
Nel corso del suo mandato in Palestina, Ponzio Pilato fu chiamato a giudicare un "profeta" la cui vita e morte avrebbero acquisito un valore straordinario per le generazioni future. Un'icona parlante che non sarebbe sbiadita sui bracci della croce. Quel profeta, Gesù di Nazareth, fu condannato alla crocifissione dal procuratore di Giudea secondo la legge romana, ma quale peso ebbero i sacerdoti ebrei? E ancora: che ruolo giocò la moglie di Pilato, Claudia Procula, che lo stesso Vangelo ci dice fu turbata in sogno da quell'"uomo giusto"? E quale parte svolse Erode? Perché, dopo la crocifissione, Pilato fu richiamato a Roma? Vi giunse davvero oppure fuggì in un altro Paese, dove si suicidò? Tra storia e memoria, archeologia e leggenda, un racconto avvincente in cui si susseguono colpi di scena, incontri straordinari, indizi misteriosi e testimonianze incontrovertibili. Un'inchiesta attraverso secoli di storia, miti e tradizioni popolari per fare luce sull'uomo, santo e maledetto, che processò Gesù.
"Fare le orecchie alla Torah": ecco una delle espressioni più affascinanti per spiegare il midrash, sia come metodo di lettura che come opera vera e propria. Un po' come le "orecchie" che si fanno ai libri per tenere il segno, oppure - secondo un'altra accezione del termine "orecchie" in ebraico - come manici che permettono di prendere in mano un pentolone bollente di buon cibo. Tanti modi per dire che il midrash è nato per aiutare il lettore a meglio comprendere il testo biblico, soprattutto laddove appaia oscuro o con più significati possibili. In questo volume, l'Autore si concentra sul Midrash Tehillim (Sefer Tehillim è il libro dei Salmi nella Bibbia ebraica) e, in particolare, sul Salmo 119, il più lungo di tutto il Salterio, che pone al centro la difficile osservanza della Legge, intesa non come puro codice di comportamento ma come libera e piena adesione alla volontà di Dio. Una adesione che per la Bibbia è una "via", è camminare con Dio.
Saulo di Tarso ebbe la fortuna di essere iniziato a una doppia cultura: l'ellenismo e l'ebraismo. La sua illuminazione sulla via di Damasco non cambiò il suo carattere impetuoso: la Grazia non cambia la natura. Saulo rimarrà ebreo, anche se rinuncerà a recitare la preghiera giudaica quotidiana: «Benedetto sei tu Signore che mi hai creato ebreo e non pagano». Frédéric Manns conferma le sue doti di raffinato divulgatore affrontando la figura di Saulo, colui che da acerrimo nemico del cristianesimo ne divenne invece, con il nome di Paolo, il più appassionato testimone. Un racconto avvincente che trascina il lettore nella cultura del tempo, fra ellenismo ed ebraismo, agli albori della religione che avrebbe mutato il destino di popoli e culture.
«Ormai riconosco a occhi chiusi uno scritto di don Sandro: partenza sempre dal testo biblico, con ampi riferimenti agli originali in ebraico e in greco, poi via, verso un'attualizzazione ad ampi orizzonti sui grandi temi dell'uomo. Il tutto in brevi paragrafi, accessibili a tutti, con una ricchezza di citazioni che può all'inizio disorientare il lettore, ma in realtà lo attira dentro il testo e lo conduce a mettersi a sua volta in gioco, insieme all'autore. Perché il leggere è sempre un itinerario, un movimento che si compie anche restando fermi a tavolino: vuol dire riflettere, confrontarsi, interpretare, assumere un contenuto per la propria vita» (dalla Prefazione di Maria Manuela Cavrini, clarissa). L'autore ribalta l'usuale punto di vista della Bibbia sulla donna offrendo al lettore una ermeneutica del testo in cui la donna, troppe volte sempre e solo Eva, Maddalena o la Vergine Maria, si riscatta da sola in quanto figura viva, sostenuta da un approccio insolito e scomodo, perché contesta con lucidità e determinazione il potere e i soprusi del patriarcato. In questo saggio appassionato non smette mai di chiedere voce, stimolando riflessioni che travalicano l'ambito puramente religioso e teologico per parlare al sociale, al politico, all'umano.
