
Gli Atti degli apostoli non sono una biografia di personaggi eminenti della Chiesa primitiva, ma il racconto del viaggio della Parola che copre l'arco tra Gerusalemme (la radice) e Roma (la novità). Un viaggio non tanto e non solo topografico, ma ancor più teologico. L'inizio del viaggio è posto a Gerusalemme con la narrazione di due eventi, l'Ascensione e la Pentecoste, che aprono uno squarcio sulla forza interiore che muove la Parola. A Damasco essa si trasforma nella voce del Risorto perseguitato, che pone Paolo sulle orme del Cristo crocifisso. Ad Antiochia la Parola è al centro della comunità credente, per illuminare gli interrogativi, per spingere alla missione, per donare pace. Dopo i dibattiti di Antiochia e di Gerusalemme, la Parola diventa compagna di viaggio di Paolo e lo rende grazia per tutte le comunità. L'itinerario narrativo e tematico si conclude con l'arrivo di Paolo a Roma, dove la Parola viene annunciata "con tutta franchezza e senza impedimento" (At 28,31). Il viaggio della Parola è, dunque, un invito a vivere l'oggi di Dio con animo dilatato. Gli Atti degli apostoli sono costruiti attraverso un crescendo di nomi - luoghi, persone, situazioni - che indicano la forza e l'universalità del Vangelo. Dio si è fatto solidale con tutti e vuole la salvezza per tutti.
Le avventure pittoresche di Sansone, gigante capelluto e barbuto, sono le più conosciute anche grazie ad alcuni film mitologici prodotti a Hollywood. Iefte viene ricordato soprattutto per aver sacrificato la sua unica figlia, Barak e Gedeone sono figure di una certa notorietà, ma cosa si può dire, per esempio, di Otniel, Eud o Samgar? Con la sua ricca galleria di "insoliti eroi", il libro dei Giudici evoca l'infanzia di un popolo, come l'Iliade o l'Eneide, e la bellezza letteraria del testo biblico non è affatto inferiore a quelle epopee ugualmente guerriere. Questo studio di Abadie - né commentario letterario integrale, né storia del periodo dei Giudici - evoca anche altre figure come Ifigenia, Ercole e la principessa Turandot, e propone un percorso narrativo che rivela l'identità di Israele verso la fine dell'epoca persiana. L'autore illumina un testo che non è il racconto del lontano passato di Israele, ma che si configura come una lucida riflessione sulla natura e l'illusione del potere, sull'infedeltà del popolo all'alleanza, sull'utilizzo del passato per definire il presente e sulla tensione tra profezia e monarchia.
Il Pentateuco è un "cantiere sempre aperto", come dimostrano ampiamente gli studi biblici degli ultimi decenni. Lo stato dei lavori viene illustrato da questo volume attraverso alcuni sondaggi che prendono in esame aspetti letterari, storici e teologici. Ad aspetti più propriamente letterari si riferiscono i capitoli I, II e V, dedicati a Genesi 1-11, a Genesi 2-3 e ad alcuni problemi di fondo che riguardano il libro dell'Esodo. Ad aspetti letterari che chiamano direttamente in causa problemi storici è invece dedicato il capitolo IV sulle genealogie nella Genesi. Temi più propriamente teologici sono proposti nel capitolo III sull'uomo e la sua dignità nella Bibbia, e nel capitolo VI sulla distinzione tra diritto e legge, un tema che attraversa tutta la Scrittura, ma che diventa fondamentale per la corretta lettura dei grandi blocchi legislativi presenti all'interno del Pentateuco.
Il Pentateuco è un «cantiere sempre aperto», come dimostrano ampiamente gli studi biblici degli ultimi decenni. Lo stato dei lavori viene illustrato dal volume attraverso alcuni sondaggi che prendono in esame aspetti letterari, storici e teologici.
Ad aspetti più propriamente letterari si riferiscono i capitoli I, II e V, dedicati a Genesi 1-11, a Genesi 2-3 e ad alcuni problemi di fondo che riguardano il libro dell'Esodo. Ad aspetti letterari che chiamano direttamente in causa problemi storici è invece dedicato il capitolo IV sulle genealogie nella Genesi. Temi più propriamente teologici sono proposti nel capitolo III sull'uomo e la sua dignità nella Bibbia, e nel capitolo VI sulla distinzione tra diritto e legge, un tema che attraversa tutta la Scrittura, ma che diventa fondamentale per la corretta lettura dei grandi blocchi legislativi presenti all'interno del Pentateuco.
