
Amo ripetere a me stesso questa frase. Se non parli con l'uomo e la donna di oggi, ma ti ostini a parlare all'uomo e alla donna di ieri, stai diventando muto. Le tue parole sono logore. Chi ripete, non è fedele alla tradizione. Perché la tradizione si è continuamente incarnata, rinnovata, ricreata. Una Chiesa che non parla alle nuove generazioni è una Chiesa che non parla a nessuno. Chi non ascolta il grido che emerge dalla tragedia della pandemia non è fedele alla storia e non è un fedele al Dio della storia. Con questo piccolo libro, a partire dalla mia esperienza di malato di Covid e dalla mia vicinanza alla morte, ma soprattutto dalla voglia di rinascere, provo a offrirti alcuni spunti per guardare nuovamente con fiducia il futuro. Alla luce di quanto diceva Madeleine Delbrêl: "L'importante è nascere per bene in ogni morire". Prefazione di Matteo Zuppi.
Questo libro mira ad essere un ausilio a quanti si trovano ad affrontare vissuti luttuosi e a quanti desiderano consolare amici o vicini che sono nel cordoglio. I temi trattati sono la consolazione nella malattia e nell'avvicinamento della morte. Il testo si snoda lungo quattro percorsi principali: nel primo si analizza il variegato paesaggio delle perdite umane, privilegiando l'attenzione al cordoglio anticipatorio, sperimentato in particolare dagli anziani e dai morenti. La seconda parte esplora il complesso mondo dei distacchi luttuosi focalizzando l'attenzione su quattro eventi concernenti: l'aborto procurato, il suicidio, l'omicidio e la perdita di un figlio. La terza parte esplora il modo di affrontare le perdite e si sofferma sull'importanza degli atteggiamenti, sui diversi linguaggi per canalizzare il cordoglio e sugli itinerari e le opzioni che agevolano l'elaborazione del lutto. La quarta parte esamina le forme di aiuto che si possono offrire a chi è in lutto partendo dalle istituzioni, evitando il rischio di essere "consolatori molesti" educandosi all'arte della consolazione.
Il nuovo lavoro di Camisasca è una raccolta di meditazioni che si compone di tre parti: la prima raccoglie un testo a lungo meditato sulla Liturgia nella Chiesa e gli atteggiamenti che essa genera nel fedele. La seconda e la terza si compongono di meditazioni sui tempi liturgici "forti", cioè sull'Avvento, il Natale, la Quaresima e la Pasqua, fino alle solennità di Ascensione e Pentecoste.
«Dal chiuso dei seminari escono le forme di vita più disparate e più imprevedute», ebbe a scrivere Ernesto Buonaiuti nella sua autobiografia, lui che il seminario aveva bollato come «irrequieto e di idee avanzate e pericolose ». La lotta lanciata dal colle Vaticano contro il modernismo ne determinò la scomunica nel 1926 e l'antifascismo esibito non ne facilitò l'esistenza. Morì nel 1946 senza riconciliarsi con la Chiesa, e tuttavia rivendicando il proprio sacerdozio. Questo libro apre una porta verso un uomo dilaniato, amante della Chiesa ma non per questo obbediente, disposto a discutere le proprie convinzioni ma non ad accantonare il rigore intellettuale in virtù di una professione di fede. Ernesto Buonaiuti, dirompente profeta del dialogo tra fede e modernità, forse privo della mitezza necessaria a favorire ogni vero scambio, torna allora come prezioso testimone di una stagione indimenticabile - ma spesso dimenticata - della recente storia cristiana.
