
Gli scritti dell'Antico Testamento, che possono essere considerati la "biblioteca nazionale dell'antico Israele", raccolgono tradizioni sulla creazione dell'universo, la vocazione di Abramo e la saggezza che appartiene al patrimonio comune del Vicino Oriente antico attraverso una pluralità di generi letterari: racconti, leggi, storie, novelle, poesie, preghiere, proverbi, riflessioni sull'attualità e sull'esistenza. Tuttavia, non vi è nulla di paragonabile all'epopea di Gilgamesh in Mesopotamia, né all'Iliade e all'Odissea in Grecia o all'Eneide di Virgilio. I racconti dell'Antico Testamento rifiutano la forma epica e il culto dell'eroe, privilegiando uno stile prosaico vicino a quello delle narrazioni popolari. Dal Pentateuco ai libri storici, dai testi poetici e sapienziali a quelli profetici, proprio questo sguardo originale e unico delle pagine bibliche fa della "biblioteca di Israele" un grande codice della cultura religiosa, spirituale, letteraria e artistica dell'Occidente. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Dal punto di vista giuridico si configura come una monumentale raccolta di leggi. Sul piano storico, come un grande affresco che inizia con la creazione del mondo. Sotto il profilo letterario, come la "biblioteca nazionale" del popolo d'Israele. La ricchezza delle pagine dell'Antico Testamento viene proposta attraverso sedici tappe che suggeriscono temi, letture e approfondimenti su uno dei testi fondamentali della cultura occidentale. L'itinerario muove dalla creazione e dall'idea del tempo nel pensiero greco e nelle pagine della Genesi, prosegue con le figure dei patriarchi e il racconto del diluvio, si sofferma sulle genealogie e sull'amore nelle società del mondo antico. Le riflessioni sulla schiavitù d'Egitto, l'esperienza del deserto e il lavoro nella terra promessa anticipano i capitoli riservati al giubileo, ai pellegrinaggi, al rapporto tra il diritto e la legge, alle dinamiche del potere e al racconto della costruzione della torre di Babele. Il testo si conclude prendendo in esame il ruolo degli anziani e dei sacerdoti, la dinamica dei sacrifici e i volti insoliti di Dio. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
I vangeli di Matteo, Marco e Luca, che per le analogie dei loro contenuti sono detti sinottici - allineati su colonne parallele consentono, infatti, una visione d'insieme - sono testi fondamentali della cultura occidentale. Il libro, che prende inesame anche gli Atti degli apostoli, offre un quadro introduttivo d'insieme che consente di cogliere il contesto letterario neotestamentario e quello canonico, gli aspetti storico-culturali e gli studi critici. I singoli vangeli vengono inoltre esaminati da cinque punti di osservazione: la macrostruttura del racconto, l'articolazione del percorso, un testo chiave, i motivi teologici, i connotati storici e ambientali. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico delle università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.<br>
Pentateuco - il «libro contenuto in cinque astucci» - allude ai contenitori nei quali venivano custoditi i primi cinque rotoli delle Scritture ebraiche: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, chiamati dal Talmud anche «cinque quinti della Legge». Ciascuno ha un inizio e una conclusione, sempre segnalati dal punto di vista letterario con chiarezza, e un proprio innegabile profilo sia dalla prospettiva degli eventi narrati, sia sul piano teologico. Il numero cinque ha dunque un preciso significato e indica un insieme i cui componenti non possono essere fusi o confusi fra loro se non tradendone l'originaria organizzazione. D'altro canto, il Pentateuco non è la semplice addizione progressiva di cinque diverse opere rilegate insieme, ma un complesso ben definito e strutturato, intangibile, che Israele chiama nelle sue Scritture «libro della Legge di Mosè» o «Legge di Mosè». Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili ad un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Negli ultimi anni la lingua ebraica è uscita dal mondo accademico e ha raggiunto pubblici diversi: cristiani che vogliono conoscere le proprie radici religiose, storici, politologi e sociologi interessati allo studio del contributo ebraico nella formazione della società occidentale, persone affascinate dalla Bibbia come testo di riferimento costante per molta letteratura in diverse lingue. La sfida contenuta nel presente manuale è invitare gli studenti a lavorare su testi di epoche e stili diversi, all'insegna del metodo esegetico dei maestri, ovvero per analogia e confronto. La pubblicazione si rivolge a chi studia ebraico e ha già nozioni di grammatica, ma anche a chi desidera avvicinarsi alla conoscenza dell'ebraismo ed è ancora «in principio». A questo proposito sono riportate anche le traduzioni in italiano e, in appendice, un supplemento grammaticale.