Per una conoscenza dei testi biblici che cerchi di essere intelligente e appassionata, occorre tentare di stabilire dei solidi "ponti" tra letture che analizzino e interpretino i testi, per quanto possibile, nei loro significati originari, e la vita e la cultura di oggi, senza fondamentalismi e superficialità. Nel quadro del progetto culturale "Per una nuova traduzione ecumenica commentata dei vangeli", ideato dall'Associazione Biblica della Svizzera Italiana, questo volume - una nuova traduzione ecumenica commentata del testo secondo Giovanni - è la quarta tappa. L'intero progetto è pensato per accompagnare l'attività formativa di tante persone nella Chiesa (nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni di qualsiasi orientamento). Esso intende anche sostenere la volontà di singole persone che vogliano approfondire temi, contenuti e valori, che possono interpellare intensamente il cuore, la mente, la vita di chiunque. Ideatore del progetto e curatore del volume: Ernesto Borghi, biblista cattolico, presidente dell'Associazione Biblica della Svizzera Italiana (www.absi.ch) e coordinatore della formazione biblica nella Diocesi di Lugano (Svizzera). Redattori e redattrici: François-Xavier Amherdt - Guido Benzi - Emanuela Buccioni - Elena Chiamenti - Giuseppe De Virgilio - Stefania De Vito - Gaetano Di Palma - Fabrizio Filiberti - Nicoletta Gatti - Adrian Graffy - Luciano Locatelli - Lidia Maggi - Mariarita Marenco - Francesco Mosetto - Eric Noffke - Lorella Parente - Renzo Petraglio - Angelo Reginato - Luciano Zappella - Stefano Zeni - Giorgio Zevini. Prefazione: Gaetano Castello. Postfazione: Marinella Perroni. Appendici culturali e pastorali: Roberto Geroldi - Giorgio Jossa - Carmine Matarazzo - George Ossom-Batsa - Stefano Zuffi.
La preghiera dei Salmi Penitenziali è stata il conforto nei momenti di lutto, di paura, di scoramento di quanti ci hanno preceduto nel cammino della vita. Anche nel nostro tempo queste preghiere, unitamente alle sette parole di Cristo sulla croce, possono diventare un sostegno per scendere nel proprio cuore fino a imparare a passeggiare serenamente sugli abissi dell'anima come dei funamboli che apprendono l'arte di sostenere il mistero di se stessi. In queste pagine l'autore intende scoprire, di questi testi così antichi ma sempre nuovi per la loro capacità di interpretare l'anelito del cuore umano, sotto la cenere di un linguaggio che forse ci sembra lontano, la brace da cui possiamo attingere la scintilla necessaria per riaccendere la fiamma della speranza. Una speranza che rischiari i luoghi e i momenti in cui dobbiamo misurarci con le nostre tenebre e dichiarare guerra alla paura che ci paralizza e ci rende troppo vulnerabili.
Tutti avvertiamo talvolta il bisogno di "istruzioni per l'uso" nella nostra vita. Molti cercano modelli nella televisione, sui social, qualcuno nei libri... Marco Tibaldi propone come modello proprio un libro, o meglio il Libro, mostrando come la Bibbia, molto prima dei reality, si sia occupata delle questioni fondamentali dell'esistenza. I due "pensionati" Abramo e Sara, il "truffatore" Giacobbe, Mosè il liberatore e Naaman "il barbaro" sono alcuni dei personaggi messi in scena. Le storie prendono vita e parlano ai lettori, che scoprono l'intensa e continua decisione di Dio di non dimenticarsi mai dell'uomo. Le più belle storie della Bibbia rilette in chiave contemporanea. Perché il Libro parla ancora oggi a tutti noi, e ha ancora molto da dire.
