
Tra le prime opere composte, intorno al 630, da Massimo il Confessore, la Mistagogia è probabilmente il più rilevante - per datazione e contenuto - tra i commentari della liturgia bizantina che ci sia giunto. In questo scritto, un monaco laico - Massimo - descrive le fasi e i luoghi della celebrazione eucaristica trasferendo la prassi cultuale sul piano escatologico, cristologico, storico e antropologico: i tempi e i luoghi del rito diventano tipologia del Regno che giunge, immagine del Cristo - della sua incarnazione e della parusia -, sintesi storico-salvifica e modello antropologico.
Il presente dizionario è uno strumento di investigazione sulla figura di Teresa d'Avila. Di voce in voce, esplora il patrimonio dottrinale e letterario della scrittrice abulense. Gli strati della sua esperienza umana e cristiana. Le fondamenta della sua dottrina: le sue letture, il suo inserimento nel tessuto del messaggio biblico, la sua dipendenza dalla teologia e dalle decisioni del concilio di Trento, la sua reazione alla corrente della Riforma protestante? E soprattutto, il contenuto specifico della sua dottrina: Dio, Cristo e la sua Umanità, l'uomo in anima e corpo, il suo femminismo, le linee maestre della sua spiritualità, il suo carisma di fondatrice, il caratteristico umanesimo basato sullo "stile di fratellanza" che ella introduce, e il problema dello "stile letterario" nello scrivere. Uno ad uno, sono passati in rassegna tutti i suoi scritti, secondo l'ottica dei più recenti studi circa ciascuna opera.
Presentiamo la prima edizione completa dei sermoni di Baldovino di Ford. Le due opere maggiori, "Il sacramento dell'altare" (Jaca Book, 1984), e l'inedito "De commendatione fidei", costituiscono i due pilastri attorno ai quali si snodano i temi della predicazione omiletica raccolta nei Sermoni: la rivelazione dell'amore di Dio nel dono Eucaristico di Cristo e la fede dell'uomo. Attorno a essi altri temi si svolgono in un latino di stampo giuridico, ampio e solenne come le arcate di una chiesa romanica; dal centro, cioè dalla contemplazione del mistero trinitario che si riversa nella comunione vissuta a immagine della Trinità, questa teologia monastica si effonde in una teologia del pensiero vero, della vita buona, della bellezza, della vita consacrata all'amore e all'obbedienza. Tra i sermoni, in particolare nel sesto, rammentando il martirio di Thomas Becket, Baldovino offre considerazioni interessanti anche per la chiesa di oggi: "Tutta la malizia del nostro tempo, anche se ora è molto grande, viene perdonata per questo unico fatto. Un unico delitto è avvenuto, ma in un unico delitto sono compresi molti crimini (6,20)".
Agostino tornò in Africa dall'Italia sul finire del 388. Ne era partito con la speranza di successi mondani, vi rientrava cristiano dopo eventi drammatici. Nove anni più tardi pensò di redigere il racconto di quei primi tempi della sua esistenza, descrivendo il processo attraverso cui Dio conduce un'anima alla Verità. Quel testo, rievocazione pungente del proprio passato e meditazione profonda sul mistero della vita e dell'uomo, è noto come le Confessioni: un capolavoro assoluto nella storia del pensiero, non solo religioso, in cui si riflettono tutti i grandi temi della filosofia agostiniana, dalla natura di Dio all'esistenza del male, dal libero arbitrio al ruolo della Grazia, al concetto del tempo. Postfazione di Mario Dal Pra.
Teresa Martin, a molti nota come santa Teresa di Gesù Bambino, sembra emergere in tutta la sua tenerissima bellezza in questo libro, divenendo lei stessa narratrice sapiente della sua vita, in una sorta di dialogo con chi ha deciso di incontrarla e fare insieme un pezzo di strada.
