
Le tre meditazioni di p. Lepori, predicate agli annuali esercizi per sacerdoti proposti da Comunione e Liberazione, partono dall'esperienza della misericordia del Padre per condurci ad una rilettura dei Vangeli intesa a concepire noi stessi come uomini che vivono alla presenza di Cristo, consapevoli di essere oggetto di un amore che nessun altro può rivolgerci.
GLI AUTORI
P. Mauro-Giuseppe Lepori, nato a Lugano nel 1959, si è licenziato in filosofia e teologia presso l’Università Cattolica di Friburgo (Svizzera). Entrato nel 1984 nell’Abbazia cistercense di Hauterive, presso Friburgo, ne è stato eletto abate nel 1994. Per Marietti ha pubblicato L'amato presente (Genova-Milano2003) e Simone chiamato Pietro (Genova-Milano 2004).
«Deus caritas est: lasciare entrare questa carità che è la natura del mistero di Dio, è veramente la sfida davanti alla quale ci troveremo, ognuno con la sua libertà».
Questa è la sfida messa in luce da Julián Carrón all'apertura degli Esercizi spirituali per sacerdoti proposti da Comunione e Liberazione e guidati da monsignor Lorenzo Albacete.
Un percorso umano profondamente ancorato all'esperienza e al metodo cristiano: una testimonianza che potrebbe rivelarsi utilissima per chiunque si prendesse il gusto di leggere queste pagine.
Tutto parte da una domanda rivolta all'autore nel 1962 da un collega interdetto di fronte alla fede cattolica e all'amore per la scienza di monsignor Albacete: «Come puoi dedicarti alla ricerca scientifica e continuare a credere nella resurrezione di Cristo?».
Per affrontare ragionevolmente le sfide della vita sacerdotale o della vita di uomini cristiani occorre guardare all'origine, al Fatto straordinario che ha "capovolto" la storia del mondo: una cosa è pensare che Gesù Cristo è il contenuto di un discorso teorico, un'altra ricordarsi che prima di tutto Egli fu un grumo di sangue nel grembo di una ragazza ebrea.
Introduzione e conclusione di Julián Carrón
GLI AUTORI
Monsignor LORENZO ALBACETE, portoricano, teologo e laureato in fisica e scienza dello spazio, è una delle figure più note nel mondo dei media americani. Autore di best sellers come God at the Ritz, uscito in questa stessa collana con il titolo Attrazione per l'infinito. Editorialista del "New York Times" e del "New Yorker", giornalista televisivo e personaggio di spicco della cultura statunitense, è testimone in questi ultimi anni del vivace risveglio dell'esperienza cristiana negli Stati Uniti. Svolge un'intensa attività di conferenze e seminari.
IL LIBRO
Agli sguardi incrociati nella notte del 6 aprile 2009 che dicevano silenti "ci siamo ancora. A quelli incrociati nei giorni e nelle notti successive che sussurrano timidi "ci siamo anche noi". A quelli che non incrocerò più, sicuro che, in un giorno luminosissimo, urleranno "ci saremo sempre". Bruno Tarantino
"La tragedia dello scorso aprile è diventata, ormai, carne della nostra carne ed ha impregnato tutta la nostra anima. Non possiamo più separarcene. E' una tragedia che ci interpella ogni momento, sia quando ripensiamo al passato sia quando cerchiamo di guardare al futuro. Le riflessioni originali, semplici ma profonde, di don Bruno sono, in fondo, un continuo, struggente, dialogo con questa tragedia"
Dalla prefazione di monsignor Giuseppe Molinari
GLI AUTORI
BRUNO TARANTINO (Tuglie - Lecce, 1967) ha conseguito il baccellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense; attuamente studia Sacra Scrittura. Ordinato presbitero nel 2001, svolge il suo ministero pastorale nella arcidiocesi de L'Aquila. Parroco, già insegnante di religione presso un liceo della città, incaricato, in qualità di segretario, della Cattedra Biblica Aquilana. Dal 2004 è l'assistente diocesano degli universitari e della fraternità di Comunione e Liberazione.
Sono riflessioni-immagini per un verso frutto di studio e di ricerca scientifica e per un altro verso piuttosto un sapere frutto di esperienza fatta. Intuizioni, idee, o meglio verità da cogliere più immaginificamente che concettualmente. Esposte spesso in forma narrativa, aiutano a pensare, a confrontarsi, a ragionare.
I singoli testi, alcuni sono più lunghi altri più brevi. Alcuni sono ragionati, altri sono più ad effetto finale. Sono collocati in una certa linea logica: partendo da quelli che riguardano il modo di conoscere, a quelli relativi al modo di pensare la persona, le relazioni, la relazione educativa, per arrivare a quelli che riguardano al come ci relazioniamo con Dio e proviamo ad agire secondo un'ispirazione cristiana, tra storia e trascendenza.
In appendice sono riportati alcuni testi classici, soprattutto patristici, che dicono il quadro di riferimento in cui l'Autore si è mosso.
Dallo stesso autore di Parole del cuore, 365 pensieri sull'amicizia tratti da autori sacri e profani d'ogni tempo e paese
«Qualunque cosa avrete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avrete fatta a me». Per Madre Teresa di Calcutta, i più piccoli di cue parla Gesù sono i Poveri più poveri, cioè gli sfrattati dalle case e dai cuori, i barboni delle stazioni, quelli che muoiono abbandonati per le strade di Calcutta e del mondo. La sua parola è diventata una «spada affilata» che penetra nelle anime e nelle coscienze, svelando la radicalità dell’essere cristiani. Questo libro raccoglie le più forti.
José Luis González-Balado, che ha curato la raccolta, è scrittore e giornalista spagnolo particolarmente attento a personaggi e a temi di grande forza testimoniale. Ha conosciuto l’opera di Madre Teresa di Calcutta fin dagli anni ’60 e vi ha dedicato numerosi libri, tra cui ricordiamo, in versione italiana, Madre Teresa dei poveri (Edizioni San Paolo, 1997) e La gioia di darsi agli altri (Edizioni San Paolo, 199811).
Il testo fondamentale di un grande testimone di questo secolo, chiamato anche il “Giovanni della Croce” francese. ROBERT DE LANGEAC fu prete di San Sulpizio e professore al Grande Seminario di Limoges prima della seconda guerra mondiale. Fortemente impregnato della spiritualità del Carmelo, affidò i suoi scritti inediti a tale Ordine in vista della loro pubblicazione. Morì nel 1947.
Attraverso i suoi scritti egli traccia la strada del cammino verso Dio e verso gli altri e ne segna le tappe.
"Da più di quarant'anni lavoro tra disperati, e mi sono accorto che le poche pecorelle salvate si sono salvate più a mia insaputa che per le mie qualità terapeutiche, pastorali, rieducative. Sono un po' come due discepoli di Emmaus, delusi dal profeta morto e traditi da una proposta di vita più grande di loro. Troppo tardi ho capito che non devo pregare per salvare gli altri, e che non devo pregare nemmeno per salvare me stesso. Devo pregare per vivere, non per salvarmi. Sono arrivato, dopo tante fatiche, a capire che pregare non è una fatica, ma l'ossigeno dell'anima. Mi viene tanto da ridere pensando ai tempi nei quali mi stendevo per terra, mi inginocchiavo sulle mattonelle, mi obbligavo a veglie faticose, ascetiche, quasi contro natura. Pregare è come parlare; parlare è come vivere. Vivere non si può senza incontrare qualcuno che si accorge di te, che ti saluta, che ti sorride, che ti meraviglia, che ti obbliga a domandarti: chi è? Perché ti ama?".