Unica figura della Chiesa del primo secolo di cui abbiamo abbastanza elementi per tentare di scrivere una biografia, Paolo è da molti considerato il vero fondatore del cristianesimo. È colui che ha elaborato le basi teologiche dell’universalismo e dell’uscita dal giudaismo come sistema di salvezza basato sulla Legge di Mosè. Le sue lettere, datate tra gli anni 50 e 55, quindi due decenni dopo la morte di Gesù, sono inoltre gli unici scritti di cui conosciamo l’autore. Esse costituiscono una testimonianza unica non solo del pensiero dell’apostolo, ma anche della vita, dei problemi e dell’organizzazione delle comunità cristiane della sua epoca e contengono un vero patrimonio storico di formule liturgiche, catechetiche e kerygmatiche degli inizi della Chiesa.
Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Sommario
Premessa. Le fonti. I. LA VITA DI PAOLO. Cronologia (approssimativa) della vita di Paolo. 1. Paolo precristiano. 2. L’apparizione del Risorto presso Damasco. 3. Da Damasco a Tarso. 4. Il primo viaggio missionario (At 13–14). 5. L’assemblea di Gerusalemme. 6. L’incidente di Antiochia: Gal 2,11-14. 7. Secondo viaggio missionario. 8. Terzo viaggio missionario. 9. Il viaggio della colletta e l’arresto a Gerusalemme: At 20,3–21,36. 10. Paolo prigioniero a Gerusalemme e a Cesarea: At 22,1–26,32. 11. Il viaggio verso Roma: At 27,1–28,15. 12. Paolo a Roma: At 28,16-31. II. IL PENSIERO DI PAOLO 13. Gesù crocifisso-risorto. 14. La Legge e la giustificazione mediante la fede. 15. L’etica cristiana secondo Paolo. 16. L’ecclesiologia di Paolo. 17. L’escatologia nelle lettere di Paolo. Conclusione.
Note sull'autore
Gérard Rossé è ordinario di Teologia biblica all’Istituto Universitario Sophia a Figline Incisa Valdarno (Firenze) e docente di Esegesi biblica nelle scuole di formazione del Movimento dei Focolari in Italia e Svizzera. Esperto del Nuovo Testamento, si è dedicato soprattutto all’opera lucana. Con EDB ha pubblicato Gesù figlio di Dio. Approccio biblico-teologico (2015), La risurrezione di Gesù (2016) e Il volto nuovo di Dio. Quando Gesù parlava in parabole (2017).
