
Qualcosa di segreto viene rivelato solo in tempi di grande crisi, e questi tempi lo sono. Crisi, in greco antico, vuol dire scelta. Possiamo ancora scegliere di aderire al più grande messaggio d'amore ci sia mai stato rivolto: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato" (Gv 13,34). Un libro pieno di appunti spirituali, per pregare, per trovare ristoro.
Nel castello di Gaeta un sottotenente della Guardia di Finanza, in servizio di prima nomina, scrive lunghe lettere al fratello.
L'esperienza terrena di Carlo Carretto (1910-1988) è affascinante, perché fu vita intensa, sfaccettata e ricca di opposti. Già presidente della Gioventù italiana di Azione cattolica, dopo anni d'impegno apostolico e sociale, ricevette l'abito dei Piccoli fratelli di Gesù di Charles de Foucauld, il giorno di Natale del 1954, e si unì a una comunità di una ventina di novizi nell'ovest dell'Algeria, a El-Abiodh-Sidi-Cheikh, vicino al deserto sahariano. Il bisogno di silenzio, di essenzialità e la Parola caratterizzarono quel periodo così intenso. I testi del Diario nel deserto di Carlo Carretto, qui ripubblicati a distanza di oltre trent'anni dalla prima edizione, sono il riflesso limpido e sobrio della presenza dello Spirito Santo nella sua anima di novizio e di quanto fu determinante per lui quell'anno di formazione alla vita religiosa nella spogliazione austera del deserto. La fecondità del ministero della Parola fu proprio il frutto di quella rinuncia a se stesso e alle cose terrene, nell'obbedienza alla sua vocazione al seguito di frère Charles de Jésus, cammino di cui questo volume è l'eco fedele.
"Quand'ero protestante, la mia vita era tranquilla e la mia preghiera infelice; da quando sono cattolico, la mia vita è infelice e la mia preghiera tranquilla". Il diario di Newman (1801-1890) va dal 15 dicembre 1859 al 10 settembre1876 ed è composto di pagine scarne, paragonabili a certe riflessioni tumultuose e angosciose di sant'Agostino. Come scrive nella prefazione don Primo Mazzolari: "Newman ha scritto queste pagine sul declino della sua giornata ed esse prendono luce di tramonto, quando i rimpianti minacciano di soffocarci".
Si tratta di una corposa raccolta di manoscritti originali del venerabile don Giuseppe Quadrio articolata in sette sezioni, che si propone come scopo fondamentale di riprodurre il più fedelmente possibile i suoi manoscritti originali. Tra questi documenti eccellono il modo speciale il Diario, restituito in un'edizione completa e sicura, e una miscellanea di varia natura che raccoglie annotazioni e pensieri sparsi: una specie di zibaldone spirituale.
Non si tratta solo di integrità materiale delle fonti, o di aggiunta di nuove, è in questione la loro significatività. E qui la statura spirituale di don Quadrio emerge in maniera nettamente superiore.
Alberto Marvelli (1918-1946) è una esemplare figura di laico cattolico. Fin da ragazzo visse con grande impegno la propria fede, alimentandola con un'intensa vita di preghiera e testimoniandola nell'impegno dei propri doveri quotidiani di studio e di lavoro, nella Chiesa, nella società, nella carità verso i poveri.
Visse da protagonista coraggioso e infaticabile i difficili anni del fascismo, della guerra e della ricostruzione. Fu dirigente dell'Azione Cattolica della diocesi di Rimini e presidente dei Laureati Cattolici, membro del direttivo della Democrazia Cristiana e assessore comunale.
La Chiesa lo propone quale modello di "santità nel quotidiano" per i cristiani del terzo millennio.
Nel Diario Alberto Marvelli riunì le riflessioni più profonde, i dubbi, le certezze, gli slanci, che sostennero la sua breve ma intensa esistenza. Le Lettere, scritte ai familiari, agli amici e ai collaboratori, rivelano il suo animo sensibile e attento ai bisogni dei fratelli, ma insieme acceso da uno straordinario e contagioso ardore apostolico.
