
Il volume del cardinale Ravasi esplora il tema della preghiera nella Bibbia, focalizzandosi su due modalità tradizionali: la preghiera dei Salmi e quella alla Vergine. Nei Salmi, cuore orante delle Scritture, troviamo la radice della preghiera monastica (e non solo), che proprio sui Salmi fonda la Liturgia delle Ore. Le preghiere della tradizione mariana, che compongono la devozione cristiana spesso più immediata e semplice, sono fondate anch'esse sulla Bibbia, ed esprimono una devozione profonda. Ravasi guida il lettore alla scoperta di come queste preghiere rispondano ai bisogni spirituali più intimi.
La Bibbia, Scrutate le Scritture offre un metodo unico per fare esperienza di Dio attraverso una ricca proposta di note, introduzioni, passi paralleli e percorsi tematici. È la Bibbia più ricca al mondo di passi paralleli in numero e in ampiezza di associazioni che permettono accostamenti tra i due Testamenti, favorendo una lettura vitale. Si tratta di una Bibbia che valorizza la via della Scrutatio, sottolineandone l'autorevolezza con riferimenti puntuali e chiari, seguendo la tradizione rabbinica e patristica. Il volume offre un'introduzione generale che illustra i principi per una sua lettura orante, aspetti storici e letterari all'interno di ogni singolo libro e 380 note di scrutatio, veri e propri percorsi tematici all'interno della Scrittura su altrettanti temi biblici. Attraverso queste molteplici possibilità, il lettore può costruire un'esperienza inedita e personalizzata e un metodo specifico di lettura del testo.
Sette autori contemporanei si mettono a confronto con sette pagine di Vangelo. L'incontro è sorprendente: Lazzaro, Giuseppe, persino il fico della parabola riprendono vita ed entrano a pieno titolo nell'avventura dell'umanità contemporanea; sì, perché la rilettura che emerge da queste pagine (a volte drammatiche, a volte ironiche, a volte semplicemente curiose) sembra riportare tempi e figure, che sono stati presenti a Cristo nella sua avventura terrena, a una nuova forza narrativa e rivelatrice. In fondo, nei personaggi anche minimi della Parola di Dio siamo un po' tutti simbolizzati; ed essi riescono a restare capaci di provocazione nei confronti della nostra realtà che ha bisogno di una novità e di parole inattese.
Una galleria di giovani personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento schizzati con mano rapida, felice, guidata da non comuni competenze storiche e linguistiche. Figure che fanno parte dell'immaginario di tanti lettori (dall'Isacco offerto in olocausto da Abramo al giovane discepolo Giovanni, amato da Gesù), ma anche fi gure più appartate, nascoste nelle pieghe di un libro smisurato e complesso come la Bibbia; presenze non per questo meno ricche di freschezza, di densità simbolica, di suggestione poetica (per esempio la ragazza che piange per due mesi sui monti la propria verginità sacrifi cata al voto insensato del padre Iefte). Nel cuore del libro Ravasi apre uno spazio adeguato alla giovinezza del personaggio cruciale del cristianesimo, il carpentiere e poi rabbì itinerante originario di Nazaret. Una parola è dedicata agli anni nascosti del Signore, alla sua famiglia, alla sua professione, alla sua conoscenza della scrittura e della lettura, alla cronologia della sua vita.
Questo non vuole essere un sussidio per preti pigri, che vogliono trovare qualcosa di già pronto. Si tratta di un commento alla Parola unito a un tentativo di leggerla alla luce delle situazioni che la storia ci pone di fronte, la realtà della Chiesa quale la viviamo oggi, la piccola comunità di Bivigliano di cui don Luca è parroco. Le riflessioni offerte da don Luca possono aiutare il credente a trovare nei testi della liturgia festiva un filo, anche se non certamente l'unico, che permetta di entrare più in profondità nel testo stesso e metterlo in rapporto con la propria vita, secondo il principio già proposto nella lettera La Parola di Dio corra e sia glorificata, offerta nel 1995 dai vescovi italiani: si tratta di «leggere la Bibbia con la vita e la vita con la Bibbia».
