
Cercare un nuovo linguaggio per parlare di Dio oggi è da sempre stato il desiderio più grande di padre Silvano Fausti. In tutta la sua vita ha cercato di realizzare questo desiderio servendo la Parola soprattutto tramite la lectio e i corsi di esercizi spirituali e con uno stile di vita semplice e fraterno. Chi incontrava Silvano, incontrava la Parola e la strada per arrivare al Signore. Ma anche il mondo circostante e la realtà storica diventavano più chiari, aprendo a ciascuno un inaspettato percorso di discernimento. Il lettore potrà qui ripercorrere questa esperienza attraverso le risposte di padre Fausti agli interventi di alcuni lettori della rivista dei gesuiti Popoli. Nel suo stile incisivo, positivamente provocatorio e spesso paradossale, Silvano prima di tutto ascolta l'interlocutore, benevolmente, con attenzione; poi, prima di rispondere, si mette in ascolto della Parola di Dio. E alla fine risponde e non si tira indietro, consapevole che c'è un'unica storia da vivere come discepoli. Nella seconda parte sono raccolti alcuni contributi di Silvano, scritti a partire da alcuni passi degli Atti degli Apostoli, «una specie di suo testamento spirituale», scrive nell'introduzione l'amico padre Beppe Lavelli che ha accompagnato Silvano fino all'ultimo viaggio.
La vita di ogni uomo e donna è simile a un armadio... per ogni cosa c'è il suo posto. Un armadio non solo deve essere spazioso, ma deve pure essere ordinato in modo da poter disporre di ciò che ci serve con facilità. La nostra esistenza va continuamente rivestita con gli abiti adeguati ad ogni stagione come pure in modo conveniente alle situazioni che viviamo, non solo per noi stessi ma anche per gli altri. L'autore suddivide la nostra vita nelle quattro stagioni. All'interno di ognuna ci sono gli scomparti (cura di sé, relazioni affettive, il lavoro, l'ozio necessario), i ripiani (il tempo, lo spazio da abitare, i rapporti da curare), i cassetti (gestire i fallimenti, la necessità di sognare, il coraggio di scegliere, la forza dei desideri) e le scatole (imparare nella sofferenza, ringiovanire nella vecchiaia, la morte come compimento). Mettere ordine nella propria vita richiede non solo di aprire l'armadio del nostro cuore per prendere ciò che ci serve al momento giusto, ma prevede pure che, a suo tempo, abbiamo rimesso ogni cosa al suo posto mantenendo così quell'ordine interiore che permette di vivere armoniosamente con noi stessi e sinfonicamente con gli altri.
Il mondo straordinario di Etty Hillesum viene incontro al lettore accompagnato dalla sapiente guida di Fratel MichaelDavide Semeraro, maestro spirituale e profondo conoscitore della scrittrice olandese di origini ebraiche morta ad Auschwitz nel 1943. Cercando nelle sue Lettere e nel celebre Diario a "righine blu", Fratel MichaelDavide raggruppa e commenta i testi in un vero e proprio "alfabeto dell'anima": bellezza, desiderio, Dio, erotismo, felicità, nostalgia, odio, paura, perdono, tenerezza sono alcuni dei temi che accompagneranno il lettore in questo semplice e bellissimo cammino.
Il succo di una vita vissuta da prete di strada. Ecco il senso di questo libro e della profonda consapevolezza di don Antonio: un libro sfolgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella passione umana con la quale l'autore rilegge la Parola di Dio dal basso e in tarda età. A partire da un brano della Bibbia, don Antonio ci offre un commento essenziale, sapienziale e popolare al tempo stesso. Ma fortissimo nel suo valore evangelico, nel senso della sorpresa, della notizia buona e inaspettata che sorge come acqua dal terreno e bagna i piedi di tutti quelli che camminano. «Non aspettatevi qualcosa di coerente, qualcosa che assomiglia alle prediche. Sono partito dai piedi perché il Vangelo è cammino. Ragionando dai piedi sono sicuro che una piccola somiglianza con Cristo ce l'abbiamo tutti e, alla fine, quella lavanda del Giovedì, da sola, può raccontarci tutta la storia dell'uomo» (dall'Introduzione dell'autore).