Uno dei simboli più significativi della fede è quello del cammino, specialmente sul versante esistenziale, più che su quello di una riflessione teorica; d'altronde le nostre scelte importanti comportano dei processi di maturazione spesso lenti e faticosi che non annullano esperienze forti e intuizioni determinanti, ma le fondano ancorandole sul terreno solido della vita. In questa prospettiva il simbolo del cammino è particolarmente efficace, perché coinvolge la persona nello spazio vitale della sua esistenza quotidiana percorsa dal tempo e dallo spazio. Dunque, non meraviglia che la proposta di fede della Bibbia si sia espressa come un proposta di cammino esistenziale: dagli albori della storia salvifica fino alla sua pienezza; da Abramo, il primo migrante della fede (Gen 12,1), fino a Gesù, la Via per eccellenza (Gv 14,6). Il presente volume si propone di interrogare i primi pellegrini della fede che sono i patriarchi: Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Se il dialogo salvifico che Dio offre all'uomo inizia già con i primi undici capitoli della Genesi, è con le tradizioni patriarcali che la fede diventa una proposta concreta, grazie appunto a questi uomini che, pur con i limiti e le difficoltà inerenti alla natura umana, intraprendono e ci invitano a intraprendere un cammino di fede. Dopo di loro questo cammino a partire dall'epopea dell'esodo diventerà cammino di un popolo fino a diventare in Gesù proposta universale per tutti i popoli. (dalla Premessa dell'Autore)
Questo volume si propone come manuale introduttivo per l'insegnamento nel II e III ciclo accademico di studi biblici, infatti introduce e orienta gli studenti alle problematiche di base, all'impostazione epistemologica e alla bibliografia essenziale in un campo di studi che, per natura sua, è necessariamente e decisamente interdisciplinare. Il volume offre quindi nozioni introduttive sul contributo dell'orientalistica e della teoria della storiografia per l'esegesi e la teologia biblica, nonché per la storiografia israelitica. La parte centrale del volume, articolata in quattro capitoli, affronta la Bibbia come collezione di testi di vario tipo e genere, prodotti da autori diversi, in epoche, luoghi, contesti storici e geografico-politico-culturali differenti. La prospettiva è naturalmente letteraria prima che teologica. L'Autore spiega, infine, come nel mondo occidentale si sia arrivati a considerare e utilizzare la Bibbia come "ossatura" della storia universale, e come questa impostazione sia poi entrata in crisi per effetto delle scoperte archeologiche e orientalistiche, del progresso delle scienze naturali e dello sviluppo teorico della metodologia stessa dell'esegesi biblica.
Il mistero di una tomba vuota, un cadavere scomparso. Un fatto di cronaca come tanti, duemila anni fa, in una città periferica dell'impero romano. Se non fosse che quel corpo introvabile, per un gruppo di seguaci e fedelissimi, costituisce il segno della resurrezione di Gesù di Nazaret. Da queste premesse prende il via l'indagine di un moderno criminologo: cosa trovarono i primi testimoni che giunsero al sepolcro? La pietra era davvero impossibile da rotolare via, oppure il suo spostamento fa parte del più grande "complotto" mai ordito? La Sindone può essere recata come prova? In definitiva, è possibile ricostruire una scena del crimine a più di duemila anni dai fatti accaduti e dipanare un caso ancora irrisolto? Immagineremo di essere nella tomba di Cristo all'indomani della sua apertura, e lo faremo come se lavorassimo attraverso la realtà virtuale per avere la possibilità di raccogliere gli elementi che le memorie del passato ci hanno riportato; cercheremo di recuperare le notizie più attendibili su oggetti, armi, effetti personali delle persone coinvolte, oltre che le voci dei testimoni oculari. Saremo sostenuti dal metodo indiziario, ricorrendo a discipline come la criminologia e l'anatomia patologica; chiederemo aiuto alle fonti scritte (non solo evangeliche) e ai reperti arrivati sino a noi che in qualche modo conservano un legame con le ultime ore della vita terrena di Cristo. Tra indizi, testimonianze e analisi, un'indagine condotta con rigoroso metodo scientifico per fare chiarezza su uno dei primi cold case della storia.
Il compito di ogni uomo e donna sulla terra è quello di imparare a resistere alla grande tentazione di trasformare l'intera esistenza in una fossa di macerazione nella rabbia e nel rammarico. Nessun dolore e nessuna sofferenza sono per se stesse un inferno, per quanto le pene e le angosce lo facciano talora sentire e pensare, ma il rammarico lo è, il suo «verme non muore». Il libro di Giobbe è un vero compagno di viaggio per quanti sono toccati e, talora, segnati a fuoco dal mistero del dolore. Egli ha dovuto - e forse persino voluto - affrontare l'enigma del dolore sulla propria pelle. Sin dall'alba dei tempi, la sua figura si fa per noi insostituibile compagnia dei giorni, più spesso delle notti, rischiarate dall'unica luce del tenebroso dubbio in cui confluiscono tutte le nostre più sofferte domande. In questa rilettura epistolare del libro di Giobbe, Fratel MichaelDavide offre una meditazione che regala lucidità e serenità, per superare la rassegnazione e la rabbia che la sofferenza spesso porta con sé. Una delicata e profonda riflessione sull'arte di vivere (e di morire) che prende le mosse da una constatazione tanto semplice quanto rassicurante: Giobbe è nostro amico e possiamo parlare a cuore aperto con lui.