
«Con questo "La luce e le tenebre", giungo al quinto libro di una collana denominata "Vivaio" e che prende il nome da una rubrica fortunata da me tenuta prima sul quotidiano "Avvenire" e poi sulla rivista di apologetica "Il Timone". Questo quinto volume, che naturalmente può essere letto anche come autonomo rispetto agli altri, conclude in un certo senso un lungo ciclo. Qui le materie trattate, come negli altri volumi del resto, sono le più svariate, ma tutte inquadrate in tre grandi filoni, quello della storia, quello delle ideologie imperanti e quello dell'apologetica. In un certo senso riassumono il mio pensiero sempre più convinto con l'amato Pascal che se ci sono nel mondo abbastanza ombre per chi non vuol credere, non manca abbastanza luce per chi vuole credere. Ecco allora "La luce e le tenebre", un testo che parla di fatti a volte di qualche anno addietro, ma con uno sguardo contemporaneo, uno sguardo da credente che, attraverso le armi del cronista, scandaglia storia e cronaca per rintracciare i passi felpati ma non assenti del Signore della storia» (Vittorio Messori).
Mentre l'esercito di Bonaparte invadeva lo Stato Pontificio, a partire dal 9 luglio 1796, più di cento immagini sacre, la maggior parte mariane, si «animarono». Mossero cioè gli occhi, mutarono colore ed espressione. Il fenomeno ebbe inizio ad Ancona con testimone lo stesso Napoleone, che ne rimase scosso. Ma fu nella capitale che si verificò un fenomeno prodigioso che durò mesi. Al processo testimoniarono gli eventi centinaia di testimoni, anche uomini di scienza. La Festa liturgica dei Prodigi della Vergine ricorda questo speciale intervento di Maria a protezione dell'indipendenza del Papa e della Città Santa.
Molti si lamentano perché Dio non si manifesta dall'alto dei Cieli, ma in realtà non è che Dio taccia, spesso siamo noi a essere, o voler essere, sordi e ciechi. In effetti, la vita di ciascuno di noi è costellata di quelle che chiamiamo "coincidenze" e che, in verità, sono spesso segni - che occorre riconoscere - della presenza di un Dio che veglia sulle sue creature. Ciascuno, poi, ha vissuto eventi per i quali dovremmo parlare di "piccoli miracoli" o, almeno, di "misteri", ma che poi dimentichiamo, dopo un primo momento di sorpresa. In realtà, nonostante ogni progresso della scienza, siamo immersi nell'enigma e ben poco sappiamo davvero su noi stessi e sul nostro destino. In questo libro, Vittorio Messori ha il coraggio di uscire allo scoperto e racconta i suoi "misteri quotidiani", i "segni" misteriosi da lui vissuti, alcuni dei quali davvero impressionanti. A differenza di molti, però, Messori ha compreso che questi eventi non sono altro che cenni dal Cielo che vanno riconosciuti senza timore di essere scambiati per visionari.
