
Lo scopo primario delle tre lettere pastorali, 1-2Timoteo e la Lettera a Tito, è quello di indicare ai credenti, innanzi tutto, il retto modo di vivere il proprio oggi salvifico nella casa di Dio, la Chiesa. Per cui, i credenti sono invitati a operare mantenendo viva la memoria circa il deposito della fede trasmesso dai padri e contrastando ogni insana dottrina. Inoltre, confortati dalla testimonianza di Cristo, i credenti sono esortati a vivere in unione con lui il momento della prova personale e comunitaria. L'iter della trattazione è indicato dall'inizio di tutte e tre le lettere, che presentano la lotta contro l'eresia come il primo dovere dei collaboratori di Paolo. Ma la contrapposizione coinvolge non solo la diversa dottrina e la sana dottrina, ma anche gli avversari e le persone stesse di Timoteo e Tito, esortati continuamente a conservare la fedeltà a Paolo, loro apostolo-padre-modello, e l'identità paolina delle loro stesse comunità. L'impostazione antitetica determina, oltre alla particolare venatura polemica del linguaggio teologico-parenetico, il loro stesso impianto letterario-tematico e le accennate problematiche"introduttive". Così, assieme a linee teologiche di indubbia originalità in rapporto al noto pensiero paolino, in particolare nel campo della cristologia, della soteriologia e della ecclesiologia, emergono riflessioni innovative sulla tradizione in genere e sulle peculiarità di quella paolina in particolare, creando i presupposti per una diversa impostazione del problema della paternità delle lettere. Per cui, la necessità di una presentazione non estrapolata del problema dai testi, ma rispettosa della loro contestualità letteraria e del loro stesso ambiente vitale. Il commento esegetico di P. Jovino segue le piste emerse nella Sezione introduttiva della cosiddetta Diffusione tematica.
Una lectio su una delle pagine più belle della Bibbia.Il testo di Luca 1,39-56, la visita di Maria a Elisabetta, è stato il filo conduttore dell'annuale raduno dell'Associazione "Figli in Cielo". A genitori provati dalla scomparsa prematura di un figlio, padre Innocenzo Gargano ha presentato Maria come esempio di vocazione personale. Se accettiamo, come ha accettato Maria, di essere la serva del Signore, disposta a lasciargli compiere tutte le sue parole, possiamo diventare anche noi, come dicono i Padri della Chiesa, evangelizzatori per gli altri, missionari per gli altri, portatori di bella notizia per gli altri. Maria, infatti, accettando di condividere in tutto e per tutto la condizione del "servo", è stata in grado, secondo quanto dice Origene, di danzare sulle alture, portando consolazione in casa di Zaccaria alla mamma di Giovanni Battista. Solo se riusciamo a elaborare il nostro lutto, a passare dalla morte alla risurrezione, potremo portare consolazione agli altri, attraversare le situazioni umane con l'occhio dello Spirito Santo. Solo allora le nostre parole saranno autentiche parole di consolazione per chi ha vissuto un'esperienza analoga alla nostra. Pagine di spiritualità biblica e familiare.
Quello del profeta Osea è sicuramente uno dei libri biblici più intensi e suggestivi e in queste pagine viene letto mettendone in evidenza il tema centrale: l'amore di Dio. Come per gli altri testi della collana, la preoccupazione dell'autrice non è quella di una lettura esegetica, ma sapienziale del testo di Osea, per cogliere tutta l'intensità di una Parola che chiede di diventare esperienza personale; infatti l'autrice sostiene che il libro di Osea obbliga chi lo legge a rivedere il proprio concetto di Dio: non un Dio impersonale e lontano ma un Dio che si compromette con il suo popolo, che cammina con l'uomo e gli chiede l'impegno di un coinvolgimento sincero e personale.
Le storie che contano di cui si parla in questo libro sono, come specificato nel sottotitolo, le parabole di Gesù. Il libro, rivolto ai giovani, è una catechesi sulle parabole con l'obiettivo di far emergere da esse tutta la forza e l'attualità che contengono. I personaggi e le situazioni presentate nelle parabole esaminate dal libro sono le più famose, ma anche quelle che permettono una riflessione ampia su alcune importanti verità: la preghiera, il rapporto con il Padre, il perdono, la solidarietà, la vera ricchezza. Il libro rappresenta un sussidio di catechesi, adatto agli operatori di pastorale giovanile, oltre che un percorso molto interessante per la formazione personale.
L'autore definisce questo suo commento una contemplazione del Vangelo di Marco; la parola del Vangelo, perché notizia di liberazione e di vita, esige un ascolto e un'accoglienza che non si limitano alla conoscenza e alla comprensione intellettuali. In queste pagine il commento essenziale e semplice si accompagna con la parola dei Padri della Chiesa e con alcune indicazioni pastorali. Molto interessante l'Introduzione che presenta in modo sintetico l'ambiente socio-culturale in cui visse Gesù e gli elementi essenziali per conoscere struttura e messaggio del vangelo di Marco.
