
Non è proprio lì, nelle case, che tutto ha avuto inizio? Non sono state forse le chiese "domestiche" - nelle famiglie di allora, appunto - l'origine della crescita del cristianesimo nei primi tre secoli? Non sono state il vettore di una fede che si è diffusa senza rimanere confinata in poche comunità isolate? Basandosi sui loro stili di vita e di azione, oggi meglio compresi alla luce dell'evoluzione generale della storia antica, Marie-Françoise Baslez getta uno sguardo assai concreto sulla condizione dei cristiani di quel periodo. I primi credenti in Cristo vivono l'annuncio della fede in un ambiente ostile o indifferente. Né nascosti né confinati, sollevano questioni che a volte sono anche le nostre: l'emergere dell'individuo, il ruolo della donna, la condizione degli immigrati o il posto degli schiavi, l'organizzazione multipolare, il modo sinodale di prendere decisioni, il significato della missione... Lungi da idee preconcette o da inevitabili anacronismi, la storica francese dischiude con forza le dinamiche di cristianizzazione che, in atto all'epoca, hanno permesso alla "chiesa nelle case" di aprirsi alla dimensione universale. Un saggio affascinante: Marie-Françoise Baslez attinge alle conoscenze storiche accumulate nel corso di una vita per far scoprire al lettore come e perché, fin dai tempi più remoti, le prime comunità cristiane si riunivano «nelle case», cellule di base della vita comunitaria.
C'è una diffusa tendenza ad appiattire la storia dei primi tre secoli del Cristianesimo sulla drammatica vicenda delle persecuzioni e a immaginare i primi Cristiani come dei reclusi nelle catacombe: il tutto prima dell'avvento "miracoloso" di Costantino. La responsabilità di questo e di altri stereotipi ricade sul pregiudizio ideologico di una buona parte della storiografia moderna, che ha usato la penuria delle fonti antiche per piegare la verità storica. La cristianizzazione dell'Impero fu in realtà un processo molto complesso e lungo almeno tre secoli, iniziato con la predicazione degli Apostoli e proseguito nell'anonimato della vita quotidiana da sempre più numerosi fedeli, molti dei quali attivi nella società civile e altri invece limitati nelle proprie libertà e chiamati alla testimonianza pubblica del martirio. Il rapporto tra il Cristianesimo e l'autorità civile romana fu ricco di numerose sfaccettature - Barzanò si sofferma in particolare sulla condizione dei "laici" a Roma, su quella della donna e sul significato del servizio militare prestato dai Cristiani - e anzi fu un processo a doppio senso: si può infatti parlare sia di cristianizzazione dell'Impero sia di romanizzazione del Cristianesimo, come la storia successiva della civiltà europea ha d'altronde dimostrato, sia pure in modo problematico.
C'è una diffusa tendenza ad appiattire la storia dei primi tre secoli del Cristianesimo sulla drammatica vicenda delle persecuzioni e a immaginare i primi Cristiani come dei reclusi nelle catacombe: il tutto prima dell'avvento "miracoloso" di Costantino. La responsabilità di questo e di altri stereotipi ricade sul pregiudizio ideologico di una buona parte della storiografia moderna, che ha usato la penuria delle fonti antiche per piegare la verità storica. La cristianizzazione dell'Impero fu in realtà un processo molto complesso e lungo almeno tre secoli, iniziato con la predicazione degli Apostoli e proseguito nell'anonimato della vita quotidiana da sempre più numerosi fedeli, molti dei quali attivi nella società civile e altri invece limitati nelle proprie libertà e chiamati alla testimonianza pubblica del martirio. Il rapporto tra il Cristianesimo e l'autorità civile romana fu ricco di numerose sfaccettature - Barzanò si sofferma in particolare sulla condizione dei "laici" a Roma, su quella della donna e sul significato del servizio militare prestato dai Cristiani - e anzi fu un processo a doppio senso: si può infatti parlare sia di cristianizzazione dell'Impero sia di romanizzazione del Cristianesimo, come la storia successiva della civiltà europea ha d'altronde dimostrato, sia pure in modo problematico.
Un minuscolo libretto per portare nel taschino la Somma Teologica di San Tommaso d'Aquino.
Il carmelitano Giovanni della Croce (1542-1591) è considerato uno dei più importanti mistici cristiani. Come si apprende in queste pagine, la sua figura rappresenta la cifra stessa del mistico moderno nella propria vocazione universalistica. Nel saggio del 1948, qui per la prima volta tradotto da Domenico Bosco, Jean Baruzi, collocando Giovanni della Croce dentro la storia della religione, ne ritrae al tempo stesso la forza poetica - di alcuni celebri simboli: la "notte", la "fiamma" - e quella speculativa. Un modo di esprimere l'indicibile - foriero di profonde intuizioni metafisiche sul rapporto fra Dio, gli uomini e il mondo - che per Baruzi assume la dignità di metodo filosofico: una filosofia della religione che si fonda sull'esperienza e la logica della mistica.
