
"Il Signore renda la donna che entra in casa
tua come Rachele e Lia, le due donne
che edificarono la casa di Israele".
"Con Rut, profeticamente ha inizio la nuova "Casa di Israele" dove anche le genti hanno posto. Considerate l'importanza della presenza di Rut nella genealogia di Gesù in Matteo 1! Sembra dunque che si voglia dire una rinnovata edificazione del Popolo di Dio in vista del re David e in vista del Messia".
Nelle Scritture il pasto più semplice è già un grande atto umano, segno di cortesia (cf. Gen 1S.1-5; Le 24,29) o di riconoscenza (cf, Mt 9,11): segno di gioia per l'arrivo di un parente (cf. Tb 7,9) o per il ritorno di un figlio scapestrato (cf. Le 15,22-32), oppure motivo di ringraziamento a Dio salvatore (cf. At 16,34). È arcinoto come anche i culti dell'Oriente antico comportassero banchetti sacri di carattere misterico, in cui si riteneva che mangiare parte delle vittime assicurasse un'assimilazione delle potenze divine a cui erano dedicate.
Ogni atto religioso solenne esigeva, secondo le Scritture, un pasto sacrificale (cf, 1Sam 1,4-18; 9,12s.), per confermare un'alleanza (cf. Gn 26,26-31; 31,53s.), per celebrare la Pasqua (cf. Es 12-13), ecc. Gesù non si sottrae al mangiare e al bere: lo si incontra a tavola non sempre con gente raccomandabile (cf. Lc 10,38-42), è presente al banchetto nuziale di Cana (cf. Gv. 2,1-11), accoglie l'invito a pranzo del fariseo (cf. Lc 7,36-50).
È così spesso a tavola da essere definire con l'appellativo dispregiativo: «È un mangione e un beone» (Mt 11,19). Ma la realtà più elevata di cui il banchetto è un segno, di cui l'Eucaristia è preludio, è la gioia del Regno di Dio.
Tutti coloro che hanno risposto all'invito del re prenderanno posto al suo banchetto (cl: Lc 22,30), per bere il ,alno nuovo (cf. Mt 26,29) con Abramo, Isacco e Giacobbe. Allora il padrone «passera a servirli. (Lc 12,37).
Una appassionata biblista popolare ci accompagna, attraverso le profondità del racconto delle Sacre Scritture, la lettura della Tradizione, delle traduzioni del magistero di Francesco, a percorrere gli orizzonti di "questo mondo possibile"che é profumo di Regno di Dio.
Il volume raccoglie il secondo ciclo di esercizi di esegesi pensato da Don Umberto Ranieri e Don Giuseppe Dossetti per insegnare a leggere la Bibbia con semplicità e vigore e per educare a un rapporto diretto con la arola di Dio. Lo scopo è quello di far giungere a una più piena comprensione del testo in esame. Il volume trasmette innanzitutto un metodo e commenta molti brani, sempre esaminati con esigente attenzione, ma mai con aridità.
In allegato al libro il CD con la registrazione audio originale, rimasterizzata in digitale, degli esercizi
Il libro, grazie alla bella traduzione "alla lettera" dal testo ebraico di Gianpaolo Anderlini ed al puntuale commento di Luigi Rigazzi, presenta, la prima parte del Deuteronomio, dal versetto iniziale fino a Dt 11, 25. La scelta operata dagli autori è stata di affrontare la traduzione e il commento del testo secondo la ripartizione seguita dalla tradizione ebraica. In questo volume sono analizzate le prime tre "sezioni" di Deuteronomio/Devarìm: Parashàt Devarìm (Dt 1,1 - 3,22); Parashàt Wa'etchannàn (Dt 3,23 - 7,11); Parashat 'Eqev (Dt 7,12 - 11,25). Il commento affronta i diversi aspetti esegetici e teologici che il testo propone e sottende e ne invita ad approfondire la lettura e lo studio, perché, come afferma Francesco Rossi De Gasperis: "E' questo uno dei libri più belli della Bibbia, perché ci offre una meditazione sugli inizi della storia e della fede di Israele, più profonda e matura di quella contenuta nei primi racconti di essi".
