
In questo nuovo libro Lidia Maggi continua, nel Nuovo Testamento, la ricerca di quei fili sottili che nelle Scritture consentono di narrare le grandi meraviglie di Dio con voce femminile.
Qua e là, in una storia coniugata al maschile, fanno infatti capolino donne che, senza occupare la scena principale, testimoniano un Dio che sfugge alle semplificazioni e un libro, la Bibbia, che riserva continue sorprese a chi è disponibile ad aguzzare la vista.
Le letture bibliche di Maggi invitano così a recuperare la sapienza di uno sguardo capace di scorgere quel Dio che ama nascondersi dietro il dettaglio e agire mediante figure marginali.
Per Richard D. Nelson la parziale storicità dei Libri dei Re - confermata da alcune scoperte archeologiche - è oggi assai meno interessante dei suoi aspetti letterari.
Spesso in chiave religiosa, con Dio come protagonista, la narrazione delle vicende del popolo ebraico di I e II Re - dalla morte di Davide alla distruzione di Gerusalemme e alla deportazione a Babilonia - è infatti assai lontana da una moderna concezione della storia e della storiogafia.
Invitando a leggere i due libri biblici come un esempio di letteratura teologica, Nelson considera così gli avvenimenti raccontati in termini di trama drammatica funzionale all'annuncio della Parola di Dio.
Per il lettore contemporaneo, il significato del testo viene quindi alla luce proprio nella diretta interazione - letterariamente efficace - fra il testo e la sua singolarità.
In questo commentario, Walter Brueggemann - uno dei massimi studiosi veterotestamentari del nostro tempo - analizza il contesto storico e sociale di Geremia e ne propone un'interpretazione teologica.
Diversamente dagli approcci correnti a questo libro chiave dell'Antico Testamento, Brueggemann utilizza un'analisi sociologica e letteraria combinata e fornisce una nuova prospettiva sulle questioni teologiche, portando elementi convincenti circa il messaggio e la significatività del testo sia rispetto a quel tumultuoso periodo della storia di Israele sia per i nostri tempi difficili.
"Geremia non persegue un'interpretazione in termini di realpolitik della crisi che porta alla fine del Regno di Giuda, ma una visione alternativa di tali eventi. La tradizione di Geremia procede sulla base di una prospettiva teologica come alternativa a un'analisi politica"".
Walter Brueggemann
Leo G. Perdue esamina "il libro dei Proverbi" all'interno della tradizione sapienziale non biblica delle civiltà dell'antico Vicino Oriente, che influenzarono direttamente e indirettamente Israele. La letteratura sapienziale biblica e quella non biblica presentano infatti forme letterarie, contesti storico-sociali e tematiche assai simili e di carattere universale, quali il senso della creazione, l'importanza dell'integrità morale, il valore dell'operosità. Raccolta di detti, poemi e princìpi guida che esortano i lettori alla ricerca di ideali elevati - conoscenza, pietà, disciplina, ordine -, "il libro dei Proverbi" fornisce indicazioni su come vivere in armonia con Dio, con gli altri e con se stessi.
Per la tradizione giudaica, e poi per quella dei cristiani delle origini, il racconto è un'espressione privilegiata della fede. Un Dio che lascia tracce nella storia e nella geografia – come il Cristo nella Giudea di Ponzio Pilato – è un Dio che si fa racconto.
Così, in questo volume Yann Redalié ripercorre le narrazioni dei vangeli nella loro diversità, nel loro modo specifico di presentare la figura di Maria e la famiglia di Gesù, l'itinerario del Cristo "in parole e in azioni", la Passione, la risurrezione e l'ascensione.
Ma attraverso la varietà e la ricchezza dei racconti sottolinea al contempo l'unità e il legame reciproco tra le diverse testimonianze e scritti dei quattro vangeli, che nella dialettica "diversità / unità" offrono uno spazio di confronto aperto, terreno fertile per nuovi significati.
L'autrice ripercorre le principali linee di riflessione della teologia femminista degli ultimi vent'anni: spaziando dall'esegesi biblica alla teologia sistematica e alla storia, esplora la questione di Dio al femminile, il Gesù incontrato dalle donne, lo Spirito della preghiera, le donne nella chiesa.
