
Il volume raccoglie una serie di studi consacrati al vangelo di Giovanni, pubblicati dall'autore in un arco di tempo che va dal 2004 al 2015. Le tre parti di cui esso si compone sono rispettivamente dedicate all'esegesi di alcune pericopi, allo studio di alcuni temi e alla presentazione del contesto storico-religioso da cui nasce il DV: il giudaismo del I secolo. L'autore rinuncia a ipotesi su fonti e strati del vangelo di Giovanni e tale rinuncia alla critica letteraria classica gli permette di dedicarsi pienamente al testo del QV nella forma in cui è stato trasmesso. Marcheselli usa soprattutto le analisi sintattiche e semantiche per elaborare il messaggio dei testi, a cui aggiunge il ricorso agli strumenti dell'analisi narrativa. Una lettura esclusivamente sincronica dei vangeli rischia di perdere di profondità: non è il caso della presente raccolta, in cui si trovano combinati in un modo convincente l'approccio sincronico e diacronico. L'autore fa costantemente ricorso all'Antico Testamento e al giudaismo del secondo tempio per mostrare le radici del pensiero giovanneo; egli inoltre si mostra in debito verso la cosiddetta Scuola di Lovanio, che nota in Giovanni l'influsso dei vangeli sinottici. Anche sotto un altro aspetto questi contributi si distinguono da un approccio meramente sincronico: l'autore adotta il modello della "rilettura", riconoscendo pertanto all'interno del QV una certa stratificazione. Caratteristiche poi dell'approccio dell'autore è il suo orientamento ermeneutico, che si mostra già nella scelta dei temi e dei testi.
Il presente studio intraprende una lettura narrativa dei racconti del primo libro dei Re riguardanti il regno di Acab (1Re 16,29-22,40). In particolare, viene trattata la peculiare caratterizzazione di questo personaggio. La narrazione biblica, infatti, si sofferma ampiamente su questo sovrano, rivelandone tutta la complessità e drammaticità. Egli è ritratto dalla Bibbia come un re peggiore degli altri sovrani che lo hanno preceduto sul traballante trono d'Israele. La poliedrica figura di Acab è indagata nelle sue molteplici sfaccettature, considerando la particolare attenzione del narratore all'interiorità e alle dinamiche affettive del figlio di Omri. La disamina delle vicende che coinvolgono il re d'Israele apre una finestra sulla problematica legata alla rappresentazione narrativa dei personaggi cattivi in azione, parole e sentimenti. Il testo passa a considerare la tipologia del cattivo nella Bibbia, arricchendo l'indagine su Acab del confronto con gli altri opponenti presenti nel macroracconto, nelle narrazioni delle origini e nella saga dei re d'Israele e di Giuda. Nella narrazione biblica può essere rappresentata ogni cosa, anche i personaggi cattivi, perché Dio si mostra capace di attraversare tutto, incluso il male commesso dagli uomini.
This book is intended as a practical resource for students who wish to advance their knowledge of New Testament Greek beyond the introductory level. In the discussion of each grammatical topic, a brief explanation is followed by several textual citations that illustrate the linguistic usage under examination. The selection of materials and the manner of presentation are the fruit of the author's experience in teaching Attic and Koine Greek in various academic settings. It is hoped that whatever profit may come to those who use this manual will provide further confirmation of the value of precise and well-informed grammatical analysis within the complex task of biblical exegesis.
L'indagine cerca di sintetizzare i canoni iconografici delle visioni contenute in Dn 2-6, verificando se essi possano confluire in uno schema immaginifico regolare. In particolare, l'analisi si sofferma su cinque immagini tratte da Dn 2-6: la roccia staccata «senza mani d'uomo» (2,34.45), il quarto uomo apparso nella fornace (3,25), il ceppo incatenato del sogno di Nabucodonosor (4,12.20), la lampada con la scritta nella visione di Baldassàr (5, 24-25) e l'angelo che serra le fauci dei leoni (6,23). Letteratura onirocritica, miti e leggende vicinorientali, testimonianze di pratiche licnomantiche greche e culti pirolatrici persiani, rilievi numismatici, questi e molti altri dati si trovano raccolti in questa ricerca, il cui obiettivo è la ricostruzione di un immaginario finora considerato frammentario, ma che presenterebbe nella sua iconogenesi e nell'evoluzione figurativa evidenti tratti di coesione.
Este libro pretende ser un recurso práctico para los estudiantes que desean avanzar en su conocimiento del griego del Nuevo Testamento, más allá del nivel introductorio. En la discusión de cada tema gramatical, se ofrece una breve explicación seguida por varias citas textuales que ilustran el uso lingüístico examinado. La selección de materiales y la forma de presentación son el fruto de la experiencia del autor en su enseñanza del griego ático y koiné en diversos entornos académicos. Esperamos que cualquier beneficio que puedan obtener aquellos que usen este manual proporcione una confirmación adicional del valor del análisis gramatical preciso y bien informado en la compleja tarea de la exégesis bíblica.
