
Qualche anno fa nelle librerie si vedeva una serie di volumetti divulgativi sui principali pensatori dall'antichità al nostro tempo. Ogni volume era intitolato "Che cosa ha veramente detto..." seguito dal nome del pensatore. Il caso di un testo biblico non è diverso: anche qui è necessario sforzarsi di chiarire che cosa ha veramente detto o inteso dire l'autore. Fare esegesi significa dunque rinunciare a riproporre luoghi comuni e convinzioni su fede e vita cristiana sostenendo che sono avallati dalla Bibbia o optare invece per la ricerca di quanto il testo biblico dice effettivamente. Il libro si rivolge in particolare a quanti desiderano intraprendere questo cammino senza sapere da dove partire. Suggerimenti pratici ne orientano il percorso.
Evitando accuratamente un uso semplicistico e strumentale dei testi antichi, Thomas Römer e Loyse Bonjour propongono un percorso storico nel mondo del Vicino Oriente antico e delle Sacre Scritture alla ricerca delle diverse concezioni dell’amore e delle relazioni omosessuali in quelle società nonché dello statuto che queste vi accordavano.
Tra i cristiani, l’argomentazione biblica sul tema dell’omosessualità gioca un ruolo decisivo ma pericoloso: il ricorso alla Bibbia rischia infatti di legittimare, in maniera a-storica, posizioni antitetiche di condanna o giustificazione.
Gli oltre duemila anni che ci separano dalla Bibbia ebraica richiedono invece un’attenta lettura contestuale dei testi biblici e di quelli delle antiche civiltà che li hanno influenzati. Thomas Römer e Loyse Bonjour delineano quindi un percorso storico e informativo nel mondo del Vicino Oriente antico e della Bibbia per identificare concezioni e statuto delle relazioni amorose omosessuali, in particolare tra uomini, in quelle società.
A oltre quindici anni dalla scomparsa, la figura di Fabrizio De André continua a essere al centro di un'amplissima fioritura di iniziative, tanto da far pensare che il cantautore genovese sia riuscito a intercettare, soprattutto post-mortem, un grande bisogno di poesia e di legami sociali. Brunetto Salvarani ripercorre le domande sulla religione e le tracce della Bibbia affioranti a più riprese nella produzione del Bob Dylan italiano, l'agnostico Faber, di cui racconta la vita corsara e i temi chiave, intrecciando strettamente biografia e scelte artistiche.
Genio in pittura, scultura e architettura, Michelangelo Buonarroti ha rappresentato un mutamento, per alcuni aspetti irreversibile, nella nostra percezione di figure ed eventi legati alle Scritture. Una svolta che, a buon diritto, lo fa rientrare nel novero dei grandi interpreti occidentali della Bibbia.
Il rapporto con le Sacre Scritture del grande poeta dell'Infinito dura tutta la sua breve, tormentata vita. Da buona conoscenza biblica del devoto e giovanissimo Giacomo, si fa esercizio di autonoma capacità di interpretazione del testo sacro già dai quindici anni. Per restare legame profondo, palese o segreto, anche quando, poco più che ventenne, Leopardi si stacca definitivamente dalla fede cristiana: un legame fatto di citazioni, consonanze e suggestioni con alcune grandi tematiche e figure della Bibbia, in particolare con Giobbe e Qohelet, affini per i modernissimi temi del male di vivere e dell'infinita vanità del tutto. Un codice che si intreccia con costanza alla palese impronta classicista della sua cultura e scrittura.
Peter Ciaccio e Andreas Köhn ci guidano in un affascinante viaggio tra mondi e universi stellarmente lontani, tra concezioni e teologie diverse e diversamente sfaccettate, tra dimensioni irriducibilmente parallele che, pur tuttavia, convergono nella speranza in una luce che illumini le tenebre.
Ancora assai discusse al tempo dello storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, le epistole "cattoliche" - universali, indirizzate alla chiesa in generale - appartengono da molto tempo al canone di tutti i cristiani.