Anziché privilegiare un più classico approccio storico, in questo commentario Mark A. Throntveit affronta una lettura teologica di "Esdra e Neemia" e ne enfatizza il carattere di racconto. "Esdra e Neemia" si rivolge a una comunità che, dopo i terribili eventi del 587 a.C. - la fine della monarchia davidica, la distruzione del Tempio di Gerusalemme e l'esilio a Babilonia -, vede riaccesa la speranza che le antiche promesse fatte ad Abramo e Davide possano ancora realizzarsi. Raccontando l'impegno di Zorobabele, "Esdra e Neemia" per la ricostruzione del Tempio e delle mura di Gerusalemme, il testo biblico afferma così con forza che la comunità post-esilica è in stretta continuità con gli antenati pre-esilici.
Con gli Atti degli apostoli Luca affronta la questione - attualissima anche nei tempi di grandi cambiamenti in cui viviamo - dell'avvenire del cristianesimo.
Alla fine del I secolo d.C., infatti, la situazione dei cristiani - una miriade di piccole comunità dagli orientamenti contraddittori - è tutt'altro che invidiabile: consumata la rottura con gli ebrei, essi vivono in un contesto sovraccarico di culti e religioni e sono oggetto di pesanti vessazioni romane.
Con il suo sguardo a un tempo da profeta, pastore e storico, Luca scommette sul cristianesimo e mira e ridare coraggio ai suoi lettori, convincendoli che il messaggio di Cristo non ha perso il suo valore.
I e II Cronache, una storia sacra che ruota intorno alle Scritture e al Tempio.
I e II Cronache: due libri che presentano la rivelazione del piano di Dio.
Il messaggio teologico di I e II Cronache: cercare Dio nelle parole della Scrittura per vivere in conformità al suo volere.
Per Girolamo, il grande traduttore della Bibbia in latino, I e II Cronache contengono il significato dell'intera storia sacra.
Nel suo commentario, Steven S. Tuell mostra come questi libri veterotestamentari presentino la rivelazione del progetto e dei fini di Dio attraverso la storia di Israele, al cui centro stanno il regno di Davide e la costruzione del Tempio.
Utilizzando fonti aggiornate, Tuell concentra l'attenzione sul messaggio teologico dei due libri, ossia che lo scopo della vita è cercare Dio nelle parole delle Scritture e nel culto del Tempio, perché solo chi cerca il Signore upò comprenderne la volontà e, vivendo in conformità ad essa, conoscerne la benedizione.<br/
Ambiguo e contraddittorio almeno quanto scettico e disperato, Qohelet sembra scoraggiare ogni tentativo di commento, a maggior ragione tradizionale, soprattutto se volto alla ricerca di una precisa coerenza interna che ne difenda l'autorevolezza testuale. Il carattere provocatorio di questo libro biblico così spesso incompreso e svalutato nonché la sua saggezza non di rado iconoclasta sembrano piuttosto invitare allo scontro critico e all' opposizione, nel tentativo di arginarne gli elementi più problematici. Per William P. Brown, tuttavia, un commento fedele all'essenza di "Qohelet" deve porsi lungo una sottile linea di dialogo tra una spiegazione del testo che non debba necessariamente difenderlo e una critica che non lo rifiuti in toto, lasciando che esso diventi fonte di interrogativi che stimolano la riflessione esistenziale e teologica.
La filosofia si è occupata in molti modi e sensi della Bibbia che, a sua volta, l'ha influenzata, prima ancora che per i suoi contenuti, per la sua stessa struttura di testo e libro. Un rapporto non ovvio, quello tra Bibbia e filosofia, data la pretesa autoritativa avanzata dalla prima e, viceversa, la strutturale autonomia del filosofare. Attraverso alcuni tra i più significativi esempi di confronto filosofico con il Grande Codice - da Spinoza e Kant ai contemporanei, dalla tradizione ebraica a quella marxista -, il volume intende interrogarsi sulla qualità del rapporto dialettico intercorrente tra la apparente fissità dello scritto e la libertà del pensiero, in particolare rispetto all'oggi.