
Pagine intense che ricordano l'uomo spirituale che fu don Moioli e indugiano sui tratti fondamentali del suo magistero teologico.
Gesù ha la pretesa di condurci lungo le strade della felicità e vuole essere accolto come Signore della nostra vita. Presenta le sue richieste, traccia dei confini, non ammette neutralità: "o con me o contro di me". La sua parola non lascia scampo: "E per voi, chi sono io?". In questo libro l'autore attualizza i contenuti più importanti della vicenda del Figlio di Dio, per farci riscoprire la continua novità del Vangelo e ritrovare il coraggio di credere.
La crisi del cristianesimo, prodottasi nell'impatto con la cultura moderna, puo' rivelarsi un'occasione per riscoprire lo spirito liberante del vangelo, oltre lo schermo di irrigidite interpretazioni della tradizione. È questo l'assunto e l'orizzonte delle stimolanti interviste con quattro insigni protagonisti della ricerca filosofica, teologica e psicologica contemporanea, proposte da questo volume. La crisi della ragione e la ripresa di interesse per il sacro; la secolarizzazione e il dialogo con le religioni non cristiane; gli orizzonti della mistica e le suggestioni dell'arte; il rapporto tra psicologia e religione, il senso del mistero e dell'attesa.
L’ottavo giorno non è un tempo, ed è tuttavia “il tempo” sempre tacitamente presente, necessario a vivere il senso di un frangente che è vita, la più fonda, la più vera. Parallelo al silenzio, contiene tutto l’ineffabile, ma insieme avvolge ogni parola, la sua anima, ogni evento, ogni passaggio. L’ottavo giorno è la fine, la consumazione, la trasfigurazione, e insieme il principio, l’origine, la bellezza e l’incanto, la pienezza e il vuoto che la fa risaltare.
Quando la vita, nostra o d una persona cara, si avvicina al tramonto, riemergono con forza le questioni essenziali - "Per quale ragione vivo? Per quale causa sono pronto a morire?" - e si cerca un criterio per valutare la vita nel suo rapporto con la morte. Risuona così un ultimo appello per imparare a vivere: attendere la morte personale come si attende la persona amata, vivere nell'attesa che la porta si schiuda... Perché, se Cristo è la porta che si apre sull'eternità, allora egli è il passaggio dalla morte alla vita, il pegno della nostra risurrezione, il senso ritrovato per il nostro vivere quotidiano.
Il metropolita Anthony Bloom (Losanna 1914 - Londra 2003) è stato Esarca per l’Europa occidentale del Patriarcato ortodosso di Mosca. Figura tra le più autorevoli del nostro tempo, padre spirituale dotato di raro discernimento e autore di testi sulla preghiera e sulla vita cristiana apprezzati in oriente come in occidente da cristiani di tutte le confessioni.
In un mondo ormai “uniforme”, in cui si fa sempre più ampio lo spazio dei non luoghi, diventa fondamentale riflettere sulla forma che la chiesa viene assumendo, come assemblea di credenti, ma anche come edificio, spazio per la celebrazione liturgica. L’autore rilegge gli elementi essenziali di una chiesa – altare, ambone, battistero, cattedra – alla luce della loro evoluzione storica e della riforma liturgica del Vaticano II. L’itinerario si conclude sulle “soglie”, ossia i luoghi di ingresso che svolgono una funzione di cerniera tra spazio esterno del mondo e spazio interno della liturgia, frontiera che delimita i due spazi e che nel contempo li invita al dialogo perché, “come sempre succede nella storia, è il senso che l’uomo assegna ai suoi gesti a generare i segni e i luoghi nei quali essi vogliono prendere corpo”.
Giuliano Zanchi è presbitero della diocesi di Bergamo. Su queste tematiche ha pubblicato anche Lo Spirito e le cose (Milano 2003).
È ancora davanti a noi
la novità che non conosce tramonto
Il Natale è per ciascuno
un invito a meditare
il mistero dell’incarnazione:
nella fede ci si apre all’attesa
della venuta del Signore,
nella memoria
si riscopre il senso semplice e schietto
di antiche tradizioni popolari e familiari.
Un sapiente itinerario, che spazia dalle letture bibliche dell’Antico e del Nuovo Testamento ai canti e alle tradizioni popolari, ci aiuta a riscoprire il senso umano e cristiano della festa del Natale: il lettore può così trasformare la simpatica nostalgia per costumi e usanze ormai in declino in approfondimento del mistero grande dell’incarnazione e in vigilante attesa della venuta del Signore.
