
Cosa succede alla Santa Sede quando, con la fine del potere temporale, perde le proprie case editrici più prestigiose, attraverso le quali diffondeva i contenuti del suo magistero? Quali le strategie comunicative e i nuovi strumenti editoriali che le consentono di riprendere l'iniziativa e di parlare di nuovo al mondo, sotto i difficili pontificati di Leone XIII e di Pio X? Questo volume, attraverso l'analisi di una ricca documentazione archivistica, dà una risposta a questi interrogativi ricostruendo la storia, finora sconosciuta, di alcune case editrici straniere già largamente affermate nei territori di origine - la belga Desclée, la tedesca Pustet - ed in contatto con potenti esponenti della curia, che divengono le vere protagoniste della revanche cattolica, spesso in aspro conflitto tra loro per la conquista del vasto mercato dei libri liturgici e di pietà. Dopo aver analizzato i rapporti con gli autori accusati di modernismo, da Buonaiuti a Duchesne, prima accolti nei cataloghi poi rifiutati per non offuscare la propria immagine di fedeli esecutori della politica papale, il libro ripercorre le tappe che porteranno alla nascita nel 1926 della Libreria Editrice Vaticana.
Dal 1848 la libertà di stampa diventa una realtà acquisita prima soltanto nel piccolo regno sabaudo, poi nello stato nazionale italiano. Da quella data sarà possibile anche in Italia diffondere liberamente il proprio pensiero attraverso la stampa senza censure e restrizioni preventive dell’autorità religiosa o statale.
Ma quali sono le reazioni a questo evento della Chiesa cattolica, da sempre contraria sia ad una divulgazione che ad una pratica della lettura non controllata dalla gerarchia? Quali i comportamenti dei gesuiti, dei vescovi e della Congregazione dell’Indice, l’organo tradizionalmente deputato alla sorveglianza dei libri, pericolosi per la salute delle anime e per l’ordine sociale? Quali infine le strategie messe in campo per ristabilire il controllo e la disciplina della lettura, che era stato per secoli uno dei pilastri dell’intervento sociale della Chiesa romana e che rischia di essere vanificato dall’assenza di un reale potere coercitivo?
Il volume vuole rispondere a questi interrogativi, ricostruendo attraverso il vasto uso di fonti inedite, il dibattito sulla libertà di stampa all’interno della Chiesa e della società civile nel periodo che va dagli anni Cinquanta alla fine del secolo XIX. Tema quanto mai attuale ancora oggi, nel momento in cui la libertà di manifestazione delle idee appare costantemente minacciata da vecchi e nuovi poteri in Europa e nel mondo.
descrizione
Maria Iolanda Palazzolo insegna Storia della stampa e dell’editoria presso l’Università di Pisa. Si occupa di commercio librario e della nascita di una moderna impresa editoriale tra Sette e Novecento. Tra le sue pubblicazioni: I tre occhi dell’editore (Roma 1990), Editoria e istituzioni a Roma tra Sette e Ottocento (Roma 1995) e I Libri, il Trono, l’Altare. La censura nell’Italia della Restaurazione (Milano 2003).
autrice
Introduzione
1. La «Civiltà Cattolica» e la libertà di stampa
1. La buona censura
2. La «Civiltà Cattolica» e la congregazione dell’Indice
3. Una buona stampa?
2. I vescovi in trincea. Pastorali e cattive letture
1. Le Pastorali dei vescovi
2. I vescovi del Regno di Sardegna in prima linea
3. Aspettando l’unificazione
4. Un allarme generale
5. La Vie de Jésus di Ernest Renan
6. Dopo Pio IX
3. Il ruolo dell’Indice nelle società liberali.
1. Il caso Rouland. La congregazione si difende
2. Il dibattito interno
4. Nuove regole, un nuovo Indice
1. La preparazione della riforma. L’Officiorum ac munerum
2. Il nuovo Indice
Conclusione
Opere citate
Indice dei nomi
Con san Tommaso il pensiero medievale ha toccato veramente una profonda sintesi fra Filosofia e Teologia, scrivono H. Fiers e G. Kretschmar e può continuare ad esercitare grande fascino, sempre nuovo, anche oggi. Queste parole motivano il presente lavoro, tra l’altro molto limitato, su una questione di non poco rilievo all’interno degli scritti del dottore d’Aquino: il concetto di persona. Tale concetto, all’interno della tradizione cristiana, è stato, per così dire, prodotto dal “dogma”. Essa ha definito il valore della persona umana, basandosi sul fatto che egli, l’uomo, è il destinatario della Rivelazione di Dio.
