
Fin dai primi secoli la Chiesa ha creato mezzi e configurato costumanze al fine di esprimere la propria missione. Ha perciò favorito le arti per nobilitare tanto il vissuto ecclesiale quanto quello civile. Un immenso patrimonio storico e artistico si è così originato fondandosi sulla matrice spirituale e divenendo segno delle aspirazioni religiose dei singoli e delle collettività, così da costituire un bene ecclesiale di primaria importanza. Per Mons. Carlo Chenis, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e autore del volume, "il patrimonio cristiano non rappresenta la memoria di una civiltà scomparsa, ma l'insegna di una civiltà persistente: è dunque strumento vivo e necessario, non reperto, ormai muto, sclerotizzato, immobile". I testi di Mons. Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, e di Mauro Del Corso, Presidente della Federazione Italiana Amici dei Musei, introducono il saggio di Carlo Chenis: I beni culturali della Chiesa. L'anti-museo per il meta-vissuto dove, con efficace sintesi, sono affrontati i temi dell'attuale peculiarità dei beni culturali, il loro contesto cristiano, la loro unità ecclesiale; la nobilitazione culturale del vissuto quotidiano; la formazione estetica attraverso il patrimonio artistico; il valore umanistico del turismo culturale.
Storico, cristiano, cittadino impegnato... I volti pubblici di Jean-Dominique Durand sono molteplici, e se questo volume vuole rendere omaggio in primo luogo alla sua professione di storico, il lettore non può tuttavia dimenticare gli altri aspetti dell'uomo che delineano ulteriormente la sua personalità e che contribuiscono a tracciarne l'itinerario umano e professionale, senza confusioni né contraddizioni, sempre in tensione feconda. L'Italia, il papato, la Democrazia Cristiana, l'Europa, i suoi pensatori e le sue culture, il cattolicesimo francese e soprattutto il suo polo lionese, dotato di una forte identità sociale: le linee direttrici dell'opera di Durand sono solide e al tempo stesso arricchite da un rinnovamento incessante, che porta ad un bilancio impressionante.
Il presente volume raccoglie i più importanti interventi di vescovi e teologi croati nel Concilio Vaticano II che spaziano: dalla teologia, agli studi mariologici, alle scienze sociali e alla diffusione della Parola di Dio.
A 50 anni dall'apertura dei lavori del Concilio Vaticano II, la questione dell'ermeneutica conciliare suscita ancora un profondo dibattito fra gli storici e i teologi.
Nel Suo discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI aveva operato una distinzione tra due interpretazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II: la prima erronea, definita come "ermeneutica della discontinuità e della rottura", che "ha causato confusione" nella storia della Chiesa; la seconda, giusta e feconda, definita come "ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità", che invece, "ha portato frutti". La risoluzione di quello che John W. O'Malley ha definito il grande "enigma interpretativo" del Concilio Ecumenico Vaticano II passa attraverso la ricostruzione precisa e meticolosa dell'attività dei suoi protagonisti, delle loro reti di contatti e delle loro opinioni, dell'evoluzione del loro pensiero tra il 1962 e il 1965. I diversi, e ben documentati, contributi raccolti in questo volume gettano nuova luce sulla partecipazione di numerosi vescovi, conosciuti o meno, provenienti da tutte le parti del mondo, e di qualche osservatore non cattolico, perito privato o ancora giornalista cattolico al Vaticano II. Come tali essi permettono di capire meglio le dinamiche dell'assemblea conciliare svelando interessanti piste di ricerca per il futuro.
In un editoriale non firmato del 27 marzo 1957, «L'Osservatore Romano» parlava dell'«avvenimento politico più importante e più significativo della storia moderna della Città eterna». A sessant'anni di distanza dalla firma dei Trattati di Roma (25 marzo 1957), il presente volume indaga sul contributo della Santa Sede e degli ambienti cattolici (vescovi, preti, religiosi, movimenti e associazioni laicali, partiti di ispirazione democristiana) alla nascita delle prime istituzioni europee (Consiglio d'Europa, CECA, CED, CEE). L'Unione europea è stata vista per un lungo tempo come un "club cristiano", quando non come una "impresa del Vaticano". All'inizio degli anni cinquanta il mito di un'"Europa vaticana" ha conosciuto una singolare fortuna. Nel suo "Journal du septennat" (1951), il presidente della repubblica francese Vincent Auriol ricordava «la triplice alleanza, Adenauer, Schuman, De Gasperi, tre tonsure sotto lo stesso zucchetto». Se questo studio da un lato ridimensiona il ruolo svolto dai cattolici nella costruzione dell'Europa unita sul piano istituzionale tra il 1947 e il 1957, dall'altro tende a dimostrare l'apporto decisivo della Chiesa di Pio XII come forza transnazionale nella diffusione di un autentico "spirito europeo" dopo la seconda guerra mondiale. Di fronte al rischio di una frammentazione dell'Europa e del ritorno dei nazionalismi mortiferi della prima metà del secolo scorso, si fa sentire, viva e urgente più che mai, la necessità di "reiventare l'Europa" ritornando al messaggio dei padri fondatori.
