
Queste pagine sono indirizzate ai giovani che si avvicinano alla nostra fraternità. Sonoa nche per ognuno di noi che ha già detto il suo sì al Signore nel matrimonio, nel sacerdozio, nella vita consacrata, perché tutti siamo chiamati ad amare e a servire. Dopo tanti anni penso ancora, e oggi con maggior convinzione, che diventare semplicemente cristiani sia l'avventura più bella della vita.
In questo saggio dedicato all'vento decisivo da cui ha origine il Cristianesimo si ritrova il nucleo fondante dell'annucnio cristiano. Un agile volume sulla Resurrezione che rende accessibile a tutti il risultato di un difficile lavoro di esegesi.
Nato e cresciuto in un clima di interculturalità, Raimon (o Raimundo) Panikkar ha invitato spesso, attraverso i suoi scritti, alla pace e al dialogo tra le religioni. Così fa anche in questo libro in cui, dopo aver analizzato da un punto di vista antropologico e filosofico la nozione di saggezza, insegna come essa sia la vera sorgente di gioia e felicità, quasi un luogo confortevole dove l'uomo si sente veramente a casa.
Nel messaggio di ingresso nella diocesi di Milano, il 10 febbraio 1980, il cardinal Martini scriveva che "all'interno della storia compete alla città di Roma un ruolo tutto speciale. Essa, come sede di Pietro, è il segno e lo strumento concreto dell'unità di tutti i cattolici, e ad essa guardano con crescente fiducia anche tanti altri credenti in Cristo". E proprio sotto il segno della Città Eterna, simbolo di una Chiesa che si edifica sul fondamento della fede, sono raccolti gli scritti compresi in questo volume: due corsi di Esercizi spirituali dedicati alle tradizionali "colonne della Chiesa" (Pietro e Paolo), il saggio del 1983 "C'è ancora qualcosa in cui credere", sulla solidità della decisione di fede e sulla pace interiore che essa può infondere, e gli interventi nelle varie edizioni della "Cattedra dei non credenti", a indicare sentieri di dialogo tra il credente e il non credente (che convivono in ogni uomo) e a ricordare che l'incredulità, come la fede, non è mai una condizione spirituale stabilmente acquisita.
La Bibbia è "un arcobaleno di testi, di parole, di frasi, di idee, di simboli, di figure, di temi che nascono dall'opera di una folla di autori appartenenti a un arco di tempo di un millennio. Eppure, dietro a questo spettro multicolore, la teologia intravede una voce unica, profonda, misteriosa, costante, quella del Dio che rompe il silenzio della sua trascendenza e del suo mistero". Da questa fondamentale unità dell'universo biblico prende le mosse la coinvolgente sfida del cardinale Gianfranco Ravasi: acquisire una visione d'insieme di tutte le Scritture leggendo una selezione di passi, rigorosamente collegati al loro contesto. Dalla Genesi all'Apocalisse, dai Libri storici ai Vangeli e alle Lettere Apostoliche, il racconto biblico è restituito da Ravasi in tutta la sua forza espressiva, nelle innumerevoli iridescenze di significato e di bellezza. Si potranno rivivere e approfondire così alcuni degli episodi più conosciuti e amati delle Scritture. Ma sarà possibile anche scoprire autentiche gemme nascoste tra le pieghe delle pagine bibliche. Il commento di Ravasi è anche una riflessione corale grazie alle citazioni di scrittori, artisti, filosofi che contribuiscono a illuminare e attualizzare il senso più profondo della Parola. In ogni passo l'autore ci aiuta a cogliere l'impareggiabile intreccio di umano e divino, di storia e di eternità, che fa della Bibbia un tesoro inestimabile della cultura mondiale.