Il presente volume vuole esporre sinteticamente l’apporto della Patrologia allo studio della teologia nei suoi vari ambiti o trattati; per questo la materia è stata disposta in dieci capitoli che corrispondono, grosso modo, all’impianto degli studi teologici per la formazione sacerdotale, allo scopo di far conoscere a coloro che si avvicinano agli studi teologici la bellezza, il valore e l’attualità della riflessione dei Padri. Pur tenendo presenti gli esiti degli studi filologici e storico-letterari, in questo volume l’oggetto della ricerca patristica non è stato ridotto alla pura filologia o critica letteraria, perché i Padri non sono semplici autori di opere letterarie, bensì autorevoli testimoni della Tradizione; per questo si è privilegiata la matrice dottrinale, spirituale, liturgica e catechetica, che meglio si adatta e illustra le opere dei Padri. Dovendo, quindi, presentare i temi della teologia patristica, dall’esegesi alla cristologia e trinitaria, ecclesiologia, antropologia, escatologia, morale, spiritualità, liturgia, catechetica, fino alla canonistica, si è preferito fare ricorso diretto ai testi dei Padri, di cui si offrono diversi estratti in lingua italiana nelle traduzioni più diffuse. Essendo questo volume destinato a coloro che si avvicinano per la prima volta alla teologia patristica, ossia coloro che Agostino amava chiamare rudes, si è evitato di soffermarsi sulle questioni adhuc sub judice, preferendo presentare brevemente le diverse problematiche adottando le opinioni più attestate tra gli studiosi.
La più ardente aspirazione del giovane Agostino era quella di "cercare razionalmente la verità", come egli dichiara nelle Retractationes, "su ciò che più intensamente desiderava conoscere". Nascono da qui i Soliloqui, nei quali egli rivolge domande e risposte a sé stesso, "quasi che io e la mia ragione fossimo due realtà distinte, mentre ero presente io solo". Dialogo, dunque, come in Platone, e ricerca della verità. Brevi e incompiuti, i Soliloqui, dei quali la Fondazione Valla presenta l'edizione di Manlio Simonetti, ardono però di passione intellettuale e rivelano il fondamento stesso del pensiero di Agostino, che all'inizio del Libro II invoca: Deus semper idem, noverit me, noverit te, "Dio che sei sempre lo stesso, possa io conoscere me e conoscere te". È stata chiamata, questa preghiera, il "postulato primario di Agostino", un pronunciamento su sé stesso e su Dio: "su sé stesso in quanto dichiara ciò che egli farà con la propria mente"; e su sé stesso e Dio in quanto dichiara la ragion d'essere fondamentale di ogni "fare" di questo tipo: "che ogni intelletto creato esiste soltanto per scoprire il Creatore e dilettarsi in lui". Ecco perché i Soliloqui si aprono con una preghiera di "inusitate dimensioni" e di straordinaria magnificenza che è inno di lode e invocazione.
A partire dai modi di intendere la bellezza in Occidente, l'autrice esamina l'attrazione, il piacere e la bellezza, giungendo così a porre in luce talune aporie connesse alle suddette persuasioni estetiche. In un'epoca in cui l'unico valore che sembra ancora interessare è la bellezza, si cerca di indagare cosa essa sia, non solo nella sua dimensione estetica bensì nella totalità del suo essere. Mediante un'attenta disamina dei testi di Tommaso d'Aquino si rintracciano le coordinate per comprendere quale sia l'essenza della bellezza al di là delle diverse declinazioni analogiche.