Il libro di don Guido e suor Tosca vuole introdurre alla somma arte della preghiera partendo dalle basi e senza sofisticate complicazioni. Un testo per tutti, dunque, strutturato con gradualità e cadenzato sulla progressione dell’intimità col mistero della Trinità e della comunione dei santi. Per leggerlo con profitto basta farsi portare passo passo nel luogo ove quest’arte si apprende, sostando sui singoli capitoli e tappe almeno qualche giorno, senza la cupidigia che vuol fare consumare tutto d’un fiato. Gli Autori ci fanno entrare in punta di piedi – ospiti desiderati e non intrusi – nella “bottega” dell’orazione ove c’è un solo Maestro, lo Spirito Santo, e molti compagni più avanzati che ci aiutano a progredire. Tra questi si è scelto di far conoscere al lettore il Beato Giacomo Alberione, un credente del XX secolo che ha fatto dell’orazione quotidiana la priorità esistenziale e temporale della vita apostolica: le sue preghiere – che uniscono mirabilmente il contenuto della retta fede a un affetto profondo e senza pietismi – forniscono lo spartito di base per personalizzare il proprio intimo e personale colloquio con Dio. Insegnare a pregare equivale a insegnare a stare al mondo. Significa aiutare a comprendere e amare in profondità questa nostra vita terrena; è pertanto un atto di carità smisurato.
"Se da un lato le statistiche ci riportano un numero sempre inferiore di giovanissimi e giovani nelle nostre comunità parrocchiali, dall'altro il desiderio di Dio non sembra essersi spento nel cuore delle nuove generazioni. Che servizio possiamo offrire per favorire questo incontro? Quali modalità possiamo mettere in atto per liberare i giovani dall'idea che il cristianesimo sia un insieme di norme rétro o di liturgie pompose e noiose? Lo diceva già Oscar Romero: "Il cristianesimo non è un insieme di verità in cui occorre credere, di leggi da osservare, di divieti. Così risulta ripugnante. Il cristianesimo è una Persona che mi ha amato così tanto da reclamare il mio amore. Il cristianesimo è Cristo". Partendo da queste sollecitazioni e dagli inviti di papa Francesco ai giovani che cercano Cristo non come idea, ma come esperienza di un incontro possibile, nascono le pagine di questo sussidio, in cui preghiera, riflessione sui "comandamenti, esercizi pratici personali e di gruppo permettono di realizzare un itinerario per i giovani, affinché essi possano davvero trovarsi "a tu per tu con Dio".
Spesso ci capita di rintracciare piccoli semi della presenza del Vangelo in opere laiche, che, da molto, si sono fatte a noi fraterne, stimolando in vari modi la nostra immaginazione. Tra tutte, quelle uscite dalla penna dell'autore francese Antoine de Saint-Exupéry hanno certamente un posto privilegiato; e tra esse, Il piccolo principe si ritaglia uno spazio ancora più significativo. I temi dell'attesa, della speranza, dello sguardo bambino sulla realtà, dell'innocenza, dell'amicizia, del ritrovamento del potere dello spirito su quello delle cose... sono qui tutti presenti. Quando il mistero è troppo impressionante non si osa disobbedire (Saint-Exupéry). Età di lettura: da 6 anni.
