
Per i cristiani, una riflessione sul dolore porta a incontrarsi col mistero del Cristo Morto e Risorto, che per amore ha preso su di sè il nostro dolore e, la stessa nostra morte, per vincerla. A tale incontro, l'Autore sa condurci con linguaggio chiaro, semplice e insieme profondo.
Questo libro è un compendio alla conoscenza dei Libri di Cielo, scritti sulla Divina Volontà che Gesù ha rivelato alla mistica Luisa Piccarreta. Gesù a Luisa: "Quanto è necessario che le conoscenze sul mio Fiat si conoscano, non solo, ma che si faccia conoscere che la mia Divina Volontà vuole già venire a regnare come in Cielo così in terra in mezzo alle creature, ed ai sacerdoti come novelli profeti tocca a loro il compito, e con la parola, e con lo scritto, e con le opere, fare da trombettieri per far conoscere ciò che riguarda il mio Fiat Divino...".
A partire da incontri personali, e dalle sue letture bibliche e filosofiche, Jean-Paul Vesco testimonia molteplici dimensioni dell'amicizia. Ci racconta com'è nata l'amicizia nella sua vita, come ne ha accettato il rischio - e il gusto. L'amicizia crea un forte legame, al di là delle differenze generazionali, culturali e religiose. E l'amicizia è anche al cuore della fede cristiana. Ci invita a comprenderlo lo stesso Gesù in più occasioni, come per esempio quando, prima della sua Passione, dice: «Vi ho chiamato amici».
Frate Emilio Romeri, in una malga a 1450 metri di altezza ha potuto vivere in mezzo alla natura giorni di meditazione, di riflessione, giorni per guardare, ascoltare, accogliere e stupirsi di Dio con la natura. In questo agile libretto fissa l'esperienza di quei giorni: i suoi pensieri, le sue preghiere, i suoi ricordi. Ci avverte che il nostro vivere quotidiano è pieno di inganni, è troppo sofisticato, è una corsa nel vuoto. Ci rende consapevoli di aver perso la naturalezza dell'umano e del divino in noi: "Spesso siamo troppo rituali nelle nostre relazioni con le persone; troppo spesso siamo superficiali e non curanti della bellezza naturale della Creazione tutta: rimaniamo nella formalità e non gustiamo il naturale della natura". Ci esorta a riscoprire la natura e tutta la Creazione: "Occorre riscoprire in noi la necessità di ridiventare naturali come Dio ci ha creati, ad immagine e somiglianza di Dio".
Il dono della fedeltà e la gioia della perseveranza. Manete in dilectione mea.
L' intento di questo nuovo documento è di «elaborare e proporre alcune indicazioni o linee di intervento preventivo e di accompagnamento» (n. 3). Contestualmente, di fornire agli interessati le normative codiciali e della prassi dicasteriale in ordine alle regole da rispettare in tali frangenti.
Su un tema così delicato come la decisione di uscire dalla vita consacrata sono necessari sia uno sguardo attento come un ascolto sincero. Il discernimento dell’interessato, dell’accompagnatore e delle comunità diventa l’invito più insistito. «Prospettare il momento dell’uscita come percorso di accompagnamento vocazionale vuol dire lavorare assieme per un discernimento che continua ad avere senso anche e soprattutto nei momenti più delicati e importanti della vita, in una prospettiva di inclusione, nel rispetto delle diversità delle scelte del fratello e della sorella» (n. 46).
Liberamente si è entrati e liberamente si può uscire, ma la serietà e coerenza vale nell’un senso come nell’altro, vale per il singolo e per la famiglia religiosa. E le regole, come la giusta pretesa del popolo di Dio, ce lo ricordano. Non si può accettare acriticamente l’assenso «del tutto empatico e comprensivo (del nostro contesto sociale) nei confronti di persone che rompono legami di vita assunti in forma irrevocabile» (n. 57).
«Oggi di fronte al venir meno della perseveranza di tanti fratelli e sorelle che con generosità avevano intrapreso la via della sequela, possiamo diventare giudici severi, mettendo in rilievo difetti e fragilità che non sono stati affrontati nella maniera giusta, per cause personali, istituzionali o di responsabilità collettive. Chi abbandona deve porsi serie domande sul perché sia venuta meno la propria scelta vocazionale, e chi resta, sulla coerenza del suo rimanere e su eventuali implicazioni nelle cause di allontanamento e raffreddamento della perseveranza di chi se n’è andato. Siamo tutti reciprocamente responsabili e custodi dei nostri fratelli e sorelle, specie di quelli più deboli, perché siano “radunati in Cristo come una sola peculiare famiglia” e i legami di fraternità devono essere coltivati con lealtà in modo da creare per tutti un aiuto reciproco nel realizzare la vocazione propria di ciascuno» (n. 99).
La missione, nella prospettiva cristiana, è una delle espressioni più alte dell'amore del prossimo. L'impegno nella missione è anzitutto proporzionato alla consapevolezza del dono ricevuto: l'amore di Dio. Chi si sente da lui amato, chi scopre questo tesoro nascosto, si dedica alla missione perché i fratelli e le sorelle si sentano a loro volta amati e giungano alla sua stessa esperienza gioiosa. Pier Giordano Cabra offre qui alcuni appunti sparsi circa le più frequenti situazioni in cui viene a trovarsi chi è impegnato nella missione oggi. Non tratteggia dunque una ponderosa teologia della missione, ma raccoglie semplici considerazioni nate dalla vita, offrendole a chi desidera fare dell'esistenza cristiana un dono per gli altri - sapendo che il vangelo è un dono che nasce dalla gioia di chi lo offre e porta gioia a chi lo riceve.