Sommario
Prefazione. I. Cinque principi per leggere l'Antico Testamento. II. Abramo e Mosè, gli amici di Dio. III. Mosè lo scriba e il libro della Legge. IV. Chi è il successore di Mosè secondo il Deuteronomio? V. Il Pentateuco e la politica imperiale persiana. VI. «Misericordia voglio e non sacrifici» (Os 6,6): i sacrifici nell'Antico Testamento e la critica profetica. VII. L'amore di Dio. Il primo comandamento nella Bibbia cristiana. Indice scritturistico. Indice tematico. Indice degli autori antichi e moderni. Referenze delle prime pubblicazioni.
Note sull'autore
JEAN-LOUIS SKA, gesuita belga, è professore al Pontificio Istituto Biblico (Roma) e dirige la sezione per l'Antico Testamento di Biblica, la rivista scientifica dell'Istituto. Presso le EDB ha pubblicato: Introduzione alla lettura del Pentateuco. Chiavi per l'interpretazione dei primi cinque libri della Bibbia (92012); L'argilla, la danza e il giardino. Saggi di antropologia biblica (32011); La Strada e la casa. Itinerari biblici (2001); Abramo e i suoi ospiti. Il patriarca e i credenti nel Dio unico (2003); Cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). Pagine scelte del Vangelo di Matteo (22013); Il libro sigillato e il libro aperto (22009); I volti insoliti di Dio. Meditazioni bibliche (22010); Una goccia d'inchiostro. Finestre sul panorama biblico (2008); «I nostri padri ci hanno raccontato». Introduzione all'analisi dei racconti dell'Antico Testamento (2012); La biblica Cenerentola. Generosità e cittadinanza nel libro di Rut (2013) e Il cantiere del Pentateuco. 1. Problemi di composizione e di interpretazione (2013). In cofanetto CD/MP3 Israele nel deserto. Parola Spirito e Vita. Convegno di Camaldoli 2003 (2005) e Il Deuteronomio. Parola Spirito e Vita. Convegno di Camaldoli 2004 (2008). Alcune delle sue opere sono state tradotte in francese, spagnolo, cinese, coreano, portoghese e catalano.
La Bibbia ci sprona ad amare la giustizia, perché essa esprime la perfezione del soggetto spirituale. E la stessa divina Scrittura ci insegna come praticarla; ci indica infatti le vie da percorrere, per essere figli di Dio, simili al Padre. L'agire dell'uomo giusto è messo alla prova soprattutto quando egli si trova confrontato con il compito di ristabilire la giustizia. La Parola di Dio detta in primo luogo le regole fondamentali per un retto sistema giudiziario. Ma essa prospetta anche una diversa procedura giuridica, volta a salvare il colpevole. Uno degli apporti più significativi della tradizione biblica, non ancora adeguatamente recepito, riguarda infatti le dinamiche della "controversia bilaterale" (in ebraico chiamata rîb). Una volta tematizzata e illustrata, questa via che conduce alla riconciliazione sorprende per la sua luminosa evidenza e commuove per l'impatto di consolazione che induce nella storia personale e comunitaria. Perché questo è il modo con cui Dio si rivela nella storia. Ed è questo il progetto più alto assegnato a ogni persona e a ogni civiltà.
Dal racconto della creazione come profezia alla "gioia materiale" del Qoèlet; dal valore teologico della nudità degli amanti nel Cantico dei cantici alla sofferenza dell'anziano Tobi, che chiede la morte ma scopre il sorprendente agire di Dio; dalla paura dei malvagi nel libro della Sapienza al rifiuto della violenza da parte di David. Le pagine dell'Antico Testamento consentono un viaggio nelle oscillazioni del sentire e sollevano interrogativi: in che modo il saggio può convivere con la consapevolezza che la vita è fugace? Si può accettare la finitudine dell'esistenza o, addirittura, riconciliarsi con essa? Il Dio di Israele, si legge nei Salmi, non si dimentica dei suoi poveri e si ricorda sempre della sua alleanza e del suo popolo. Perché se agli uomini è necessario il medico - come ricorda il Siracide - non smette di essere indispensabile il Signore, quel Dio che "non ha fatto la morte" ma "tutto per la vita".
La «prima evangelizzazione» si colloca in un ambito storico e sociale ben definito, che va dalla morte di Gesù, avvenuta intorno all’anno 30, fino alla scomparsa di coloro che lo avevano conosciuto e ne erano stati discepoli.