Mentre i carboni della guerra sono ancora incandescenti, don Primo Mazzolari scrive di getto pagine sulla tolleranza. Il libro è concluso nel marzo 1945. È frutto dei mesi di clandestinità, consumatisi dall'agosto 1944 all'aprile dell'anno successivo prima a Gambara, presso l'amico don Giovanni Barchi, e poi nel rifugio della canonica di Bozzolo. Don Primo soffre l'impotenza nella parola e nell'azione: per questo si ubriaca "di solitudine e di inchiostro". Costretto in esilio, si rifugia nella forza del pensiero. Scrive. Prega. Medita e riempie fogli. Gli fanno compagnia i libri, un platano a pochi metri dalla stanza e il cielo. Confessa: "Da qui, alzando gli occhi dal libro e spesso chiudendoli, ho seguito il declinare dell'estate, tutto l'autunno e tutto l'inverno". Scrivere e riflettere sulla tolleranza è gesto di resistenza alla solitudine umana cui Mazzolari non intende rinunciare. Per lui è questione di sopravvivenza personale, di respiro interiore, prima ancora che condivisione di idee con altri. Il libro nasce come esercizio ascetico. Questo semplice fatto induce il lettore ad accostarlo in silenzio, con atteggiamento meditativo: che cosa è tollerabile della propria umana solitudine? Come resistere a ciò che non è sopportabile? Che cosa portare con sé e su di sé delle vicende storiche in cui ci si trova?
L'opuscolo "I lontani" appartiene a una delle stagioni più feconde della riflessione di don Primo Mazzolari. È la seconda metà degli anni Trenta, quando si concentrano molte delle pagine del prete di Bozzolo dedicate alla Chiesa, al suo rapporto con il mondo e all'evangelizzazione. Dopo la bufera caduta su La più bella avventura, dove la figura del prodigo già lanciava il tema, e la condanna da parte del Sant'Uffizio (5 febbraio 1935), Mazzolari non si dà per vinto. Non è difficile immaginare che per lui sia in gioco un modello di Chiesa proprio a partire dallo sguardo sui lontani. È in questo contesto che trova luce il libretto, nato come articolo pubblicato sulla rivista Segni dei Tempi nel 1938 e poi divenuto un testo a sé, dedicato «alle anime sofferenti e audaci».
Un breve pensiero all'inizio di ogni settimana: l'autore comincia a inviarlo a un gruppi di amici e di ex studenti dei corsi di Teologia all'Università Cattolica. Col tempo l'uso si fa consuetudine e l'iniziativa assume il nome de «Il pensiero del lunedì»: le riflessioni, per quanto brevi, ambiscono ad aprire una piccola finestra sulla settimana appena avviata, per affrontarla con un pizzico di consapevolezza in più e con uno spirito diverso. Le risposte che arrivano da oltre tremila indirizzi e-mail sono interessanti. «Tutti accolgono il pensiero come un invito a riflettere», spiega l'autore. «Molti lo inviano ad altri: a un amico, a un familiare, a un compagno di studi, a un collega di lavoro... di norma per condividere la riflessione. A volte per richiamare a un valore che ritengono importante, utilizzando l'e-mail quasi come una raccomandazione. Altri utilizzano i pensieri per dare avvio a un incontro in parrocchia, a scuola, sul posto di lavoro...».
Questa antologia di scritti di padre Gioachino Maria Rossetto, che l'Istituto secolare San Raffaele rende pubblica in memoria del proprio fondatore, si articola come un pellegrinaggio tra le lettere dell'alfabeto, come una litania di parole che dischiudono un mondo spirituale. «L'architettura di ogni pagina - scrive Luigi De Candido nell'introduzione - conferma un'altra peculiarità stilistica: una parte è occupata dal suo parlare alle persone come guida e formatore, una parte è occupata dal suo parlare a Dio come figlio o come discepolo o come mendicante di grazia».
Dal Meeting di Rimini 2012, riflessioni e progetti per vincere una crisi che sacrifica la dignità delle persone alle pretese di un'economia cieca e arrogante. Contributi di Benedetto XVI, Mario Monti, Giorgio Vittadini, Javier Prades, Mary Ann Glendon.
“Non è forse strutturalmente impossibile all’uomo vivere all’altezza della propria natura? E non è forse una condanna questo anelito verso l’infinito che egli avverte senza mai poterlo soddisfare totalmente? L’Infinito, per farsi risposta che l’uomo possa sperimentare, ha assunto una forma finita.” – Benedetto XVI