
R. Berekiah disse in nome di R. Levi: Il futuro redentore sarà come il primo redentore (Mosè). Il primo redentore si rivelò, ritornò e fu nascosto ad essi. Per quanto tempo rimase nascosto? Per tre mesi, come è scritto: «…quando incontrarono Mosè e Aronne che stavano ad aspettarli» (Es 5,20). Allo stesso modo, il futuro (ultimo) redentore sarà rivelato a loro, e quindi sarà nascosto da loro. E per quanto tempo sarà nascosto? R. Tanhuma, in nome dei nostri maestri, disse: Quarantacinque giorni, come è scritto: «Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio devastante, passeranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni» (Dn 12,11-12). Cosa sono questi giorni in più? R. Yishaq b. Kesarta disse a nome di R. Yonah: Questi sono i quarantacinque giorni durante i quali Israele raschierà il muschio e lo mangerà, come è scritto: «…raccogliendo erbe amare accanto ai cespugli e radici di ginestra per loro cibo» (Gb 30,4). Dove li condurrà? Dalla terra di Israele al deserto di Giuda, come è scritto: «Ti farò ancora abitare sotto le tende, come ai giorni dell’incontro nel deserto» (Os 12,10). Chi crede in lui vivrà, ma chi non crede in lui andrà alle nazioni del mondo (pagane) ed esse lo metteranno a morte.
Questi racconti mostrano alcune peculiarità del pellegrinaggio ebraico in Terra Santa, come la gioia alla vista di Gerusalemme e del suo punto più importante per il pio ebreo, cioè la spianata del tempio, oppure la meraviglia alla vista di qualche edificio notevole, come la torre di Davide. Inoltre viene segnalata la presenza delle comunità ebraiche nelle diverse località visitate e, oltre alla santità della terra, vengono menzionati i personaggi illustri dell’Antico Testamento e del giudaismo postbiblico. In tutti i pellegrini si nota il desiderio del ritorno alla terra dei padri nella fede.
Siamo certi di fare cosa gradita agli appassionati del genere odeporico anche in considerazione del fatto che alcuni di questi resoconti di viaggio sono stati da noi tradotti e pubblicati per la prima volta in una lingua diversa dall’originale ebraico.
Massimo PAZZINI è nato a Verucchio nel 1955. È licenziato in Teologia dogmatica (STAB di Bologna 1982) e in Teologia biblica (SBF di Gerusalemme 1985). Ha conseguito il BA in Lingua ebraica e Lingue semitiche antiche all’Università Ebraica di Gerusalemme (1990) e la laurea in Lingue e civiltà orientali all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (1998). Insegna ebraico, aramaico e siriaco allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia, dal 1991. È stato professore invitato di siriaco e di ebraico all’Ècole Biblique di Gerusalemme. Accanto a diversi articoli, ha pubblicato: Grammatica siriaca (1999); (con A. Niccacci) Il Rotolo di Rut. Analisi del testo ebraico (2001); Il Libro di Rut la moabita. Analisi del testo siriaco (2002); Lessico concordanziale del Nuovo Testamento siriaco, Jerusalem 2004 (ristampa 2014); (con A. Niccacci e R. Tadiello) Il Libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto, Jerusalem 2004; Il libro dei Dodici profeti. Versione siriaca. Vocalizzazione completa, Milano-Gerusalemme 2009; Il libro di Rut. Analisi del testo aramaico, Milano-Gerusalemme 2009; (con S. Cavalli e Frédéric Manns) Tutto è vanità. Il libro di Qoèlet nelle versioni della LXX, della Pesitta e del Targum, Napoli 2015; L’antenata del Messia. Il libro di Rut versioni antiche e moderne a confronto, Napoli 2019; La moabita. Il Midrash Rabbah del libro di Rut, Napoli 2019; Pietà di me, o Dio. I sette Salmi penitenziali nel Midrash Tehillim, Napoli 2020; Sono stato a Gerusalemme. Lettere di pellegrini ebrei, Napoli 2021; Lodate Iddio. I midrašim dei Salmi 146-150, Napoli 2021.
Mi pare felice l’espressione “donne impertinenti” che raccoglie in questa categoria donne che si distinguono non tanto per la loro grazia e femminilità, quanto piuttosto per il loro agire non convenzionale facendo cose, talvolta, del tutto inaspettate…
È importante, come sottolinea l’autore, ricordare il paradigma teologico soggiacente al libro dei Giudici che si rinnova nel corso della narrazione ed è costituito di quattro elementi fondamentali: la descrizione del male commesso da Israele (soprattutto il peccato di idolatria); la conseguente ira del Signore; la sottomissione di Israele alla forza dei suoi nemici; Dio che suscita un giudice-liberatore per portare a compimento il suo disegno di salvezza.