La storia è una dimensione fondamentale di tutta la Bibbia. Giosuè, Giudici, Samuele e Re completano la linea del racconto del Pentateuco che, partendo dalla creazione, attraverso i patriarchi arriva alla morte di Mosè. Un arco di tempo paragonabile è abbracciato da Cronache (da Adamo al ritorno dall'esilio babilonese), mentre Esdra-Neemia proseguono la narrazione con alcune vicende dopo l'esilio. Il primo e il secondo libro dei Maccabei aggiungono notizie sulle lotte per mantenere la fedeltà all'alleanza nell'epoca ellenistica, portandoci a oltre un secolo dal tempo di Gesù. E se Rut e Tobia si soffermano su vicende familiari, inquadrate nella storia del popolo, quasi romanzi storici edificanti, Ester e Giuditta si configurano come una controstoria immaginaria, dove i deboli vincono sui forti. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
In questo volume, frutto di un'esperienza più che decennale di insegnamento, si trovano i temi fondamentali che fanno parte di ogni introduzione generale alla Sacra Scrittura, a partire da quello dell'ispirazione, che considera la Bibbia testo sacro, Parola di Dio espressa in parole umane. La riflessione si sofferma poi sul canone delle Scritture, su come si è formata e chiusa la lista dei libri sacri (comprese le differenze rispetto all'ebraismo e al protestantesimo) e sul tema più prettamente storico del testo biblico, cioè da dove proviene e come si può stabilire la sua affidabilità. Infine il volume affronta la grande questione dell'ermeneutica, che riguarda i principi e i metodi dell'interpretazione. Il testo si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
«Tutti siamo Giuda», scriveva in una sua meditazione don Primo Mazzolari. Al centro di due saggi, scritti negli anni Trenta e Quaranta del Novecento durante il suo periodo parigino, Bulgakov mette proprio la figura di Giuda. Nei due scritti, che appaiono ora per la prima volta tradotti in italiano, l'autore indaga il mistero di quest'uomo e cerca il senso profondo di ogni sua azione tramite una ricostruzione storica, e al tempo stesso psicologica e teologica, che non accetta l'immagine comune del traditore capace di vendere il Maestro per trenta denari, del ladro e dell'avido. In Giuda lo scrittore russo vede colui che, attraverso la consegna di Cristo, prende parte alla realizzazione di quel regno messianico atteso sulla terra che Gesù stesso, ai suoi occhi, tardava a realizzare. Il suo tradimento troverebbe motivazione in un atto politico, finalizzato a costringere Cristo a rivelarsi per quello che era realmente, come l'instauratore del regno terreno del Messia.
Descrizione dell'opera
Il capitolo 21, posto a chiusura del Vangelo di Giovanni, è un testo straordinariamente ricco che racconta il manifestarsi del Risorto ai suoi. Si articola in due sezioni che descrivono, la prima, un’azione composita fatta di una pesca e di un pasto e, la seconda, un dialogo che colloca in primo piano la relazione di Gesù con Pietro e il discepolo amato.
Lo studio muove dal convincimento, ormai largamente avvalorato dalla critica biblica, che si tratti di un capitolo inserito nel Vangelo a posteriori, ma con una precisa intenzionalità, e quindi affatto estraneo al telaio preesistente. L’obiettivo che l’autore si pone è precisare l’intenzione redazionale soggiacente a Gv 21, mettendo in luce il disegno impresso dal redattore al suo materiale e indagando la sistematica rilettura da lui offerta di motivi e passi dei capitoli precedenti. Il brano «mostra un evidente interesse missionario e pertanto risulta centrale nella prospettiva di una riflessione sugli aspetti fondativi dell’annuncio del vangelo: non solo dal punto di vista del suo contenuto, ma anche per il suo approccio al patrimonio giovanneo preesistente e come esempio di dialogo inter-ecclesiale – e dunque potenzialmente ecumenico – a motivo dell’articolato rapporto tra Pietro e il discepolo che Gesù amava, rappresentanti di comunità cristiane diverse che anziché a un conflitto approdano a una comunione, capace di salvaguardare identità e diversità» (dall’Introduzione).
Sommario
Introduzione. 1. Origine e significato della terminologia del «manifestarsi» in Gv 21. 2. Gv 21 come composizione letteraria unificata. 3. La manifestazione del Risorto mediata dalla missione e dell’eucaristia. 4. Pietro e il discepolo che Gesù amava nella terza manifestazione del Risorto. 5. La terza manifestazione del Risorto ai discepoli (c. 21) come rilettura della manifestazione del messia a Israele (1,19-2,12). 6. Manifestazione, discepolato, missione. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Maurizio Marcheselli (1961) dal 1986 è presbitero della Chiesa di Bologna. Si è laureato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico nell’aprile del 2004. Dal 1992 è docente di Nuovo Testamento a Bologna, presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, già Studio Teologico Accademico Bolognese. Insegna Nuovo Testamento anche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Ss. Vitale e Agricola».
