
Il volume è uno studio esegetico-teologico sul senso della paternità dell'apostolo Paolo nei confronti delle comunità da lui stesso fondate. A partire dalla teologia della Croce Paolo scopre che tra evangelizzatore e evangelizzati esiste una relazione nuova e la esprime in termini assolutamente originali: la paternità apostolica.
Descrizione dell'opera
Il volume è un'introduzione critica e pratica ai metodi esegetici più utilizzati nello studio dell'Al. Cerca di spiegare alcuni dei fondamenti teorici che sottostanno a determinate metodologie e di definire i loro limiti. Mostra, in modo generale, come procede ogni metodologia e la illustra con qualche esempio. Il libro è nato nella scuola del Pontificio istituto biblico e della Pontificia università gregoriana; si rivolge agli studenti e a tutti coloro che cercano di leggere sempre più attentamente l'Al. Per questa ragione, il testo presuppone il minimo possibile di conoscenza biblica e fa in modo di bastare a se stesso, senza ulteriori spiegazioni.
Cura il volume Horacio Simian-Yofre, decano del Pontificio istituto biblico; gli autori da lui coordinati sono tutti docenti allo stesso istituto, il più qualificato centro di studi biblici del mondo cattolico.
Note sull'autore
HORACIO SIMIAN-YOFRE, s.j., argentino, ha compiuto gli studi di Bibbia e lingue dell'Oriente antico a Münstere a Würzburg, dove ha conseguito la laurea in teologia. Ha completato gli studi alla École Biblique di Gerusalemme. Professore stabile di esegesi e teologia dell'AT al Pontificio istituto biblico di Roma dal 1981, ha tenuto corsi anche in diverse facoltà e centri teologici in Europa, India, Giappone e America. Dal 1984 è direttore della rivista Biblica. Fra le sue ultime pubblicazioni si trovano: El desierto de los dioses. Teologia e Historia en el libro de Oseas (El Almendro, Córdoba (España) 1993; tr.it. Il deserto degli dèi. Teologia e storia nel libro di Osea, EDB, Bologna 1994); la Biblia de America, traduzione della Bibbia in spagnolo per l'America di lingua spagnola (La Casa de la Biblia, Madrid 1994); Isaias. Texto y comentario (Atenas - PPC - Sígueme - Verbo Divino, Madrid 1995); Testi isaiani dell'Avvento. Esegesi e liturgia (EDB, Bologna 1996); La "Chiesa» dell'Antico Testamento. Costituzione, crisi e speranza della comunità credente dell'Antico Testamento (EDB, Bologna 1997).
Il volume si presenta come un'introduzione ai Profeti, pensata nella scuola e per la scuola. Dopo un'inquadratura generale sul profetismo (la persona e la terminologia del profeta, il passaggio dalla profezia al libro, la critica letteraria e i generi letterari dei libri profetici), segue la presentazione dei singoli Profeti (come si configura il libro, la composizione e la storia, il messaggio, l'esame e il commento di alcune pericopi fondamentali). Attraverso le introduzioni, le indicazioni tratte dalla storia dell'interpretazione e l'esempio concreto di come si tratta una determinata pericope lo studente è condotto a formarsi un metodo nella lettura del testo biblico. Le indicazioni bibliografiche particolari e ragionate completano questo itinerario, che tende a spiegare i Profeti e nel contempo a indicare un metodo di lettura.
Ogni traduzione, anche la migliore, è necessariamente soggettiva e finisce con l’interpretare; ogni lingua è al tempo stesso rivelazione e nascondimento. Il problema si fa particolarmente serio di fronte al testo della Scrittura, che giunge a noi attraverso molteplici passaggi: dalla tradizione orale a quella scritta della lingua d’origine (nei vari codici in cui la possediamo), da quest’ultima attraverso le altre lingue antiche (greco e latino) fino alle lingue moderne. Si tratta di un meccanismo che in concreto ha prodotto una progressiva de-ebraicizzazione dei testi, anche di quelli del Nuovo Testamento i quali, pur tramandati in greco, lasciano chiaramente trasparire tra le righe la loro matrice ebraica. Di fronte a questo costante allontanamento dell’interpretazione teologica dal significato più proprio delle espressioni utilizzate dagli autori sacri, Lapide si domanda provocatoriamente se anche gli errori di traduzione vadano considerati sacri. Evidenziando quelli più abituali, spesso motivo di gravi fraintendimenti e malintesi, egli invita a spingersi con tutti gli strumenti offerti dalla linguistica, dalla ricerca storica e dalle scienze bibliche oltre il testo greco dei Vangeli, per avvicinarsi alla fede della prima comunità cristiana e recuperare il Gesù ebreo. Ne deriverebbero benefiche ricadute anche sul fronte del dialogo ecumenico.