Uno degli aspetti più caratteristici di quella prima generazione apostolica fu la proiezione all’esterno, l’avvio di un programma missionario originale; lo rivela il fatto che i testi della seconda generazione vi fanno riferimento come a un avvenimento del passato. Tuttavia, quell’enorme sforzo non sembra aver corrisposto a un piano tracciato in precedenza: nell’assemblea di Gerusalemme, Pietro e Paolo fecero una ripartizione improvvisata dei campi di missione e sembra che lo stesso Paolo non abbia avuto inizialmente un’idea precisa del proprio progetto missionario, in quanto ne poté dare conto solo alla fine della missione egea.
Nonostante la ricerca storica abbia dimostrato i risultati molto modesti dell’intensa attività missionaria svolta dalla generazione apostolica, la prima evangelizzazione diede inizio alla progressiva ascesa del cristianesimo fino a religione ufficiale dell’impero romano.
Sommario
Prologo. Ricostruire la storia per rinnovare la memoria. I.Una storia della prima evangelizzazione. 1. La storia di Aquila e Prisca. 2. Riflessioni sulla storia di Aquila e Prisca. II. Le notizie sulla prima evangelizzazione. 1. Catalogo delle fonti. 2. Valore storico delle fonti. Appendice. Fonti non cristiane sulla prima evangelizzazione. III.L’impulso al primo invio. 1. Gli invii missionari nei vangeli. 2. L’impulso post-pasquale alla prima evangelizzazione. 3. Il modello pre-pasquale della prima evangelizzazione. 4. Conclusione. IV. La prima evangelizzazione nella terra di Israele. 1. La patria di origine e la diaspora. 2. La missione a Gerusalemme. 3. La missione in Galilea. 4. La missione nei territori adiacenti della Giudea e della Galilea. 5. Conclusione. V. La prima evangelizzazione nella diaspora. 1. La novità della prima evangelizzazione. 2. Il «crogiolo» di Antiochia. 3. La missione alle genti. 4. La missione ai giudei. 5. La comunità di Roma. 6. Conclusione. VI. Il processo di conversione. 1. Adesione e conversione. 2. Due visioni del processo di conversione. 3. La conversione a un nuovo movimento religioso. 4. La conversione come processo. 5. Conclusione. VI.Il primo annuncio. 1. Tre rievocazioni del primo annuncio. 2. Come fu il primo annuncio? 3. Conclusione. Epilogo. Una memoria arricchita. 1. La continuità tra la missione di Gesù e la prima evangelizzazione. 2. Gli apostoli, protagonisti della missione. 3. La predicazione come principale strumento dell’evangelizzazione. 4. La formazione di nuove comunità. 5. Conclusione. Indici.
Note sull'autore
Santiago Guijarroè professore di Nuovo Testamento nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia di Salamanca e direttore dell’Associazione biblica spagnola. In italiano è apparsa la traduzione di Fedeltà in conflitto. La rottura con la famiglia a motivo del discepolato e della missione nella tradizione sinottica (San Paolo 2010).
Nei primi secoli del cristianesimo era diffuso il convincimento che il Vangelo di Marco fosse un riassunto di quello di Matteo e solo nel XX secolo le peculiarità di questi antichi scritti sono state evidenziate e approfondite. Se nel secondo evangelista la vita di Gesù e la fede sono legate al "paradosso" e al "mistero", due termini che danno coerenza all'intera struttura del testo, nella narrazione di Luca, composta da Vangelo e Atti degli apostoli, la grande metafora di riferimento è il viaggio di un Dio che si mette sulla strada dell'uomo fino alla meta finale. Gli stessi Atti non si configurano come una "biografia di personaggi eminenti della Chiesa primitiva", ma come il racconto del viaggio - geografico e soprattutto teologico - che la Parola di Dio compie tra Gerusalemme e Roma. Il volume presenta e commenta i vangeli di Matteo e Marco, nonché tutta l'opera lucana e raccoglie i contributi che l'autore ha già offerto separatamente per ogni libro biblico.
Il termine «bioetica» viene impiegato nel Nuovo Testamento da Gesù e da Paolo in contesti etico-sapienziali e socio-ecclesiali significativi con la finalità di aiutare i discepoli e le comunità cristiane ad affrontare aspetti concreti e inediti della vita quotidiana.
In un contesto culturale che con il suo rapido sviluppo genera nuove complessità, il volume indaga la relazione tra Bibbia e bioetica e ha come oggetto le problematiche dell’etica della vita, con particolare attenzione agli interrogativi sollevati dal progresso scientifico-tecnologico in campo medico.