Il dottore angelico presuppone tutto ciò, anzi la sua definizione è ricavata — come ho cercato di evidenziare —, alla luce della teologia, gli scritti di San Tommaso rilevano però una grande armonia tra fede e ragione, Teologia e Filosofia. In base all’Index Thomisticus, è stata fatta una selezione che — pur nella brevità — permette di chiarire il pensiero di Tommaso, e allo stesso tempo di collocare le sue affermazioni nel presente, grazie all’ausilio di ricercatori contemporanei di studi tomistici, come R. Pasnau, J.F. Wippel, G. Basti, C. Fabro, F. Russo, J.A. Lombo, V. Possenti, S.L. Brock ecc.
Infine, dove risiede l’attualità dell’Aquinate? A ciò risponde lo stesso San Tommaso, il quale colloca l’uomo davvero al centro del mondo: solo la persona umana è voluta per se stessa nell’universo, mentre tutte le altre sono volute da Dio per l’uomo. Solo l’uomo si distingue dagli altri esseri viventi per l’intelligenza, che non si esaurisce solo alla comprensione della realtà finita, ma si allarga anche alle cose che trascendono l’essere dell’uomo “e quanto di più nobile c’è in tutto l’universo”.
Nel gennaio del 2002 il Boston Globe pubblica una serie di inchieste nelle quali dimostra il coinvolgimento dei vertici della Chiesa di Boston nella copertura di abusi sessuali perpretrati dai sacerdoti nei confronti dei minori. Il dramma degli abusi sessuali sui minori diventa uno scandalo internazionale. Come ha affrontato la Chiesa questa tragedia? Sarà San Giovanni Paolo II a inserire gli abusi sui minori tra i crimini più gravi che possa compiere un sacerdote, affidando alla Congregazione della dottrina della fede, retta dal cardinal Ratzinger, il compito di indagare e perseguire quei sacerdoti che si erano macchiati di tale crimine. Ma se nell’ultimo periodo del pontificato di Karol Wojtyla il problema viene affrontato forse con qualche difficoltà, con l’elezione di Benedetto XVI il tema è trattato con maggiore energia. E dopo la rinuncia di Benedetto XVI al papato sarà Francesco a proseguire il lavoro.
Attraverso la cronistoria dei casi di cronaca più celebri, e grazie a documenti, discorsi e interventi dei tre papi che si sono succeduti nel nuovo secolo, questo libro mette ordine in una storia che spesso viene sottovaluta o dimenticata... oppure criticata senza una reale conoscenza dei fatti.
Bratislava, 12 settembre 2021, ore 17.30. Papa Francesco, in visita pastorale in Slovacchia, incontra i gesuiti della regione. La prima domanda è un semplice "Come sta?". Ma la risposta di Bergoglio è tutt'altro che banale: "Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene...". Il riferimento del papa riguarda il suo intervento al colon, all'inizio del luglio precedente, al Policlinico Gemelli. Durante il ricovero era anche rimbalzata la "notizia- circa la possibilità di sue dimissioni perché gravemente ammalato... rispedita al mittente dallo stesso pontefice. "Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro", aggiunge il papa, che lamenta pure maldicenze e accuse in molti circoli cattolici. Gavino Pala ha deciso di vederci chiaro: quali sono i "problemi" che, secondo alcuni, il papa procurerebbe alla Chiesa? Come si è manifestato in questi anni il dissenso nei suoi confronti, sia nei modi leciti sia in quelli meno leciti? Quali caratteristiche del magistero e dell'azione pastorale di papa Francesco rimarranno nel ricordo di tutti e saranno un'eredità, anche scomoda, per il suo successore?
Il 2 aprile 2005, alle 21:37, il mondo si fermò: Giovanni Paolo II si spegneva, dopo una lunga malattia e al culmine di un pontificato che aveva attraversato la storia, lasciando un segno indelebile nella vita della Chiesa e nell'anima di milioni di fedeli. In quelle ore di dolore e raccoglimento, dalle piazze e dalle strade di Roma si levò un'unica invocazione: "santo subito". Ma è davvero possibile proclamare santo qualcuno per acclamazione popolare? Gavino Pala ci conduce in un viaggio tra fede, emozione collettiva e rigore ecclesiastico, ripercorrendo il cammino di WoJtyla verso la santità. Attraverso documenti originali, testimonianze dirette e il racconto di chi ha vissuto da vicino il processo di canonizzazione, il libro svela i meccanismi della Chiesa nell'esaminare la vita e le opere di una figura straordinaria. Dalla folla che pregava in piazza San Pietro fino all'analisi accurata delle prove richieste per la santità, questa indagine ci porta a scoprire non solo il destino di Giovanni Paolo II, ma anche il significato profondo della santità nel mondo contemporaneo. Perché non basta morire per diventare santi.