Se è vero che la Chiesa è, come dice papa Francesco, un «ospedale da campo» che deve occuparsi anche dei corpi, è altrettanto - se non più - vero che la sua missione primaria è prendersi cura della salvezza delle anime e dei bisogni spirituali dei credenti. Perché, parola di Gesù, «non di solo pane vive l'uomo». Per aiutarci a ricordare questa dimensione trascendente, l'Aldilà ci invia dei «segni», a volte grandi e vistosi (i miracoli, le apparizioni), a volte piccoli e privati, che spesso trascuriamo di interpretare, preferendo parlare di «coincidenze», di «casualità», magari di «eventi bizzarri». Dunque, non è che il Cielo non ci parli: siamo noi a essere sordi. E non è che Dio non si mostri: siamo noi a essere ciechi. In pagine singolari e avvincenti, in cui si scopre l'atmosfera della confessione personale, Vittorio Messori racconta - non certo da visionario ma da cronista legato ai fatti oggettivi e da studioso razionale qual è - alcuni «segni» ricevuti nel corso della vita. La telefonata rassicurante ricevuta dallo zio defunto a un anno esatto dalla morte. L'«inesistente» e insieme concreta ragazza tedesca che ristorò il padre soldato, addestrato duramente in Germania. Il benefico incontro a Torino sui «murazzi» del Po, in un momento di sconforto, con un enigmatico pensionato, svanito poi nel nulla. Il messaggio affidato in sogno alla domestica di casa con cui il beato Francesco Faà di Bruno - marchese e scienziato, che nell'Ottocento dedicò la sua vita a soccorrere le vere proletarie dell'epoca, le «serve» - invitava Messori, suo biografo e devoto, a partecipare a un convegno di particolare importanza. Ma ecco «segni» celesti ancor più evidenti, riconoscibili in figure come Padre Pio, che, per diretta esperienza dell'autore, aveva anche il dono di far giungere a destinazione lettere appena scritte, o come la mistica austriaca Maria Simma, con lo straordinario carisma di incontrare ogni notte le anime del purgatorio. Nel sollecitare il lettore a decifrare - e a confidare senza timore agli altri - la natura soprannaturale dei «piccoli misteri quotidiani» in cui ciascuno di noi si imbatte nella propria esistenza, Messori rende testimonianza alla verità della celebre massima di Blaise Pascal: «L'ultimo passo della ragione umana è riconoscere che vi è un Mistero con una infinità di cose che la superano».
Nel pensiero di Gustavo Bontadini è sempre rimasto saldo l'equilibrio tra due elementi concettuali spesso visti in opposizione tra loro: l'affermazione della metafisica come «opera della ragione» e quella della «scelta esistenziale» che l'uomo compie nel dare un senso unitario alla propria vita. A differenza degli altri studi sul filosofo, il volume di Messinese considera il pensiero metafisico del filosofo all'interno di un più ampio orizzonte, superando così l'immagine riduttiva che talvolta ci si è fatta del suo pensiero. Bontadini ha offerto una perspicua chiarificazione circa la questione dei rapporti tra scienza e fede e ha prodotto essenziali considerazioni riguardo a temi ancora oggi di grande importanza nel dibattito religioso e culturale, quali la «demitizzazione» della fede cristiana e l'«ellenizzazione» del cristianesimo. In entrambi i casi, il filosofo fu sempre fautore di una conciliazione tra la fede cristiana in Dio e la concezione della realtà propria dell'uomo moderno. La proposta che ne è emersa è di una «filosofia cristiana» per il nostro tempo.
Perché un libro intitolato "Al di qua del bene e del male"? Perché nella mia vita ho maturato la convinzione che la nostra esistenza è stata programmata dall'Altissimo non per farci pagare debiti accumulati da altri, né per farci crocifiggere dai malvagi e dai prepotenti, ma per imparare a risorgere qui ed ora e a rialzarci sempre e dovunque. Inoltre, ad aprire gli occhi quotidianamente e gioiosamente alla vita con l'impegno a non smentire il reale, a non chiamare bene il male e viceversa, e soprattutto a non agire in nome del proprio tornaconto, ma, piuttosto, in nome dei principi etici. Perché la vera trasformazione può avvenire solo se le nostre esistenze si aprono all'inedito, se nelle nostre menti inizia il cammino della conversione personale e se nelle nostre parole, finalmente, torna a rifiorire la speranza. E questo può avvenire solo se ci innamoriamo dell'etica.
Il libro è dedicato all'unico evento certo della nostra vita, per sapersi preparare ad esso ed imparare a stare vicino a che è prossimo alla morte.
In vista del Natale, viviamo il momento dell'Avvento come un tempo in cui riprendere nel proprio cuore la riflessione e il desiderio dell'incontro con Qualcuno che supera ogni attesa. Si tratta di imparare l'attesa vivendo giorno per giorno un cammino che apre all'esperienza sempre nuova del domani.
La figura e la spiritualità di Santa Caterina Vigri, attraverso i suoi scritti.
«L'attestazione della fede cristiana nella vita pubblica italiana non è affatto precaria, ma rara e reticente è la sua narrazione da parte dei protagonisti»: per questo motivo Luigi Accattoli nella prefazione definisce raro il libretto di Giorgio Meschini e da leggere con gratitudine, a fronte della generale ritrosia a raccontare il proprio rapporto tra la fede e l'impegno pubblico.