“La fede è tutt’altro dalle aspettative infantili. Eppure anche per essa l’autentico dono è ancora da venire. L’attesa è la sola realtà in grado di sottrarsi alla ruota della ripetizione”.
Piero Stefani (Ferrara 1949) è docente di “Dialogo con l’ebraismo” presso l’Istituto di Studi ecumenici di Venezia e redattore della rivista Il Regno. La sua ricerca è incentrata su temi legati al dialogo interreligioso, all’ebraismo e al nesso tra Bibbia e culture.
Il silenzio ci è molto più connaturale e necessario di quello che si potrebbe immaginare, ma il silenzio lo si deve imparare e ci sono silenzi che si devono combattere, quando sono negazione di comunicazione. Il prodigio del silenzio è giungere a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente. Il silenzio è un modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere... e di vivere.
Sabino Chialà, monaco di Bose e studioso di ebraico e siriaco, ha recentemente curato I Detti islamici di Gesù (Fondazione Lorenzo Valla-Mondadori 2009). Per le nostre edizioni ha pubblicato tra l’altro Un’umile speranza, antologia di testi di Isacco di Ninive, e i Discorsi ascetici, nuova collezione di scritti dello stesso autore.
Nel nostro corpo si rivela il desideriodi Dio: Dio fin dall'eternità ha voluto avere un corpo come il nostro. Gesù parla del nostro mondo, parla della vita. Parla dei nostri corpi, di sorrisi e di lacrime. E noi fremiamo d'orrore. Il motivo? Vogliamo essere più spirituali di Dio. L'umanità di Dio ci mette a disagio. Ma per parlare di sè, Dio si fece uomo. Un discorso su Dio a un discorso su un uomo. La parola si è fatta carne, nostro fratello, uno di noi.
Perché il cristiano crede alla resurrezione del corpo?
In questo corpo così piccolo, così effimero, vive tutto un universo, e se potesse darebbe la sua vita per la vita del mondo. Nel nostro corpo si rivela il desiderio di Dio: Dio fin dall’eternità ha voluto avere un corpo come il nostro. Gesù parla del nostro mondo, parla della vita. Parla dei nostri corpi, di sorrisi e di lacrime. E noi fremiamo d’orrore. Il motivo? È che noi vogliamo essere più spirituali di Dio. L’umanità di Dio ci mette a disagio. Ma per parlare di sé, Dio si fece uomo. Un discorso su Dio è un discorso su un uomo. La parola si è fatta carne, nostro fratello, uno di noi. Nacque, visse, morì...
Rubem A. Alves (Boa Esperança 1933), teologo, filosofo, psicanalista, poeta e autore di racconti per bambini brasiliano, ha studiato teologia presso il seminario presbiteriano di Campinas, quindi presso l’Union Theological Seminary di New York, e filosofia presso il Princeton Theological Seminary. Primo a coniare l’espressione “teologia della liberazione”, negli anni sessanta è stato denunciato quale sovversivo e perseguitato dal regime militare. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato Parole da mangiare (1998).
Per imparare a vivere nel concreto ogni giorno ciò che celebriamo
Il Signore Gesù si lascia toccare e coinvolgere così profondamente dalla fame dell’uomo da trasformare la parola in pane dopo che, quale Verbo eterno del Padre, si è fatto carne per abitare in mezzo a noi, per essere salvezza per noi. Spezzare insieme il pane eucaristico significa lasciare che la logica del vangelo permei tutta la vita trasformandola fino a offrirla come si fa con un pezzo di pane, con un sorso di vino, capaci di rimettere in piedi la speranza di vivere in modo umano e degno.
MichaelDavide Semeraro (Fasano 1964), monaco benedettino, ha conseguito il dottorato in teologia spirituale presso l’Università Gregoriana di Roma. Collaboratore di diverse riviste, coniuga la sua esperienza monastica con l’ascolto della realtà contemporanea.
"Lo sguardo della contemplazione si fa azione antimondana, diviene sfida a ogni istituzione 'ansiosa, indaffarata, competitiva e dominante'. Il cristiano è chiamato a mostrare che il Vangelo rimane attraente: da qui nasce la gioia, gioia per la visione del volto di Cristo, gioia per la comunione reciproca, da qui nasce l'annuncio credibile." (dall'Introduzione di Enzo Bianchi)