Il testo di Anna Maria Cànopi propone una lectio divina sul libro del profeta Giona, che si caratterizza per la sua brevità (solo 4 capitoli) e per la particolarità della forma letteraria: non una raccolta di oracoli, come avviene per gli altri libri profetici, ma un racconto; il racconto del dialogo tra Dio e il profeta. La singolare vicenda di Giona è molto nota e con la sua ricca simbologia ha ispirato nel corso dei secoli l'arte di pittori, musicisti, poeti. Nel commento si affiancano alla sapienza dei padri della Chiesa la voce di alcuni autori contemporanei e la ricca spiritualità del popolo ebraico.
È la prima riflessione, in forma di lectio divina, in preparazione al IV Convegno ecclesiale di Verona. E' un sussidio (sia per i vescovi sia per ogni cristiano) per approfondire, con spirito critico, alcuni dei temi importanti come:- l'educazione alla speranza- la liberazione dalle false speranze- la necessità del discernimento- la proposta di un cristianesimo estensivo, di una Chiesa che è, primariamente, dei laici ed è in cammino. Il volume di E. Scognamiglio evidenzia inoltre non solo le debolezze e i limiti dell'annunzio, ma sollecita anche due esigenze: 1) lasciarsi provocare dalla Parola meditata, per un approccio più profetico, intuitivo, critico, veritiero, alla realtà della Chiesa del terzo millennio; 2) sentire i bisogni, i desideri del mondo e le aspettative, nonché i rischi, i limiti, i peccati, insiti nella realtà sociale dell'uomo postmoderno. Attraverso la lectio, provare a sentire cum ecclesia e cum mundo!Annunziare il Cristo risorto significa, innanzi tutto, viverlo, sperimentare la sua presenza vivente.
Basandosi sul Nuovo Testamento, l'Autore offre alcune proposte di meditazione per sacerdoti; i diversi aspetti del ministero sacerdotale vengono focalizzati a partire dalla quotidianità in cui si esprime la missione del prete a servizio della comunità ecclesiale.
Il passo evangelico delle Beatitudini è uno dei più celebri del Vangelo e con esso Gesù apre l'altrettanto famoso Discorso della montagna, discorso definito dall'autore come "il più rivoluzionario della storia, l'eterna inquietudine di tutta l'etica cristiana". E prosegue: "Nelle Beatitudini Gesù non solo ci fa sentire la sua voce, ma ci rivela anche il suo volto, il suo autoritratto. Egli non ha voluto essere ritratto da pittori o da scultori del suo tempo. Ma ci ha lasciato nelle Beatitudini il suo ritratto, la sua fotografia. Gli evangelisti Matteo e Luca, in due bozzetti, ci hanno lasciato i tratti del suo volto nel Vangelo.
Il volume raccoglie cinque letture bibliche - seguendo le più intense pagine della Sacra Scrittura - sulla figura dello straniero. Gli interventi sono nati all'interno di un ciclo di incontri organizzato dalla Corsia dei Servi, centro culturale milanese, in collaborazione con: Duomo di Milano, Centro Culturale San Fedele, Fondazione Ambrosianeum e con varie parrocchie del centro storico, nella Quaresima 2006. In "Gesù e le donne straniere", E. Bianchi si sofferma soprattutto sull'esperienza paradigmatica della Samaritana, una donna straniera e segnata dal peccato, condizione in cui siamo tutti noi: stranieri verso Dio e cercatori della vera acqua che disseta per una novità di vita, per una vita autenticamente cristiana. R. Virgili, in "Rut la moabita", sottolinea come la terra sia di Dio: tutti vi passano, vi faticano, vi migrano, vi dimorano, vi mangiano, vi riposano, senza mai poter avere delle esclusive. Soprattutto senza mai poter pensare di viverci da soli. Prendendo lo spunto dal libro dell'Esodo, C. Di Sante, in "Lo straniero ospitato e lo straniero ospitante", mostra come per la Bibbia si è stranieri nel mondo in quanto ospiti, cioè ospitati e ospitanti. Noi siamo tutti stranieri, dunque, perché tutti ugualmente ospitati da Dio. E tutti siamo chiamati a co-ospitarci come Dio. In "Dio vicino e straniero. Prossimità ed estraneità: volti di Dio", E. Salmann aiuta a incontrare il Dio che si fa ospite per poi ospitare l'altro (Gen 18)...
I commentari ai profeti sono molto attesi in diversi ambiti. E questa volta la collana i I Libri Biblici pubblica il commentario a quattro profeti minori: Abdia - Naum - Abacuc - Sofonia. Gli scritti di Abdia - Naum - Abacuc - Sofonia, inseriti in vario ordine nel canone biblico dei dodici profeti, ci presentano una tale omogeneità di visuali, da potersi considerare come l'espressione di un medesimo progetto del Dio dell'alleanza. Lo stile di G. Savoca, che predilige la lettura strutturale delle unità fa un affondo nella storia dell'interpretazione del secolo XIX, per arrivare fino ai nostri giorni