Nell'arena del dibattito su cattolici e Unità d'Italia, il volume prende le distanze da un uso della storia come "riserva di munizioni" contro i propri nemici e offre una ricostruzione di fatti e problemi ancorata alla ricerca scientifica.
L'appello alla religione per legittimare la violenza e i conflitti ha attraversato e attraversa ancora il mondo contemporaneo e le società secolarizzate. Per le confessioni tradizionali e per le cosiddette religioni politiche moderne ciò ha significato fare ricorso ad alcuni dispositivi retorici che già in passato sono stati associati alla sacralizzazione della violenza: la guerra santa, il martirio, il sacrificio. Sulla base di alcuni casi di studio che ruotano attorno a queste "figure del sacro" in diversi contesti religiosi e culturali, dall'Europa all'Estremo Oriente, il volume offre un contributo alla comprensione delle articolazioni assunte dal nesso tra religione e violenza negli ultimi due secoli.
Carità e povertà: simul stabunt, simul cadent, insieme staranno o insieme cadranno. La storia della Chiesa è da sempre legata a doppio filo all'incontro con i poveri. Sul "fare la carità" si sono giocati per venti secoli l'organizzazione concreta della Chiesa e della società, l'evangelizzazione, la riforma religiosa, le utopie secolarizzate di un mondo senza sfruttati e senza sfruttatori. Monsignor Paglia ripercorre la storia del rapporto dinamico tra Chiesa e società attraverso la peculiare prospettiva della lotta alla povertà nelle sue diverse forme. Partendo dal cristianesimo delle origini, dal monachesimo e dai più influenti ordini religiosi, l'autore dipinge un affresco i cui protagonisti sono le figure emblematiche della cristianità e le loro opere, da Gesù ai padri della Chiesa fino a papa Giovanni XXIII con il Concilio vaticano II e la stagione di papa Francesco. In queste pagine emerge una Chiesa che rivendica con forza il valore della charitas cristiana come cura imprescindibile ai dilemmi sociali del mondo globalizzato. Perché: "è una grande funzione profetica della Chiesa quella di inquietare il banchetto del ricco epulone con la memoria e i dolori del povero Lazzaro. Nell'immaginare un mondo nuovo, o almeno diverso, la povertà è una delle soglie da attraversare con audacia, intelligenza e generosità da parte di tutti, credenti e non credenti."
La Chiesa è il popolo che crede in Gesù, il Figlio di Dio, diventato fratello e salvatore di ogni persona. Il concilio Vaticano II, soprattutto grazie alla "Gaudium et Spes", insegna che non è possibile amare Dio senza amare il mondo, questo mondo santo e sporco, magnifico e ingiusto, fiero e disperato, abbietto e miracoloso. Afferma che questa è la famiglia umana da amare, questo è il mondo in cui scorgere la gloria di Dio. Del resto, quello che interessa alla Chiesa di sempre, e alla Chiesa di oggi, sono le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi. Dove arriva la luce di Cristo nella vita di questi giorni, il mondo può cominciare a diventare il luogo dove le promesse del Risorto saranno mantenute: «Io sono con voi tutti i giorni».
Il volume raccoglie la corrispondenza fino ad oggi nota intercorsa fra san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, la Congregazione dei Barnabiti e singoli suoi religiosi, ai quali il santo ricorse dal 1568 al 1584, in pratica dal suo ingresso nell'arcidiocesi ambrosiana alla sua morte. I testi del Carteggio, curati da Mons. Sergio Pagano, barnabita e Prefetto Emerito dell'Archivio Apostolico Vaticano, sono pubblicati in esteso in maniera critica e annotati con l'ausilio della più aggiornata bibliografia e di fonti d'archivio, aprendosi così nel denso apparato di note, squarci e finestre di contesti di vita diocesana milanese, di disciplinamento tridentino, di rapporti del presule con la Curia Romana, di pastorale della vasta diocesi, fino alla Valtellina e ai Grigioni. La ricerca storica condotta dal Curatore, mentre segue ovviamente l'evolversi e il diffondersi della giovane Congregazione dei Barnabiti (fondata nel 1533), cui san Carlo fu sempre e in modo particolare vicino, non trascura figure e temi dell'attività del santo arcivescovo esterni ai Barnabiti e ad essi correlati, anche alla lontana. Abbiamo pertanto un saggio che bene si inserisce nel ricchissimo e sempre crescente interesse storiografico relativo alla figura del Borromeo.