Non solidamente attribuibili agli apostoli da cui prendono il nome, ma anche considerate esempi di fede autentica, sono spesso sconosciute ed erroneamente considerate di secondaria importanza.
"Nonostante le evidenti tensioni con la società dell'epoca, gli autori di queste antiche lettere rimangono fiduciosi nella possibilità, per i cristiani, di vivere in quel mondo. Noi, oltre a cercare di capire ciò che dicevano alle chiese del i secolo, dobbiamo provare a intenderne le voci come una sfida per la nostra condizione".
Attraverso meditazioni e predicazioni su testi quali l'universale grido di dolore del Salmo 88, il dialogo tra Gesù e il ladrone di Luca 23 o la risurrezione di Giovanni 20, Daniel Bourguet conduce i lettori in una terribile discesa agli inferi per farli riemergere, arricchiti dalla luce della Pasqua, con lo stupore e la fede di Maria di Magdala.
Anche se con tutta probabilità Antoine de Saint-Exupéry non pensava alla Bibbia scrivendo Il Piccolo Principe, per Stefano Giannatempo questo classico della letteratura è un ottimo commento laico al vangelo. Posto un bambino in mezzo ai discepoli, Gesù disse infatti "In verità vi dico: se non diventate come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli". Per rileggere Il Piccolo Principe, classico di Antoine de Saint-Exupéry, Stefano Giannatempo attinge alle Scritture, alla spiritualità e alla teologia cristiana ecumenica. Il viaggio, tra asteroidi e pianeti, e gli incontri del piccolo principe - con la rosa, il lampionaio o la volpe - diventano occasione per ragionare sulle radici, le relazioni, la cura, la morte, il rapporto con il tempo, la Parola di Dio, la chiesa. Una rilettura che cerca di aiutare i lettori a crescere restando piccoli, nella genuina semplicità evangelica, per rinnovare la gratitudine espressa da Gesù nel "Ti rendo lode, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli". Spunti per la riflessione e le attività didattiche accompagnano il testo.
Nella Commedia dantesca la presenza della Bibbia è complessa e pervasiva: sono circa un migliaio le citazioni della Vulgata, direttamente in latino o tradotte in volgare, i riferimenti espliciti o le allusioni a episodi e personaggi delle Scritture. Presente in quasi ogni terzina, la Bibbia arriva a Dante non solo attraverso la lettura diretta ma anche tramite la rielaborazione del testo biblico nell'esegesi, nella predicazione, nella liturgia, nelle molteplici forme della letteratura religiosa medievale. Al riferimento biblico si accompagna molto spesso quello classico, a partire dalla scelta di Virgilio come guida nella prima parte del viaggio, dando vita a un intreccio intertestuale di straordinario interesse.
Maestro incontestato della materia, Jean Zumstein propone un commentario, in due volumi, a un tempo scientifico e pastorale con una traduzione basata su critica testuale, informazioni storiche, letterarie e teologiche.
Combinando narratologia e metodo storico-critico, in queste pagine Daniel Marguerat offre nuove chiavi di lettura e ripensa consolidate ipotesi interpretative sull'apostolo Paolo. Ma innanzitutto affronta la questione della triplice, parallela ricezione dei suoi scritti, della sua biografia e della sua figura di primo teologo della chiesa lasciandosi alle spalle i paradigmi contrapposti della continuità e della rottura. «Ogni fenomeno di ricezione implica coerenza e cambiamento, continuità e rottura nei confronti dell'origine. Quand'è che la ricezione di Paolo abbandona la coerenza per rompere con il suo modello al punto di tradirlo? L'esegeta non può sottrarsi alla domanda, ma può rispondervi a due condizioni: verificare la propria conoscenza di chi fu realmente Paolo e riconoscere la necessità e la legittimità del fenomeno della ricezione.» (Daniel Marguerat)