Sommario. I. Questioni generali. Traduzione è sostituzione. Due diversi approcci alla Bibbia. Parola e rivestimenti letterari. La lotta di Lutero con la Scrittura. Si può tradurre la Bibbia? L’ebraicità dei Vangeli. I sei livelli delle lingue semitiche. Gli errori di traduzione sono sacri? II. Antico Testamento. Traduzioni errate e intraducibilità della Bibbia ebraica. Necessità di correzioni nelle versioni della Bibbia ebraica. III. Nuovo Testamento. Necessità di correzioni nel Nuovo Testamento. Non una conclusione ma una prefazione per il domani.
Autore. Pinchas Lapide, nato nel 1922 e residente a Frankfurt am Main (Germania), è teologo ebreo e studioso delle religioni. È stato direttore di Istituto all’Università Bar-Ilan (Israele) e visiting professor in diverse facoltà teologiche in Germania e Svizzera. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sulle tematiche relative al Nuovo Testamento e al dialogo ebraico-cristiano. Dello stesso autore le EDB hanno pubblicato Leggere la Bibbia con un ebreo (1985), testo complementare a quello qui presentato.
Fin dal Nuovo Testamento non solo vediamo Gesù pregare con i Salmi, come tutti gli ebrei del suo tempo, ma l'annuncio della Buona Novella riprende spesso testi tratti da questo libro della Scrittura per porre in evidenza la sua funzione redattrice e la sua collocazione all'interno della storia della salvezza. Gesù stesso e la Chiesa primitiva hanno quindi operato una rilettura dei Salmi in chiave cristologica per farne una preghiera adattata alla proposta evangelica. In seguito le Chiese locali disseminate nel mondo greco-romano hanno proseguito in questa direzione per fare dei Salmi la loro peculiare preghiera, parallelamente al giudaismo che continuava a leggerli nella prospettiva originaria.
Lo studio presenta una breve esposizione sistematica e antologica delle idee teologiche più importanti, che emergono dagli antichissimi manoscritti di Qumran. Con il termine "teologia" il titolo fa quindi riferimento a ciò che è stato prodotto dal pensiero ebraico del tempo in cui furono redatti i testi esaminati. Il concetto non va perciò confuso con quanto è stato elaborato riguardo a Dio e alla sua essenza nella riflessione cristiana, poiché in questa sede sta semplicemente a indicare il pensiero giudaico circa ll’esperienza che il popolo eletto fa di Dio. Il Dio di Qumran ha infatti prescelto una piccola schiera di "Figli della Luce", che tuttavia vive in continua lotta contro le tentazioni del principe delle tenebre. La religiosità che ne deriva appare quindi come perennemente in ricerca del difficile equilibrio fra il massimo rigorismo conturbante e la massima fiducia rasserenante.
"Il libro si presenta come un’antologia di passi, che l’autore commenta. In questo modo Ibba ottiene di introdurre il lettore nell’atmosfera antica di Qumran in maniera diretta, lasciando all’autore antico il sapore delle sue parole. […] Con questo libro di facile lettura, anche se così preciso, compie un atto di giustizia verso questa antica comunità ebraica che, nonostante tutte le sue stranezze e durezze, resta un esempio di fede in Dio vissuta coerentemente" (dalla Presentazione).
I testi, per lo più in ebraico e qualcuno in aramaico, sono stati interamente tradotti e interpretati dall’autore.
Note sull’autore
Giovanni Ibba, dottore di ricerca in Ebraistica e socio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo, è docente incaricato Ad Annum per l’insegnamento di lingua ebraica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. Esperto dei manoscritti qumranici, ha pubblicato numerosi lavori sull’argomento, fra i quali Il Rotolo della Guerra. Edizione critica, Torino 1998 e La sapienza di Qumran, Roma 2000.
Il Salmo 124 è una breve composizione poetica di appena 8 versetti, appartenente alla collezione dei Salmi dell’Ascensione. Se si escludono i grandi commentari ai salmi e qualche articolo, il testo è stato in genere ignorato dagli studiosi, mentre presenta elementi interessanti e originali certamente degni di nota, nonché un’impalcatura unitaria e molto accurata. In questo piccolo gioiello poetico si intrecciano infatti elementi inconsueti e immagini usuali, il tutto sotto una spinta emotiva e uno spessore esperienziale di grande efficacia.
Di questo testo esile e ricco il volume intende offrire un commento particolareggiato studiandone la terminologia, le immagini utilizzate, gli accorgimenti stilistici. Dopo aver affrontato alcune questioni introduttorie, l’autrice analizza accuratamente il salmo, versetto per versetto, chiudendo il suo studio con osservazioni relative all’unità interna del testo e ai rapporti trasversali con altri testi biblici.
Note sull’autore
Bruna Costacurta è laureata in scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico ed è docente di Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha pubblicato: La vita minacciata. Il tema della paura nella Bibbia ebraica, Analecta biblica 119, Editrice Pontificio Istituto Biblico, Roma 1988; Con la cetra e con la fionda. L’ascesa di Davide verso il trono, Edizioni Dehoniane, Roma 1994.