
Il succo di una vita vissuta da prete di strada. Ecco il senso di questo libro e della profonda consapevolezza di don Antonio: un libro sfolgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella passione umana con la quale l'autore rilegge la Parola di Dio dal basso e in tarda età. A partire da un brano della Bibbia, don Antonio ci offre un commento essenziale, sapienziale e popolare al tempo stesso. Ma fortissimo nel suo valore evangelico, nel senso della sorpresa, della notizia buona e inaspettata che sorge come acqua dal terreno e bagna i piedi di tutti quelli che camminano. «Non aspettatevi qualcosa di coerente, qualcosa che assomiglia alle prediche. Sono partito dai piedi perché il Vangelo è cammino. Ragionando dai piedi sono sicuro che una piccola somiglianza con Cristo ce l'abbiamo tutti e, alla fine, quella lavanda del Giovedì, da sola, può raccontarci tutta la storia dell'uomo» (dall'Introduzione dell'autore).
«Le beatitudini del marciapiede è un libro sconvolgente perché ci conduce, poco a poco, a concludere che la vita, almeno quella finora consumata, è un fallimento. E si avverte il desiderio, impossibile, di rifarla. [...] Non c’è altro da suggerire che leggere riga per riga e sperare di non entrare in una profonda crisi depressiva. [...] Lo dico con la semplicità e l’efficacia che don Antonio ha usato nello scrivere il suo libro: don Antonio Mazzi è “matto”! [...] Credo che Le beatitudini del marciapiede rimarranno la testimonianza di quanto don Mazzi sia prete e sia innamorato di Cristo».
Dalla prefazione di Vittorino Andreoli.
A ventisette anni dall’inizio della Fondazione Exodus, a ottantadue anni di età (ma non li dimostra!), il prete più famoso d’Italia traccia un bilancio della sua vita e della sua attività che ha il suo fulcro all’interno del Parco Lambro di Milano. E lo fa, come si dice, “con il cuore in mano”. Si confessa senza reticenze, innanzi tutto rivolgendosi ai “suoi” giovani, ragazzi e ragazze che in tutti questi anni ha incontrato nelle situazioni più difficili, e ai quali, nella maggior parte dei casi, è riuscito a dare nuova speranza e nuovi motivi per vivere. Un libro inedito che ancora mancava tra le pubblicazioni di don Mazzi. Una sorta di testamento spirituale che tocca numerosi argomenti, traducendo in modo originale e quasi irriverente l’evangelico “discorso della montagna”: Beati quelli del secondo albero; Beata la società di mia nonna; Beati quelli che scrivono sui muri; Beati gli educabili; Beati i miei ragazzi; Beate le donne; Beati quelli che non contano niente; Beati quelli che cantano “improperi”!
Il succo di una vita vissuta da prete di strada sui passi del Vangelo. Un libro folgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella passione umana con la quale il sacerdote rilegge la Parola di Dio dal basso e alla vigilia dei suoi 95 anni. A partire alcune pagine memorabili del Vangelo, un commento essenziale, sapienziale e popolare al tempo stesso, ma fortissimo nel suo insegnamento.
Un'insolita leggerezza caratterizza questi racconti terapeutici: quella del linguaggio quotidiano e della conversazione amichevole. Il parlare come tutti, senza obblighi o condizionamenti tecnici, toccando solo i punti fondamentali della sfera emotiva porta con sé un'aria di libertà, ed è forse questo a mettere a suo agio i pazienti che si raccontano attraverso una breve fiaba, costruita mettendo in rapporto fra loro tre parole. Una procedura che implica un cambio di strategia nell'approccio psicologico: questo, come scrive l'autrice nelle pagine introduttive, consiste nel non andare più in cerca delle cause della malattia o del disagio esistenziale, ma nel vedere piuttosto come questo possa evolversi.
Dopo tanti anni riemerge l'idea di don Milani di onestà, democrazia e libertà nella politica, che ha lasciato come messaggio a futura memoria e che oggi appare più attuale che mai alla luce della caduta delle ideologie ottocentesche e dell'impazzimento di quella liberale. Alessandro Mazzerelli ha raccolto stenograficamente le parole del priore di Barbiana in un colloquio memorabile, alle istruzioni del quale ha cercato di dedicare la vita nei limiti delle sue possibilità.