La prima parte del testo si interroga, in particolare, sul lessico e la concezione della vita umana nella Bibbia, mentre la seconda si sofferma su aspetti che toccano sempre più la persona, la famiglia, la società e le istituzioni.
L’Antico Testamento risulta talvolta ostico e sfuggente. Ci sono di ostacolo le pagine crude delle guerre e degli stermini fatti in nome di Dio, l’assenza di prospettiva ultraterrena che dalla Genesi, passando per i Salmi, giunge fino al libro di Daniele e al Secondo libro dei Maccabei. Ci sono di ostacolo i Salmi detti «imprecatori», che sono quasi integralmente esclusi dall’attuale preghiera liturgica della Chiesa.
Nonostante tutte le difficoltà, le pagine della Bibbia ebraica, con la loro ricca antropologia, sono irrinunciabili per la comprensione della cristologia poiché esiste un’unica storia della salvezza che si manifesta nei due Testamenti, i quali si illuminano a vicenda, senza che l’uno escluda l’altro.
La formazione definitiva della Bibbia ebraica è avvenuta ad opera di rabbini sapienti del dopo-esilio. La corrente sapienziale si è nutrita degli scritti tramandati dalle generazioni precedenti, ne ha fatto oggetto di meditazione e di studio per illuminare il presente e li ha rielaborati per lasciare indicazioni ai posteri. Nella redazione finale dei libri biblici, gli autori sapienziali hanno dunque impresso un paradigma ermeneutico: i testi antichi non devono essere letti come documenti di un lontano passato, ma come testi vivi da rileggere per illuminare il presente.
Sommario
Introduzione. I. Nudità e foglie di fico. La simbolica del vestito. II. I sempre nuovi inizi di Dio nella storia umana. III. «Lo pose nel giardino perché lo custodisse» (Gen 2,15). IV. Pedagogia della Pasqua ebraica. V. Le tre paure di Gedeone (Gdc 6,11-24). VI. «Un cuore in ascolto, capace di discernere» (1Re 3,4-15).
VII. Il profeta come maestro e i suoi discepoli. VIII. La salvezza dentro la sventura: Ger 29. IX. Salvati o vinti dalla mano di Dio (Sal 107; 73 e 88). X. «Dio ama tutte le cose che esistono» (Sap 11,24–12,1).
Note sull'autore
Giuseppe De Carlo, frate minore cappuccino, insegna Antico Testamento ed Ebraico biblico all’Istituto superiore di scienze religiose Sant’Apollinare di Forlì, allo Studio teologico Sant’Antonio di Bologna e alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna. Ha compiuto gli studi al Pontificio Istituto Biblico di Roma e i suoi ambiti privilegiati di studio sono i primi capitoli della Genesi, la letteratura profetica e quella sapienziale. Per EDB ha pubblicato Ti indico la vita. La ricerca della Sapienza come itinerario formativo (2003). Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita.
La prima parte del volume delinea le coordinate storico-letterarie del quarto vangelo e offre le informazioni generali sull'opera, dalla formazione alla struttura, dallo stile letterario al contesto della composizione. La seconda parte è invece più marcata dall'esegesi e dalla teologia; in particolare, l'analisi di alcuni testi consente di comprendere il cammino dell'uomo nel Vangelo di Giovanni nel senso di un percorso di ricerca che ha come motivazione profonda «imparare a credere». Dalla prima parola che Gesù rivolge a due discepoli che lo seguono («Che cosa cercate?») sino al momento supremo, quando rivolgendosi a Maria di Magdala, il Risorto le chiede: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?», l'autore del quarto Vangelo costruisce il cammino dell'uomo come un itinerario che dalla ricerca di qualcosa arriva all'incontro con Qualcuno.
«Chi non ha letto il discorso della montagna ? ha affermato lo scrittore François Mauriac - non è in grado di sapere che cosa sia il cristianesimo». Questo parere restituisce perfettamente l?importanza che quei 109 versetti biblici hanno avuto nella storia del cristianesimo e in quella della cultura occidentale. In effetti, il «discorso del Monte» ha affascinato e sconvolto molte generazioni di lettori e nessun altro passo della Scrittura è stato così letto e commentato. Bello e affascinante, quel testo resta tuttavia di difficile interpretazione, come testimoniano le diverse e contrastanti letture offerte lungo i secoli nel tentativo di cogliere ciò che vi è di imprescindibile ed essenziale nel messaggio cristiano.