
Nelle società che hanno finalizzato l’economia alla crescita della produzione di merci, il consumismo è una pubblica virtù, il denaro da mezzo di scambio è diventato il fine della vita, i rapporti umani sono per lo più di carattere commerciale, il ben-essere viene identificato col tanto-avere. Queste sono le connotazioni essenziali della mutazione antropologica avvenuta a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. In questo libro, si sostiene che la dimensione materiale, pur essendo importante, non esaurisce le connotazioni costitutive degli esseri umani e, se si assolutizza, genera sofferenza. Per questo è fondamentale rivalutare la spiritualità, le relazioni umane fondate sul dono reciproco del tempo e la solidarietà, la conoscenza disinteressata, il fare bene al posto del fare tanto, la gentilezza, la contemplazione della bellezza che caratterizza ogni forma di vita, animale e vegetale.
Autore
Maurizio PALLANTE, laureato in lettere, si occupa di economia ecologica e tecnologie ambientali. Nel 2007 ha fondato il Movimento per la decrescita felice e nel 2019 l’associazione politico-culturale Sostenibilità equità solidarietà. Tra i molti libri pubblicati: La decrescita felice (2005, 2009), Monasteri del terzo millennio (2013), Destra e sinistra addio (2016), Il diritto di non emigrare (2020).
Si tratta di brevi storie sul rapporto tra cibo e spiritualità, tra nutrimento per il corpo e nutrimento per lo spirito. Quello del pranzo o della cena, specialmente per i religiosi, diventa spesso un momento di dono, di condivisione. «Ho messo per iscritto alcuni episodi», scrive l'Autrice, «in cui è stato bello sedersi attorno a un tavolo assaporando sia un buon piatto sia la voglia di stare insieme». Si racconta, per esempio, della visita a sorpresa di papa Francesco a una struttura per anziani, dove si è limitato a chiedere un piatto di riso in bianco; dei tortellini al pollo (che hanno avuto gli onori della cronaca) di mons. Matteo Zuppi e di preti-chef. A chiusura del testo, due ricette delle Clarisse di San Fabiano. Tra cibo, condivisione e narrazione, vengono fuori spaccati di vita e valori in cui credere.
«Ci auguriamo di aiutare i cristiani a situare nel quadro di una relazione con Dio quelle esperienze importanti che sono la malattia e la guarigione. Che cosa infatti rivelano della nostra condizione? Qual è la funzione positiva che esse possono svolgere nella prospettiva della nostra salvezza?».
Descrizione
Queste pagine pongono le basi di una teologia cristiana della malattia, della sofferenza, ma anche della guarigione e della salute. Jean-Claude Larchet realizza una sintesi formidabile e senza precedenti, basandosi sugli insegnamenti originali e fondanti degli antichi Padri della Chiesa, letti sul fondo della sacra Scrittura.
L’autore, filosofo e teologo francese, aspira a dischiudere o a richiamare quelle prospettive che possono aiutare l’uomo e la donna di oggi a comprendere in un’ottica spirituale la malattia e le diverse forme di sofferenza che vi sono collegate. Vuole altresì aiutare a comprendere il senso profondo delle terapie, dei modi di guarigione e della salute stessa, collocando tutto questo in una cornice più ampia di quella generalmente offerta dalla nostra civiltà, che è dominata dalla tecnica e da uno sguardo piattamente orizzontale sull’esistenza.
«Depongo i miei brevi racconti sul pelo dell’acqua, come quelle barchette di carta che mi piaceva fare da bambino, senza cercare di conoscere dove le trascinerà la corrente, acconsentendo a non sapere su quali rive approderanno».
Descrizione
In ciascuna di queste pagine Raphaël Buyse entra con discrezione, quasi in punta di piedi, in un episodio di vita vissuta e lo racconta con brillante levità. Consente alla vita di coglierlo di sorpresa: volta per volta si meraviglia, si preoccupa, si indigna, si rallegra.
E, da par suo, con un sorriso o una lacrima, con angoscia o con speranza – ma anche con la Parola di Dio a fare da sottofondo, in filigrana – Buyse intesse storie di libertà, inventa giochi di parole, snocciola racconti velati di umorismo e poesia.
Sono frammenti di quotidianità che scaldano il cuore e danno a pensare. Sono parabole contemporanee che dicono tenerezza per le persone incontrate e lasciano filtrare un raggio di sole.
«Consegno le mie parole al vento. – Il vangelo come calamaio».