Non c'è paragrafo del Nuovo Testamento che non rinvii all'evento della Crocifissione. Quale parola può dunque fl uire da una morte così turpe? Come può l'arte della persuasione declinarsi con l'evento più scandaloso della storia umana? Tale paradossale congiungimento è stato possibile soltanto a condizione che gli autori raggiungessero il grado zero della retorica: una retorica senza orpelli, dove forma e contenuto sono inscindibili poiché, in tal caso, la forma è il contenuto, lo stile è il messaggio, la parola è il silenzio. Se fin dall'epoca patristica si è cercato di cogliere il messaggio persuasivo del Nuovo Testamento, tuttavia nel corso dei secoli troppe volte si è sminuito o addirittura trascurato il nesso tra stile e contenuto. È quanto si propongono i due autori. Essi hanno individuato 105 voci che riassumono sistemi argomentativi, figure e tropi che innervano gli scritti del Nuovo Testamento. Se ne offre la definizione, se ne elencano esemplificazioni testuali e se ne illustra la funzione contenutistica. Dopo la Sinossi paolina bilingue (San Paolo, 2013), gli autori offrono un altro strumento innovativo e completo, in grado di condurre verso la bellezza dei contenuti nel Nuovo Testamento.
«In Osea si parla di amore. Un amore tormentato, infedele, passionale, straziante e che, riferito a Dio che sceglie di identificarsi in Osea e nella sua vicenda, diventa uno spaccato impressionante sull'identità del Dio di Israele. Sì: Dio ama l'umanità anche (e quando) non viene corrisposto». Così Paolo Curtaz nella sua prefazione a questo libro a tratti crudo che, attraverso una lettura e interpretazione puntuale delle pagine del profeta Osea, ricorda ai credenti di oggi che il messaggio profetico riguarda ciascuno di noi, le nostre comunità. Osea sposa una prostituta, immagine dell'Israele che si è allontanato da Dio e, dice Dino Pirri, immagine di una Chiesa che rischia di morire proprio perché il suo respiro si è fatto distante dal richiamo del Vangelo: «Immagino tutti i figli della Chiesa, chiamati in giudizio da Dio. Non nel riserbo di un tribunale ecclesiastico, a porte chiuse, ma in diretta streaming. Davanti a tutto il mondo. I capi di accusa sono tre: la mancanza di affidabilità, la mancanza di compassione e la mancanza di "conoscenza di Dio"». La speranza, per l'Israele di Osea e per la Chiesa di oggi, però non viene meno: se ci convertiremo, se accetteremo di tornare nel deserto lasciando che Dio ci parli "cuore a cuore", potremo nuovamente essere chiamati da Lui: "Mio popolo". La domanda è: lo vogliamo davvero?
In occasione del Giubileo della Speranza, una Bibbia pensata per tutti i pellegrini. Questa edizione, arricchita da un esclusivo taccuino e da una penna, permette ai fedeli di fissare su carta pensieri e idee nati dal cammino e dalla lettura della Parola di Dio. 72 pagine a colori con introduzione generale alla lettura, cartine, ricostruzioni. E poi introduzioni ai singoli libri, note al testo: tutto ciò che occorre a chi si avvicina per la prima volta alla Parola di Dio.
