
Dt 28,69-30,20 è l'unico luogo della Bibbia ebraica in cui si fa menzione di un'alleanza stipulata da Mosè a Moab, prima di entrare nella terra, "oltre l'alleanza stretta all'Oreb". I due capitoli sono studiati da un punto di vista sincronico, tenendo conto della loro forma finale. Tale prospettiva consente di valorizzare il testo nel suo insieme, dando ragione delle apparenti tensioni, interpretate come elementi significativi di una penetrante visione teologica. Dopo una prima parte, nella quale, in particolare, viene presentato il confronto tra il formulario classico di alleanza e Dt 29-30, per far emergere le peculiarità del patto di Moab, la seconda sezione più ampia e consistente si occupa dell' analisi esegetica dei due capitoli. Gli elementi emersi sono posti a servizio della sintesi teologica (terza parte). Attraverso la sottolineatura delle caratteristiche proprie dell'alleanza di Moab, l'analisi permette di evidenziare che essa va interpretata nel suo insieme come la risposta deuteronomistica alla crisi costituita dall'esilio e collocata all'interno del contesto degli annunci profetici di una nuova alleanza. In questa luce l'alleanza di Moab acquista il significato di compimento dell'intenzione divina g1a rivelata all'oreb, in grado di superare il peccato e la disobbedienza di Israele.
Le asperità della sezione di Es. 5,1-7,7, sono state interpretate, nelle indagini source-oriented, come discontinuità dovute alla complessa storia di formazione del testo. È questa l'unica possibile spiegazione? Prendendo atto in modo radicale del carattere narrativo della sezione e nel solco della teoria di Meir Sternberg, questo studio propone un'analisi dettagliata della sezione, evidenziando e illustrando alcuni elementi di poetica narrativa del dialogo, non ancora presenti nei manuali, e mostrando che, in una ricerca discourse-oriented, le asperità del testo contribuiscono alla dinamica narrativa basata su curiosità, suspence e sorpresa. Il close reading evidenzia anche che la continuità della sezione è legata all'emergere del tema della conoscenza di Dio (essenziale per la teologia del racconto) e alla presenza diffusa del fenomeno della citazione del discorso diretto. Rispondendo alla domanda di Mosè, infatti, il personaggio divino riconfigura la trama del racconto, inserendo l'intreccio di azione (la liberazione) in un più ampio intreccio di rivelazione (conosce Yhwh come colui che fa uscire dall'Egitto) e crea Mosè, in piena crisi vocazionale, suo mediatore mediante le citazioni. Le citazioni creano altresì una particolare dinamica narrativa, che permette al lettore di appropriarsi dei presupposti teologici della storia: la parola divina fa la storia; immessa nelle parola degli uomini può venir disprezzata o ravisata, tuttavia essa crea l'intreccio e lo conduce alla conclusione.
Quarto e ultimo volume di questa traduzione, con testo ebraico a fronte, del canone della Bibbia ebraica pubblicata dalla casa editrice La Giuntina. Tale opera è il frutto di studi esegetici compiuti da insigni Rabbini e Maestri in Israele ed è curata dal Rabbino Prof. Dario Disegni. Al presente volume hanno collaborato, in particolare: Menachem Emanuele Artom (Salmi), Paolo Nissim (Proverbi), Dario Disegni (Giobbe; Daniele), Aldo Luzzatto (Meghilloth), Samuele Avisar (Ezra-Nehemia), Giuseppe Laras (Indici).
I Salmi sono veramente
un “mondo di grazia”
La sapienza ebraica, così aderente a ogni piccola sfumatura del testo, è fonte di grande ricchezza per il lettore del Salterio perché dischiude un senso e delle prospettive sempre nuovi alla lettura e alla preghiera dei Salmi. Queste pagine ci presentano un commento che vuole essere un’eco della ricchezza del midrash e della sapienza del famoso commentatore medievale ebreo Rashi, accompagnate da una riflessione personale dell’autore che vuole aiutare il lettore a fare esperienza dell’amore gratuito e fedele che attraversa i Salmi, e che è la vera ricompensa di ogni sua lettura. Il volume offre anche una nuova traduzione dei Salmi, molto fedele al testo originale.
Alberto Mello (Biella 1951), monaco della Fraternità di Bose a Gerusalemme e biblista, unisce alla conoscenza delle Scritture la passione per la sapienza di Israele. I tesori del Salterio sono stati da lui indagati in altri due volumi: I Salmi, un libro per pregare e L’amore di Dio nei Salmi. Sempre per Qiqajon ha curato un commentario all’Evangelo secondo Matteo e uno al profeta Geremia e ha approfondito il messaggio profetico in La passione dei profeti, attingendo alle ricchezze della tradizione ebraica.
"Strumento unico in Italia, altamente qualificato. Non esistono altre Bibbie ebraiche interlineari e al tempo stesso quadrilingui. Inoltre vengono offerte: l’analisi grammaticale di tutte le forme verbali presenti e note per un confronto critico fra testo ebraico, greco, latino e italiano; infine sono indicati anche i passi paralleli."