Il volume muove da un’idea che è quasi una provocazione: il comunismo come ultima eresia del cristianesimo. Basandosi su una documentazione in gran parte inedita, Chenaux ricostruisce la storia dei rapporti, a dir poco tormentati e conflittuali, tra la Chiesa cattolica e il comunismo in Europa, dalla rivoluzione d’Ottobre alla caduta del Muro di Berlino. Cronologicamente il volume rispecchia i tre grandi periodi in cui può suddividersi la storia politica e religiosa dell’Europa del XX secolo: la "guerra civile europea", durante la quale la Chiesa si trova di fronte all’impossibile dilemma di dover scegliere tra comunismo e nazismo; la guerra fredda, durante la quale, nella sua battaglia contro il totalitarismo sovietico, la Chiesa di Pio XII è identificata, suo malgrado, con l’Occidente; gli anni del disgelo e della distensione, quando la Chiesa sceglie la via del dialogo con i paesi dell’Est, per contribuire, infine, al crollo del sistema.
Che cosa è successo nel Concilio Vaticano II? A cmquant'anni dall'apertura dei lavori conciliari la domanda continua ad appassionare e a dividere gli storici. Il dibattito è più che mai aperto tra coloro che insistono sulla novità dell'avvenimento e delle sue decisioni in relazione al passato e coloro che tentano piuttosto di far rientrare i suoi insegnamenti nell'ambito della continuità della storia della Chiesa. Basandosi sulla produzione storiografica più recente e più aggiornata, il volume intende offrire una sintesi chiara ed equilibrata, accessibile al largo pubblico, sulla storia "dell'evento più importante del XX secolo" (Charles de Gaulle).
Eletto papa il 21 giugno 1963, Paolo vi manifestò sin dall’inizio la sua intenzione di portare a termine il concilio Vaticano II che aveva ricevuto “in eredità” dal suo predecessore Giovanni xxiii. L’idea conciliare era strettamente legata, nella sua mente, a quella di riforma secondo l’adagio Ecclesia semper reformanda. Ma riforma non significava rivoluzione. Di fronte alle derive dottrinali del dopo concilio, egli volle essere il difensore coraggioso dell’integralità della fede cattolica. L’enciclica Humanae vitae (1968) sul controllo delle nascite segnò una svolta e l’immagine positiva del “principe illuminato” cedette il passo a quella, sofferta e tragica, del “papa amletico”. Basata su numerosi archivi inediti, la biografia di Chenaux ricostruisce, da Brescia a Roma passando per Milano, l’itinerario politico, intellettuale e spirituale di questo «grande pontefice» del XX secolo che – secondo le parole di papa Francesco nel giorno della sua beatificazione, il 10 ottobre 2014 – «non ha avuto paura delle novità».
Il presente volume raccoglie gli atti del grande convegno internazionale sugli archivi dei Padri Conciliari, tenutosi a Roma dal 3 al 5 ottobre 2012. Promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con il "Centro Studi e Ricerche sul Concilio Vaticano II" della Pontificia Università Lateranense, il convegno ha voluto rilanciare la ricerca storica sul concilio a cinquant'anni dall'apertura dei lavori del Vaticano II (1962- 2012), ponendo interrogativi ed aprendo, di conseguenza, nuove piste di ricerca: come i padri conciliari hanno vissuto il concilio? Quale la loro esperienza personale dell'evento? Ed in che misura questa esperienza conciliare ha condizionato il loro modo di concepire la Chiesa ed il loro modo di essere vescovo? Il presente volume ricostruisce gli itinerari di diversi attori del concilio, provenienti dai vari continenti, ed offre validi contributi per reperire il materiale archivistico disponibile (appunti, diari, corrispondenze, lettere pastorali, ecc.).
Il volume, pubblicato in occasione del 50° anniversario della morte di Giovanni XXIII (3 giugno 1963) e dell'elezione di Paolo VI (21 giugno 1963), riprende molte relazioni presentate in occasione di un grande convegno internazionale tenuto al Laterano nell'ottobre 2002 e si arricchisce di nuovi importanti contributi.
La Chiesa, in quanto istituzione, ha rappresentato il legame più forte tra il mondo classico e quello medievale ed è stata garante della preservazione del carattere urbano della società medievale. Allo stesso tempo ha costituito l'elemento più innovativo dell'età di transizione e uno dei principali agenti del cambiamento. Studiate come documenti storici, le chiese sono potenziali fonti di informazione sulla società, l'economia e il contesto politico, spia preziosa di un'epoca nella quale altre forme architettoniche sono meno visibili. Il volume ne presenta gli aspetti principali attraverso fonti scritte e dati materiali: le prime ci parlano dei committenti, della ritualità e della liturgia in rapporto all'articolazione degli spazi; i secondi ci permettono di ricostruire le sequenze dei monumenti, le modalità di utilizzo e il contesto insediativo. In questa nuova edizione, oltre al necessario aggiornamento bibliografico e alla quasi completa sostituzione dell'apparato iconografico, sono stati approfonditi alcuni temi tra cui quello delle chiese costantinopolitane e della Terra Santa, il loro impatto sull'architettura occidentale e le conseguenze dell'arianesimo nella costruzione della topografia cristiana.