
È davvero sorprendente la quantità e la varietà di informazioni vive, sotto forma di situazioni, personaggi, eventi e microeventi, che Davide Rondoni riesce a coinvolgere sulla pagina di questo suo libro di poesia. Un documento lirico potente, carico di amore, soprattutto, ma anche di passeggeri quanto sinistri smarrimenti. Un testo di continuo giocato sulla presenza di una realtà buia eppure ogni volta, d'improvviso, illuminata da squarci di luce, dal fuoco e dalla passione dell'esistere. Rondoni è un poeta realista, che pure tende al canto, un poeta che si propone come inesausto viaggiatore nel cuore umano, convinto che «amare è l'occupazione / di chi non ha paura». E chi dice io, in questi versi, anche se spesso catturato nelle più strane orbite dell'universo o immerso nei più diversi inferni umani, accetta di misurarsi con coraggio nelle cose, muovendosi veloce nei più disparati luoghi della terra, ormai purtroppo quasi del tutto privi di mistero. Eccolo allora passare dalla Sierra Leone al Nicaragua, da Berlino a Caracas a Rabat, fino a New York e alle vittime delle Twin Towers. Ma i suoi percorsi comprendono anche, più semplicemente, i paesaggi di un'«Italia meticcia», perciò Milano e Roma, Firenze, Bologna e la Romagna. L'energia poetica di Rondoni, insomma, si esercita senza risparmio nelle quotidiane e spesso umili tracce d'amore ovunque sparse, ma anche nei territori di rovina e apocalisse della nostra epoca. Agisce e testimonia dentro una «folla rovinosa d'uomini», nella loro notte e nelle loro ombre, dove però, sempre, il respiro di Dio e la verità di una spinta interiore ineludibile possono accendere nuove, vertiginose possibilità di salvezza.
Emily Dickinson, la poetessa americana del XIX secolo che visse nascosta, appartata e quasi reclusa dal mondo, è l’interlocutrice di questa lunga e appassionata lettera di Gobbi, poeta e saggista che da diversi anni riflette sulla natura della gioia. A lei egli rivolge le proprie domande: cos’è la gioia? Perché visita improvvisa le nostre vite, per abbandonarle poi senza preavviso? Da un evento all’altro della travagliata esperienza della Dickinson, la domanda sulla gioia si fa sempre più pressante, fino alla risposta, che si trova in una delle tante poesie che ella lasciò ai posteri nei cassetti del proprio scrittoio, avvolte in nastri di seta colorata. La conclusione è semplice: «Forse, possiamo sperare». Le api che popolano le liriche della poetessa, nel sogno, accompagnano Gobbi e il suo lettore verso «il luogo della gioia e del respiro», in una consapevolezza nuova.
A metà tra saggio e romanzo, rivolto a un pubblico caratterizzato da fine sensibilità spirituale e letteraria, Le api del sogno si collega idealmente ai precedenti lavori di Gobbi editi da Servitium (Carità della notte. Sul tempo e la separazione in alcune poesie di Paul Celan: una lettura personale e Lessico della gioia), e compone con essi una sorta di trilogia sull’unico mistero della gioia e del dolore.
Il racconto è delicato e denso di rimandi, sospeso tra la vita della Dickinson, l’esperienza dell’autore e l’eco interiore della lettura delle liriche: capaci davvero di rivelare verità nascoste, sostenendo l’anima nel proprio impegno di amore concreto e quotidiano al tempo e al mondo.
Lorenzo Gobbi (Verona, 1966), ha pubblicato saggi Lessico della gioia (Servitium, 2008) e Gerusalemme nella memoria di Amos Oz, “Le città letterarie”, UNICOPLI, Milano 2006)], e raccolte di poesie, tra le quali: Nel chiaro del perdono (con una lettera di Roberta De Monticelli, Book Editore, Bologna 2002), Le rose più di tutto (plaquette artigianale, I quaderni di Orfeo, a cura di R. Dossi, Milano 2005) e Luce alla mia destra (Book Editore, Bologna 2006). Ha tradotto e curato opere di poesia, tra cui: Rainer Maria Rilke, Vita di Maria (Qiqajon, Bose 2000; ora anche in Maria, “I Meridiani”, Mondadori, Milano 2000); Un guscio di nocciola. I fiori e le erbe di Shakespeare (Il filo di Partenope, Napoli 2006); Rainer Maria Rilke, Le rose, I quaderni di Orfeo, Milano 2006).
L'autore
Mons. GIUSEPPE CASALE, arcivescovo emerito di Foggia-Bovino, è nato a Trani il 28 settembre 1923. Ha maturato una lunga esperienza pastorale, prima come insegnante di Storia ecclesiastica e civile nei seminari regionali di Chieti e Molfetta. E' stato, poi. Vice Assistente centrale della Gioventù Italiana di A. C con la responsabilità dei Movimenti Lavoratori e Rurali. Ha collaborato con L'Ufficio Catechistico nazionale nel periodo in cui si elaborò il "Documento Base" per il rinnovamento della catechesi in Italia. E' stato membro del Gruppo sacerdotale nazionale per la pastorale del mondo del lavoro. Nominato Vescovo da Paolo VI, dedicò i primi anni del suo ministero nella diocesi di Vallo della Lucania. Giovanni Paolo II lo trasferì all'arcìdiocesi di Foggia-Bovino, ove ha affrontato i gravi problemi della delinquenza organizzata.
Il libro
L'Azione Cattolica torna alla ribalta.
Dopo il pellegrinaggio a Loreto si parla di rilancio di una organizzazione che aveva attraversato momenti difficili e sembrava diventata marginale nella mappa delle organizzazioni cattoliche.