Il libro è un fluire di immagini e parole, dove queste due dimensioni si mescolano e alimentano a vicenda e, volontariamente, non sono scindibili: l'arte delle parole e il linguaggio delle illustrazioni danzano e si sostengono armoniosamente. L'autore, che nasce come artista-illustratore, dà voce, in questo volume, alle opere che ama dipingere con atmosfere avvolgenti e cura dei dettagli. Una saggio di riflessioni meditate e interiorizzate, dove il sacro e il profano si abbracciano in un'unica dimensione e il cui scopo è suscitare interrogativi nel lettore e infondere quella speranza di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Il testo parte da alcuni temi approfonditi negli anni quali: la quotidianità come luogo dello stupore, la fragilità come fonte di ricchezza, la bellezza come spazio irrinunciabile di crescita. La seconda parte è una rilettura di alcune figure evangeliche con un linguaggio diretto e concreto, dove i personaggi tratteggiati ispirano e provocano il lettore proprio perché colti nella loro umanità e vicinanza. Nella terza parte emergono le persone, gli affetti e gli ambienti che circondano il mondo dell'autore. Una suddivisione che in realtà è solo apparente perché chi scrive ama e non riesce a scindere queste tre dimensioni. Proprio per questo il vangelo, qui, profuma di realtà e il reale si incarna nella buona novella. Il testo trova la sua continuità a partire dalle illustrazioni finemente curate e da un linguaggio diretto e poetico allo stesso tempo. Il filo conduttore sta proprio nel titolo "Fango", dove ogni capitolo, ogni persona, risultano l'impasto di acqua e terra vivificato dal soffio divino. Sporco ma benedetto. Prefazione di don Luigi Verdi.
Marcia Theophilo ci porta nel mondo incantato e terribile della sua Amazzonia, un mondo “sospeso nell’acqua”, un universo di isole e canali, di terraferma instabile e di fiumi impetuosi. Una terra minacciata in modo continuato e scellerato, da politici e imprenditori senza scrupoli, azione che potrebbe finire col distruggere il più grande polmone verde del mondo. La proposta della Theophilo non è però politica, ma poetica, e altamente religiosa. Con i suoi versi avvolgenti, alternati a brevi contestualizzazioni in prosa, la poetessa ci schiude la straordinaria bellezza di Madre Natura con tonalità altamente francescane. Nessun sincretismo, nessuna divinizzazione della Natura, ma la giusta considerazione di un mondo, di un ecosistema fatto di terra e di acqua che rimanda continuamente al Creatore.
Marcia Theophilo vive fra il Brasile e Roma, e rappresenta l’Unione Brasiliana di Scrittori in Italia. Fra i numerosi premi ricevuti, ricordiamo il “Nactional de Contos Editoria, 1969”; “Città di Roma, ‘92”; “Premio Fregene per la Poesia, ‘96”; “Un bosco per Kyoto”, “Premio Green Book, 2010”. Tra i suoi libri: Io canto l’Amazzonia, Tutti i fiumi della Terra-Todos os rios da terra, Amazzonia respiro del mondo e Amazzonia ultima arca per Passigli. Ha tenuto la Lectio magistralis al salone del Libro di Torino 2011. Testimonial dell’iniziativa “Per una Cultura della Biodiversità” (UNESCO) è candidata al premio Nobel.
Il fuoco entra nel novero delle “creature” che san Francesco proclama “beate”. Più volte nella sua vita il Poverello d’Assisi ha avuto a che fare con esso. L’autore, grande viaggiatore (più di 150 Paesi visitati), accompagna il lettore in un avventuroso periplo attorno al mondo alla ricerca del fuoco: dalle voragini infuocate del deserto del Turkmenistan al fuoco della guerra in Iraq, dalle pire per cremare i morti sulle rive del Gange al ribollire della Terra in Islanda. Il fuoco è simbolo della fede, ma anche dell’inesauribile creatività che alberga nel cuore degli umani, come si può capire dalle diverse tappe del viaggio, che mostra la capacità distruggitrice del fuoco, ma anche la sua insostituibilità per la vita umana, a tutte le latitudini e paralleli.
Michele Zanzucchi, giornalista e scrittore, autore di una sessantina di libri, è stato direttore della rivista Città Nuova per dieci anni e per tre anni corrispondente dal Libano. Collabora attualmente con Avvenire, Città Nuova e Frate Indovino. Tra i libri pubblicati si ricordano L’Islam che non fa paura (San Paolo), Il silenzio e la parola. La luce, Sull’ampio confine. Cristiani nel Caucaso e Nelle terre del Corano. Cristiani nelle terre musulmane (Città Nuova). Ha pure pubblicato Potere e denaro. Il pensiero sociale di papa Bergoglio, con una lunga prefazione del pontefice. Insegna Comunicazione all’Istituto Universitario Sophia.