L'Autore accompagna il lettore in una comprensione profonda e attualissima dell'insegnamento del Discorso della Montagna (Matteo 5-7), in cui il Maestro di Galilea, attraverso la via delle Beatitudini, ci consegna la magna charta del cristianesimo, la pietra miliare su cui costruire la nostra fede. Le nove Beatitudini sono storia umana, vicenda che ci riguarda: è Dio stesso che in Cristo dice al povero, a chi piange, a chi ha fame, a chi è perseguitato: "Io sono dalla vostra parte, ho scelto ciò che è ignobile e disprezzato dal mondo per confondere i sapienti, ciò che è debole per confondere i forti". La beatitudine, ci dice Matino, non è felicità che arriva solo come promessa futura, ma condizione presente che, senza ignorare il travaglio del momento, trova nella promessa del Maestro e nella comunione dei fratelli la sua forza, l'ottimismo necessario per far fronte al quotidiano sofferente. La sapienza del mondo, che rigidamente vuole sconfitto il povero, vinto l'afflitto, perdente il mite, è stravolta dalla sapienza di Dio che, pur non amando la miseria, non godendo delle lacrime, non gioendo dell'afflizione del sofferente, sceglie come sua dimora la povertà del povero, l'afflizione del misero e per questo ne sana le ferite, ne cura le piaghe, ne asciuga le lacrime. Un messaggio, quello delle Beatitudini, di cui i nostri tempi hanno profondamente bisogno.
La Parola di Dio ogni giorno 2025 si colloca nell'anno del Giubileo, un'istituzione che affonda le radici nella tradizione biblica. Papa Francesco ha voluto riprendere questa tradizione con l'intento di favorire la nascita di un nuovo futuro. Per questo ha scelto il motto Pellegrini di speranza. Oggi siamo in mezzo alle guerre in Ucraina e in Terra Santa e alle altre 57 ancora aperte, in un clima di odio e di conflitto che sembra crescere piuttosto che diminuire. Non possiamo dirci estranei. Siamo sull'orlo dell'abisso non per caso ma per l'insipienza irresponsabile dell'intera umanità. A tutti si chiede uno scatto di responsabilità, di creatività e di audacia. È indispensabile incamminarsi verso una rinascita spirituale perché le società crescano in umanità, in amore e fraternità. Pellegrini di speranza nell'Anno Santo con la compagnia quotidiana della Parola di Dio.
La birra, nella cultura occidentale, è stata spesso considerata una bevanda rozza e meno dignitosa rispetto al vino. In realtà nel Vicino Oriente Antico aveva un'importanza notevole, a livello sia sociale sia religioso, tanto che in Mesopotamia vi era addirittura una divinità ad essa dedicata. Questo libro traccia una documentata storia del «pane liquido» nelle civiltà mesopotamiche e nell'antico Egitto e mostra come questa bevanda fosse diffusa e tenuta in grande considerazione nel mondo antico, forse già dal Neolitico, quando la coltivazione dell'orzo portò alla produzione non solo del pane ma anche della bevanda ottenuta dalla sua fermentazione. Inoltre, si evidenzia come essa sia menzionata varie volte nell'Antico Testamento, benché la sua comparsa sia oscurata da traduzioni generiche. Infine, si svelano quattro ricette per produrre birra seguendo il metodo usato da assiri, sumeri, babilonesi, egizi e israeliti.
Anche dopo una frettolosa visita al condominio del Pentateuco, sorgono immediate alcune domande: perché gli antenati d'Israele sono tre e non uno solo, e perché l'antenato d'Israele non è un antenato eponimo? Perché tutte le istituzioni fondamentali d'Israele sono legate al deserto e non al suo territorio nazionale? Perché il personaggio principale delle tradizioni fondanti, Mosè, non è un re e non fonda una dinastia? Insomma, il lettore che intraprende l'avventura di leggere il Pentateuco si trova davanti a una serie di camere chiuse, con un mazzo di chiavi in mano ma senza sapere quale di queste apre quale porta. Frutto maturo dello studio e dell'insegnamento protrattisi per oltre quarant'anni, l'opera di Jean Louis Ska permette di individuare le chiavi più adeguate ad aprire quello scrigno che contiene le più preziose tradizioni dell'antico Israele. Aiuta inoltre i lettori a orientarsi nella foresta - in alcuni casi la giungla - delle pubblicazioni sul Pentateuco, distinguendo i tentativi più validi e più proficui. Infine, alimenta il gusto della lettura, della ricerca e, forse ancora più importante, il desiderio di porre domande sempre più pertinenti a un testo antico, ma sempre giovane.

