
Sempre più frequentemente alcuni fatti di cronaca attirano la nostra attenzione. Protagonisti sono gruppi di adolescenti cresciuti senza alcuna regola morale e, pertanto, capaci di qualsiasi comportamento distruttivo e aggressivo. Alcuni anni fa la rivista tedesca "Der Spiegel" uscì con una singolare copertina in cui era raffigurato un giovane che baciava sé stesso guardandosi allo specchio. Sopra l'immagine, c'era questa scritta: «Ecco la società del futuro: la società dell'io». Se non invertiamo la rotta, l'Occidente sarà una società in completa decomposizione. Da dove bisogna cominciare a ricostruire? Dalla famiglia. Ecco che allora il Card. Comastri, insieme alle sue provocatorie e stimolanti riflessioni, racconta alcune storie nelle quali è evidente il ruolo insostituibile della famiglia per introdurre i figli alla comprensione della vita e alla gestione corretta e onesta dei propri sentimenti, per essere capaci di amare veramente e diffondere felicità attorno a sé. Tra le storie raccontate, la vicenda di Alessandra di Rudinì Carlotti, sposa felice, madre attenta, ma dopo la prematura morte del marito, amante di Gabriele D'Annunzio e poi suora carmelitana.
Evagrio Pontico (345 ca.- 399) è un padre spirituale e di questo occorre tenerne conto. Della copiosa dottrina di Evagrio il volume presenta un aspetto spirituale che sembra tuttora attuale: la presentazione dell'accidia. Di questo vizio altri ne hanno parlato, ma una specifica "teoria" dell'accidia si trova però solo in Evagrio stesso e dopo di lui tutti, più o meno abilmente, ne fanno la parafrasi. L'intento dell'autore non è di tracciare una descrizione storica esauriente del fenomeno "Akèdia", ma di rendere nota una dottrina spirituale molto precisa che può ancora essere utile all'uomo moderno. In questo saggio l'attenzione è rivolta ai soli scritti di Evagrio. Tanto più che lui non ci dà mai un sapere puramente libresco, da erudito, ma attinge sempre al proprio vissuto, e anche l'accidia, come egli ammette, fa parte della sua esperienza personale.
Ha senso il modo in cui vivo? Come raggiungo la sintonia con me stesso? La mia vita sta riuscendo? A domande del genere Anselm Grün risponde non con dogmi o consigli astratti, ma con le storie tratte dalle grandi religioni del mondo. «Anche quando, in un primo momento, ci spiazzano, i racconti sono una via al nostro cuore e vogliono aprirlo a una realtà più grande. Il cuore, per gli antichi, è il centro dell'essere umano, in cui pensieri e sentimenti coincidono. Le vie lungo le quali le storie ci portano appunto ad avere la percezione di noi stessi sono spesso paradossali. Mettono in discussione anche noi, abituati a sistemarci comodamente in determinati schemi spirituali e psicologici. Ma proprio questa messa in discussione fa sbocciare il frutto della vita riuscita, perché maturi in noi il frutto divino». Sono tutte storie che portano dritte al nostro cuore. Che ci mettono in contatto con i nostri desideri e le nostre aspirazioni più profonde, offrendo una prospettiva sorprendentemente nuova sul nostro cammino.
Questo libro cerca di penetrare, con uno sguardo che non è soltanto quello della psicologia, ma più profondamente quello della teologia, nel mistero di Cristo, che si rivela a noi attraverso le sue parole, i suoi sentimenti e i suoi gesti riferiti nei testi evangelici.
Jean Galot S.I. è professore emerito di teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Continua a dare corsi di teologia a Roma e in altri luoghi (Croazia, Olanda, Danimarca, Giappone, Taiwan). Ha pubblicato molte opere, tradotte in diverse lingue, e collabora a diverse riviste. Tra le pubblicazioni, ricordiamo: "Chi sei tu, o Cristo?"; "Maria, la donna nell’opera di salvezza"; "Teologia del sacerdozio"; "Perché la sofferenza?" Tra i libretti di preghiera: "Insegnaci a pregare"; "Amarti senza vederti"; "Padre nostro"; "Adorarti"; "Preghiere alla Madonna".
"Passare sconosciuto sulla terra, come un viaggiatore nella notte, poveramente, laboriosamente, umilmente?": in queste parole del Diario, scritte nel maggio 1904, si può riassumere tutta l'esistenza di Charles de Foucauld. All'epoca della morte, il 1 dicembre 1916, Fratel Charles è un perfetto sconosciuto. Muore ucciso da razziatori in un paese lontano dalla sua patria; non ha ottenuto nemmeno una conversione; nemmeno un discepolo lo ha seguito, nonostante i suoi progetti di fondare una congregazione. Nessuna delle migliaia di pagine da lui scritte "ai piedi di Gesù", davanti all'Eucaristia, è stata pubblicata. Tuttavia, vent'anni dopo la sua morte, le sue intuizioni sono raccolte da René Voillaume e da Madeleine Hutin, fondatori rispettivamente dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù. Poco alla volta, come un piccolo chicco di senape, la spiritualità di Fratel Charles, "uomo del deserto", cresce sino a diventare una delle fonti spirituali più feconde del nostro tempo. Questo volume raccoglie alcune delle sue pagine più belle.