«L'autrice ci offre un testo che, oltre alla limpidezza dell'impianto e alla rigorosa base storica, si fa leggere come un romanzo»: così p. Valerio Cattana nella prefazione alla prima edizione di questo testo. Uno studio su una delle pagine più note del XIII secolo, ma proprio per questo spesso avvolta da un alone mitico che solo una lettura rigorosa dei documenti permette di dissipare. Il volume si chiude con una breve storia della congregazione dei Celestini, l'unica che non sia riuscita a sopravvivere alle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
In occasione del 550° anniversario della canonizzazione di S.Caterina da Siena, la Libreria Editrice Vaticana, in collaborazione con il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, prende in esame con il presente lavoro un aspetto finora poco esplorato nell'ambito degli studi cateriniani, vale a dire l'eredità storica e spirituale della "Virgo digna coelo". Il volume, che si inserisce nella collana "Atti e Documenti del Pontificio Comitato di Scienze Storiche" propone in particolare un'indagine storiografica ed interdisciplinare sulla ricchissima eredità della santa senese, ripercorrendola secondo i diversi linguaggi, teologico, letterario, artistico, senza tralasciare le espressioni di culto e le risonanze cateriniane nel corso della storia della Chiesa. Il volume è rivolto agli studiosi di storia della Chiesa, alle biblioteche, ma anche a tutti i fedeli devoti a S.Caterina.
La manifestazione pubblica della propria nudità torna in almeno tre episodi importanti della vita di san Francesco: a Roma sul sagrato di S. Pietro, ad Assisi davanti alle autorità cittadine, e alla Porziuncola, al momento della morte. La spogliazione costituisce una delle chiavi di lettura più affascinanti e meno studiate della vicenda personale del santo di Assisi. Da questa constatazione è nato questo libro, accolto con interesse e curiosità. Esaurita la prima edizione, ne viene proposta una seconda arricchita da una bibliografia ragionata sul tema e da una postfazione del famoso storico del medioevo André Vauchez.
Edith Pásztor (Budapest 1925 - Roma 2015) è stata per decenni una delle protagoniste di quella medievistica romana raccoltasi a metà del secolo scorso attorno a Raffaello Morghen. A lungo collaboratrice di Raoul Manselli (m. 1994), ne accompagnò e ne proseguì il magistero e ne tenne vivi i molteplici interessi intorno alla storia religiosa del basso medioevo dalla cattedra di Storia medievale della Sapienza. La sua fisionomia di studiosa si caratterizza per la peculiare sensibilità verso gli aspetti filologici e diplomatisti delle fonti e per l'attenzione anche ai temi all'epoca poco frequentati o decisamente innovativi (dalle eresie al francescanesimo spirituale, dalla storia delle donne ai prodotti documentari della cancelleria pontificia). Alla sua memoria un gruppo di allievi ha dedicato questi saggi, che riprendono e approfondiscono in modo aggiornato alcuni dei suoi più emblematici percorsi di ricerca.
Il manuale ripercorre in modo sintetico, ma scientificamente documentato, il vasto panorama delle esperienze spirituali nate e immerse nella vita evangelica di Francesco e Chiara d'Assisi. La circolarità tra spiritualità e storia consente di superare una visione autoreferenziale della vicenda francescana per coglierne il nesso con i grandi mutamenti generali, nella convinzione che la spiritualità sia l'esperienza di contagio che un determinato carisma produce nel tempo. Questo primo volume offre alcune chiavi di lettura dell'esperienza spirituale del Santo di Assisi, esamina il rapporto tra i francescani e la società urbana e affronta il «lungo XIV secolo» che va dalla morte di Bonaventura da Bagnoregio allo scisma d'Occidente. La sintesi proposta dalla Chronica XXIV Generalium consente inoltre di indagare le proposte spirituali delle Osservanze francescane maschili e femminili, mentre il capitolo finale suggerisce alcune letture di vicende francescane nel passaggio tra medioevo ed età moderna.
Il gesuita ferrarese Daniello Bartoli (1608-1685) ebbe l’incarico di scrivere l’Istoria della Compagnia di Gesù nel 1649. Si trasferì a Roma e dedicò il resto della sua vita al compimento di questa gigantesca opera. Le sue fonti venivano da tutti i luoghi del mondo dove i gesuiti avevano impiantato le loro missioni. Bartoli descrisse luoghi, animali, popolazioni primitive, tradizioni di ogni parte del globo senza avere mai messo il naso fuori dall’Italia, un po’ come, molti anni dopo, fece Salgari. Racconto scontri e guerre, matrimoni, miracoli di ogni tipo come un abile narratore più che come uno storico. Tanto è vero che alcuni (come Asor Rosa) lo considerano autore del più grande proto-romanzo italiano. La sua prosa è stata un modello ammirato da Leopardi e copiato da Manzoni (perfino l’incipit dei Promessi sposi – è stato rilevato – e ricalcato su una descrizione del Gange di Bartoli). L’Istoria della Compagnia di Gesù occupa una ventina di volumi. La parte dell’Asia, ripresa integralmente nei due tomi del Millennio, e forse la più avvincente di tutta l’opera, per la quantità delle missioni, per la ricchezza degli accadimenti storici raccontati e per la varietà, le suggestioni e l’esotismo che i costumi e i modi di vivere del continente asiatico offrivano. Negli apparati predisposti dai curatori dell’edizione si potranno verificare in molti casi i resoconti originari da cui Bartoli partiva, vedendo cosi come lo scrittore li rielaborava e che tipo di selezione faceva. L’ampia introduzione di Adriano Prosperi colloca l’opera del Bartoli nella temperie storica e religiosa del suo tempo come meglio non si potrebbe.