Fausto Lanfranchi, nato a Rimini il 31 maggio 1926, si è laureato in lettere e filosofia presso l'Università di Bologna. Dopo alcuni anni di insegnamento è entrato nel Seminario Diocesano di Rimini ed è stato ordinato sacerdote nel 1959. Ha conosciuto personalmente Alberto Marvelli: legato a lui da sincera amicizia, ne ha condiviso gli ideali e l'impegno laicale nelle sue molteplici iniziative. Attualmente è vicepostulatore nella causa di beatificazione. Per le Edizioni San Paolo ha scritto la vita di Alberto Marvelli (Alberto Marvelli. Ingegnere manovale della carità, 1996).
Dall'autunno del 1944 alla primavera del 1945 don Primo Mazzolari visse in clandestinità, rinchiuso in una stanza della propria canonica, nascosto dalle brigate nere che lo cercavano, convinte che egli fosse sui monti con i partigiani. Apparentemente segregato dal mondo, il parroco di Bozzolo mostra come sia possibile partecipare alle vicende umane in virtù di uno sguardo che non si lascia distrarre dalle parole altisonanti che risuonavano a quel tempo. Uno sguardo capace di fermarsi sulla quotidianità per restituirci tutto lo spessore dell'umanità perduta. Anche in questo scritto ritorna il tema dei "lontani", centrale nella prospettiva religiosa di don Primo, che tuttavia non si comprenderebbe senza la pregnanza delle immagini create dalla poetica mazzolariana. Bisogna lasciar parlare i lontani, ma perché ciò avvenga, bisogna, prima di tutto, saperli ascoltare.
"Non ho mai conosciuto una 'Perpetua' felice di essere chiamata in questo modo-. Così esordisce don Diego Goso in questa sua nuova fatica narrativa. In effetti, la "perpetua-, figura che ha preso il nome dal personaggio manzoniano, ci si è rassegnati a chiamarla, nell'odierno politically correct, in vari modi alternativi: familiare del clero, collaboratrice del Parroco, responsabile della casa parrocchiale. Quello che non è cambiato, però, è che dietro a tutti questi nomi si cela una delle figure più importanti e meno valorizzate nella vita di parrocchia. In verità, quella che qui si racconta in prima persona, nel suo diario quotidiano, non ha problemi a farsi chiamare così: donna felice del proprio servizio al parroco, e davvero "Perpetua-, ossia sempre presente, sempre disponibile, senza orari, senza preconcetti a cui far sottostare il suo lavoro per i sacerdoti. Si direbbe, talvolta, che è lei stessa a incarnare la parrocchia, così come la parrocchia riempie davvero la sua vita. Questo "diario- (fittizio, anche se tutti i personaggi sono realissimi!) è, infine, un omaggio alla figura del sacerdote e a quella della sua "custode-; in esso si conserva anche un po' di nostalgia per un mondo non ancora del tutto scomparso e, anzi, respirabile sempre in alcuni luoghi di questa nostra "post cristianità-. Una figura da riscoprire, quella di Perpetua, con il suo mondo, e da riproporre: perché molte vocazioni sono nate in colloqui con donne come lei, che molte ferite hanno anche "rimarginato-.
«Il breve diario di questa monaca mi è stato dato in lettura...». Così Emanuela Ghini introduce quest'opera che può rispecchiare, in senso lato, la vicenda di ogni persona chiamata alla vita monastica. Una testimonianza ulteriore del mistero di chi dedica se stesso a Dio nella preghiera, nel silenzio, nella contemplazione, in uno sguardo davvero laterale nei confronti del nostro mondo, sempre presente nella vita di ogni monaca e di ogni monaco: vita protesa nell'amore che è Dio, verso i fratelli e le sorelle in umanità. Il diario dell'anonima novizia è preceduto da un altro scritto diaristico, della medesima persona ancora adolescente. È, dunque, la stessa giovane donna, in due momenti distinti della sua vita, a porsi quasi allo specchio e a rivelare l'intreccio di due volti della coscienza, quelli che, in fondo, abitano tutti noi: uno, ingenuo e sorpreso dal mistero indefinito della vita e uno teso al mistero di Dio. Due anime che esprimono quell'unico segreto nel quale tutti cresciamo, comprendiamo, semplicemente siamo. Il lettore che accetterà di farsi compagno di questo diario, pian piano si accorgerà di avere fatto ingresso in un piccolo gioiello di letteratura mistica, ancora possibile anche nel nostro secolo.