Le esperienze di premorte sono racconti di pazienti che hanno sfiorato i confini dell'aldilà e sono "ritornati alla vita" testimoniando l'accaduto. Tutte le vicende descritte appartengono a persone clinicamente decedute che raccontano di staccarsi dal proprio corpo abbandonandolo per entrare in un tunnel buio, dirigendosi verso una luce intensa che permette loro di raggiungere un luogo bellissimo, pieno d'amore e di gioia dove ritrovano i loro cari scomparsi. Le somiglianze e le coincidenze tra queste storie, di cui la medicina non è in grado di fornire una spiegazione, confermano che queste persone sopravvissute hanno viaggiato verso un'altra dimensione. Questo libro si propone di comprendere i fenomeni extrasensoriali, e successivamente il tema della Morte in tutte le sue sfaccettature in particolare nel paziente oncologico. Il nostro viaggio si concluderà affrontando il tema dell'anima. Un'analisi accurata degli elementi scientifici, psicologici e filosofici utili ad una riflessione critica sugli argomenti trattati grazie ai numerosi racconti, permetteranno al lettore di far luce sul misterioso fascino dell'esistenza e sulla questione della plausibilità dell'idea che esista qualcosa nell'aldilà per apprezzare ulteriormente l'importanza del grande dono che è la Vita.
“Ti supplichiamo di renderci realmente vivi!”
Serapione di Thmuis
Tutti noi conosciamo il desiderio profondo di essere realmente vivi, il bisogno di essere qualcosa di più che “semplici sopravvissuti” o “semplici osservatori” nel nostro mondo. Se siamo in cerca di guide affidabili, spesso le scopriremo in luoghi inattesi e in figure non convenzionali. Un luogo dove uomini e donne ricercarono intensamente il senso profondo e la piena misura dell’esistenza umana fu senz’altro il deserto egiziano del primo monachesimo. Questo libro vuole essere una prima introduzione ai padri del deserto. Sotto la guida di padre Chryssavgis, il lettore è condotto a riscoprire e a gustare la pienezza della propria umanità: quell’umanità che i monaci egiziani cercarono con assiduità e che ancor oggi, in mezzo al deserto della nostra quotidianità, anche noi possiamo cercare e trovare.
John Chryssavgis (Australia 1958) si è laureato in teologia ad Atene e ha conseguito il dottorato in patristica all’Università di Oxford. Dopo essere stato segretario personale del primate greco-ortodosso di Australia e aver fondato il St. Andrew Theological College a Sydney, si è trasferito nel 1995 a Boston, dove insegna teologia presso l’istituto Holy Cross. È autore di diversi studi molto apprezzati sui padri e sulla tradizione ascetica della chiesa antica.
La teologa Rosanna Virgili ci invita a seguirla in un percorso di antropologia biblica sull'umano nelle sue forme e posture fisiche e affettive. C'è un intimo intreccio tra carne e spirito, corpo e anima, natura e cultura, eros e amore, impossibile da disgiungere. E c'è infine una dimensione preminente dell'umano biblico che è l'esercizio dell'intelligenza e della scienza, l'educazione alla conoscenza e alla sapienza. Sapienza che non manca mai di una parola di promessa, anche di fronte alla desolazione.
Un piccolo viaggio attraverso il Carmelo alla ricerca di se stessi.
Dalla sua nascita in Palestina tra il XII e il XIII secolo al Siglo de oro, dall'Ottocento materialista al Novecento preda dei totalitarismi, il Carmelo ha saputo sostare con stile eremitico e profetico ai crocevia di una vicenda umana trapassata dalla storia della salvezza. L'orazione e l'eremitismo, la riforma e l'autoriforma, lo slancio apostolico e il realismo dell'amore diventano, con i grandi santi carmelitani, "gesti" che provocano e interpellano.
Nell'era dell'algoritmo si sentono predicare diverse forme di non-senso. Eppure l'autore - giunto all'età di 87 anni - non sente ancora diminuire la voglia d'indagare il senso della vita e dell'oltre. Il risultato? Come dice un antico proverbio, scopo del viandante non è il punto d'arrivo, ma gustarsi il viaggio. Perciò dice alla sua sposa e ai suoi figli, nipoti, bisnipoti, parenti, amici e conoscenti tutti: "Al mio funerale piangete pure, se vi fa piacere, ma non disperatevi, perché la mia felicità è ricca di una gratitudine infinita per aver vissuto, insieme a tutti voi, la meravigliosa esperienza che la natura, o Dio, o quel che volete, offre a chi si rende disponibile a ricercarne il senso".
In questo libro Teneramata spiega come è strutturato il Paradiso e come i Beati si muovono nella quinta dimensione liberi dal tempo e dallo spazio.
A prima vista i termini quinta dimensione, relatività, eccetera possono sembrare ostici a noi lettori comuni.
Ma se si superano i singoli concetti scientifici diventa chiaro e chiarisce anche la nostra destinazione futura.
Il libro è stato tradotto da don Pablo Martin Sanguiao, proprio il sacerdote di Sant'Agostino di Civitavecchia, che consegnò alla famiglia Gregori la statua di Medjugorie che lacrimò anche nelle mani del vescovo Grillo.
Perché un libro intitolato "Al di qua del bene e del male"? Perché nella mia vita ho maturato la convinzione che la nostra esistenza è stata programmata dall'Altissimo non per farci pagare debiti accumulati da altri, né per farci crocifiggere dai malvagi e dai prepotenti, ma per imparare a risorgere qui ed ora e a rialzarci sempre e dovunque. Inoltre, ad aprire gli occhi quotidianamente e gioiosamente alla vita con l'impegno a non smentire il reale, a non chiamare bene il male e viceversa, e soprattutto a non agire in nome del proprio tornaconto, ma, piuttosto, in nome dei principi etici. Perché la vera trasformazione può avvenire solo se le nostre esistenze si aprono all'inedito, se nelle nostre menti inizia il cammino della conversione personale e se nelle nostre parole, finalmente, torna a rifiorire la speranza. E questo può avvenire solo se ci innamoriamo dell'etica.