le Carità' (1617) - oggi Gruppi di Volontariato Vincenziano -, la 'Congregazione della Missione' (1625), la 'Compagnia delle Figlie della Carità' (1633)." (dalla prefazione di Nicola Albanesi)
La natura umana non è sempre grave e maestosa; ha i suoi alti e bassi. Da questo assunto muove Frederick Rolfe, alias Baron Corvo, per comporre un'erudita e curiosissima apologia di una delle più controverse dinastie dell'Europa cristiana, i Borgia. Nessuna tardiva riabilitazione, però; perché secondo l'autore gli uomini sono per natura vili al di là di quel che le parole riescono a esprimere. Lo scopo di Baron Corvo è, piuttosto, mostrare i Borgia quali in realtà furono, come campioni, cioè, di splendore e decadenza in un'epoca passionale di vizio e virtù estreme. Alessandro VI, Lucrezia, il duca Cesare, appaiono così vivi, suggestivi e lontani da eroici quanto ipocriti cliché celebrativi. Eccentrico e magniloquente, "Cronache di Casa Borgia" ricostruisce la genealogia della famiglia, dalla metà del XV alla fine del XIX secolo, intrecciandola con molte altre storie: la guarigione del Grande Scisma, la Rinascita delle lettere e delle arti, l'invenzione della stampa, l'invasione musulmana dell'Europa, la storia della scoperta dell'Uomo. Prefazione di Mario Praz.
Nel marzo 2013 il mondo cattolico - e non solo - seguì con grande interesse l'elezione del nuovo Pontefice dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI. Nel pomeriggio romano del 13 marzo, i cardinali riuniti in Conclave elessero come 266º successore di San Pietro l'uomo che ai loro occhi possedeva le qualità per "condurre la Chiesa universale verso le periferie esistenziali". I porporati non solo ebbero presenti le parole pronunciate durante le Congregazioni generali dal cardinale arrivato "dalla fine del mondo" - come lui stesso si presentò quando apparve in Piazza San Pietro per salutare le centinaia di migliaia di fedeli e curiosi riuniti in attesa di buone nuove - ma anche il suo concreto fervore apostolico nelle periferie della sua arcidiocesi di Buenos Aires. Lo scopo di questo lavoro è quello di riflettere su un evento storico di primaria importanza per le scienze sociali che studiano la religione: l'elezione di un papa non-europeo bensì latinoamericano, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, alla guida della Chiesa cattolica universale. A tal fine, l'analisi si concentra sugli effetti del pontificato di Papa Francesco: sul cattolicesimo a livello generale, sul progetto di riforma del potere centrale della Chiesa cattolica romana, sulla costruzione sociale dell'immagine del nuovo Pontefice; sulla sua leadership morale; sulla percezione della figura del Papa nelle religioni non cattoliche; sull'effetto nel dialogo interreligioso e nell'ecumenismo; sull'impatto sui mezzi di comunicazione, tra altri argomenti, con l'obiettivo ultimo di dare un contributo alla conoscenza scientifica sociale sulla religione contemporanea in Italia.
La riconciliazione della Chiesa con l'età moderna è stata la riconciliazione con l'uomo, non solo con gli uomini e le donne di "questo tempo", ma di tutti i tempi. Questo dicono i testi del Concilio. E la cosa da scoprire è proprio questa: che un Concilio che sembrava dovesse provvedere alla Chiesa e alla sua riforma, ha trovato la sua strada verso il futuro aprendo un nuovo grande discorso sull'uomo. Il primo atto di onestà verso il Concilio è dunque ora proprio quello di riprendere in mano i documenti. Ed è gran merito di questo libro riproporli e aver chiamato a raccolta diverse competenze per restituirne il significato e il valore (dalla Introduzione di Raniero La Valle). Il volume raccoglie interventi di Raniero La Valle, Giuseppe Militello, Roberto Repole, Paolo Gheda, Paolo Tomatis, Marco Tosatti, Maria Teresa Pontara Pederiva, Giacomo Galeazzi, Andrea Tornielli, Fabrizio Mastrofini, Luis Badilla Morales, Marco Ronconi, Gabriele Corini, Serena Sartini, Gianni Gennari, Gian Mario Gillio, Giorgio Bernardelli, Giovanni Ferrò.