Fermarsi, ascoltare gli alberi e osservare gli animali, farsi attenti ai loro segreti, imparare dai loro istinti, fino a intenderne un’insospettata preghiera. Queste brevi meditazioni ci conducono per mano lungo percorsi boschivi dai quali non si fa ritorno immutati. Man mano che scorrono le pagine, è possibile fare una sosta e respirare, pregare. La lettura diviene contemplazione colma di meraviglia e, a poco a poco, ridisegna i nostri percorsi interiori, perché è anche così che Dio ci parla e traccia in noi la sua strada.
Anne Lécu (1967), suora domenicana, dal 1997 lavora come medico in carcere. I suoi scritti testimoniano un’intensa ricerca spirituale strettamente intrecciata con l’esperienza quotidiana vissuta nel suo lavoro. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Una vita donata (2018).
"Per trovare Dio bisogna prima essersi 'persi'. È quando siamo smarriti, spogliati di certezze rassicuranti, che siamo pronti a guardarci dentro, a ritrovarci-. Così Massimo Orlandi sintetizza un ideale che, se è certamente cristiano, non smette di trovare eco in ogni coscienza, anche non credente. Le storie umane e cristiane sono, infatti, tutte percorsi unici e affascinanti, quando abbiano al centro la volontà di un cammino alla ricerca di senso e, insieme, la consapevolezza di una fragilità da ammettere e con la quale fare i conti. Proprio da una fragilità (anzi da molte) Romena è nata: la fragilità di un prete che si rimette in gioco, di giovani che scommettono su una strada scoscesa, di adulti che accettano la propria imperfezione e, nonostante questo, non temono cammini non scontati. Dal 1991, da allora, la Fraternità di Romena è un punto di incontro per chiunque cerchi uno spazio semplice e accogliente dove, nel pieno rispetto delle storie e delle differenze individuali, avere la possibilità di rientrare in contatto con sé stesso e, se vuole, con Dio. Il presente libro racconta, attraverso la voce appassionata di uno dei fondatori, la storia di questa straordinaria esperienza spirituale che si offre come un vero "porto di terra- per chiunque abbia occhi capaci di cercare il cielo.
Questo libro cerca di amplificare la voce di un Angelo ascoltata in sogno da un giovane discendente del Re Davide. Per Giuseppe, figlio di Giacobbe - come per Francesco di Pietro di Bernardone o per Giovanni Bosco e vari altri - obbedire a quel sogno ha significato entrare nella grandezza e divenire affidatari di una storia meravigliosa. Prendendo come esempio il papà terreno di Gesù, il volume propone un cammino per apprendere a non sprecare la bellezza, per aprirsi ad accogliere la grazia, per custodire ciò che è prezioso e nutrire ciò che salva. Alla scuola di un uomo tanto solido quanto umile, tanto forte quanto docile, possiamo imparare l'arte della custodia della vita, quella altrui e quella propria, quella naturale come quella dello Spirito. Egli è quel padre che manca a questa generazione e che dobbiamo riscoprire e ridiventare. Un percorso utile a chiunque, uomo o donna, voglia apprendere l'arte di accogliere e vivere le cose grandi che gli sono riservate.
Sappi, figlia mia, – diceva Gesù alla santa suor Faustina – che il Mio cuore è la misericordia stessa. Da questo mare di misericordia le grazie si riversano sul mondo intero. Nessun’anima che si avvicina a Me, è ripartita senza essere stata consolata. Ogni miseria affonda nella Mia misericordia e da questa sorgente scaturisce ogni grazia salvifica e santificante… Desidero che questa misericordia si riversi sul mondo intero
Ci muoviamo sul crinale di una sfida esaltante: essere parte attiva di un processo che moltiplichi spazi di vita buona per tutti. Questo tempo della storia è un appuntamento. Non vogliamo più delegare, girarci dall'altra parte, passare oltre. Queste pagine desiderano essere uno spazio di condivisione e di confronto per gente che inizia a disobbedire ad una esistenza a bassa intensità. Un'altra via è possibile, quella di un personalismo comunitario, che riconosca la dignità di ogni persona e allo stesso tempo protegga il bene comune promuovendo la dignità, la libertà e il benessere degli altri, compresi i poveri, gli esclusi e le generazioni future. Esiste un'alternativa al «dare per avere» e al «dare per dovere». È il «dare per amore», che per i cristiani è sinonimo di fede, intesa non in senso religioso ma relazionale, come un radicale riconoscimento dell'altro, dell'altrui dignità e vocazione. La via della fraternità è la via del dono e dell'inclusione creativa del limite. «Sono grato a Katia Roncalli di questo prezioso strumento. Tenere aperta la mente, tenere aperto il dialogo e la collaborazione con gli altri è un modo per dare una mano a Dio a "tenere aperta la storia" e una lettura del genere non può che stimolare chiunque a farlo con determinazione, intelligenza e coraggio». Dalla Prefazione di Luigi Ciotti