Sotto il nome di «Libro dell’Emmanuele» sono tradizionalmente raccolti i brani del profeta Isaia relativi agli oracoli sulla «nascita del figlio», tema di straordinaria importanza antropologica e teologica, anche in considerazione dell’interpretazione messianica che nei secoli lo ha contraddistinto in ambito sia giudaico, sia cristiano. La liturgia della Parola ne propone la lettura nel tempo di Avvento e di Natale.
Attraverso lo strumento dell’analisi retorica, lo studio mira a ricercare la struttura di questo testo all’interno del racconto biblico, nello sforzo di coglierne un indirizzo teologico più deciso di quanto consente di fare la considerazione minuziosa, ma isolata, dei frammenti.
Sommario
Introduzione. I. Il Libro dell’Emmanuele (Is 6,1-9,6) nell’ambito del Primo Isaia e questioni interpretative. 1. Questioni introduttive: lo studio di Isaia e l’approccio metodologico. 2. Il Libro dell’Emmanuele (Is 6,1–9,6): identificazione letteraria, ipotesi di strutturazione e linee d’interpretazione. II. Analisi retorica ed interpretazione del «memoriale» isaiano (Is 7,1-8,18 - sequenze D1, D2 e D3). 3. La sequenza D2 (7,1-17), Parola di Dio e discernimento umano: «Adonay stesso vi darà un segno». 4. La sequenza D3 (7,18-25), il compimento del castigo annunciato: «Avverrà in quel giorno». 5. La sequenza D4 (8,1-18), profezia e attestazione: «Si chiuda la testimonianza». 6. Unità, struttura retorica e interpretazione del «memoriale isaiano» (7,1–8,18). III. L’apertura e la chiusura (sequenze D1 e D5) e l’insieme del Libro dell’Emmanuele. 7. La sequenza D1 (6,1-13), vocazione e missione di Isaia: «Eccomi manda me». 8. La sequenza D5 (8,19–9,6), il compimento della profezia: «Ci è stato dato un figlio». 9. Le due sequenze «estreme» del Libro dell’Emmanuele (D1 e D5): rapporti con le sequenze contigue e mutua relazione. 10. Il Libro dell’Emmanuele nel suo insieme, fenomeni retorici e linee interpretative. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autore
Guido Benzi (1964) è presbitero della diocesi di Rimini dal 1990. Ha conseguito la licenza al Pontificio istituto biblico e il dottorato in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. È docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Rimini; insegna presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Bologna e, come incaricato, presso la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna. Direttore dell’Ufficio catechistico regionale dell’Emilia-Romagna, è membro della Consulta nazionale della catechesi e del Gruppo nazionale per l’apostolato biblico presso la CEI. Nel 2002 è stato eletto membro del Consiglio di presidenza dell’Associazione biblica italiana. Collabora con varie riviste e ha pubblicato Paolo e il suo vangelo (Queriniana, Brescia 2001).
«Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze». Nella sua prima esortazione apostolica, papa Francesco dedica uno spazio significativo al tema delle sfide che riguardano la città. Che cosa può dire il cristianesimo alle nuove realtà urbane e alle persone che le abitano? Occorre mettersi al servizio di un dialogo difficile, offrendo una prospettiva che illumina la stessa teologia dell'evangelizzazione. Le tre sezioni in cui si articola il volume - che in appendice riporta anche un breve saggio sul tema della teologia pubblica - riguardano il vedere, il discernere e il giudicare la realtà urbana alla luce della fede, attraverso una analisi e una lettura del contesto multiculturale e multireligioso, con la prospettiva dell'accoglienza e del dialogo. L'approccio ai temi è di carattere multidisciplinare - dalla sociologia alla filosofia, dalla teologia alla Bibbia e alla storia - con l'intento di rivolgere lo sguardo a una realtà che fa parte della vita di tutti, ma nello stesso tempo rimane per tanti aspetti difficile da indagare e da vivere.