(dalla presentazione di Massimo PAZZINI)
Gabriele Maria CORINI (1975), discepolo del Cardinale Martini, licenziato in Scienze Bibliche ed Archeologia presso lo SBF di Gerusalemme (2003), ha conseguito il Dottorato in Teologia Biblica alla FTIS di Milano (2008). Membro dell’Associazione Biblica Italiana, è docente stabile di Sacra Scrittura presso l’ISSR regionale ligure, di ebraico e Profeti – Scritti presso la FTIS di Milano e parroco dell’Antica Collegiata di S. Ambrogio in Alassio (Sv).
È autore di numerose pubblicazioni a tema biblico, pastorale e spirituale, tra cui L’amico dello sposo. Storia di un’amicizia straordinaria con Carlo Maria Martini (2013); Contro la sciatica del cuore. Spunti biblici sulla divina Misericordia (2015); Non rimanere caduti. Le quindici malattie dell’amore cristiano secondo Papa Francesco (2016); Chi non serve non serve. Il volto bello dell’amore cristiano (2017); La riforma del cuore. L’Evangelium Gaudium come pratica della vita nel Vangelo secondo Matteo (2018) e Giudici. Introduzione e commento (2018); Israele tra memoria e identità. L’alleanza di Moab come manifesto programmatico della memoria fondatrice d’Israele (2018); I verbi della familiarità cristiana (2020); Donne impertinenti. L’intreccio narrativo al femminile nel Libro dei Giudici (2021).
I Maestri del Talmud hanno sempre ricordato, sebbene sia caduto sovente nell’oblio, che il popolo ebraico non è il popolo del Libro ma il popolo che interpreta il Libro. E qui si evidenzia un dato importantissimo per ogni lettore delle Scritture: la parola di Dio va sempre interpretata. Di più, la Commissione Vaticana, nel documento sull’Interpretazione delle Scritture, ha ribadito significativamente che la lettura fondamentalista della Bibbia altro non è che un suicidio della ragione.
Ha scritto Serge Viderman: «Sappia il lettore che egli non è lo spettatore affascinato o tediato di una storia fatta altrove e con la quale non ha nulla da spartire. Sapendo che il testo gli parla di lui e della sua storia, gli apparirà immediatamente la pluralità dei significati possibili. Il lettore apprenderà che il testo gli reca, in un linguaggio cifrato che non potrà che essere decifrato da lui, il soffio notturno della sua vita più lontana, sepolta, indicibile»…
Quando ci si accosta alla parola di Dio e la si lascia risuonare in tutta la sua bellezza e forza si è anzitutto sorpresi per la sua attualità, per gli orizzonti che dischiude, per la prossimità di Dio a cui ci introduce.
Sandro CAROTTA (1962), monaco benedettino presso l’Abbazia di Praglia (PD) collabora con alcune riviste di spiritualità e presta il servizio della Parola a quanti frequentano il Monastero. Ha pubblicato: Il silenzio. Voci e volti nella Bibbia (2019); Il libro dell’Amore. Leggere il Cantico dei Cantici (2020); Il Qoelet. Attualità e provocazione (2021).
E' stato per rispondere alle domande di Vincenzo Brosco, direttore di Collana per la casa editrice Chirico di Napoli, che ho accettato di scrivere queste pagine. Leggendole, qualcuno penserà che io passi "di palo in frasca", come si dice, ma la diversità degli argomenti trattati può essere spiegata solo dalla varietà delle domande che mi sono state poste e che ho raggruppato in diversi capitoli tematici, per non ripetermi. Queste domande mi hanno permesso, talvolta, di elaborare dei piccoli trattati, piuttosto che dare brevi risposte.
L'essenziale non è nelle risposte, ma nelle domande, che rimangono aperte e che devono essere approfondite giorno per giorno. Il mondo post-moderno sarà caratterizzato da interrogativi sempre più numerosi. Il lettore avrà l'impressione di trovarsi davanti a un testo sconnesso, senza una logica interna. E' proprio così. Il libro, senza essere uno specchio della mia vita, passa da un tema all'altro senza molte transizioni; la sua unità sta nel fatto che esso è una "rilettura meditata" della mia vita: una meditazione è meglio di un'analisi astratta o sintetica. Sottolinea che la vita e un mistero. Ciascuno pensa di scrivere la propria vita, ma in realtà è superato da un destino. E' solo alla fine della vita che alcuni si rendono conto di essere nelle mani di Dio, che li ama, e che, spesso, il Creatore è obbligato a scrivere dritto su righe storte. Espongo in queste pagine le mie righe storte.
