
L'autrice passa in rassegna le fonti dell'amicizia di Dio, analizzando la tradizione biblico-cristiana e la letteratura contemporanea.
Tesi fondamentale del volume è che la perfezione della vita cristiana non consiste 'in una qualche via spirituale alternativa all'ordine sacramentale della Chiesa (al quale la Chiesa stessa è sottomessa, nell'obbedienza della fede). Né d'altra parte, può aspirare a una perfezione maggiore di quella che l'ordine sacramentale fonda, ispira, sostiene e contiene' (P. Sequeri).Con l'invito a rifrequentare la tradizione cristiana, per ritrovarvi i molti 'cammini' che essa ha saputo elaborare nel tentativo di favorire il raggiungimento dell'ambiziosa meta della 'perfezione'. 'Cammini' che - quando non segnati da improvvisazioni e personalismi, purtroppo sempre possibili hanno trovato con naturalezza la loro ispirazione e il loro criterio normativo precisamente nell'ascolto della Parola e nella celebrazione del Sacramento.
Accade oggi a volte di leggere l’esperienza spirituale cristiana seguendo unicamente criteri umani, come quelli offerti dalla psicologia, dalla sociologia o dallo studio dei fenomeni religiosi. André Louf ci conduce per mano in queste pagine attraverso i luoghi e le attività dello Spirito. Aiutandosi con quegli elementi della tradizione monastica che sono eloquenti per ogni uomo, l’autore ci insegna le varie fasi della vita spirituale: ascolto, conversione, riconciliazione con i fratelli , servizio a ogni creatura. Senza disdegnare gli apporti delle scienze umane, ci sarà così possibile riacquisire a poco a poco quei sensi spirituali senza i quali non è possibile una vita secondo il sentire di Cristo: una vita cristiana.
André Louf (Lovanio 1929) è entrato a vent’anni nell’abbazia trappista di Mont-des-Cats, nelle Fiandre francesi. Eletto abate durante il concilio Vaticano II, ha contribuito con i suoi scritti e la sua umile sapienza alla riscoperta degli elementi essenziali della vita cristiana in occidente e al rinnovamento della vita monastica invocato dal concilio. Lasciato nel 1998 il servizio abbaziale, vive oggi ritirato in un eremo.
Sicari Antonio Maria Ci ha chiamati amici
Questo libro lo conosco già. Padre Antonio Sicari ha cominciato a scriverlo da tanti anni, fin da quando, trent’anni fa, ci recavamo insieme agli incontri di «Communio» presso il padre von Balthasar. Si discuteva allora di impegno cristiano, di ortodossia e ortoprassi, di pluralismo nella Chiesa. Padre Antonio, però, dribblava queste discussioni. Le sue proposte, che finivano per convincere tanti, dalla molteplicità riconducevano all’unità, dalla varietà delle discussioni teologiche all’unità dell’incontro con Cristo. Ed ecco il tema dei consigli evangelici per i laici. Prima di dire una parola al riguardo vorrei sottolineare che padre Antonio era quasi destinato a fondare un movimento. Tutta la sua teologia è invito alla sequela, è proposta di vita dell’incontro con il Cristo che si è rivelato. La verginità è coscienza del sacramento del nostro corpo. Esso è chiamato a significare la solitudine davanti a Dio, ma anche la comunione tra gli uomini. La povertà non è anzitutto rinuncia, ma volontà di dono. Come il Figlio fin dall’eternità: «il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». L’obbedienza è gioco tra libertà e capacità di ascolto della voce con la quale Dio ci chiama a realizzare il nostro destino. È danza che dai passi misurati e comandati sa trarre armonia di gioia e serenità. Le parole di padre Antonio sembrano lontane e desuete, ma chi prova ad ascoltarle le trova forti e convincenti: sono cibo per quanti desiderano percorrere il cammino che da Cristo ha origine e a Lui porta". (Elio Guerriero) Padre Sicari è nato nel 1943. Sacerdote dal 1967, appartiene all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. È Dottore in Teologia e ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche. Fa parte della redazione italiana della rivista «Communio»; attualmente insegna Teologia Spirituale presso lo Studio Teologico Carmelitano in Brescia.
Sono raccolti gli interventi più significativi del magistero del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, dal suo discorso inaugurale – autentico documento programmatico per un servizio di comunione – fino alla Via crucis composta per papa Giovanni Paolo II e da questi celebrata al Colosseo il Venerdì santo del 1994, passando per tematiche vaste e profonde quali l’ecumenismo, il dialogo con gli ebrei e le grandi religioni del mondo, l’ ecologia e la pace. È la testimonianza di un servizio reso a tutta l’umanità attraverso quello strumento della volontà di Dio che è il ministero del Patriarca ecumenico e, nello stesso tempo, un segno della gratitudine del Monastero di Bose verso Bartholomeos I per la paterna benevolenza e l’amicizia mostrata a più riprese, in particolare in occasione della sua visita a Bose il giorno di Pentecoste del 1994.
Bartholomeos I (Dimitrios Archondonis, nato a Imbros il 29 febbraio 1940), dopo essere stato Metropolita dapprima di Philadephia e poi di Calcedonia, nonché segretario del Santo Sinodo, il 2 novembre 1991 è stato eletto a succedere a Dimitrios come Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico.
Il cuore dell'uomo è un paradiso finché non vi entra un serpente, cioè i pensieri cattivi, le suggestioni, le fantasie malate. E poiché è Dio ad aver creato il cuore, questi pensieri possono venire solo "dal di fuori" e penetrarvi per gradi. P. Spidlík ci presenta in modo accessibile e chiaro le osservazioni degli antichi asceti sulla penetrazione dei pensieri cattivi e l'arte elaborata per il combattimento spirituale, perché il cuore purificato diventi una fonte di rivelazione.