Raccolta di riflessioni per i momenti di sofferenza e quelli di gioia. Le lacrime di felicità o di gioia, le lacrime orgogliose di un genitore, le lacrime di cordoglio, di delusione, di sconfitta... Cos'hanno in comune? Si piange per la perdita di qualcuno o di qualcosa che amavamo, ma si piange anche perchè ci si sente inadeguati, perchè si è combattuto invano un battaglia, perchè si provano gratitudine immensa ed orgoglio, perchè si è frustati, impauriti o arrabbiati. E, di fronte alla sofferenza, poi, le lacrime si moltiplicano.
L'autore guarda dentro se stesso e fuori, verso il mondo esterno, e con tocco lieve registra le sensazioni che ne riceve. Si tratta di brevi riflessioni, redatte in forma poetica, sulla vita nelle sue diverse manifestazioni: la capacità di provare stupore di fronte alla realtà, la forza rivoluzionaria dell'amore, la fede come palpito intimo nell'esistenza quotidiana, il senso della saggezza e della felicità, l'aspirazione al trascendente che rende l'uomo consapevole della propria finitezza, la gioia di chi sperimenta la misericordia divina, il silenzio come attesa della Parola, il dolore che salva attraverso la Croce. La prima delle venticinque riflessioni presentate, intitolata L'anima nana, mette in guardia dall'atteggiamento di chi "ha il passo del trantran: evita le estrosità, ama soprattutto la cifra della normalità". Luciano Marigo invita a cercare al di là di questa normalità priva di entusiasmo per indagare più a fondo il senso della vita.
Quella che Giovanna racconta in queste pagine è un'esperienza della presenza di Dio nella sua vita quotidiana. Una vita vissuta assieme al marito Piero e alle figlie con i generi e i nipoti. È la vita di una famiglia semplice, come tante altre. È la storia che ogni famiglia cristiana può sperimentare di fronte alla malattia e alla croce. In questa famiglia Dio ha potuto agire con libertà: la docilità delle persone illuminate e sostenute dallo Spirito di Dio e dalla loro preghiera ha reso possibile l'esperienza della potenza di Dio e la sua provvidenza. L'esperienza di preghiera vissuta nella famiglia, semplice, piena di fiducia, ha aiutato a guardare in su... La fede è cresciuta, e ci conferma che con Dio possiamo affrontare e vivere tutte le croci quotidiane. Giovanna con la sua semplicità e il suo abbandono di fronte alla malattia e al dolore ci insegna come si può affrontare la vita rimanendo sereni, abbandonandosi alla volontà del Signore.
Biglietti di Auguri per i regali di anniversari e compleanni.
Chi è Mariella Enoc, la donna che papa Francesco ha di recente confermato alla presidenza dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù? Lo stesso Bergoglio l'ha definita "una leonessa", e anche la stampa - nazionale e internazionale - ne parla spesso come di una "lady di ferro", una "donna tenace". Queste formule, però, ci restituiscono solo una parte della caratura umana e professionale di una delle più importanti manager italiane in campo sanitario. Il dialogo con il padre gesuita Francesco Occhetta ci permette invece di ripercorrere non solo la sua parabola lavorativa, ma di scoprire i nodi più significativi di un'esistenza indubbiamente ricca. Le gioie e le ferite; le speranze e le paure; le convinzioni incrollabili e i dubbi irrisolti; le battaglie vinte e quelle perse, ma comunque combattute sempre fino in fondo. Come nel tragico caso dei tentativi per non far rimuovere la ventilazione assistita al piccolo Alfie Evans. Ecco dunque che al racconto degli anni alla presidenza della Fondazione Cariplo, della Confindustria piemontese o dell'ospedale pediatrico della Santa Sede, si affiancano le esperienze del laicato, quelle nell'Azione Cattolica e nella formazione dei catechisti, gli incontri con grandi personalità della Chiesa e le riflessioni sui temi dell'etica medica o del rapporto tra azione personale, cambiamenti sociali e impegno per ricostruire la politica italiana. A emergere, tra aneddoti e immagini memorabili, è il profilo di una manager che è stata capace di non conformarsi alla cultura dominante - promossa da università e aziende - che vede nel dirigente una persona chiamata solo a far quadrare i conti, a discapito di tutto il resto. Il risultato è un volume denso, che riesce a offrire il bozzetto di una vita attraverso le scelte che l'hanno strutturata e le principali riflessioni che l'hanno ispirata. Per offrire al lettore la possibilità di sostare per interrogarsi su temi che toccano l'esperienza umana e la vita sociale.
Il dono viene offerto e ricevuto: incartato, colorato, infiocchettato... esso è sempre segno di festa. I doni sono onnipresenti nella nostra quotidianità. I doni non sono necessariamente materiali; dono può essere una lezione di vita, il perdono offerto o ricevuto... Nulla nel significato profondo del dono è così scontato. L'autore in questa entusiasmante "meditazione" partendo dall'ovvietà quotidiana cerca di suscitare il piacere e la gioia di offrire e di ricevere un dono.