Il volume fornisce - attraverso un lavoro di esegesi scientifico e approfondito, e tuttavia ben comprensibile per ogni tipo di lettore - un quadro di come sia affrontato il problema e delle problematiche del racconto biblico. Per l'Antico Testamento l'analisi ha affrontato la storia di Giuseppe (Gen 37-50), il quale deve vivere tante situazioni anche molto dolorose. Alla fine Giuseppe loda Dio (che mai interviene direttamente nel racconto), perché grazie a tutto ciò che gli è accaduto egli può salvare la sua famiglia. Il libro di Giuditta inscena lo scontro tra due divinità: il Dio di Israele e il re Nabucodonosor, la cui adorazione è incompatibile con Dio. Alla fine, Israele ottiene la vittoria per mano di una donna, Giuditta, la quale - sola - si mostra saggia e timorata di Dio. Per il Nuovo Testamento si è visto che, all'inizio, viene proclamata la fede nella risurrezione del Cristo. I racconti nascono in seguito, per mostrare meglio il grande dono di fatto da Dio, con la evidenza che ogni evangelista sottolinea aspetti diversi, a seconda della propria visione teologica.
Il volume offre la trascrizione di diciotto relazioni che don Maurizio ha tenute sul Vangelo secondo Giovanni e che spaziano dal Prologo fino ai capitoli sulla Risurrezione.
“Benedetto Piacentini si cimenta con tre grandi commentari moderni: quelli di Arthur Weiser, Gianfranco Ravasi, e Luis Alonso Schökel-José Luis Sicre Diaz e mi sembra privilegiare, come punto di vista ermeneutico complessivo dell’intero libro, il suo studio filologicamente attento e impegnato”.
(...) Comunque lo si interpreti, il protagonista di questo tanto complesso libro ha il grande e impagabile merito di dare voce non solo all’uma-na sofferenza in eccesso e senza perché, ma anche a quella paura atavica dell’uomo di scoprirsi prima o poi una creatura imbrogliata, un figlio tradito, un re malamente detronizzato (Gb 29-30; cfr. Gb 7) che irride, parodiandolo, il Sal 8.
Non a caso, la stessa risposta finale di Dio a Giobbe, riprenderà ironicamente il filo di queste questioni circa il «dov’è il Padre?», in qualche modo rovesciandole: «Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine dicendo: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Orsù, cingiti i fianchi come un prode, io t’interrogherò e tu mi istruirai. Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa il filo a piombo? Su cosa affondano le basi delle sue colonne o chi ha gettato la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?» (Gb 38,1-7; cfr. anche vv. 19-21.24).
(Dalla presentazione al libro di don Roberto Vignolo)
Benedetto Piacentini, già religioso della Piccola Famiglia dell’Annunziata ha vissuto a Montesole (BO) fino alla morte di G. Dossetti. Dopo aver studiato il latino e il greco, si è trasferito in Medio Oriente dove è rimasto 10 anni, prima a Gerusalemme e poi nella comunità religiosa in un villaggio palestinese non lontano da Ramallah. Durante questo lungo periodo ha potuto approfondire lo studio delle lingue semitiche (ebraico biblico, ebraico moderno, Arabo letterario, dialetto palestinese, aramaico biblico) e frequentare le scuole bibliche a Gerusalemme, in particolare la Scuola Biblica Francescana della flagellazione e l’École Biblique tenuta dai domenicani. Incoraggiato dai suoi professori, ha intrapreso il lavoro di scrittore biblista dal 2006, pubblicando “I Canti di lode dei Padri”, Esapla dei salmi (Edizioni Dehoniane Bologna) nel 2011 e “I Salmi Preghiera e Poesia” con Paoline editoriale libri, Milano nel 2012. Nel 2014 ha conseguito da privatista la laurea in teologia, continuando il lavoro di biblista sul web e predisponendo una videoteca biblica.