Questo volume offre una versione riveduta e ampliata degli Atti del Convegno internazionale che si è tenuto presso il Pontificio Istituto Biblico, in onore del grande maestro, il padre Luis Alonso Schökel ricordando i sessanta anni dall'insegnamento (1957) e il ventennio della sua morte (Salamanca, 10 luglio 1998) e della pubblicazione del suo ultimo libro intitolato Simbolos Matrimaniales en la Biblia.
Il libro vuole essere una risorsa pratica per gli studenti che desiderano approfondire la propria conoscenza del greco del Nuovo Testamento oltre il livello introduttivo. Di ogni argomento grammaticale si fornisce una breve spiegazione, seguita da diverse citazioni bibliche che illustrano l'uso linguistico in questione. La scelta del materiale e le modalità di presentazione sono frutto dell'esperienza dell'autore nell'insegnamento del greco attico e della koinè in vari contesti accademici. L'auspicio dell'autore è che il profitto che potrà derivare dall'uso di questo manuale fornisca un'ulteriore conferma del valore di un'analisi grammaticale precisa e ben fondata all'interno del complesso lavoro dell'esegesi biblica.
Lo stile di Isaia indulge spesso al paradosso, all'ironia, all'ambiguità. È uno stile oscuro, che può condannare il destinatario antico e moderno all'incomprensione e all'indurimento (cf. Is 6,10 e 29,9-12). Integrando attenzioni sincroniche e diacroniche, il presente studio indaga tale aspetto sinuoso della lingua isaiana, esplorandone le concrete forme espressive, nonché l'impatto che esse ebbero sulla tradizione posteriore, cristallizzata nel deposito scritturistico. Pur non ignorando le molteplici sfumature di oscurità rinvenibili nel corpus di riferimento (Is 1-39), la ricerca si concentra su un segmento preferenziale dello stesso, il c. 29. Il testo, infatti, è frequentemente chiamato in causa per il suo carattere enigmatico, contradditorio, ambiguo. Nel suo insieme, Is 29 è anzi paradigmatico dell'oscurità isaiana: dei fattori che la produssero, dei coefficienti espressivi in cui essa si declinò, degli strascichi che essa lasciò nella tradizione posteriore e, infine, dello straniamento che essa continua a produrre sul lettore. Dall'indagine emerge una recezione controversa dell'espressività poetica del profeta, bilanciata tra accoglienza e superamento dei paradossi di siffatta comunicazione. Al contempo, l'indagine offre un quadro complessivo dell'oscurità isaiana, evidenziando, in particolare, la funzione poetica dell'ambiguità, dell'ironia e di un uso straniante della metafora.
Diritto e fede si incontrano nella storia che è, all'un tempo, luogo concreto di verifica del modo in cui la ricerca della regola si confronta con l'aspirazione al conseguimento di un risultato di giustizia, nonché strumento essenziale del disegno redentivo. Poiché Legge e giustizia sono termini relazionali che chiamano in causa la teodicea e gli esseri umani, la svolta decisiva si verifica quando l'evento più illegale, che è la crocifissione di Cristo, diventa il centro della giustificazione e della giustizia divina. Da questo paradossale centro focale, Paolo ripensa la storia della salvezza - dalla creazione all'eschaton - estendendo gli orizzonti della giustizia divina alla predestinazione, l'elezione, la libertà e il destino dell'essere umano. Accennate in altre lettere, le tensioni tra giustizia e Legge sono affrontate soprattutto nella Lettera ai Romani: l'evangelo di Dio in cui Paolo raccoglie le sfide sulla Legge e la giustizia per dipanarle con qualsiasi destinatario.
A una lettura continua il Libro di Samuele si mostra come una storia compatta e ben costruita. E tuttavia, già a una seconda lettura appena più scaltra, si percepisce che il racconto non scorre in modo del tutto piano. Se ancora il lettore può accettare che Saul attenti per due volte alla vita di Davide con la sua lancia o che Davide per due volte rifiuti di uccidere Saul, certamente deve interrogarsi quando legge che Davide entra alla corte di Saul come musico e poi come comandante nei ranghi militari, così come deve chiedersi perché Saul, pur rigettato da Dio, continui a regnare su Israele prima di venire rigettato ancora, restando però sul trono fino alla morte. Il fenomeno del racconto "doppiamente raccontato" (M. Sternberg) non è estraneo alla narrativa biblica, tanto che lo si può considerare un espediente letterario consolidato. Nel Libro di Samuele i racconti doppiamente raccontati si fanno notare per il loro numero e per la varietà dei modi in cui la duplicazione viene realizzata. Dal complesso dell'indagine emerge che l'espediente del racconto doppio struttura il Libro di Samuele su due piani distinti, quello della narrazione degli eventi e quello della riflessione sugli eventi stessi. I racconti doppi, concentrati nei nodi più problematici, fanno appello all'attenzione, alla capacità interpretativa e al bagaglio di competenze del lettore, chiamato in causa come parte attiva del processo comunicativo.