L'autore è un ingegnere nucleare che si occupa di sicurezza del lavoro ed è stato per un decennio sindaco di Macerata. Le pagine da lui proposte ne narrano l'esperienza di vita che ha i propri fuochi nella fede cristiana e nella politica. La sua è una fede «laica», ragionevole e ragionata, fondata sul rapporto personale e comunitario con Dio e incarnata nell'incontro con gli uomini attraverso tutti gli aspetti della vita sia privati sia pubblici, in un continuo scambio che rende la fede concreta e la vita realizzata.
«Il meglio di questa narrazione della fede da parte di un cristiano comune così concretamente impegnato sta in questo: che in nulla egli pretende di porsi a maestro e - insieme - mai si rifiuta di dare il proprio apporto alla ricerca di tutti».
Sommario
Prefazione (L. Accattoli). Introduzione. 1. Il fondamento della fede cristiana. 2. Morte in croce: fedeltà all'amore del Padre. 3. L'amore a Dio e agli uomini. 4. Crescere nell'amore. 5. Il peccato: assenza d'amore. 6. La giustizia e l'amore di Dio. 7. Vivere l'amore per il prossimo. 8. Le beatitudini. 9. Il giudizio finale. 10. L'inno alla carità. 11. Maria e la Chiesa. 12. Valori negoziabili? Conclusioni.
Note sull'autore
GIORGIO MESCHINI nasce a Macerata, dove vive; sposato, ingegnere, libero professionista, fin da giovanissimo è impegnato attivamente nell'associazionismo cattolico come educatore ACR e successivamente come vicepresidente diocesano del settore giovani dell'Azione Cattolica. Nel 1985 viene eletto per la prima volta nel Consiglio comunale della sua città, indicato in consultazioni primarie per la formazione della lista dei candidati. Viene nominato assessore fino al 1993, occupandosi di servizi sociali e scolastici e poi di bilancio. Nel 1995 viene eletto consigliere regionale delle Marche e dal 2000 al 2010 è stato sindaco della città di Macerata.
La nuova edizione di "Diario asiatico" di Thomas Merton viene proposta ai lettori italiani in occasione del Centenario della nascita del monaco trappista americano (Prades - Francia - 31 gennaio 1915). "Diario asiatico" è il resoconto del viaggio che Thomas Merton intraprese verso l'Asia negli ultimi mesi del 1968 in occasione della sua partecipazione a un convegno monastico internazionale a Bangkok. Il Diario evidenzia l'interesse per una conoscenza maggiore del monachesimo buddista, non solo per attingere alla ricca tradizione orientale ma anche per contribuire ad una possibile rinascita dell'ideale monastico occidentale di cui Merton ne sosteneva il bisogno essenziale. Il volume è corredato da un glossario dei termini religiosi, da una nuova introduzione a cura di Antonio Montanari, docente presso la Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale e una postfazione di Alessandro Barban, priore generale dei monaci camaldolesi. La cura del testo nel suo complesso è di Mario Zaninelli, fondatore dell'Ass. Italiana Thomas Merton.
La preghiera contemplativa nutre il dinamismo di coloro che compiono il bene aiutandoli a restare onesti, coraggiosi e gioiosamente compassionevoli nel servizio agli altri. Le buone azioni senza la preghiera rischiano lo scoraggiamento. La preghiera contemplativa, fra gli altri vantaggi, ci assicura di rimanere persone appassionate e allegre. Gli scritti raccolti in un unico volume da Merton stesso e qui tradotti per la prima volta in italiano presentano ciò che il monaco pensava in riferimento ai valori contemporanei incarnati nell'esperienza quotidiana quale educazione richiesta ad uno stile di vita contemplativa. A suo avviso, la contemplazione non è l'ambito esclusivo per le comunità claustrali o per le chiese ufficialmente riconosciute. L'esperienza contemplativa metodica è un diritto e un dovere per chi nel mondo, agendo da soli o insieme ad altri, porta la parola di Dio in ogni azione del quotidiano quale esempio e condotta della vita stessa.