Padre Bartolomeo Sorge - teologo e politologo - è ricordato in Italia come lo storico direttore de La Civiltà Cattolica negli anni difficili del post-Concilio e l'animatore culturale della "Primavera di Palermo" negli anni bui dell'attacco mafioso al cuore dello Stato e alla società civile. In questo libro - a cui padre Sorge lavorò considerandolo il suo testamento spirituale - Maria Concetta De Magistris ripercorre, nella prima parte, l'impegno ecclesiale e civile del gesuita nel contesto delle grandi trasformazioni del Paese in cui visse e operò. Dalla puntuale ricerca appare con chiarezza la fedeltà alla lettura profetica del Concilio, compiuta da Paolo VI e oggi rivivificata da papa Francesco. La ricostruzione storica consente perciò - grazie a documenti inediti e autorevoli testimonianze - di fare piena luce anche su alcune vicende ecclesiali degli anni Settanta e Ottanta rimaste finora oscure. La seconda parte contiene invece l'unica raccolta esistente degli appunti spirituali di padre Sorge. Sono pagine vive, che lasciano trasparire un'intensa vita di fede, sperimentata più che narrata. La lettura di questi testi è impreziosita dai racconti personali, resi noti per la prima volta, delle grazie da lui ricevute. Sono pagine umili che, mentre svelano i segreti di una ricca vita interiore, nello stesso tempo documentano l'infaticabile azione in campo culturale, sociale ed ecclesiale. Tutto e sempre nel totale affidamento alla sua Mater Divinae Gratiae.
Il libro si presenta come una lettura da compiere all'interno di un ciclo di meditazioni. Ricco di profondi spunti di riflessione, è da leggersi a ritmi lenti e non d'un fiato, con frasi ora brevi, ora incalzanti. Il testo affronta le problematiche dell'uomo che, alla ricerca di Dio, si interroga sulla fede, sulla sua esperienza umana e cristiana, sulla sofferenza, il dolore. La constatazione del male presente nell'uomo alimenta i dubbi, la scienza sembra poter spiegare tutto. Ma la realtà umana, così come appare all'uomo moderno, può trovare l'unica risposta convincente nel valore dell'amore di Dio come fonte indispensabile della vita e della felicità dell'uomo. Il libro è rivolto soprattutto a coloro che, pur avendo fede, sono toccati dal dubbio per la loro esperienza personale di confronto con la cultura moderna laica e disincantata.
Non un libro, ma un'esperienza: un piccolo ma intenso cammino per approdare ai doni dello Spirito Santo partendo dai sette vizi capitali, passando per le virtù. Si sente spesso parlare di problemi, vizi, difficoltà, allergie, incapacità. Ma non ci aiuta parlare dei problemi, quanto cercare le soluzioni. Il male è sempre un bene mancato. Trovare il bene e praticarlo toglierà il male. Ma il bene, cioè la pienezza della vita, è come la Terra Promessa: dono e conquista, Grazia di Dio e collaborazione nostra. Il presente libro è un viaggio per vincere il male con il bene, per essere felici, cioè diventare ciò che siamo in Cristo.
La paura della morte, l’esperienza mistica, la poesia, la genetica, la chiamata alla santità, l’intenzionalità cosmica. Il saggio di Angela Chermaddi verte sui temi dell’antropologia mistica, indagando il pensiero teologico di Karl Barth, Fernando Rielo, Bernardo De Angelis, Divo Barsotti.