La ricerca di Mons. Giuseppe Casale affronta il tema Azione Cattolica, uscendo fuori dai luoghi comuni e ponendosi di fronte ai problemi di fondo, che sono decisivi per un autentico rinnovamento dell'Associazione. Si vuole fare dell'A. C. un grosso raggruppamento di cristiani, che vivono nelle parrocchie, collaborano alle attività parrocchiali, senza lanciarsi nella vita della gente, soprattutto nel mondo del lavoro, della scuola, della cultura?
Si vuole un "clero di riserva", che colmi i vuoti di un clero diventato sempre meno adeguato alle attuali necessità pastorali?
O si vogliono laici impegnati in prima persona a dialogare col mondo di oggi, non passivi esecutori di direttive dell'autorità ecclesiastica, ma interpreti delle esigenze dell'uomo contemporaneo, per fare una proposta che porti la Chiesa nel cuore della storia?
Sono gli interrogativi ai quali il volume di Mons. Casale intende dare una risposta, che sia fedele alla storia di un movimento di laici, qual' è stata l'Azione Cattolica, nella sua lunga vita. Il richiamo di fondo è quello ad una responsabilità di laici che, in dialogo con la Gerarchia, ma con il coraggio delle proprie opinioni, sappiano affrontare e risolvere i gravi problemi della pace, della solidarietà e della promozione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini con una testimonianza credibile, che faccia riscoprire la bellezza del Vangelo.
E' il sogno di un anziano che legge la storia con l'occhio del profeta.
Con quest’opera l’Autore intende proporre una nuova materia di studio composta da varie discipline, unite da temi e da interrogativi, da emozioni e da avvenimenti; diverse discipline, dunque, che solo apparentemente sembrano distanti ed estranee tra di loro, ma che in realtà hanno molti argomenti in comune...
Questa “nicchia ecologica” delle Scienze Umane, che prende il nome di Antropologia Spirituale, nasce dal confluire di discipline come la Psicologia del Profondo, l’Antropologia Culturale, la Storia delle Religioni e la Mistica, e si occupa di tutte quelle manifestazioni che hanno a che fare con l’Inconscio, il Paranormale, lo Spirituale, il Mistero e l’Oltre. Una zona tra la veglia e il sonno, tra il reale e l’irreale, tra il sacro e il profano, tra la vita e la morte, tra la perdizione e la Salvezza.
DESCRIZIONE: Le "reliquie" si impongono – siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita – come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori.
L’originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l’attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea, con attenzione agli sviluppi antropologici; e, dall’altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia: interrogazione vivente della comunità religiosa, attraverso l’analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d’Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste – e l’occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes – a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta.
Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l’oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
COMMENTO: Un manuale di antropologia delle reliquie, a partire dal caso della duchessa bretone, e poi beata, Françoise d'Amboise (1427-1485), che mostra l'importanza e il valore sacro delle reliquie, analizzate come prodotti culturali e come forme del sacro.
FRANCESCA SBARDELLA è ricercatrice in discipline demo-etno-antropologiche all’Università di Bologna, dove insegna Antropologia sociale ed Etnologia delle culture europee. Si occupa di antropologia religiosa in ambito europeo. Oltre a vari saggi su riviste specialistiche e a collaborazioni, ha pubblicato il volume Il culto di s. Antonio Abate nel folklore prenestino (1998).
Le "reliquie" si impongono - siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita - come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori. L'originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l'attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea - con attenzione agli sviluppi antropologici - e, dall'altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia, attraverso l'analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d'Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste - e l'occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes - a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta. Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l'oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
Predicatore, taumaturgo, campione di vita monacale, protettore contro l'ergotismo (il "fuoco di sant'Antonio"), per oltre mille e cinquecento anni Antonio ha incarnato molti ruoli, anche contraddittori, che ne hanno definito l'immagine nella storia. Nella cultura popolare è ricordato come fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati, ma anche come colui che seppe resistere alle tentazioni del demonio. Il libro racconta la storia del santo vissuto nel III secolo, dall'infanzia nel Medio Egitto all'eremitaggio nel deserto, fino alla morte alla veneranda età di 105 anni, e ricostruisce la fortuna successiva del suo modello di ascetismo, capace di ispirare anche - si pensi a Bosch, Flaubert, Dali - la letteratura e l'arte.
Raccolta di 12 interventi presentati in occasione di un Convegno organizzato dallo Studio Teologico S. Antonio di Bologna, nel quadro del centenario Antoniano. Il volume raccoglie un'ulteri ore serie di contributi apparsi in occasione del centenario antoniano, che a distanza di tempo continua ad offrire gli atti delle riflessioni e soste attuate in quella occasione. Autorevoli relatori spaziano su vari campi, dal teologico e filosofico allo storico, dall' aspetto iconografico a quello sociologico. Una lettura multidisciplinare del caso antonio"
Antonio Riboldi (1923-2017) è stato un testimone di Dio e della chiesa in uscita prima di papa Francesco. Dal profondo nord al profondo sud del nostro paese ha portato con sé una fede sconfinata nel Signore e un forte impegno civile. Ecco, dalle sue parole, la storia di un uomo che non voleva essere un semplice distributore di sacramenti e che armato della Parola lottò contro il terremoto del Belice e soprattutto contro il malaffare e le mafie nella diocesi di Acerra a cui fu chiamato. E sul suo cammino, troviamo dei testimoni della nostra storia: da Paolo VI ad Aldo Moro, da Rocco Chinnici a don Peppino Diana. Questo volume raccoglie alcuni testi significativi che permettono di ricostruire il percorso biografico e di pensiero di Antonio Riboldi.