Raimondo Lullo (1232-1316) è una figura poliedrica, difficile da cogliere nella sua complessità. Un autore lontano nel tempo ma di sorprendente attualità, soprattutto nel suo essere "uomo del Mediterraneo" i cui orizzonti culturali spaziarono dall'una all'altra delle sue sponde e delle sue civiltà. Dopo aver riconosciuto e descritto ciò che le religioni del Libro avevano in comune e in cosa differivano, Lullo cercò di realizzare un dialogo basato non sulla loro uguaglianza, ma su una parità che deriva dalla dignità personale delle parti. Sin dal 1294, egli afferma che gli "infedeli" sono uomini come noi. Con pochi mezzi a disposizione (l'eredità culturale condivisa dalle religioni monoteiste e un metodo di sua creazione, dono di Dio e del luogo in cui era vissuto), tenta di promuovere un confronto aperto e disteso con i suoi interlocutori da una posizione chiara e rispettosa della propria identità cristiana e dei valori di cui possono essere portatrici le altre fedi. L'atteggiamento di rispetto, di cortesia, di dialogo con l'"altro", che sintetizza ciò che viene oggi denominato "spirito di Assisi", può essere rinvenuto in molte delle sue opere, frutto del lavoro di un autore che, a 700 anni dalla morte, resta uno di noi nell'età che fu sua.
Il volume comprende le seguenti opere: La meditazione; La Parola di Dio; La realtà dell'amore; Cosa si deve amare veramente; I cinque settenari; I sette doni dello Spirito Santo. Sono proposte per la prima volta in Italia con il testo critico e la traduzione italiana a fronte, corredata da un commento aggiornato. Si tratta di opere tanto brevi quanto decisive per lo sviluppo della teologia e della spiritualità cristiana. Ebbero un'influenza importante nella mentalità comune e nell'arte. Si pensi ad esempio a I cinque settenari, che Ugo individua nei sette vizi capitali, nelle sette domande della preghiera del Padre Nostro, nei sette doni dello Spirito Santo, nelle sette virtù e nelle sette beatitudini. In questi testi etico-spirituali, per certi versi più che nei trattati filosofico-teologici, si rivela non solo l'impegno quotidiano di Ugo come formatore di coscienze - fu insegnante e forse priore di San Vittore - ma anche la riconosciuta qualità e finezza della sua scrittura. Introduzione, testo critico e note di Roger Baron.
Il volume comprende le seguenti opere: Cento capitoli gnostici; Sermone per l'Ascensione del Signore; Visione; Catechesi. Sono proposte per la prima volta in Italia con il testo critico e la traduzione italiana a fronte, corredata da un commento aggiornato. Il Sermone per l'Ascensione del Signore mostra l'animo ortodosso di Diadoco a difesa della fede nella duplice natura di Cristo e contro l'eresia monofisita. La Visione si inserisce nella lotta contro l'eresia messaliana. I Cento capitoli gnostici, la sua opera principale, si presentano come un itinerario di perfezione spirituale. Sotto una forma didattica, dipendente dal genere letterario, Diadoco ci fa conoscere i frutti della sua esperienza mistica e sviluppa una teologia della grazia e una teoria del discernimento degli spiriti, che sono la parte più originale dell'opera. Questi scritti faranno di Diadoco un maestro della spiritualità orientale e eserciteranno una profonda influenza su Massimo il Confessore e su Simeone il Nuovo Teologo.
Il "Discorso catechetico" si rivolge, non direttamente ai catecumeni, ma a coloro che hanno il compito di preparare i catecumeni ai sacramenti dell'iniziazione, cioè al battesimo, alla confermazione e all'eucaristia. È una summa della dottrina cristiana: propone una visione di insieme della fede all'interno della storia della salvezza. La prima parte (capp. 1-4) tratta di Dio uno in tre persone. La seconda parte (capp. 5-32) presenta l'opera della salvezza compiuta dal Logos incarnato e insiste sul modo retto, cioè ortodosso, di intendere il mistero dell'incarnazione. La terza parte (capp. 33-40) spiega come l'uomo si appropria personalmente della salvezza attraverso i sacramenti. Tra gli aspetti più originali e sempre attuali dell'opera segnaliamo i seguenti: Gregorio dimostra a più riprese che la fede cristiana non è incompatibile con la ragione, è dotato di grande coraggio nel trattare temi spinosi e di vigore speculativo per rispondere alle obiezioni di ordine filosofico, e sottolinea il ruolo decisivo della risurrezione di Cristo in ordine alla fede e alla salvezza. Testo critico di E. Müehlenberg. Introduzione e note di Raymond Winling.