Una vista tutta sua, quella di un uomo cieco dalla nascita: Alessio Conti ha imparato a gustare la vita in tutti i suoi aspetti tramite la lente di un'ironia garbata e mordace che sa divenire riflessione. Attraverso un inconsueto percorso di venti meditazioni, l'autore ci racconta la capacità di attingere e narrare, senza infingimenti, un mondo diverso: oltre l'orizzonte dello sguardo. In questo contesto feconda appare la categoria del sostare su ciò che si vive, per cui ogni esperienza non è vuota di senso: assistere acusticamente alla preparazione di un pranzo, ricevere dalla sorte l'inaudita opportunità di spalancare i mille pori dei polpastrelli, senza vedere nulla, ma godendo di tutto. E, ancor più, dilatare l'orizzonte del cuore, sede biblica dei più profondi affetti dell'uomo. Così, naturalmente, ma anche in modo sorprendente, il Vangelo si incarna in queste esperienze, come linfa vitale, rugiada limpida e fresca, refolo di un vento che, dolcemente, accarezza la pelle, il confine prediletto del rapporto col mondo.
Di fronte alle sofferenze coesistono pensieri e sentimenti contrastanti: paura, dolore, la ricerca affannata di soluzioni, la frustrazione di essere interrotti nei propri progetti, il dover fare i conti con il perdono, forse con il distacco. E poi la provvidenza, l'amore inaspettato, la riconciliazione. In ogni circostanza si può scoprire che c'è Qualcuno che ci ama sempre... l'amore non si pone limiti.
Breviario esicasta si compone di due preziosi saggi di Dumitru Staniloae, uno dei maggiori teologi ortodossi rumeni del XX secolo, considerato "la colonna della teologia ortodossa contemporanea" e il "teologo dell'amore" per eccellenza. Il primo contributo, che dà il titolo al libro, raccoglie gli esercizi spirituali che padre Staniloae predicò ai monaci della comunità monastica benedettina di rito bizantino, presso l'Abbazia di Chevetogne, la cui principale vocazione è quella di mantenere vivo il dialogo ecumenico con la tradizione ortodossa. Queste meditazioni tenute nel settembre 1974, ci consegnano un limpido distillato del suo insegnamento sulla preghiera. In filigrana emerge una dottrina che è il frutto di un'assidua frequentazione della grande tradizione patristica-esicasta e filocalica. La riflessione è incentrata sull'esichia, ovvero su una particolare modalità di contemplazione orante connotata da uno stato di profonda pace del cuore. Il secondo contributo, "La ricezione della tradizione nel mondo di oggi", scritto nel 1979, si concentra sul significato della tradizione cristiana nel mondo contemporaneo, con il preciso intento di presentare una risposta alla ricorrente domanda: la cultura contemporanea può ancora far tesoro della tradizione? I due brevi saggi riflettono una profonda sensibilità maturata nei confronti della "preghiera del cuore" radicata intimamente nella teologia orientale, cui si aggiunse l'esperienza spirituale personale di un sapiente testimone della spiritualità cristiana del Novecento, tale da rendere preziosa questa traduzione italiana di Staniloae, anche nell'intento di celebrarne i centoventi anni dalla sua nascita.
I testi delle preghiere di Agostino non sono composizioni a sé stanti, ma s'intrecciano con i suoi discorsi sull'uomo e su Dio, sulla sua vita, sui suoi peccati, sulle sue esperienze di misericordia. In esse Dio appare costante interlocutore della sua esistenza, presenza viva e costante. Una preghiera intessuta di pensieri e di sentimenti, di luci e di ombre, costantemente aperta al futuro pur nutrita di mille memorie. Egli un giorno, volendo riassumere il nocciolo di ogni preghiera, scriverà che essa è tendere con amore a Dio, alla vita eterna, cioè all'incontro svelato e definitivo con lui, espressione del desiderio più profondo del cuore umano. Questo radicamento degli interrogativi, dei pensieri e della stessa preghiera nel cuore degli uomini ha reso Agostino nel corso dei secoli vicino anche alle persone che si ritengono lontane da Dio, ma che sono pensose. Le parole di Agostino fanno per così dire corpo con la sua persona, con la sua esperienza, con la sua lingua, con i vari tempi della sua vita; per questo risulta difficile la loro traduzione, anche perché egli costantemente allude sia ad espressioni della sacra Scrittura che non sempre cita in modo esplicito, sia ad esperienze della sua esistenza che richiama solo in forma allusiva.