È necessario togliere dal dialogo con Dio ogni presunzione, tutto ciò che crediamo di aver imparato e di possedere. Dobbiamo entrare nella preghiera come poveri, non come possidenti. Ogni volta che ci presentiamo davanti a Dio, ci presentiamo come assolutamente poveri; credo che, tutte le volte che non lo facciamo, la nostra preghiera ne soffra, diventi più pesante, sia carica di cose che la disturbano. È necessario entrare davanti a Dio veramente in stato di povertà, di spogliazione, di assenza di pretese: Signore, non sono capace di pregare e se tu permetterai che io stia davanti a te in uno stato di aridità, di attesa, ebbene benedirò questa attesa, perché tu sei troppo grande perché io ti possa comprendere. Tu sei l'Immenso, l'Infinito, l'Eterno: come posso io parlare con te? (Carlo Maria Martini)
Il pellegrinaggio che si snoda da Macerata alla Santa Casa di Loreto «è un percorso curato nei minimi particolari, metro per metro. Curato anno dopo anno, con la memoria dell'amore. In realtà è sempre pieno di imprevisti, ma tutto diventa occasione per aiutare a contemplare, suggerire, offrire. Il camminare insieme rende la fatica lieve, accompagnata. È davvero una grande analogia della vita e dell'amore di Dio, che si è fatto pellegrino nei nostri itinerari, a volte complicati e duri. Non si lascia indietro nessuno e il compagno di strada sconosciuto è un fratello!». Così il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, introduce alla lettura di questo libro che, da un lato, con un'ampia intervista a monsignor Giancarlo Vecerrica, celebra la ripresa del pellegrinaggio stesso, ricordandone le origini; dall'altro riporta una serie di interventi di don Luigi Giussani durante le celebrazioni del pellegrinaggio lungo gli anni, e fa così memoria di una delle grandi figure presbiterali del XX secolo, nel centenario della sua nascita. Questo prezioso volumetto diventa così un vero e proprio dono che accompagna il lettore in un pellegrinaggio interiore, «che ci aiuta a vivere tutti i giorni, a camminare anche quando l'oscurità è davvero grande, a capire che, proprio quando è buio, le stelle sono più luminose, che non c'è gioia né futuro restando fermi: andiamo verso una casa».
Quelle ripresentate in queste pagine sono due "serie" delle Scuole della Parola, che furono una delle molte e grandi intuizioni del Martini pastore ed educatore. Esse vanno a comporre un dittico su ciò che lo Spirito muove nei nostri cuori non solo dal punto di vista della vita cristiana, ma della vita tout court, delle virtù umane che, però, alla luce di Dio e della sua Grazia, si trasformano in qualcosa di più alto: «La morale dello Spirito, su cui meditiamo nelle nostre catechesi» dice il Cardinale «non mira semplicemente a una società ordinata, bensì a una società cordiale, calorosa, entusiasmante». A partire dalla lettera di Paolo ai Galati (nella prima parte del volume) e da pagine bibliche che hanno al centro Maria e altre figure femminili (nella seconda parte), Martini ci accompagna in una riflessione sul bene che, riletta a distanza di anni, ancora oggi non lascia indifferenti e, anzi, appare di una contemporaneità sorprendente.
Di cosa ha bisogno un giovane per realizzare se stesso al meglio? Di autostima, di fiducia nel mondo come luogo di opportunità, di educazione dei sentimenti e di autonomia. Queste virtù umane si rafforzano, secondo il cardinale Martini, percorrendo la via tracciata dal Padre di tutti al seguito di Gesù. In questo libro, in dialogo con i giovani e introducendoli alla frequentazione liberante della Parola, l'uomo di Dio rivela a loro e a tutti il segreto della gioia spirituale: quella che nessun "incidente di percorso" può oscurare. Lo fa mostrando le tappe di una progressiva liberazione dalla paura, dalla timidezza, dal sospetto e dall'egoismo, per guadagnare coraggio, franchezza, curiosità e spirito di servizio. È il potere liberante della Lectio divina e del servizio come identificazione con gli stessi sentimenti di Cristo per il bene del mondo.
In questo libro il vescovo Martini dialoga con i suoi preti, ma si rivolge anche ai membri dei consigli pastorali, quindi ai laici, a tutti i credenti e persino a chi non crede. Si pone, infatti, domande urgenti e universali: in tutti gli ambiti della vita personale e sociale ciascuno di noi fa riferimento ai propri valori, alle proprie esperienze e alle proprie aspirazioni. È possibile, tuttavia, si domanda, elaborare un metodo e grazie a questo individuare una serie di scelte che possano orientare il nostro "fare" il meglio per il bene del mondo? Martini è stato un maestro di discernimento pratico: il credente, il biblista, il pastore e il protagonista del suo tempo ci offre con generosità la sua ampiezza di sguardo e la sua capacità di giungere alla concretezza, senza rinunciare alla profondità e alla bellezza della vita spirituale.