Come Maria, anche «la Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola creatrice che viene dalla bocca di Dio». L'autore, convinto che la Parola edifica la comunità ecclesiale, propone un itinerario biblico-liturgico per riscoprire la presenza di Maria, come donna e madre, in cammino con la Chiesa di ogni tempo. L'agile sussidio mariano si presenta come una guida quotidiana, molto utile per la preghiera personale e comunitaria, soprattutto pensata per celebrare un mese dedicato alla Madonna. Il cammino di ogni giorno prevede un momento celebrativo sostanzialmente articolato in tre parti: a) testo biblico; b) meditazione e tempo di silenzio; c) testimonianza e preghiera dell'assemblea; giaculatoria e saluto finale.
Un'esortazione a non tirarsi indietro nella quotidiana "lotta spirituale". Contro i vizi capitali e contemporanei si può scegliere per il bene con il Vangelo. Ad ogni vizio c'è una soluzione possibile, una alternativa, un'intuizione. Per tenere alta la vita non basta sfrattare vizi, bisogna scegliere di abitare le stagioni della vita e della fede. Un testo che fa scendere in profondità in sé stessi e rilancia sempre più in avanti, sempre più in alto. Perché si possa allargare, giorno dopo giorno, il possibile della vita buona.
Vivere l'esperienza della vita cristiana senza mascherarsi da cristiano. Un invito ad "osare", ovvero, impastare ogni cosa con il Vangelo: relazioni, gesti, parole, progetti...L'approfondimento spirituale della parabola del Buon Samaritano e il commento di alcuni Proverbi sono i binari su cui si svolge il corso dell'opera. La rivisitazione dell'invito liturgico alla preghiera del "Padre Nostro" (Obbedienti alla parola... osiamo "vivere") è un richiamo a prendere sul serio la gioia proposta da Gesù.
«La mia vita mi sta sfuggendo nuovamente, come in una notte d’inverno di tanti anni fa. Stavo morendo di fame e di freddo in una stazione ferroviaria. Intorno, uno scalpiccio continuo, ma nessun piede si avvicinava a me. Chiusi gli occhi, speravo che la neve mi ricoprisse completamente, che tutto finisse in fretta. Una sciarpa mi cadde sul viso, mi costrinse ad aprire gli occhi, un uomo mi guardava impressionato, mi mise dei grossi biglietti tra le mani e scappò, ma nel correre perse qualcosa. Le mie gambe erano congelate, mi trascinai con le mani gonfie di geloni. Un libro. Lo sconosciuto aveva perso un libro, lo aprii: numeri, grafici, parole sconosciute. Un mondo nuovo, un mondo che mi ha accolto, e non mi ha fatto più sentire completamente solo. Comprai dei vestiti, altri libri, trovai un lavoro. Di giorno lavoravo, di notte studiavo, finché mi resi conto di aver sviluppato muscoli poderosi e di conoscere tutto sul mondo della finanza».
Note sull'autore
Maria Rita Mazzanti ha già pubblicato con le Edizioni Segno “Un giorno a Loreto” e “Alla scoperta del fuoco magico”. “Artemide”, uscito per la prima volta a Roma nel 1991, è alla terza edizione.
L'amore, quando accade, ha sempre il senso del miracolo, il sapore della prima volta e porta con sé la nostalgia della durata. Questo dice il Cantico dei Cantici: non una storia a lieto fine, ma una dinamica che sempre si rinnova. L'Amata e l'Amato si incontrano in mezzo a una folla di persone, si cercano, si uniscono, si smarriscono, attraversano prove e difficoltà e infine si ritrovano per una corsa d'amore verso un amore ancora più alto. Corsa che si fa eterna come eterno è l'Amore, il nome di Dio da cui è scaturito. Se l'Amata e l'Amato rimangono aperti a questo Mistero non temono nulla, neppure la morte. L'Amore è forte più della morte. Un commento e una rilettura originali del Cantico dei Cantici.
La poesia tende di per sé a essere oracolo. Il poeta accusa o esalta, egli vede il male del mondo, ne è turbato; ma contempla anche la gloria di Dio che si dispiega nell’universo e conosce la grandezza dell’uomo.
Giorgio Mazzanti ha accusato la rovina di un mondo dissociato e dissacrato, si è sentito coinvolto nella stessa rovina; non poteva tuttavia dimenticare che era nella sua missione l’annuncio della salvezza e il riconoscimento della grandezza dell’uomo. Questa grandezza è contemplata dal poeta nella Vergine Madre di Dio: nella Vergine, pura creatura, non è soltanto la natura dell’uomo ma è la persona creata che viene elevata a una sublime dignità. Nella Vergine risplende, più che in ogni altra creatura, la libertà di Dio e il suo amore infinito.
Dalla Presentazione di Divo Barsotti
Il libro ha uno straordinario valore storico, perchè recupera un contributo teologico-pastorale di grandissimo valore, redatto da figure centrali nella storia della Chiesa degli ultimi 50 anni.