Genitori imbarazzanti è un itinerario biblico sulla questione della genitorialita; una delle questioni che più risente del diluirsi della sostantività; l’autore scova alcune figure bibliche genitoriali "nascoste" nella teoria dei personaggi spesso "secondari" con maestria e sicura conoscenza del testo e tratteggia non solo il loro ruolo nella prospettiva storico salvifica che li vede protagonisti dell'agire liberante di Dio, ma li studia con competenza anche nelle loro dinamiche profonde dell'agire umano; se è vero com'è vero che "biblia vel anima", in ogni figura biblica s'annida un po’ di ognuno di noi e ciascuno può vedersi rispecchiato vedendosi restituire le profondità del suo animo, le sue armonie e le sue disarmonie.
dalla Prefazione di + Guglielmo Borghetti vescovo
Quest’opera sottolinea il silenzio delle Scritture su Giuseppe. Uomo giusto icona del Padre. Il giusto crescerà come palma, afferma il Samo 92,13. Come la palma proietta fino in lontananza la sua ombra, così il giusto deve attendere a lungo prima di ricevere la sua ricompensa. Il Salmo 65,2 –nella versione ebraica– afferma che il silenzio è una lode a Dio. San Giuseppe meditava questi salmi, egli comprese subito che non bastava recitarli ma che bisognava viverli, assimilarli, poiché la parola di Dio è simile alla manna che ogni giorno ci sazia (cfr. Sap 16,26).
dalla Presentazione
L’uomo è stato pensato e voluto libero da Dio. Questo ha fatto sì che varie siano state, lungo la storia, le sue risposte all’iniziativa divina: dalla negazione alla confessione passando attraverso una molteplicità di atteggiamenti che oscillano tra l'ateismo e la fede.
Ma cosa significa credere? Come possiamo diventare uomini e donne di fede? Alla fede si perviene in forza della rivelazione di Dio. La grazia (charis) irrompe e illumina il cuore dell’uomo, e questi risponde aderendo con tutto se stesso (pistis).
Ma come accogliere il Suo rivelarsi? Semplice: è necessario anzitutto sentirsi oggetto del Suo desiderio amante e creatore. La nostra è una lectio divina al testo di Giacomo, non uno studio esegetico. Per cui al termine di ogni riflessione aggiungeremo una preghiera tratta dal grande patrimonio di sant'Agostino. Il tutto per favorire, come abbiamo evidenziato, il passaggio dall'ascolto alla vita.
Il kèrygma è, letteralmente, la proclamazione, l'annuncio, del Vangelo, ossia della buona notizia dell'amore di Dio manifestato in Cristo Gesù.
Angelo Veraldi ci accompagna a scoprire tale annuncio attraverso il lessico del libro più suggestivo dell’intera Bibbia: i Salmi. Nelle centocinquanta composizioni poetiche, preghiere ispirate da Dio stesso, c’è quanto il credente debba sapere circa l'amore di Dio e la sua propria vita.
La lettura di questo libro stimolerà il lettore a rivalutare la preghiera salmica come lode al Dio vicino.
Bisogna riconoscere che sull'immane disastro del diluvio galleggia il perdono di Dio, il quale non ha cessato di offrire riconciliazione con la vita a chi ha l'acqua alla gola. Persiste ancora questa volontà salvifica indomita di Dio, la sua volontà di perdonare, e persisterà per tutto il tempo dell'arca, che noi chiamiamo più propriamente il tempo della Chiesa. Si tratta di un'arca sicura perché costruita con legno scelto, inchiodata con chiodi saldissimi, bitumata con sangue prezioso, arca che approda per tutti su un monte altissimo, dal quale si libera la colomba che dà una pace che non è più soggetta a pentimento, non torna indietro! Per chi esce da quest'arca inizia una nuova creazione, una nuova genealogia, una nuova umanità che rientra nel giardino di Dio, nella familiarità con lui. È questa familiarità con Dio il giardino dell'Eden.
Questo studio si propone di offrire una lettura approfondita della figura di Ester, protagonista dell'omonimo libro biblico, non solo come personaggio storico e letterario, ma come una figura simbolica, capace di incarnare diversi valori come il coraggio e la determinazione, la fede, l'intelligenza e la saggezza, in particolare l'audacia di una donna che è stata capace di cambiare il destino di un intero popolo. Il testo, dunque, esplora il modo in cui Ester, attraverso le sue azioni e le sue scelte, diventa un'eroina che porta alla liberazione del popolo ebraico e, allo stesso tempo, un esempio di virtù per il lettore di ogni epoca.
Dopo Grembiule ai fianchi, lectio divina sul testo della lavanda dei piedi (Gv 13,1-20), l'autore ci propone altre due lectio sul Quarto vangelo. La prima è inerente alle parole pronunciate da Gesù dall'alto della croce: Signora, vedi, tuo figlio. Figlio, vedi, tua madre, la chiesa (Gv 19,25-27). La seconda concerne Il comandamento nuovo identificativo (Gv 15,9-17), quello ultimo, definitivo: Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato.
I tre brani si richiamano e s'illuminano a vicenda e sono certamente tra i doni più preziosi - anche se non sono esaustivi - dell'eredità lasciataci dal Maestro.