Descrizione
Il testo, guardando al cammino di rinnovamento dal Vaticano II° ad oggi, intende fare un primo bilancio sulla formazione nella Vita Consacrata, fra risorse, proposte, aspettative, tensioni e problemi. Non si tratta però di una semplice descrizione panoramica o di una rassegna documentaria delle vicende degli ultimi 50 anni in ordine alla tematica, ma si tenta di ripensare in modo sapientemente critico l’impegno di formazione che ci si è dati e si è di fatto prodotto, in vista di un percorso di qualità per il futuro. Per questo i vari capitoli si presentano essenzialmente come una serie di domande intriganti, che, da una parte demitizzano una specie di enfasi piuttosto irreale, creatasi attorno al tema della formazione e dall’altra vogliono stimolare chi si è adagiato sull’impegno ma senza prospettive. Indubbiamente in tutti questi anni si è pensato tanto e si è prodotto tanto in tema di formazione da più versanti; da quello più spirituale, a quello antropologico e metodologico. È stato uno straordinario kairòs di Dio, con una ricchezza ineguagliata di contenuti e di metodologie, rispetto a tutti i secoli precedenti, ma insieme occorre costatare che questo immenso potenziale è stato in tanta parte divorato dal succedersi delle varie vicende di questo inaudito cambio epocale perché, forse, troppo poco è entrato nel vivo delle singole persone consacrate: una formazione cioè ancora troppo ad uso esterno, senza entrare nella profondità del caso serio che la riguarda. Questo testo vorrebbe portare alla convinzione e mentalità della formazione come esigenza vitale di disponibilità ad apprendere per tutta la vita, con lo sguardo costante rivolto alle proprie radici, cioè di essere permanentemente memoria Jesu nello stile carismatico del proprio Fondatore.
Punti forti
• L’autore è molto noto nell’ambito della vita religiosa.
• Una analisi serrata, critica, dei capovolgimenti post-conciliari, ma sempre aperta a un futuro positivo
Destinatari
• Coloro che si occupano direttamente della formazione sia iniziale come pure continua, nell’ambito della vita consacrata.
• Chi è impegnato nella pastorale giovanile e soprattutto nella direzione spirituale.
• È una forte sollecitazione a tutti i religiosi per una crescita in una vita di fiducia, radicata in Dio
Autore
Don Giuseppe Roggia, salesiano, nato a Novello d’Alba (CN) il 04 ottobre 1947, è laureato in lettere all’Università di Torino e in Teologia della Vita Consacrata all’Università Lateranense – Claretianum. Ha una lunga esperienza come formatore all’interno del suo Istituto e da anni è direttore del Corso per Formatori e Formatrici di Vita Consacrata e Sacerdotale che si attiva presso la stessa Università salesiana. Attualmente è inoltre docente di Pedagogia della formazione della Vita Consacrata presso l’UPS ( Pontificia Università Salesiana) e presso il Claretianum. Collabora con il CNV della CEI ed è membro coordinatore dell’Area di animazione della Vita Consacrata della CISM. È membro della redazione e collaboratore di numerose riviste, tra cui Vocazioni, Religiosi in Italia e Rogate ergo.
Come mette in evidenza l'autore dall'inizio del libro, la storia non è stata sempre giusta nei confronti di san Giovanni della Croce. Una lettura acritica di alcuni fra i suoi scritti, che ignorava gli eventi della sua vita, riflesso del suo vero carattere, presentava il Santo di Fontiveros come uomo nemico di compagnie, rinchiuso in se stesso, ascetico, aspro ed esigente... In definitiva, poco umano. Questi Fioretti, al contrario, attestano la realtà di un Giovanni della Croce tanto "celestiale e divino" perché tanto umano e terrestre.