Questo volume costituisce un bel testo sulla preghiera cristiana, letta e vissuta basandosi sul fondamento sicuro della Parola. Punto di partenza del libro è l'analisi della preghiera di Gesù, fatta alla luce in particolare dei testi del Vangelo di Luca. Ciò che mi sembra particolarmente interessante è la proposta di una lettura cristiana dell'Antico Testamento che arriva ai Salmi partendo sempre dalla figura di Gesù e da una forte riflessione sulla sua preghiera, letta con attenzione a partire dai testi evangelici. La frase di Gesù che dà il titolo al libro, Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46), è una chiara eco del testo del Sal 31,6.
Lo studio di Helen Bond ricostruisce il Ponzio Pilato storico e approfondisce il modo in cui questi ha funto da figura letteraria nelle opere di sei autori, tutti attivi nel primo secolo dopo Cristo: Filone di Alessandria, Flavio Giuseppe e i quattro evangelisti canonici. A un primo capitolo in cui si delinea la situazione della provincia imperiale della Giudea romana in cui ebbe a operare Pilato, seguono sei capitoli dedicati a ognuno degli autori sopra indicati, e in particolare al modo in cui un lettore del primo secolo poteva intendere le azioni di Pilato a seconda della prospettiva che questi autori avevano adottato riguardo alla potenza imperiale romana.
I tre termini del titolo - Paolo Scrittura Legge - costituiscono il 'campo minato' dell'esegesi paolina, in riferimento sia all'interpretazione dei testi sia al ritratto dell'Apostolo.
Dagli anni '70 questo campo ha iniziato a mutare contorni, ad opera degli studi sviluppati nel mondo anglo-americano e definiti come New Perspective. Gli ambiti principali di tali ricerche riguardano: il giudaismo come religione non del legalismo e settaria, bensì del nomismo del patto e universale; il Common Judaism e i giudaismi; il movimento cristiano e i cristianismi; la separazione delle vie tra giudaismo e cristianesimo; il contesto storico-sociale delle comunità paoline; il rhetorical criticism, che dà la priorità alla disposizione originale scelta da Paolo nelle sue lettere; i diversi gradi di intertestualità tra le citazioni bibliche, i contesti di partenza (l'Antico Testamento) e quelli di approdo (Paolo e le sue comunità); la detronizzazione della giustificazione per la sola fide e il partecipazionismo dell'essere in Cristo; il tentativo di 'deluteranizzare' Paolo; la decostruzione e la ricostruzione della teologia degli avversari; la rilevanza e l'irrilevanza della Legge nell'etica paolina…
Il saggio sulle complesse relazioni tra Paolo, la Scrittura e la Legge prende come riferimento principale alcune delle "grandi lettere" paoline (1 e 2 Corinzi, Galati e Romani, Filippesi), giacché è in questo ambito che maggiormente risalta tale rapporto triangolare.
Il libro espone in maniera sistematica e creativa i principali apporti messi a fuoco nel corso del Ventesimo secolo intorno alla figura di Gesu di Nazareth nei diversi campi della riflessione teologica e sui grandi temi cristologici. Un libro di carattere prevalentemente teologico, anche se aperto ad altri campi del sapere. Esso ha riunito i contributi di teologhe e teologi come espressione della multiculturalita che caratterizza il cristianesimo e la teologia contemporanei. Alcune delle nuove prospettive in cui si articola la riflessione su gesu`sono: quella femminista, quella interreligiosa, quella cosmocentrica. Non manca un approccio a partire dall'ebraismo. Gli studios i potranno incontrarvi una sintesi dei maggiori temi cristologici a quanti non sono specialisti in teologia il volume offre un aiuto per approfondire la conoscenza della persona di gesu`e per darsi ragione della fede in lui. L'opera si ri volge inoltre a tutti coloro che, puo`essendo fuori dall'or izzonte religioso, sono comunque interessati al significato di gesu`di nazaret nella storia delle religioni, del pensiero e della cultura. Tre gli autori: l. Boff, professore di etica e filosofia della religione all universita di rio de janeiro, brasile; j. Pelaez, professore ordinario di filosofia neotestamentaria all universita di cordova; j. Sobrino, professore di teologia all universita centroamericana di san salva-dor, el salvador; j.j. Tamayo, professore all universita carlos iii, madrid; j. Dupuis, professore alla facolta di teologia dell universita gregoriana di roma.
Il commentario di uno dei massimi esperti giovannei Un commentario esegetico e pastorale Commento sequenza per sequenza, traduzione e analisi
Quale forma ebbero materialmente i primi scritti cristiani? come e da chi venivano trascritti? per quali vie un testo era pubblicato e raggiungeva i lettori? in che modo questi libri venivano riprodotti e messi in circolazione? con quale rapidità e quale diffusione erano accessibili alle comunità cristiane? chi erano i promotori e i custodi di questi testi? come venivano trasportati, conservati, raccolti e utilizzati? chi li poteva leggere ed effettivamente li leggeva, in quali circostanze e a quali scopi? Se intento di H.Y. Gamble è di rispondere a simili domande, il risultato è una ricostruzione dei primi libri cristiani. Questo saggio si muove tra letteratura classica e letteratura cristiana antica, tra la storia sociale, della teologia e delle istituzioni delle prime chiese cristiane e la paleografia, la critica testuale e la codicologia, fornendo un'immagine per molti versi inedita delle pratiche librarie dei cristiani delle prime generazioni, illustrate nelle loro affinità e peculiarità rispetto alla cultura giudaica e a quella greca e romana.